
L'autore ripercorre le omelie di Origene, Padre della Chiesa Orientale, sugli scritti biblici di Geremia, sottolineandone meticolosamente i numerosi aspetti spirituali. L'approccio sapienziale al testo rende l'opera una lettura approfondita e rilevante, mettendo in risalto il pensiero di Origine, figura dal ricchissimo lascito teologico e filosofico, in rapporto con il Profeta Geremia e il suo ruolo nelle Scritture.
"Scrittori di Scrittura" è un progetto che presenta al pubblico le opere di alcuni autori che si sono cimentati nella riscrittura di un brano biblico secondo la propria sensibilità. Ogni volume è corredato della breve introduzione esegetica di un biblista e della traduzione del testo originale dall'ebraico o dal greco. In questo volume Davide Longo commenta il primo miracolo di Gesù in maniera trascinante e spassosa.
Un banchetto di nozze di cui non conosciamo gli sposi, un dialogo tra Gesù e Maria abbastanza brusco, poche azioni semplici e la meraviglia di un vino nuovo e buonissimo. È l’inizio dei segni del Vangelo secondo Giovanni, ma contiene già tutto quanto accadrà nel resto della storia: tensioni, sorprese, svelamenti e una gran festa. Nel testo originale la scena si svolge a Cana, in Galilea, ma nelle opere di pittori come Veronese e Giotto, nelle vetrate di Chartres o nei bassorilievi dei sarcofagi paleocristiani, essa rivive nei molti luoghi dell’umano: palazzi e taverne, cortili e fienili, in cui anfore di pietra e servitori assumono le sembianze più varie, insieme a un Gesù e a una madre che rimangono spesso avvolti dalla stessa affascinante enigmaticità del testo di partenza. Come fosse un sogno: del resto l’aveva immaginato così anche Dostoevskij.
Le nove impronte dell'anima propone un lavoro spirituale sulla personalità, un vero e proprio viaggio interiore attraverso nove personaggi biblici, i cui profili, intrecciandosi con le dinamiche dell'enneagramma, aiuteranno ciascuno a riconoscere i tratti essenziali del proprio carattere, per guardare se stessi e gli altri attraverso nuove prospettive. Se i libri davvero necessari sono quelli che nascono da esperienze profonde e da domande essenziali; se i libri più belli sono quelli che offrono percorsi originali, risposte non scontate, scorci di vita da penetrare, allora questo volume sarà per molti una vera sorpresa. Abbinando la lunga militanza nell'aiuto psicologico a coppie e singoli a una forte capacità comunicativa che si esprime in maniera debordante nella predicazione e nell'annuncio evangelico, don Cristiano Marcucci offre al lettore ben più di un semplice accompagnamento, ma una vera possibilità di esperienza personale. Alle pagine, ricche di narrazione, di commento al testo biblico e di attualizzazione, si accompagnano infatti immagini, esercizi per l'approfondimento personale e un'ulteriore esperienza visuale e di ascolto, possibile grazie alle nuove tecnologie: il lettore avrà così la possibilità di accedere a link che permetteranno di "incontrare" l'autore e di sperimentare un modo originale di relazionarsi a lui e alla sua "forza comunicativa".
Dedicare la vita ad "imparare ad amare" non è affare secondario o riservato a pochi: è un dolce compito che mette in gioco il senso di tutta l'esistenza. Di certo, la parabola della vita di coppia fa toccare con mano che si tratta di un'arte da apprendere. Gli entusiasmi giovanili possono far pensare che si tratti di una dotazione naturale o istintiva. Ma un autentico cammino di amore chiede passi di apprendimento: nel dono di sé, nell'attesa dell'altro, nel perdono... a volte possono essere persino dolorosi o, come per Gesù, "crocifiggenti", ma sempre preziosi se fatti per amore. Quando cade l'aspettativa giovanile che l'amore "venga" come sentimento spontaneo dal cuore è semplicemente svanita una illusione. Niente più. La strada per amare allora si apre davanti, come un percorso da seguire passo passo. In questo la Parola di Gesù non solo ci regala il suo stesso amore: ci prende per mano, per condurci alle vette dell'amore.
«Questo è un libro essenziale: ci mette in guardia contro ogni pretesa di crescere “fuori dal terreno”, come se non avessimo radici, come se non fossimo stati generati nel corso di una lunga storia che non ha ancora finito di partorirci» (Marion Muller-Colard).
Una lettera d’amore ai nostri “fratelli maggiori”. Un libro che, con passione e umiltà, riconosce il debito dei cristiani verso Israele: una eredità positiva, gioiosa, da condividere.
Descrizione
«Credo alle radici ebraiche perché credo che Gesù di Nazaret sia la realizzazione di un’attesa espressa da generazioni di credenti», spiega con calore il biblista Antoine Nouis. «E se Gesù non è il frutto di questa attesa, tutto il Nuovo Testamento è menzogna».
Questo agile libro ci invita così a ritrovare le nostre profonde radici ebraiche, in maniera tale da farci riscoprire tutta l’importanza del Primo Testamento (non chiamiamolo “Antico”, che evoca qualcosa di desueto), autentico fondamento dei vangeli. Ancora di più: la conoscenza della tradizione ebraica, del Talmud e del pensiero rabbinico ci fa entrare in una formidabile eredità che viene a nutrire il nostro pensiero e la nostra umanità, tanto quanto a dare spessore alla nostra fede.
«Ho scritto questo libro per condividere una convinzione: la prima parte delle nostre Bibbie non rientra tanto in ciò che è “antico”, perciò desueto, quanto in ciò che è “primo”, dunque fondamentale».
In queste riflessioni spirituali sui racconti di passione l'arcivescovo di Firenze scandisce le varie tappe dei racconti di passione inserendo in filigrana al testo evangelico il contributo dell'esegesi storico-critica. In questa trama appaiono spunti essenziali di taglio teologico e spirituale, perché quelle pagine sono destinate a proporre significati che coinvolgono il lettore provocando una sua scelta esistenziale. Gli scritti evangelici sono un «grande codice» della nostra cultura occidentale. Senza di essi sarebbe indecifrabile un'immensa porzione delle opere artistiche letterarie, musicali. Per questo conoscere quelle pagine è necessario anche a chi ha lasciato alle spalle la sua matrice cristiana.
Le pagine seguenti si propongono come un florilegio delle risposte date nei primi decenni del cristianesimo alla domanda su chi è Gesù. È un recupero del linguaggio proprio delle prime comunità che, essendo esse stesse diversificate, hanno pensato e parlato di Gesù in modi differenziati. Ci si propone di cogliere sul nascere, dal vivo, l'autentico pensiero sulla identità di quell'«ebreo morto troppo presto» (Nietzsche), espresso dai primi credenti. «Il secolare patrimonio culturale del pensiero e dell'arte dimostra che sono stati davvero molti i pensatori e gli artisti, per non dire dei santi, ad aver tratto ispirazione dalla figura e dalla vicenda di Gesù di Nazaret, «che non è improprio definire tra le più dense di pathos e di logos mai offerte dalla storia». Vale perciò la pena scandagliare i suoi lineamenti sulla base dei testi più antichi che lo riguardano e ne rivelano una stimolante pluralità di volti». (Romano Penna)
Il libretto presenta alcuni testi di san Paolo, a cura di Rosanna Virgili. Un modo particolare e originale di fare gli auguri per la festa della donna.
Emergono almeno tre grandi dinamiche dalle pagine del Vangelo di Luca dedicate al tema della ricchezza e della povertà. La prima è la logica del capovolgimento: il potente conoscerà l'abbassamento, mentre l'umile sarà innalzato. La contrapposizione ritorna continuamente nel Magnificat, nelle beatitudini e nella parabola di Lazzaro e del ricco.La seconda dinamica riguarda il modo in cui l'evangelista illustra il potere negativo della ricchezza e, in positivo, si chiede come si realizzi la salvezza del ricco. La risposta è data attraverso l'episodio di Zaccheo: il ricco si salva non tanto alienando ciò che possiede, quanto usando rettamente dei suoi beni e assumendo un atteggiamentodi condivisione.La terza dinamica, infine, èlegata alla figura reale e paradigmatica del banchetto. Il simposio greco era un'occasione d'incontro di una élite di intellettuali per discutere di argomenti filosofici. Al banchetto lucano intervengono soprattutto i poveri e avviene un vero e proprio capovolgimento dei ruoli.
Dieci donne: Eva, Sara, Agar, Rachele, Miriam, Debora, Rut, Anna, Giuditta, Ester. Un filo rosso attraversa la testimonianza di vita di queste donne fragili e forti: la storia dell'umanità non è condannata da Dio, essa è luogo di benevolenza, di misericordia. Le madri di Israele cantano un Dio che si prende cura dei deboli e degli oppressi e lo fa attraverso il debole e l'oppresso stesso. Ognuna di queste madri di Israele, con la sua parola e la sua azione, rivela la presenza attiva di Dio nel groviglio, spesso drammatico, delle vicende umane. La sua missione è quella di svelare che ogni tempo storico è evento di salvezza e che, dentro le trame contorte della vita, opera un altro protagonista, il Signore. Due parole accompagnano questo percorso: Bibbia e vita perché «la Bibbia non è una raccolta di libri sacri da studiare, è Parola di vita da seminare. Bibbia e vita si abbraccino, perché mai l'una stia senza l'altra» (Papa Francesco). Con un salto nel tempo si intravedono in ogni madre di Israele alcuni passi silenziosi di Maria di Nazaret che nel Magnificat rivela il cuore appassionato e colmo di tenerezza del nostro Dio.
In questo studio, Francesco Morganti propone una riflessione radicale e originale sul rapporto tra fede e ragione, affrontando il cuore del messaggio cristiano con gli strumenti della logica modale e doxastica. L’Autore non cerca scorciatoie: si addentra nei territori più esigenti del pensiero - dalla metafisica alla scienza, dalla filosofia antica alla modernità tecnologica - per esplorare il mistero cristiano nella sua pienezza, senza rinunciare alla chiarezza né alla profondità. In dialogo con Pascal, Tommaso d’Aquino, i Padri della Chiesa e i grandi pensatori moderni, Morganti offre una lettura appassionata e rigorosa del Vangelo, nella convinzione che solo un pensiero capace di amare la verità per sé possa restituire senso all’umano e aprirlo al Fondamento. Un testo che sfida tanto il fideismo quanto il razionalismo, e che si rivolge a chi, con mente aperta e cuore inquieto, è ancora disposto a pensare Dio non come concetto astratto, ma come Amore vivente.

