
In quali termini possono configurarsi la posizione dei credenti nella società e l’impegno dei cristiani in politica? C’è ancora posto per il dio di Gesù Cristo ed è ancora ragionevole credere in una società fortemente secolarizzata e in gran parte indifferente al fatto religioso? C’è ancora spazio per verità assolute in un mondo nel quale tutto sembra lecito e tutto è opinabile? Sono alcune domande a cui si tenta di dare una risposta nei cinque saggi contenuti in questo volume. Scritti in occasioni diverse, essi affrontano argomenti teologico-spirituali di varia natura che, se pur eterogenei almeno in apparenza, trovano organicità nell’intento di offrire alcune essenziali coordinate interpretative con le quali abitare da credenti questo nostro tempo senza disperdersi nei meandri di un legittimo, sebbene talvolta disorientante, pluralismo di ordine culturale, etico e religioso.
Composto di tre parti il volume propone un’articolata riflessione. Nella i parte si considera l’uomo, sacerdote del creato, una sintesi del pensiero del teologo ortodosso Ioannis zizioulas; nella II parte si propone la salvaguardia dell’ambiente secondo il compendio della dottrina sociale della Chiesa; nella III parte si offre la lettera enciclica di papa Francesco Laudato si’ in pillole. I nuovi stili di vita richiesti devono ispirarsi alla sobrietà, alla temperanza, all’autodisciplina, sul piano personale e sociale. La questione ecologica è un’opportunità per costruire un'autentica solidarietà a dimensione mondiale. La nostra casa comune è come una sorella, con la quale condividiamo esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia.
La comunità cristiana ha bisogno di sentirsi viva. Condizione essenziale per essere vivi è amare. Amare vuol dire, con Gesù come Gesù, accogliere l’amore del Padre per farsi nello Spirito Santo dono d’amore per gli altri, nessuno escluso. Questa è la stagione della santità. La santità è per tutti, per ogni condizione di vita e per ogni persona. La santità è la freschezza di Dio.
Il testo contiene in pillole l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate. Questo documento pontificio può essere a pieno titolo considerato l’Imitazione di Cristo del terzo millennio.
Felicemente percorsi e gustati cinquant'anni di servizio presbiterale, declinato in un appassionato ministero che lo ha visto Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia "Sistina" da 1997 al 2010, Mons. Giuseppe Liberto ci offre l'ennesimo dei suoi preziosi doni di scrittore. Il cristiano - come nell'intuizione carismatica di don Nicola giordano (1933-2019), fondatore del Movimento di Spiritualità «Vivere In» - non può che essere, nella sua natura più profonda, un contemplativo nel mondo, progressivamente assimilato al Cristo. È questa la mistica aspi-razione presbiterale che leggiamo nella vita pastorale e liturgica di Mons. Liberto: la storia insegna - egli ci ricorda - che la profezia, come anche la libertà di coscienza, comporta sempre il martirio.
La vita è fatta di sfide e trova una significativa corrispondenza nello sport, sua fedele metafora, terreno di scontro tra forza e fragilità, tra fatica e riscatto, tra senso del limite e finitezza e desiderio di speranza e di anelito all'infinito. Lo sport custodisce in sé un patrimonio antropologico da valorizzare secondo l'esortazione di Papa Francesco a "mettersi in gioco", nella vita come nello sport, "...dando il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre". Dall'analisi del sistema vigente che disciplina lo svolgimento dello sport, emerge una sostanziale inadeguatezza di quest'ultimo a favorire l'aspetto educativo rispetto a quello competitivo. L'Autore propone un diverso orientamento rispetto al mero raggiungimento del risultato: favorire una diversa etica sportiva nella quotidianità della vita, nella concreta pratica delle discipline sportive, può indurre la politica e gli organi di governo dello sport, ad adeguare norme e regolamenti in modo che, parallelamente al giusto riconoscimento delle prestazioni agonistiche, valorizzino e promuovano lo sviluppo e la crescita integrale della persona umana. È una sfida che riguarda ed interessa tutti; ancor più coloro che, fedeli laici, sentono la vocazione della presenza, nella vita storica, quali educatori, operatori, animatori sportivi.
L'indagine sulla speranza offre all'uomo e alla donna del nostro tempo la grammatica della speranza. Ad essa attinge senso e profezia nel suo adoperarsi categoriale e concreto, secondo la pluralità delle sue esigenze, delle relazioni, della solidarietà che coltiva e promuove. La speranza della fede è una fonte inesauribile cui attinge l'immaginazione creativa e inventiva dell'amore. La speranza provoca e produce costantemente un pensiero anticipatore, che è pensiero d'amore per l'uomo e per il mondo, affinché le nuove possibilità che emergono assumano una forma consona alle cose future promesse.
Il viaggio in cui l'autore ci accompagna è davvero un viaggio nella Bibbia, nell'analisi con lo sguardo del credente della sacra parola di Dio, dal punto di vista storico, filologico, esegetico. Il testo ci presenta il viaggio attraverso la storia dell'umanità con la visione biblica che per ogni cristiano è la bussola e la mappa del viaggio. Per questo l'autore, con scrupolo esegetico, accompagna l'analisi attenta del testo con la lettura dei versetti per avere una visione più chiara di quanto ha appreso, ha approfondito e intende comunicare. Il percorso della parola, tracciata in questo testo, può essere anche catechesi per adulti, fondata sulla lettura e sull'ascolto della parola, nella missione educatrice dell'annuncio ministeriale e dell'animatore biblico. Il punto di arrivo di questo percorso, di questo cammino, di questo viaggio è l'animazione biblica della pastorale di cui la Bibbia è il documento di fondazione della Chiesa stessa e della sua vita.
Don Nicola Giordano, entrato nella comunione piena con l'Amato del suo cuore, Lo ha sempre cercato per tutta la vita, "per monti e per colline", "per le strade e per le piazze", come dice il Cantico dei Cantici, per incontrarlo finalmente "nel suo giardino fra le aiuole del balsamo". Don Nicola ci ha insegnato che la vita è preghiera, è intimità vitale, incarnata, quotidiana. Gli avvenimenti, le persone, il creato ci parlano della presenza della SS. Trinità, una presenza che dice armonia, giustizia, verità, amore. Abbiamo voluto mettere insieme alcune delle sue preghiere per esprimere il nostro grazie non solo a don Nicola, nostro padre e maestro, ma, soprattutto al Signore che ci ha fatto dono di averlo incontrato. Alla sua scuola abbiamo appreso ad aprire la nostra mente e il nostro cuore a spazi di infinito, a trascendere ogni limite, portando sempre con noi il volto di tutti i fratelli che incontriamo quotidianamente, perché immagine vera di Gesù.
La vita cristiana consiste in una intensa esperienza di Gesù, il Signore: esperienza relazionale di appartenenza profonda. La coscienza di questa appartenenza costituisce per il cristiano la sorgente di una grande speranza, la quale è fermento di vita e fonte di coraggio nell'affrontare le inevitabili difficoltà. La speranza nel Signore è la grande riserva e la forza propulsiva della libertà morale, nelle fedeltà del quotidiano e nelle prove sofferenti dei giorni. Essa è la passione del "nonostante tutto" della croce e del "molto di più" della grazia, che vince la rassegnazione e la resa.
L'autore ci fornisce in maniera sintetica ed efficace l'orizzonte complessivo e la chiave ermeneutica fondamentale per poter affrontare la singolare sfida pastorale posta oggi dall'omelia: «Da una parte, mantenere l'impostazione mentale analitica, inferenziale e prospettica del modello retorico; dall'altra, assumere le agili, multifunzionali, multimodali, integrative abilità di un'impostazione mentale digitale. Sapendo, dunque, che i due linguaggi concettuale e simbolico non debbano essere affatto separati tra loro ma, debbano essere usati sinergicamente ed efficacemente per la comunicazione del Vangelo, consapevoli dell'attuale priorità data al linguaggio simbolico». È chiaro, quindi, che non si intende in nessun modo ridurre la complessità e la profondità dell'omelia a una questione di tecniche comunicative, quanto piuttosto offrire un aggancio sufficientemente solido, concreto e il più possibile condiviso perché i ministri della Parola siano aiutati ad una presa di coscienza lucida della portata delle questioni in gioco senza lasciarsi scoraggiare dalla loro complessità. L'auspicio è che questo saggio, attento a mettere in luce la dimensione teologico-liturgica, catechetica e antropologica dell'atto omiletico, possa contribuire ad alimentare anche buone pratiche pastorali nelle quali l'omelia sia effettivamente proposta e recepita come "parte integrante della liturgia".