
Francesco d’Assisi, negli Scritti che ci ha lasciato, parla spesso di questo mondo e del mondo che verrà: per questo i suoi primi biografi parlano di lui come di un «uomo nuovo e di un altro mondo». Nei tantissimi studi che in questi decenni sono stati dedicati a Francesco e alla sua esperienza, l’aspetto escatologico, cioè la riflessione sulle realtà ultime e definitive dell’esistenza umana, non è mai stato molto presente. Il libro che presentiamo cerca di iniziare a colmare questa lacuna, impegnandosi in un’analisi sistematica degli Scritti per far emergere contenuti e sfumature escatologiche del pensiero del santo di Assisi. Si tratta di un lavoro accurato e metodico, che aiuta il lettore a cogliere da un punto di vista non comune la visione dell’uomo, del mondo e della storia propria di san Francesco.
LUIS LARRA LOMAS (1964) è un frate minore conventuale spagnolo, noto come giornalista e divulgatore. In parallelo agli studi di specializzazione in teologia, presta il suo servizio presso le comunità cristiane di alcune zone particolarmente difficili della Colombia.
Francesco d'Assisi continua ad esercitare anche oggi una particolare attrazione su tante persone, credenti e no, per la radicalità del suo impegno, per la capacità di portare sino alle estreme conseguenze le sue scelte. L'Autrice ci accompagna alla conoscenza dell'esperienza di Francesco attraverso un percorso illuminato dagli Scritti del santo, spesso poco conosciuti, e dalle intuizioni presenti nell'esortazione di papa Francesco Evangelii gaudium. In questo modo emergono l'intelligenza spirituale del santo e la sua finezza psicologica, preziose per chiunque anche oggi si scopra assetato di autenticità. Età di lettura: da 7 anni.
Francesco d'Assisi continua ad esercitare anche oggi una particolare attrazione su tante persone credenti e no, per la radicalità del suo impegno, per la capacità di portare sino alle estreme conseguenze le sue scelte. Questo libro ci accompagna a condividere l'esperienza di Francesco attraverso un percorso illuminato dagli "Scritti" del santo, spesso poco noti, e dalle intuizioni presenti nell'esortazione di Papa Francesco "Evangelii Gaudium". In questo modo emergono l'intelligenza spirituale di san Francesco e la sua finezza psicologica, preziose per chiunque anche oggi si scopra assetato di autenticità.
Tutti conoscono il racconto che i Fioretti dedicano alla "Perfetta letizia"; pochi conoscono il testo originale latino, su cui si basa la poetica traduzione dei Fioretti.
Si tratta di un testo paradossale, nel quale la radicalità della scelta evangelica di Francesco d’Assisi si manifesta in tutta la sua crudezza. E' una lettura affascinante e, al tempo stesso, inquietante.
L'autore ci aiuta a situare questo racconto nel contesto storico della sua origine: emergono così le difficoltà incontrate da Francesco d’Assisi per rimanere fedele alla forma di vita che Dio gli aveva rivelato, difficoltà che provenivano sia dalla Chiesa del suo tempo, sia dai suoi stessi frati, non sempre consapevoli della radicale novità di vita che veniva loro richiesta.
I santi sono un dono che il Padre con generosità mette sul nostro cammino. Santi si diventa grazie al vangelo di Cristo: lo si accoglie nel cuore e ci si impegna a metterlo in pratica. Francesco d’Assisi ci appare come il santo radicalmente evangelico; in questo libro vengono ripercorse le tappe del suo cammino verso quella Comunione con Dio che è il significato e la vocazione di ogni vita umana.
Possiamo cosi comprendere perché negli Scritti di Francesco sia sempre presente la lode rivolta a Dio, segno del desiderio profondo che abita i] suo cuore e della sua letizia contagiosa. In questo modo Francesco diventa un compagno di strada che ci sostiene nel nostro personale cammino verso l’unione con Dio.
"Nella Sapienza di un povero l'autore cerca di far rivivere l'esperienza delle notti trascorse dal santo a La Verna contemplando il mistero delle stimmate" (C.M. Martini). Con una scrittura essenziale, attraverso semplici pagine di esperienza quotidiana, Éloi Leclerc, frate minore francese scomparso nel 2016, ci guida al centro della vocazione evangelica di Francesco d'Assisi, a quel cuore incandescente che ancora oggi non smette di interrogare e di provocare quanti si fermano ad ascoltare la sua voce. Comprendiamo così che la parola del vangelo, quella parola che ha stravolto e plasmato la vita di san Francesco, si rivolge anche a ciascuno di noi, per fare della nostra vita un canto di lode a Dio che ci dona ogni bene. Ci troviamo di fronte ad un classico che da più di cinquant'anni non smette di affascinare e accompagnare intere generazioni di lettori. Questa nuova edizione rivista e aggiornata è preceduta da un'introduzione di Enzo Bianchi, priore di Bose e grande amico di Francesco d'Assisi.
Probabilmente molte persone hanno potuto vedere san Francesco d’Assisi raccolto in preghiera; non era invece così immediato entrare nell’intimità della sua relazione con Dio. Un giorno, più o meno due anni prima di morire, Quando Francesco era già seriamente segnato da diverse malattie, sgorgò dalla sua anima un canto:
Altissimu, Onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l'honore et onne benedizione. Il canto era ritmato da un’invocazione ripetuta: "Laudato si’, mi’ Signore".
Questa preghiera, che nella sua essenza è un canto di lode al Signore, ancora oggi rimane come testimonianza del fatto che lodare, rendere grazie, servire Dio in umiltà sono momenti necessari per far crescere persone mature e formare cristiani autentici.
Greccio è il luogo che pubblicamente Francesco dichiarava di prediligere perché vi vedeva attuata la sua scomoda proposta di vita evangelica, di assoluta povertà, nei compagni e negli abitanti; a Greccio aveva ideato nel 1223 la strana celebrazione del Natale che aveva colpito profondamente i contemporanei e i frati dell’Ordine. A Greccio Francesco aveva attuato la sconfessione della crociata, riproposto, attraverso il presepe eucaristico, il bue e l’asino, il suo ecumenico progetto di pace. A distanza di ottocento anni, il volume, in sede critica, fa il punto — mai operato in precedenza — di un evento che come pochi altri ha generato una ricca tradizione religiosa e culturale.
Con saggi di Felice Accrocca, Luigi Pellegrini, Chiara,Frugoni, Massimo De Angelis
Fra Giacomo era felice quando poteva condividere tempo di qualità con le sorelle clarisse: la relazione tra frati e clarisse ha a che fare con l'essenza della vocazione francescana; se coltivata e custodita nel modo giusto può essere anche oggi una parola nuova per la vita consacrata e per la vita della Chiesa.
Queste pagine offrono un esempio affascinante di rilettura sapienziale della realtà quotidiana, di discernimento concreto sulla vita fraterna alla luce della relazione con Dio. E aprono uno squarcio sulla vita interiore dell'autore, sul suo impegno di unificazione che gli permette di indicare con chiarezza punti di forza e rischi presenti nel vivere oggi la vocazione francescano/clariana.
Fra Giacomo Bini (1938-2014) è stato un frate Minore originario delle Marche, missionario per 15 anni in Africa quindi per sei anni Ministro generale dell'Ordine. Al termine del suo mandato si è molto impegnato per aiutare i frati a vivere con entusiasmo la vocazione francescana, in tutta la sua bellezza e radicalità.
Le fonti narrano che una notte del'anno 1216, San Francesco è immerso nella preghiera presso la Porziuncola, quando improvvisamente dilaga nella chiesina una vivissima luce ed egli vede sopra l'altare il Cristo e la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Essi gli chiedono allora che cosa desideri per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco è immediata: "Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". "Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli dice il Signore - ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza". Francesco si presenta subito al pontefice Onorio III che lo ascolta con attenzione e dà la sua approvazione. Alla domanda: "Francesco, per quanti anni vuoi questa indulgenza?", il santo risponde: "Padre Santo, non domando anni, ma anime".
E felice, il 2 agosto 1216, insieme ai Vescovi dell'Umbria,annuncia al popolo convenuto alla Porziuncola: "Oggi voglio portarvi tutti in Paradiso!".

