
Paolo risponde a quesiti (divisioni, disordini, statuto degli apostoli, matrimoni cristiani, banchetti sacri, assemblee cristiane, i doni dello Spirito, la risurrezione dei morti) che la comunità di Corinto, di cui è padre e fondatore, gli ha posto. La 1Corinzi costituisce il sigillo del suo ruolo di apostolo. Perciò interviene per chiarire i fraintendimenti, per approfondire o decidere le questioni aperte, per suggerire atteggiamenti e dettare norme di comportamento.
In breve, la sua è una lettera apostolica, nel senso che è scritta da Paolo, l’apostolo chiamato da Dio per proclamare il vangelo che è Gesù Cristo.
Per comunicare in maniera efficace con i corinzi, Paolo fa ricorso ad alcuni elementi della «retorica» classica, anche se egli paradossalmente contesta il discorso retorico, a favore della logica e della sapienza della croce (1Cor 1,17; 2,4). Per dare una risposta agli interrogativi dei corinzi e motivare le sue disposizioni pratiche l’Apostolo rimanda al kèrygma che è il fondamento della fede (1Cor 15,1-11).
Punti forti
L’autore è un biblista di lunga data con grandi doti di sintesi, che permette di far conoscere il testo della 1Corinzi e poterne cogliere più facilmente il senso della lettera nella quale Paolo risponde agli interrogativi di una sua comunità.
Destinatari
A persone con conoscenza biblica e teologica di base.
Autore
Rinaldo Fabris, nato a Pavia di Udine nel 1936, laureato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, è docente di Esegesi biblica del Nuovo Testamento presso lo Studio Teologico di Udine, sede staccata della Facoltà Teologica del Triveneto. È autore di numerosi commentari biblici, di articoli, studi monografici di storia dell’esegesi, di teologia e della spiritualità biblica. Con Paoline Editoriale Libri ha pubblicato Paolo. L’apostolo delle genti (Milano 1997, 20085); Prima Lettera ai Corinzi. Nuova versione, introduzione e commento (Milano 1999, 20083); Li amò sino all’estremo: Lectio divina sul Vangelo di Giovanni (Milano 2008); Paolo di Tarso (Milano 2008, 20094); Lettere di san Paolo. Introduzioni, note e approfondimenti (Milano 2009), La carità di Paolo (Milano 2010).
Il termine giubileo ha dentro di sé il suono del corno d'ariete che si udiva all'inizio di un anno particolare durante il giorno del Kippur. Esso rinvia a un rito, ma anche a qualcosa che si propone di incidere in modo profondo nell'esistenza del popolo ebraico evocando il riposo della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il pellegrinaggio, lo scandire del tempo e l'annuncio del Regno, cioè di un diverso ordine di rapporti. Il giubileo è per eccellenza la festa dei poveri, l'attesa dei diseredati e ha una delle sue insegne eccellenti nel tema del perdono. Assente dal Nuovo Testamento, il termine entra nella vita della Chiesa il 22 febbraio del 1300, quando Bonifacio VIII emana la bolla del primo anno santo, anche se la struttura fondamentale del rito viene definita nell'anno 1500 da papa Alessandro VI Borgia.
Le pagine di questo libro, nella loro apparente semplicità, ci portano nel vortice dell'incontro col Mistero di Dio e ce ne fanno gustare il senso e la bellezza per la nostra vita di pellegrini nel tempo delle frammentazioni e delle solitudini, che è la nostra condizione post-moderna, inguaribilmente segnata, al di là di ogni apparenza, da una profonda nostalgia dell'Unico, il totalmente altro fattosi totalmente vicino a noi in Cristo Gesù.
E' il quinto libro di una serie. Anche questo propone una meditazione a due voci, a partire dalla Parola di Dio e da altre quattro icone tratte dalla Collezione Intesa Sanpaolo di Palazzo Leoni Montanari in Vicenza.
Questo quaderno dell'UAC (Unione Apostolica del Clero) è dedicato al commento dell'icona biblica della luce. Si tratta di una ricerca sulla Sacra Scrittura che attraversa l'antico e il nuovo Testamento, per lasciare un insegnamento capace di illuminare il cammino cristiano.
Il titolo della rivista volutamente esprime due prospettive, distinte ma in reciproco richiamo: una afferma ("il Signore regna"), l'altra invoca ("venga il tuo Regno"). Ambedue esprimono un atteggiamento di fede e in entrambe è ugualmente presente una forte componente storico-culturale legata al tema della regalità quale espressione storica di potere. E per questo si tratta di un argomento non facile: dietro l'angolo è sempre presente una reminiscenza storica, pronta a spingere, con la forza dell'accaduto, sia verso la corposità istituzionale-materiale, religiosa o politica, del "Regno realizzato" sia verso l'esaltazione spirituale per il "Regno futuro" totalmente altro rispetto a ciò che il credente vive da pellegrino nei giorni e nei luoghi terreni. Affermazione (principio assertivo di fede), invocazione (preghiera quotidiana insegnata da Gesù), condizionamento storico (il filtro che gli uomini hanno sempre fatto del primato di Dio sul tempo e sul creato) sono i tre riferimenti che il lettore è invitato a tenere presenti nella lettura dei contributi proposti.
Un sussidio ricco di stimoli quello che ci offre Don Sembrano, in occasione dell'anno Santo della Misericordia!
Con l'aiuto di queste schede potremo infatti rileggere alcune pagine bibliche e lasciarci guidare dalla Parola, per contemplare il mistero dell'amore infinito di Dio per l'uomo.
Si tratta di un vero percorso biblico, da fare personalmente ma mai senza la condivisione di altri compagni di viaggio.
Le dodici proposte bibliche sulla Misericordia, contenute in questo breve testo, possono aiutarci a vivere il Giubileo della Misericorda come discepoli missionari, con una testimonianza di vita più forte ed efficace.
"Il Figlio di Dio ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato"(Concilio Vaticano II).
L'Autore immagina di essere presente passo dopo passo, come un testimone dei fatti, agli eventi che si sono succeduti nei trent'anni della vita "privata" di Gesù e dei suoi familiari, iniziando dalla famiglia di Nazareth, fino a quando Gesù salutò la madre e lasciò Nazareth per andare sulle rive del fiume Giordano e cominciare con il battesimo ricevuto da Giovanni Battista il suo ministero. L'intento di questo libro non è quello di dare una risposta alle nostre curiosità e a tutti i nostri perché, ma solo di mettere in evidenza, nella misura in cui è stato possibile, il mio silenzioso, ma concreto di Gesù di vivere la "sua" vita umana, in tutto simile alla nostra.
Un percorso di esegesi scientifico e approfondito, ma tuttavia ben comprensibile per ogni tipo di lettore sul tema del silenzio di Dio. Per l'Antico Testamento l'analisi ha affrontato la crisi del profeta Elia sul monte Oreb, dove Dio gli si presenta come «voce di silenzio che si frantuma» (1Re 19); la crisi nel Salmo 88, l'unico salmo in cui l'orante, alla fine, non trova alcuna risposta da Dio; infine la crisi del Servo sofferente, chiamato ad offrire la sua vita, la sua sofferenza e la sua morte (Is 53). Per il Nuovo Testamento è stata presa in esame la morte in croce di Gesù nel secondo vangelo: Gesù, che prova paura e angoscia, rimane comunque fedele a Dio, il quale, per amore e rispetto dell'uomo, non interviene, accettando persino la morte del Figlio amato.
Il rischio dell'uomo moderno, assediato dal rumore, continuamente distratto dai messaggi sonori e visivi, derubato persino della sua interiorità, è quello della perdita della propria umanità. È urgente perciò recuperare il valore del silenzio, che fa parte della struttura stessa dell'uomo quanto la parola. Nel silenzio, l'uomo ritrova se stesso, la sua intima forza vitale, la postura del suo essere; ritrova il prossimo, con il quale instaurare rapporti di empatia e solidarietà; incontra Dio, nel quale scopre il senso autentico della sue opere e dei suoi giorni. In questo volumetto, quindi, l'autore compie una sorta di itinerario all'interno delle Scritture e cerca di portare in luce il tema del silenzio che le attraversa.
Il Siracide – scritto verso il 180 – è l’unico libro dell’Antico Testamento con la firma del suo autore: Gesù Ben Sira (51,30). Il suo scritto, che fa parte dei libri sapienziali dell’epoca postesilica, si compone di istruzioni relative alla vita, trasmesse dal maestro al discepolo, come insegnamenti di un padre a suo figlio.
Una guida allo studio dell'ebraico biblico per chi vuole andare oltre all'alfabeto. L'autore conduce il lettore alla comprensione del sistema verbale ebraico incominciando dalle strutture più elementari fino a quelle più complesse. Appare così evidente come la sintassi dell'ebraico biblico sia fondata sull'uso di due forme verbali, afformativa (chiamata tradizionalmente "perfetto") e preformativa (chiamata tradizionalmente "imperfetto"), che vengono a formare due tipi di sequenze: una per indicare il passato e l'altra per indicare il presente-futuro.Lo studente seguendo le spiegazioni e gli esempi offerti giunge a comprendere non solo la prosa biblica, ma anche la poesia e in particolare i Salmi.

