
Con una ricerca che si muove tutta all'interno di testi – ittiti, greci, biblici –, lo studio di Hubert Cancik ricostruisce le tracce di quello che per i moderni è il concetto di verità storico-critica in rapporto a quello di verità mitica o dogmatica.
Ne risulta come il primo non sia patrimonio esclusivo del sapere greco e poi europeo, e come alla storiografia non sia sufficiente essere critica per rendere obsoleta la storiografia retorica e tragica o le tradizioni storiche legate a culti e feste religiose. Contrariamente a studi anche recenti in cui un presunto pensiero specificamente semitico e biblico viene contrapposto a un fittizio concetto di verità greco o europeo, le dense pagine di H. Cancik contribuiscono a far luce sulla storia del concetto di verità nella mitografia, nella teologia e nella storiografia antiche.
Tanto interessante quanto brillante, questo saggio di un noto classicista intende anche essere un tentativo di recuperare la differenza di coscienza storica che oggi si frappone tra le Scritture e chi le studia, e di approfondire le cause e la portata – pratica – dell'indebolimento a cui da tempo si assiste della tradizione e dei suoi saperi.
Avvincente provocazione sulla possibilità che il cristianesimo abbia una parola da dire di fronte alle vicende «apocalittiche» di questi ultimi anni: pandemia da Covid-19, disastri e cambiamenti climatici, guerra in Europa... Analizzando i passi dei Vangeli dove Gesù preconizza la fine dei tempi, l'autore svela che il cristiano vive nell'attesa del Regno di Dio che egli è chiamato a scorgere dentro le vicende quotidiane della propria vita e della società in cui è immerso, rifuggendo letture catastrofiche della Bibbia e al contempo evitando letture spiritualizzanti che svuotano dall'interno il messaggio integrale della Scrittura.
Troppo spesso la fede cristiana viene vista come un elenco di proibizioni oppure come una lista di precetti da seguire pedissequamente. Niente di tutto ciò, sostiene Adrien Candiard. Facendo eco a Paul Claudel - «per fortuna Gesù ci ha liberato dalla morale!» -, queste pagine ci conducono nel cuore del cristianesimo: il primato della grazia e della coscienza rispetto alla legge. Il perché è presto detto: «Un colpo di fulmine amoroso ci trasforma più profondamente della lettura del Codice penale», argomenta l'autore. Il quale, spaziando da Bernanos ai padri del deserto e facendo eco alla sua esperienza di guida spirituale, ci conduce sul crinale arduo ma affascinante della libertà così come ce la presenta l'apostolo Paolo. Candiard è profondamente convinto di un fatto: «I conti del farmacista non hanno molto a che vedere con un grande amore». Per questo, che si tratti di sesso o di lavoro, di rapporto col denaro o col potere, «il vangelo è sempre una liberazione». Leggere questo libro, tanto breve quanto esplosivo, ne è una potente conferma.
Un episodio strano, misterioso, narrato nel Vangelo di Giovanni, funge da filo rosso di questo libro: un personaggio pressoché ignoto, Natanaele, si mostra piuttosto scettico su Gesù, che gli viene presentato come il messia; eppure, non appena questi gli confida: «Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48), Natanaele inizia a credere in lui. Perché? Cos’è avvenuto? Chi era davvero la persona seduta sotto il fico? Risponde Candiard: quella persona sei tu, sono io, è ciascuna e ciascuno di noi che sogniamo di vivere finalmente la nostra vita in pienezza.
La nostra vita sociale, intellettuale, amorosa, è sempre e soltanto la ricerca e il perseguimento della vita vera. Fino alla luminosa evidenza che la vita che desideriamo e la vita che Dio vuole per noi sono una cosa sola.
In queste pagine Candiard, esplorando la routine grigia e opaca della quotidianità anonima, ne svela lo sfavillio segreto che è barlume di eternità. Grande lezione – al tempo stesso umile e sapiente, semplice e alta – di spiritualità, sulla scia dei grandi maestri di sempre.
Abramo,patriarca obbediente e padre nella fede,ha attraversato la scenadi questo mondo,consegnando ad ogni credente la storia di un rischio:quello di salire fino alla cima del Mòria,laddove “il Signore si lascia vedere”. La fede e l’obbedienza si intrecciano nel dinamismo continuo di maturazione del credente.Attraversando le sue sette obbedienze,in cui il numero“sette” evoca biblicamente una pienezza che è possibile raggiungere,Abramo diventa l’amico di Dio.Si tratta ora di diventarlo anche noi,seguendo le orme del patriarca… Le sette obbedienze: 1. Al padre 2. Alla vocazione 3. Al paradosso 4. Al negoziato 5. Al dubbio 6. Al dono 7. Alla tomba
AUTORE Dionisio Candido,presbitero di Siracusa,ha conseguito il dottorato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Insegna Esegesi dell’Antico Testamento presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Siracusa e lo Studio Teologico di Catania.
Cos'è la "catechesi biblica" o la "catechesi della Bibbia"? In che senso la Bibbia è il libro della catechesi? Cosa significa "animazione biblica dell'intera pastorale"? Qual è il rapporto tra metodi esegetici e metodi catechetici? Si tratta di domande sollecitate dai documenti ufficiali del magistero e dalla prassi pastorale sempre più ricca e differenziata all'interno della Chiesa italiana. A simili interrogativi l'Équipe nazionale del Settore dell'Apostolato Biblico cerca di dare risposte in quest'opera destinata anzitutto agli Animatori Biblici, senza escludere quanti sono interessati alla Sacra Scrittura per un percorso di maturazione di fede personale. Posti i fondamenti biblici e metodologici (con una preferenza per i metodi esegetici narrativi), si delineano prospettive pastorali e si presentano esperienze specifiche. L'auspicio è che le pagine seguenti possano sollecitare o sostenere un rinnovato slancio d'amore per la Sacra Scrittura e di dedizione alla catechesi biblica nelle diverse realtà ecclesiali d'Italia.
Nelle storie dell'Antico Testamento Dio si rivela come un maestro di vita che ci conduce ad una relazione più profonda con Lui. Il libro attraversa la Sacra Scrittura individuando alcuni tratti del Dio pedagogo. Il Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento raggiunge il suo popolo per condurlo verso la Terra promessa, ovvero a un'amicizia sempre più intima. La Bibbia registra alcune tappe di questa relazione tra un Dio maestro di vita e il suo popolo resistente ai percorsi di salvezza sempre nuovamente riproposti.
Da sempre il libro di Giuditta - ambientato in epoca assira (secolo VIII a.C.), ma espressione della sensibilità ebraica del secolo II a.C. - ha affascinato credenti e non credenti: la sua fama ha superato i confini della Bibbia e degli studi specialistici. Nel panorama dell'Antico Testamento occupa un posto singolare, sia per il suo stile sia per il contenuto. L'autore rivela una raffinata perizia letteraria, capace di incuriosire e ammaliare anche attraverso una fitta tratta di rimandi intertestuali ad altri libri biblici. Ma è soprattutto il personaggio di Giuditta, ovvero la «Giudea», a monopolizzare l'attenzione e a far riflettere qual è il suo reale profilo di donna, di credente, di rappresentante della comunità ebraica? Il presente Commentario intende offrire gli strumenti per un approccio competente al libro di Giuditta: le chiavi di lettura dal punto di vista storico-critico e letterario, una nuova traduzione italiana corredata da note filologiche e commento esegetico. Il messaggio teologico e una serie di approfondimenti sulla storia dell'interpretazione. Un percorso articolato e approfondito, che consente di apprezzare questo libro biblico in sé e nei risvolti religiosi e culturali.
Il tema scelto per questo volume è diventato acuto negli ultimi decenni, soprattutto a causa di due fattori: la crescente consapevolezza dei limiti del metodo storico-critico e la diffusione di letture fondamentaliste. I due fattori si innestano nell'assunzione di nuovi metodi di lettura che fanno riferimento alla narratologia, alla semiotica e alla retorica. Tali metodi non rendono obsoleto il metodo storico-critico. Ma l'interpretazione è atto complesso, come gli studi recenti sull'ermeneutica hanno messo in evidenza e già la cultura classica aveva rilevato. In quanto complesso, è atto "aperto" il cui scopo è di "aprire" il testo per fargli svelare la molteplicità di significati che racchiude. L'interpretazione della Scrittura però non può non rispettare il carattere di questo libro: da qui il limite del necessario metodo storico-critico. Se da esso non si può prescindere, esso non basta. Il suo carattere di attestazione della rivelazione comporta che si legga la Scrittura come "lettera" rivolta da Dio al popolo/Chiesa e quindi da accogliere nella fede. In queste pagine si cerca di offrire un contributo alla comprensione e alla soluzione del problema dell'interpretazione della Scrittura che è nato con la Scrittura stessa.
Come hanno parlato e continuano a parlarci le mani di Gesù? Ripercorrendo le pagine dei Vangeli, questa ci fa contemplare anzitutto le mani del bambino nato da Maria e cresciuto nell'umile casa del carpentiere, manine che si aggrappano al seno materno e che giocano con i truccioli di legno o con i sassolini insieme ai ragazzi delle contrade di Nazaret. Ed eccolo addestrarsi al mestiere del padre Giuseppe fino all'età adulta: mani di lavoratore. E poi lungo le vie della Palestina insieme ai suoi discepoli lo vediamo sempre con le sue sante mani al servizio degli altri: mani che pregano e benedicono, mani che carezzano i piccoli e toccano i malati per guarirli; mani che sostengono e strappano dal sonno della morte, mani che lavano i piedi ai discepoli, che spezzano il pane e lo offrono, mani che scrivono nei cuori patti di alleanza; mani che, dopo aver servito e tutto donato, si lasciano inchiodare alla croce. E proprio là dove esse divengono impotenti, la missione del Verbo Incarnato si compie.
Le parabole commentate da Anna Maria Cànopi in queste pagine pongono davanti ai nostri occhi due modi opposti di condurre l'esistenza: o secondo il Vangelo o secondo la mentalità del mondo. I racconti toccano vari aspetti della vita. La prima grande alternativa riguarda il posto accordato alla Parola di Dio: la leggiamo e meditiamo con assiduità o la lasciamo cadere nel vuoto (parabola delle due case)? La parabola degli invitati al banchetto di nozze ci interroga sul posto che riserviamo a Dio nelle nostre scelte: egli è per noi una Persona o è solo un "valore"? Due parabole poi - quella del ricco epulone e quella del giudice iniquo - ci interrogano sul nostro modo di rapportarci con il prossimo. Le ultime tre parabole mettono in evidenza gli atteggiamenti fondamentali che si addicono ai veri "discepoli" di Gesù: saper rischiare tutto per il Regno dei Cieli (parabola delle mine); essere sempre disponibili a compiere la volontà del Padre (parabola dei due fratelli); collaborare al piano di salvezza di Dio (parabola dei vignaioli omicidi).Queste parabole offrono, in sintesi, un fondamentale insegnamento: durante la vita ci troviamo a dover prendere tante decisioni. Per quanto irrilevanti esse possano apparire ai nostri occhi, non bisogna mai trascurarle o affrontarle con leggerezza. In ogni istante, infatti, si decide per l'eternità.
Il Vangelo ci presenta diverse categorie di persone che, incontrandosi con Gesù, hanno cambiato radicalmente la loro vita. Questo libro si sofferma su alcuni dei più significativi incontri avvenuti lungo l'itinerario di Gesù, partendo dalle rive del fiume Giordano all'inizio del suo ministero pubblico, fino alle rive del lago Tiberiade dopo la risurrezione. Ognuno di questi incontri è un mistero d'amore e di misericordia. Le meditazioni del libro ci aiutano a identificarci con i personaggi che ne sono protagonisti, a riviverne la vicenda e a ricevere la grazia dell'incontro con Colui che è il Dio-con-noi.