«La grande crisi dell'età moderna - scriveva Weber - sta tutta nell'incapacità di accettare il politeismo dei valori». La nostra epoca è segnata in modo indelebile dalla circolazione di idee e principi differenti, incompatibili tra loro ma tutti ugualmente legittimi. Libertà o uguaglianza, solidarietà o benessere, le ragioni dell'individuo o quelle della comunità. Ed è inutile sperare di tornare a un mondo omogeneo e coeso, retto da un unico sistema di valori. Bisogna imparare ad affrontare le proprie paure, e anche le proprie idee. Soprattutto ricordare che la verità è sempre sfaccettata. Compito della filosofia allora è di insegnare non cosa si deve pensare ma come pensare. Il filosofo insegna un metodo per mettere ordine, guardando ai problemi antichi che si presentano sempre in modo nuovo. Adempiendo alle richieste di ogni giorno, contro il proprio tempo, per il proprio tempo.
Roma, 1983. Il Novecento brilla ancora. Emanuele, neppure ventenne, lavora in un cineclub del centro. Una notte, al termine di un film di Tarkovskij, entra in sala e vi trova un uomo solo, in lacrime. È Arturo Patten, statunitense trapiantato a Roma, uno dei più grandi fotografi ritrattisti. Per tutto lo scorcio del secolo, Emanuele ascolterà la lezione del suo amico, Lucignolo e Grillo Parlante assieme, che vive la vita con invidiabile intensità, e grazie a lui incontrerà Cesare Garboli, il «grande critico» cui è qui dedicato uno splendido cammeo, che prima di morire gli affiderà la missione di indagare su Metastasio e sul suo sonetto "Sogni, e favole io fingo". «Favole finge» tutta la grande letteratura moderna qui evocata, da Puskin a Pessoa fino ad Amelia Rosselli, somma poetessa italiana del Novecento, che abita nella stessa strada di Arturo e che come lui lascerà la vita per scelta; Emanuele incontrerà più volte quel meteorite umano, sempre in fuga da oscuri e spietati nemici, e con Arturo è lei, e la sua eredità, l'altra protagonista di questo «libro strano» di Trevi - romanzo autobiografico e divagazione saggistica assieme, sette anni dopo "Qualcosa di scritto". Arturo, Amelia, Metastasio guidano lui e noi nel cuore di una Roma piovosa e arcaica, nel cerchio simbolico della depressione e dell'insensatezza, verso l'approdo vitale dell'illusione: se, come scrive Metastasio, le storie inventate suscitano in noi la stessa commozione delle vicende reali, forse di sogni e favole è fatta la vera vita.
Dio respira anche tra le pagine dei libri, nelle pellicole cinematografiche, nelle serie TV o in articoli di giornali. Dove un racconto si sviluppa, lì possiamo trovare parole per spiegare il cristianesimo. Don Paolo Alliata, parroco di Santa Maria Incoronata a Milano, pensa che ci voglia un linguaggio nuovo per spiegare la fede, l'amore, l'umanità, la pazienza. Un linguaggio che sia simbolico, che sia narrazione, proprio come è stato il vangelo per i cittadini del mondo nel I secolo dopo Cristo. Questo nuovo linguaggio si annida nei grandi classici, nelle narrazioni e nelle parole degli artisti dei nostri tempi. Don Paolo li prende in prestito per le sue omelie della domenica mattina, per una serie di incontri biblici, per spiegare ai bambini il catechismo, ai liceali il cristianesimo, a tutti la vita e l'amore.
Da sempre i giardini hanno plasmato in maniera privilegiata il rapporto dell'uomo con la natura e hanno saputo tradurre in un linguaggio plastico e sensoriale la metafisica vigente in ogni momento storico. L'esperienza del giardino però non possiede soltanto una dimensione etica ed estetica, ma anche politica, la loro condizione di luoghi di delizie e fantasie li avvicina all'utopia e li fa diventare uno strumento critico per analizzare i sogni di perfezione sociale. Questo saggio vuole assicurare al giardino un ruolo chiave nell'ambito del pensiero partendo dal presupposto che il giardino sia, oltre a un'opera d'arte viva dotata di una complessa simbologia, un manufatto culturale e una sofisticata creazione intellettuale, e di conseguenza materia di riflessione filosofica. Ma è anche una storia della felicità, della buona vita, dell'uso del tempo e dello spazio, e soprattutto un libro che parla del piacere.
Nell'immaginario europeo, una dozzina di animali giocano un ruolo più importante degli altri. Il lupo è uno di quelli. Occupa questo posto d'onore già nelle prime mitologie, dalla lupa di Romolo e Remo al gigantesco lupo Fenrir della mitologia norrena, divoratore del dio Odino e distruttore del Pantheon nordico, fino alle metamorfosi dei licantropi. A partire dal Medio Evo però la paura dei lupi comincia a declinare. I bestiari, i libri di favole e i cartoni animati moderni trasformano il grande lupo cattivo in un animale che non fa più paura a nessuno, un animale da burlesque, perseguitato dai cacciatori. Ma il lupo non smette di essere cacciatore selvaggio: documenti d'archivio, cronache, folklore... non solo attacca le greggi ma divora anche donne e bambini. Lo strano caso della bestia di Gevaudan nel 1760 è emblematica di questa paura nelle campagne. Sono i toponimi, i proverbi e qualche leggenda a preservare la memoria di questa bestia selvaggia e crudele così a lungo temuta.
Colore ambiguo e capriccioso, il verde: da un lato simbolo di speranza, fortuna, natura e libertà, dall'altro tinta associata al veleno, al denaro e addirittura al diavolo. Giudizi altamente contrastanti, che si sono avvicendati nel corso dei secoli e che sono lo specchio di un cambiamento dell'orizzonte culturale della società che li ha prodotti. Ed è proprio questa evoluzione della nostra società al centro del nuovo saggio illustrato del grande storico francese Michel Pastoureau. Terza tappa di un progetto di alto profilo, al pari dei due precedenti "Blu" e "Nero", "Verde" è un'opera di ampio respiro, che spazia dall'arte, alla scienza al costume e che, di tassello in tassello, restituisce un altro affascinante e avvincente capitolo della storia dell'Occidente, dall'antichità ai giorni nostri.
Il saggio di una pensatrice libera e autorevole, scritto con il consueto stile arguto e sferzante, privo di pregiudizi e ricco di originali spunti di riflessione.
"Un saggio raffinato che trascende discipline e generi, seguend un percorso attraverso filosofia, palenteologia, politica, religione e critica letteraria" - The New York Times
"Quando ci concediamo ai luoghi, essi ci restituiscono a noi stessi e, più arriviamo a conoscerli, più vi seminiamo l'invisibile messe delle memorie e delle associazioni che saranno lì ad aspettarci quando vi ritorneremo, mentre luoghi nuovi ci offriranno pensieri nuovi e nuove opportunità. Esplorare il mondo è uno dei modi migliori per indagare la mente, e il camminare percorre entrambi i terreni"
Durante una marcia di protesta, in una località dal paesaggio incantevole o in una metropoli: andare a piedi può assumere significati molto diversi. In questa sua prima storia generale del camminare, Rebecca Solnit indaga la vasta gamma di possibilità racchiuse in questo atto primario e si concentra su alcuni personaggi che attraverso questo gesto hanno plasmato la nostra cultura, dai filosofi, ai poeti, agli alpinisti. Traccia i profili di alcuni tra i camminatori più significativi della storia e della narrativa, da Wordsworth a Kierkegaard, da Rousseau a Martin Luther King, alla ricerca della profonda relazione tra camminare e pensare, tracciandone l'evoluzione e spiegandone ogni sfumatura. Scopriamo così che camminare «ci permette di essere nel nostro corpo e nel mondo senza esserne sopraffatti» e «ci lascia liberi di pensare senza perderci totalmente nei pensieri», ci dispone, insomma, nello stato d'animo ideale per lasciare libera l'immaginazione. Il saggio di una pensatrice libera e autorevole, scritto con il consueto stile arguto e sferzante, privo di pregiudizi e ricco di originali spunti di riflessione.
Scopo di questo libro è rimettere la Strategia della Tensione nel suo contesto storico complessivo, interno ed internazionale... Che conseguenze ha avuto la strategia della tensione? Certamente essa fu sconfitta, nel senso che non ci fu nessun colpo di stato e che le organizzazioni di estrema destra coinvolte in essa furono disciolte ed i loro dirigenti costretti spesso all'esilio. Ma si può dire che essa si sia esaurita senza lasciare alcun sedimento nella cultura del paese e nel funzionamento delle sue istituzioni?
Com'è morto Hitler? Che cosa sapeva Stalin delle circostanze del suo suicidio? Perché, se ne aveva le prove, continuò a sostenere con i suoi alleati occidentali che Hitler fosse fuggito? Per la prima volta, dopo oltre settant'anni, il governo russo ha consentito a due giornalisti e documentaristi, nonché a uno dei più illustri medici legali francesi, Philippe Charlier, di consultare gli archivi segreti sull'incredibile caccia al cadavere di Hitler da parte delle spie sovietiche: gli interrogatori dei testimoni degli ultimi giorni del Fuhrer, la pianta del bunker dove Hitler ed Eva Braun si sposarono e poi si suicidarono, a quanto si ritiene, il 30 aprile 1945, un piano di fuga, una grande mole di verbali, ma soprattutto resti umani: un pezzo di cranio che presenta il foro della pallottola che lo uccise, un frammento di mandibola, alcuni denti attribuiti a Eva Braun. All'indomani dell'armistizio, riuscirono o no i russi a identificare il cadavere di Hitler, nonostante fosse stato probabilmente bruciato? Nell'assenza del cadavere, i dubbi che Stalin istillò si propagarono come una cancrena e continuano ancora oggi ad alimentare ogni genere di fantasma. Esaminando archivi inediti e utilizzando le metodologie più moderne, gli autori ci consegnano un'inchiesta che riscrive gli ultimi giorni della seconda Guerra Mondiale, l'inizio della Guerra Fredda: e getta una luce definitiva sul giallo storico più discusso del Novecento: il giallo della scomparsa del cadavere di Hitler.
«"Supernova" è un noir politico. È la storia di come nasce, cresce e viene ammazzata la pazza idea di Gianroberto Casaleggio di costruire il primo movimento politico che utilizzi Internet come strumento di propaganda e organizzazione. È una storia raccontata da un osservatorio unico e privilegiato: abbiamo fatto parte, in momenti diversi e decisivi, della macchina organizzativa del Movimento 5 stelle. L'abbiamo vista nascere, l'abbiamo fatta crescere, ce ne siamo allontanati...»