In linea di continuità con la riflessione sviluppata nei due precedenti volumi, "Oltre le religioni" e "Il cosmo come rivelazione", gli autori di "Una spiritualità oltre il mito", tra i maggiori rappresentanti della nuova teologia di frontiera, si rivolgono a tutti coloro che vivono una tensione ormai insostenibile tra la fede tradizionale e l'appartenenza a una società radicalmente nuova, caratterizzata dalla crescita esponenziale delle conoscenze. L'attuale e profonda ricerca di spiritualità, secondo gli autori, trova una risposta più convincente nelle nuove scienze - cosmologia, meccanica quantistica, scienze della mente - che nelle religioni tradizionali; più nella grandiosa epopea del cosmo come «storia della materia che si risveglia» che nel racconto della salvezza proprio della tradizione cristiana. Ed è quanto viene sottolineato a più riprese nel libro, ponendo l'accento sulla riscoperta della «Realtà Cosmica Sacra Totale di cui siamo parte» (Vigil), sulla «necessità vitale di una spiritualità dalle radici profonde come gli impulsi insondabili che ispirano lo sviluppo evolutivo dell'universo» (Molineax), sul «passaggio dall'insistenza sul progetto umano all'attrazione verso il progetto della Terra» (Ress), sul «recupero del senso della sacralità della Terra e di tutti coloro che la abitano» (Fox). E se è proprio all'incompatibilità tra le due visioni che si deve il modo schizofrenico in cui tante persone, figlie allo stesso tempo della scienza e della fede, vivono la loro duplice appartenenza, è urgente trovare indicazioni precise per una rielaborazione del patrimonio simbolico religioso, così da riconciliarlo con un mondo che sta drasticamente cambiando, riunificando il cuore diviso dell'umanità. Prefazione di Francesco Comina.
Luigi Gioia offre un caloroso incoraggiamento a tutti e tutte coloro che nutrono il desiderio di infondere nuova linfa alla loro pratica di preghiera. La preghiera, per lo studioso italiano, non consiste in metodi o tecniche particolari. Ha a che fare, invece, con un Dio che è realmente interessato a tutto ciò che ci accade, che desidera che ne parliamo con lui, per quanto un problema possa sembrarci futile o secondario. Appositamente pensato per una pacata lettura quotidiana, Dillo a Dio conduce il lettore attraverso gli svariati aspetti teologici della preghiera, chiarendo come essa si relazioni a Cristo, allo Spirito Santo e alla chiesa. Il tutto senza utilizzare concetti complicati, ma ricorrendo casomai a semplici rimandi al testo biblico. Dillo a Dio dimostra che persino le più mondane fra le nostre attività e le più profane fra le situazioni del nostro quotidiano possono essere impiegate per approfondire la nostra vita di preghiera. «Spesso ci lasciamo condizionare dai nostri preconcetti sulla preghiera. Ci lamentiamo: non ho tempo, sono circondato dal rumore, dalla gente, dalle distrazioni... E se invece imparassimo a considerare il rumore non come qualcosa nonostante cui pregare, ma qualcosa a partire da cui pregare?».
"Cos'è la "profondità di Dio"? San Giovanni ci ha risposto: la profondità di Dio si chiama l'amore di Dio. E che cosa è la "profondità di Cristo"? E' l'amore di Dio che si fa visibile, è dentro a un pensiero umano, è dentro a una coscienza umana, è dentro a una libertà umana, in una sofferenza, in una gioia umana. Gesù non tiene proprio niente er sé. Gesù si dona completamente per noi. E' venuto per noi, è nostro, è a nostra disposizione; il nostro bene è il suo desiderio"
Giovanni Moioli
Come può fiorire la vita, quando il tempo pare ritornare sempre su se stesso, portando con ciclica puntualità fatiche relazionali, umiliazioni e soprusi, che feriscono l'identità di una donna sofferente? Anna piange e prega. Le sue lacrime e la sua preghiera, come una breccia nel tempo, faranno uscire dalla spirale chiusa di consuetudini, che perpetuano l'ingiustizia insieme con un rito ormai svuotato di significato. Da lì nascerà il profeta Samuele, ma anche prenderà avvio l'epoca d'oro della monarchia davidica e Anna ancora pregherà, cantando nella gioia i capovolgimenti divini.
L'intento di questo libro è di andare verso le persone del nostro tempo e del nostro ambiente, incontrandole nella loro cultura e mentalità, nelle loro esigenze e concrete possibilità, offrendo un percorso di preghiera e di ricerca di senso adatto al loro linguaggio e alla loro sensibilità, un percorso che sia per loro praticabile e possa aiutarle a realizzare se stesse, a seguire le ispirazioni del loro cuore e a crescere nel servizio di Dio e degli altri, soprattutto ovviamente dei più bisognosi e dei prossimi della loro esistenza.
Due interi millenni di spiritualità cristiana ricondotti all’idea unificante di “sequela”.
Descrizione
La sequela di Gesù è il filo rosso di questo libro. Seguire le orme di Cristo, che è opera dello Spirito per eccellenza, si concretizza in ogni epoca e in ogni ambiente in forme diverse, caratteristiche, peculiari.
Qui Christoph Benke passa allora in rassegna i principali momenti dello sviluppo della spiritualità cristiana: dalla Bibbia ad oggi. L’autore, nella sua esposizione, mette a fuoco le figure più significative della fede di una data fase storica e, in più, consente di accedere alle fonti e ai testi originali della tradizione spirituale, non senza giungere a una sintesi per ciascuna delle varie epoche individuate. Di questa vasta rassegna, nel bilancio finale si tirano le fila in prospettiva sistematica, mentre gli indici conclusivi permettono al lettore di reperire velocemente tutti i temi trattati.
Avere dinanzi agli occhi le diverse forme di sequela è di grande aiuto quando si tratta di vivere oggi una forma convincente di spiritualità cristiana.
Attraverso dei temi chiave (debolezza, verità, autenticità, relazioni, ferialità e grazia) il testo cerca di indagare quale dovrebbe essere il profilo spirituale di un testimone. La testimonianza è un tema chiave per il cristianesimo perché dice che l'esperienza di fede non ha solo come scopo quello di santificarci ma anche quello di essere segno per gli altri. In che senso il cristiano è segno? In che senso deve diventare guida? In che senso la sua luce non può restare nascosta? Il testo cerca di rispondere a queste domande cercando di riportare alla luce del sole ciò che la cultura contemporanea vuole rilegare all'intimistico.
L'esperienza della solitudine è universale come la fame o la sete. Poiché ci riguarda più intimamente, siamo meno inclini a parlarne. Ma chi non ha conosciuto il suo dolore rosicchiante? La paura della solitudine causa angoscia. Essa suscita azioni sconsiderate. Nessuna voce è più insidiosa di quella che ci sussurra all'orecchio: "Tu sei irrimediabilmente solo". Però, per il cristiano la realtà ultima, la fonte di tutto ciò che è, è una realtà personale di comunione. Gli uomini e le donne, fatti "a immagine e somiglianza" di Dio, portano il segno di quella comunione originale impressa sul loro essere, che non devono dimenticare. La Scrittura ci esorta ripetutamente a "ricordare". Questo libro esamina sei aspetti della memoria cristiana, integrando l'esegesi biblica con letture della letteratura antica e moderna. Propone una riflessione fondata su cosa significa essere un essere umano.
Qual è il senso della spogliazione nel tempo che stiamo vivendo? Partendo dall’autospogliazione di Gesù Cristo, da dove tutto ha origine, si ripercorre e analizza la spogliazione di Francesco d’Assisi, attraverso una pluralità di letture che travalicano l’ambito storico e agiografico per raggiungerci, con una inattesa attualità, nella nostra quotidiana ricerca di senso e conferma nella fede. Contributi di Felice Accrocca, Raffaele Di Muro, Luigi Maria Epicoco, Carlos Acacio Gonçalves Ferreira, Emil Kumka, Elisabetta Lo Iacono, Mirko Mazzocato , Pietro Messa, Domenico Paoletti, Romano Penna, Angelo Romeo, Domenico Sorrentino, Maria Beatrice Toro.
In questa raccolta di articoli si può cogliere il modo in cui padre Spidlík ha articolato una visione teologica che corrisponda al fondamento trinitario e personale della fede: un Dio che non è un’oggettività anonima, ma un Padre che ama e che racchiude tutto quello che fa, compresa la creazione del mondo e dell’uomo, nel mistero della generazione del Figlio; Cristo che unisce in sé il creato e l’increato, assumendo nella sua persona l’umanità ferita dal peccato – cioè dall’isolamento, dalla non-relazione –, per vivere in tutto come Figlio del Padre; lo Spirito come il grande artefice della relazione, colui che il Padre fa abitare sia in Cristo che in ciascuno dei credenti, facendo di tutti una comunione nel suo Spirito; la preghiera come l’esercizio più profondo e ampio di questa dimensione relazionale; il cuore come l’organo che intreccia in un tessuto organico tutto ciò di cui siamo fatti; la responsabilità che questa visione comporta per la cultura e per il cosmo… L’accoglienza del dono della comunione qualifica il nostro tempo, la nostra esistenza, determina la nostra vocazione sacerdotale nei confronti del mondo e fa della Chiesa un mondo in via di trasfigurazione, il mondo che in Cristo diventa trasparente alla pienezza del paradiso, pienezza di presenza e di relazioni.
Si avverte in molti di noi, credenti e non credenti, una gran sete di spiritualità. Una spiritualità intesa come la dimensione che ci costituisce nel più profondo inducendoci a vivere relazioni vivificanti con noi stessi, con la creazione tutta e con Dio. Quando mi ritrovo in incontri in cui si affronta il tema della spiritualità, scorgo occhi che brillano, cuori che si infiammano. Una buona parte dei titoli dei libri esposti nelle vetrine delle librerie trattano di spiritualità. I monasteri brulicano sempre di più ed in continuazione di singoli e di gruppi in ricerca di quiete, di silenzio, di un «a tu per tu» con se stessi, con il creato e con Dio. Sempre più numerosi sono coloro che frequentano corsi di iniziazione alla meditazione profonda, allo yoga, che si prendono periodi sabbatici, che fanno deliberatamente la scelta di un lavoro part-time, che progettano pellegrinaggi, che decidono di trascorrere le proprie vacanze in agriturismi che permettono un contatto più profondo ed armonico con se stessi, con la natura e con Dio. Cresce il benessere economico e materiale, anche se non per tutti, senza che però crescano la gioia e la speranza. Vari pensatori credenti e non credenti, convinti del fatto che alla base delle varie crisi che ci affliggono ci sia soprattutto una crisi di valori, vedono come sempre più urgente la formulazione di un progetto etico che coinvolga responsabilmente tutti i popoli della terra.
Nella Scrittura tanti sono i cercatori di Dio e tra questi Mosè, che all'inizio dell'esodo chiede a Dio di mostrargli la sua Gloria, il suo volto. Si tratta di un desiderio impossibile che Dio non concede, tuttavia qualcosa gli è dato: «Io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere» (Es 33,23). Le «spalle di Dio» sono il sorriso di un amico, l'abbraccio di un bambino, il grido di chi soffre, gli occhi di chi si sente perduto. Le spalle di Dio sono tutto ciò che è stato creato e che rivela bontà e bellezza, capace di affascinare e sorprendere. Le spalle di Dio sono tutto ciò che, per grazia, anche l'uomo ha saputo realizzare nell'arte e nell'ingegno, restituendo pace e armonia. Ripercorrendo l'esperienza spirituale di Mosè, di Elia o della Maddalena, ci potremmo sorprendere anche noi tra i cercatori di oggi, con il dubbio di aver intravisto le sue spalle da qualche parte...