
"Vietato leggere" è una raccolta di brevi scritti sull'industria culturale, dal punto di vista di uno scrittore in esilio. "L'esilio," scrive Ugresic, "è una condizione letteraria; non solo fornisce una ricca lista di citazioni letterarie, ma è una citazione letteraria". Dubravka Ugresic, romanziera e saggista, scrive nella sua introduzione che una delle sue maschere è quella di "una brontolona dell'Europa dell'Est confusa dalle dinamiche del mercato globale del libro", ma il suo tono è leggero, vivace e pungente nel raccontarci i difficili rapporti fra uno scrittore e i suoi mediatori letterari. E ci rivela la strada accidentata che ogni libro deve compiere per cadere nelle mani del lettore.
Il 18 luglio 2004, astronomi e matematici si riunivano a Dublino per la conferenza internazionale di Relatività Generale e Gravitazione. Qualche giorno prima, il grande astrofisico Stephen Hawking, affetto da malattia gravissima che lo condanna a un'immobilità assoluta, aveva chiesto di partecipare. Disse di voler intervenire per aver perso la scommessa contro John Perskill, formulata negli anni Settanta, sull'evaporazione dei buchi neri. Che uno studioso della fama di Hawking si presentasse al mondo per ammettere di avere sbagliato, colpì tutti. Monica Colpi - docente di Fisica stellare e Astrofisica relativistica - spiega questo straordinario evento in una lingua semplice e metaforica. Con una nota di Margherita Hack.
"Profanare significa restituire all'uso comune ciò che è stato separato nella sfera del sacro". Questa definizione è il filo d'Arianna che orienta il lettore nel suo viaggio attraverso le nove prose brevi, a metà fra la scrittura filosofica e la letteratura, in cui Agamben ha raccolto in una sorta di compendio ultimo i motivi più urgenti e attuali del suo pensiero. Dalla teoria del soggetto, riformulata come rapporto intimo fra Genio e lo al problema del tempo messianico, esibito in figure ed esperienze concrete; dalla parodia come modello della letteratura alla magia come canone dell'etica. Fino al testo più lungo, che dà il titolo alla raccolta, in cui la profanazione si rivela come il compito politico del nostro tempo.
"Zhuang Zi (o Chuang Zu, come si scriveva una volta, o Ciuanghezzù, come qui romanescamente viene tradotto), è l'intestatario del secondo grande libro del taoismo, che risale a 2500 anni fa. Questo libro porta in sé una filosofia comica, per mostrarci la nostra alienazione quotidiana a tutti i "si dice", "si fa così", "si deve pensare così" - fino a perderci nel mare delle parole astratte, che ci rendono tanto più imbecilli quanto più si crede d'essere sapienti. Per questo tutte le traduzioni di Zhuang Zi redatte in una lingua ufficiale, seriosa e scolastica, hanno già perso per strada i tre quarti del loro bagaglio" (Gianni Celati). Ed ecco l'impresa di Morelli: tradurre il libro in una lingua rude e inventiva, nel solco dei vecchi poeti in romanesco.
"Jesús del Campo si affaccia al panorama della letteratura europea del secolo XXI con una voce autenticamente originale e una fedeltà alla narrazione d'avventura, che pongono in evidenza tradizione ed eredità letteraria. L'avventura parte ancora una volta dalla locanda dell'Ammiraglio Benbow, ma i protagonisti, che vengono dalle loro Itache personali, realizzano uno straordinario viaggio sedentario e, al calore del focolare, dispiegano le loro consumate candele per andare a caccia del buon vento del racconto, dell'oralità, della migliore letteratura." Dalla prefazione di Luis Sepúlveda.
Trentadue brevissime poesie e un disegno per dare a Dio i nomi della bellezza e della miseria umana: momenti e immagini della vita sulla terra, colti in flagrante dall'occhio pietoso ed esatto della scrittrice francese. Un inedito per celebrare il centenario della sua nascita.