Età di lettura: da 10 anni.
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La Patente Europea del computer ECDL (European Computer Driving Licence) è un attestato di conoscenze informatiche riconosciuto a livello internazionale. Gli obiettivi del testo sono quelli di fornire al lettore le competenze necessarie per poter operare con i programmi più diffusi e utili nell'ambito dell'automazione delle attività d'ufficio e prepararsi ad affrontare gli esami ECDL. Questo volume, fa riferimento alla versione 5.0 del Syllabus, e si basa su Windows 7 e Office 2010. Il manuale tratta in modo completo, e secondo l'ordine stabilito dal Syllabus, i 7 moduli che compongono la Patente Europea del computer. Concetti teorici di base Uso del computer e gestione dei file Windows Elaborazione testi - Word Fogli elettronici - Excel Basi di dati Access Strumenti di presentazione - PowerPoint Reti informatiche - Internet Explorer 9 e Windows Live Mail. Il libro è corredato da schermate esplicative per facilitare e supportare il percorso di apprendimento. Per avvicinarsi il più possibile all'ambiente di lavoro su cui si effettuano gli esami, il testo si basa sull'utilizzo di prodotti Microsoft, a partire dal sistema operativo Windows 7 e dalle applicazioni che costituiscono la famiglia Office 2010. Il testo, certificato dall' A.I.C.A., nasce dalla pluriennale esperienza didattica degli autori nell'insegnamento delle nozioni informatiche di base e in particolare nei corsi ECDL.
Fra gli appassionati di misteri non si parla d'altro: secondo il calendario Maya, il 21 dicembre 2012 sarà la fine del mondo. O almeno di questa era, del mondo come lo conosciamo noi adesso. I segnali che sembrano avvalorare questa ipotesi arrivano da fonti e culture diverse: i seguaci della New Age segnano per quella data l'inizio della cosiddetta "Età dell'acquario"; le profezie sui papi di Malachia si fermano al pontefice attuale; proprio per quel giorno c'è chi parla di un'invasione extraterrestre. E poi le leggende cambogiane, la profezia dei teschi di cristallo, la teoria delle piramidi d'Egitto come strategia per evitare il congiungimento dei poli previsto per la fatidica data. Fino all'ultima profezia di Nostradamus, che parla di una grande rivelazione religiosa che porrà fine al mondo come lo abbiamo conosciuto finora e darà avvio a un periodo di pace lungo 400 anni. Dobbiamo davvero aspettare quella data col fiato sospeso? E cosa succederà dopo? Sarà una catastrofe o una nuova rinascita, una inaspettata rivelazione? Il conduttore di "Voyager" guida il lettore nella fascinazione di grandi misteri e nella vertigine di domande inquietanti senza mai far perdere l'orientamento. Proponendo infine una sua originale, strabiliante, ipotesi su quello che potrebbe accadere all'alba del 21 dicembre 2012.
È un plotone di giovani ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L'ultimo arrivato, il caporalmaggiore Roberto Ietri, ha appena vent'anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per molti altri, la missione in Afghanistan è la prima grande prova della vita. Al momento di partire, i protagonisti non sanno ancora che il luogo a cui verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l'area del conflitto: la forward operating base (fob) Ice, nel distretto del Gulistan, "un recinto di sabbia esposto alle avversità", dove non c'è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio. Ad attenderli laggiù, c'è il tenente medico Alessandro Egitto. È rimasto in Afghanistan, all'interno di quella precaria "bolla di sicurezza", di sua volontà, per sfuggire a una situazione privata che considera più pericolosa della guerra combattuta con le armi da fuoco. Sfiniti dal caldo, dalla noia e dal timore per una minaccia che appare ogni giorno più irreale, i soldati ricostruiscono dentro la fob la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrasti. In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delinea con precisione i contorni delle "nuove guerre". E, nel farlo, ci svela l'esistenza di altri conflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affettivi e quelli sanguinosi e interminabili contro se stessi.
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Sono passati cinque secoli da quando una catastrofica guerra scatenata dai demoni ha distrutto il mondo e sterminato quasi completamente il genere umano, avvelenando anche gran parte delle terre un tempo fertili e rigogliose. Da allora i sopravvissuti - umani, Elfi e le nuove razze mutanti - si sono rifugiati in una valle remota, protetta da una magia impenetrabile. Per cinquecento anni hanno goduto di una lunga pace, ma l'incantesimo che li isolava ha cominciato a svanire esponendo migliaia di vite alla minaccia delle forze barbariche che hanno seminato il caos nel resto del mondo. Sider Ament, l'ultimo dei Cavalieri del Verbo, in possesso del bastone nero - un potentissimo talismano tramandatosi per secoli che proteggeva la valle -, è stato ucciso dai Troll, e il suo successore, Panterra Qu, il giovane cercatore di piste al quale in punto di morte ha affidato il bastone, è ancora troppo inesperto per affrontare le forze nemiche provenienti dall'esterno della valle. Nuovi grandi pericoli si profilano infatti all'orizzonte: un agguerrito esercito di Troll vuole impadronirsi della valle segreta e vi ha già inviato le sue spie, mentre Phryne, la figlia del re degli Elfi Oparion Amarantyne, è sotto accusa per l'omicidio del padre e una tremenda congiura mira a usurpare il trono. Ma nessuno di questi rischi è paragonabile alla minaccia più tremenda, con la quale Panterra sarà destinato a misurarsi.
Fernando Pessoa è una figura altissima, enigmatica e difficilmente classificabile, del Novecento letterario portoghese e della modernità in genere, esempio sconcertante di come la scissione dell'io possa dar luogo a esiti luminosi sul piano della creatività poetica e della immaginazione filosofica. In Italia la sua fortuna editoriale è dovuta al lavoro pionieristico e appassionato di Antonio Tabucchi che ha curato e tradotto per primo (insieme a Maria José de Lancastre) le sue opere più celebri.
Scrivere, per Pessoa, è spacciarsi per un altro, portare sulla scena la propria più profonda interiorità in voci e nomi molteplici e differenti.
«Il poeta è un fingitore. / Finge così completamente / da fingere che è dolore / il dolore che davvero sente» leggiamo in Autopsicografia, una sorta di inno alla menzogna, alla simulazione artistica, alla dissociazione e allo sdoppiamento di sé. La sua, in definitiva, è un'esaltazione dell'annientamento e del suicidio dell'io, la cui immagine simbolica più efficace è lo specchio infranto che, proprio nel restituire non volti ma maschere, porta alla suprema autoaffermazione e, soprattutto, alla conoscenza del vero.
Una tale dichiarazione di poetica induce Pessoa a compiere una operazione letteraria spericolata e affascinante: quella di moltiplicarsi e rifrangersi in una vasta gamma di personalità artistiche fittizie, i famosi eteronimi (Álvaro de Campos, Bernardo Soares, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, per citare i più celebri), ciascuno dotato di una biografia, di un aspetto esteriore, ma anche di una specifica caratteristica politica, intellettuale e poetica, nonché di un peculiare rapporto con l'ortonimo, ossia con il poeta ermetico e metafisico che si chiama Fernando Pessoa.
Pochissime sono le opere che Pessoa ha pubblicato in vita. La maggior parte degli scritti sono stati trovati dopo la morte in un baule, una specie di arca prodigiosa dalla quale sono stati estratti, con criteri estremamente incerti, soggettivi, e spesso vertiginosamente arbitrari, i testi che il mondo intero ammira. Quelli qui presentati da una delle più importanti lusitaniste italiane, Giulia Lanciani, sono una scelta molto cospicua tratta dalla raccolta di oltre seicento testi, in gran parte del tutto inediti, pubblicati in Portogallo nel 2006 dal filologo colombiano Jerónimo Pizarro, sapientissimo lettore delle carte pessoane. Si tratta dunque, come per Il libro dell'inquietudine, di una costruzione congetturale, dotata tuttavia della massima autorevolezza, riguardante un nucleo tematico cruciale, quello del genio e della follia, sul quale Pessoa si è esercitato, per non dire accanito, per tutta la vita, ma con particolare intensità tra il 1907 e il 1914. Che il tema sia ineludibile risulta con chiarezza dal fatto che lo stesso Pessoa dichiara in una lettera all'amico Casais Monteiro ¿ lettera che è in realtà una sorta di spietata autoanalisi - l'intrinseco legame tra la propria follia (un «profondo tratto d¿isteria») e l¿origine degli eteronimi. Attraverso la conoscenza della letteratura psichiatrica del suo tempo, di Lombroso in particolare, il discorso psichiatrico di Pessoa si alimenta in questo nuovo libro di altri discorsi - storici, culturali, estetici, filosofici e letterari - per elaborare una interpretazione della genialità artistica come patologia, disadattamento e degenerazione, in un rapporto di stretta parentela, anche se non mancano sottili e significative differenze, con le manifestazioni della follia.
Ciò che permette a Giulia Lanciani di affermare, nel suo saggio introduttivo, che questi sono «scritti importantissimi all'interno del sistema pessoano, sia perché conferiscono una nuova dimensione al "caso Pessoa", all'aspetto clinico che lo segna, sia perché si configurano come una nuova via per rivisitare tutta la sua produzione: in definitiva, per tentare di cogliere il complesso disegno poetico-esistenziale che soggiace alla costruzione testuale».