
«Per l'essere umano la preghiera, sia essa individuale o comunitaria, è sempre risposta a Dio che parla.»Nella scoperta sorprendente di un Dio che parla e che cerca interlocutori, Laura Invernizzi descrive, con semplicità e in vista di una pratica personale, l'inizio della preghiera, la consapevolezza di una percepita familiarità con Dio, tra parole e silenzi, e l'invito a rileggersi in essa. Una mappa essenziale, perché ciascuno inizi il proprio cammino. Una riflessione approfondita sulla preghiera nel contesto biblico, che risponde a domande cruciali sulla sua natura, le sue modalità e il suo significato nella vita dell'uomo.
Una professione di fede non è solo un insieme di formulazioni sintetiche. Comode per richiamare ciò in cui si crede, esse rischiano di essere parole vuote, se non sono inserite nell'atto mediante il quale si prende posizione rispetto a tale contenuto. Forse per questo, nelle Scritture le formule di fede spesso si trovano inserite in racconti. Questi, per le loro caratteristiche, non veicolano semplicemente una «morale della favola», ma fanno avvenire per i lettori di ogni tempo quanto narrano: sono in grado di coinvolgere e suscitare fede. L'evangelista Giovanni ne era consapevole: per la stesura del suo vangelo, ha raccolto e selezionato, tra i molti compiuti da Gesù, un certo numero di «segni» e li ha scritti «perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome» (Gv 20,31). Questo volume intende accompagnare i lettori nella lettura di alcune pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, alla scoperta del percorso che conduce a professare la fede e dell'intreccio che coinvolge la fede e la vita.
Un percorso di esegesi scientifico e approfondito, ma tuttavia ben comprensibile per ogni tipo di lettore sul tema del silenzio di Dio. Per l'Antico Testamento l'analisi ha affrontato la crisi del profeta Elia sul monte Oreb, dove Dio gli si presenta come «voce di silenzio che si frantuma» (1Re 19); la crisi nel Salmo 88, l'unico salmo in cui l'orante, alla fine, non trova alcuna risposta da Dio; infine la crisi del Servo sofferente, chiamato ad offrire la sua vita, la sua sofferenza e la sua morte (Is 53). Per il Nuovo Testamento è stata presa in esame la morte in croce di Gesù nel secondo vangelo: Gesù, che prova paura e angoscia, rimane comunque fedele a Dio, il quale, per amore e rispetto dell'uomo, non interviene, accettando persino la morte del Figlio amato.
Come può fiorire la vita, quando il tempo pare ritornare sempre su se stesso, portando con ciclica puntualità fatiche relazionali, umiliazioni e soprusi, che feriscono l'identità di una donna sofferente? Anna piange e prega. Le sue lacrime e la sua preghiera, come una breccia nel tempo, faranno uscire dalla spirale chiusa di consuetudini, che perpetuano l'ingiustizia insieme con un rito ormai svuotato di significato. Da lì nascerà il profeta Samuele, ma anche prenderà avvio l'epoca d'oro della monarchia davidica e Anna ancora pregherà, cantando nella gioia i capovolgimenti divini.
Chi è la donna che accompagna Abramo durante il cammino che egli conduce fidandosi della promessa del Signore? Perché quando entra nel racconto viene chiamata Sarai, se – come Dio rivelerà – «Il suo nome è Sara» (Gen 17,15)? E che cosa si può dire, a partire dal racconto del libro della Genesi, del cammino di fede di questa donna? Chi è per lei Dio? Che volto ha? Camminare accanto ad Abramo le è sufficiente per condividere la sua stessa esperienza di fede e di abbandono? E quale sarà la parte di questa donna nella vocazione del marito? Sarà un aiuto? Sarà un ostacolo?
A Sara la Bibbia ebraica dedica più spazio che ad altre donne, ma la sua storia emerge solo in frammenti della storia di Abramo. Non si sa da dove venga questa donna, non si sa di chi sia figlia: oltre a ciò che altri dicono di lei, saranno le sue azioni e le sue parole a rivelarne l’identità nel corso del racconto, mentre i particolari espressi, mancanti o ripetuti, diventano indizi che guidano l’interpretazione. Questo volume intende accompagnare il lettore alla scoperta del modo in cui la Bibbia racconta Sara e la sua fede.
Il volume fa parte della serie "Madri della fede", diretta da Cristina Simonelli e Rita Torti.
Sono tre i nuclei tematici di questo numero: La nuova costituzione apostolica Veritatis Gaudium quali sfide pone alla teologia? Ispirazione e verità sono due concetti chiave per un'ermeneutica ecclesiale delle sacre Scritture. È compito della teologia ripensare nel contesto multiculturale e pluralistico odierno il significato di questi concetti. Nell'illustrazione di come la Bibbia mette in opera la sua verità si rende ragione del suo ruolo di "anima della teologia". A cinquant'anni dalla sua promulgazione, quali sono i nuclei tematici dell'Humanae Vitae che appaiono ancora fecondi per il dibattito morale contemporaneo? Questa enciclica costituisce un osservatorio privilegiato per cogliere il metodo di lavoro del pontefice Paolo VI, recentemente canonizzato.
Le asperità della sezione di Es. 5,1-7,7, sono state interpretate, nelle indagini source-oriented, come discontinuità dovute alla complessa storia di formazione del testo. È questa l'unica possibile spiegazione? Prendendo atto in modo radicale del carattere narrativo della sezione e nel solco della teoria di Meir Sternberg, questo studio propone un'analisi dettagliata della sezione, evidenziando e illustrando alcuni elementi di poetica narrativa del dialogo, non ancora presenti nei manuali, e mostrando che, in una ricerca discourse-oriented, le asperità del testo contribuiscono alla dinamica narrativa basata su curiosità, suspence e sorpresa. Il close reading evidenzia anche che la continuità della sezione è legata all'emergere del tema della conoscenza di Dio (essenziale per la teologia del racconto) e alla presenza diffusa del fenomeno della citazione del discorso diretto. Rispondendo alla domanda di Mosè, infatti, il personaggio divino riconfigura la trama del racconto, inserendo l'intreccio di azione (la liberazione) in un più ampio intreccio di rivelazione (conosce Yhwh come colui che fa uscire dall'Egitto) e crea Mosè, in piena crisi vocazionale, suo mediatore mediante le citazioni. Le citazioni creano altresì una particolare dinamica narrativa, che permette al lettore di appropriarsi dei presupposti teologici della storia: la parola divina fa la storia; immessa nelle parola degli uomini può venir disprezzata o ravisata, tuttavia essa crea l'intreccio e lo conduce alla conclusione.