Un piccolo concentrato di sapienza e di amore proposto da un grande autore.
C.S. Lewis, grande studioso del Medioevo e romanziere fantascientifico, si trovò a un certo punto della sua vita a essere, come egli stesso osservò con affilata ironia, «forse il più depresso, il più riluttante convertito d’Inghilterra». Ma che cosa lo aveva obbligato a passare da una posizione di cauto agnosticismo alla fede? Il cristianesimo così com’è, cioè quel nucleo irriducibile in cui si intrecciano pensiero, emozione e gesto – e che sta dietro a tutte le disparate divergenze dottrinali, a tutte le dispute ecclesiastiche. È questo il nucleo che rende «naturalmente cristiano» chiunque sia nato in Occidente negli ultimi duemila anni.
Come raccontare, come rendere evidente tutto ciò? C.S. Lewis volle usare la massima immediatezza, obbligandosi a parlare nel modo più semplice delle cose ultime. E il risultato fu una riuscita impressionante. Così queste conversazioni radiofoniche, che risalgono agli anni Quaranta, sono rimaste ineguagliate: soprattutto per la perspicuità con cui rendono palpabili i più ardui problemi teologici, mostrandoceli nella loro vera natura di possenti cunei conficcati nella circolazione della nostra mente. Da essi, che lo vogliamo o no, non possiamo prescindere: e allora, insinua Lewis, tanto vale che ce ne lasciamo illuminare.
6ª edizione dicembre 2011
Collana MODELLO E PRESENZA
Formato 12,5 x 20 cm - BROSSURA
Numero pagine 132
L'autore raccoglie in questo volume le sue riflessioni sul rapporto del cristianesimo con la letteratura e la cultura, sull'etica, sul soggettivismo, sul linguaggio della religione, la teologia. In queste pagine c'è tutta la vita di Lewis espressa in pensieri, dubbi, timori, speranze.
Usando il calice come metafora, Nouwen riflette su tre momenti-chiave: prendere il calice, innalzarlo, berlo fino in fondo; interpretandolo cosi come bere la coppa della vita, del dolore e della gioia. Dall'introduzione: in questo libro voglio raccontare la storia del calice, non solo come la mia vita, ma come la storia della vita. Qua ndo gesu`chiede ai suoi amici giacomo e giovanni, figli di zebedeo, potete bere il calice che sto per bere?", egli pone la domanda che va dritta al cuore del mio sacerdozio e della mia vita di essere umano. Anni fa quando tenevo in mano il calice donatomi in occasione del mio sacerdozio non sembrava difficile rispondere a quella domanda. Per me, prete appena ordinato, pieno di idee e di ideali, la vita appariva rica di promesse. Ero ansiosi di bere di calice! Nel cors o degli anni di sacerdozio me la sono riproposta: posso io, possiamo noi bere il calice che gesu`ha bevuto? Sapevo che dovevo cominciare a vivere con essa. Questo libro e`il risult"