
"Il Rosso e il Nero", che al suo apparire, nel 1830, ha avuto il merito di inaugurare la grande stagione del romanzo realistico, narra la vicenda di Julien Sorel, giovane ambizioso figlio di un piccolo borghese della Franca Contea. Ispirato a due episodi di cronaca nera realmente accaduti e ambientato nella Francia di quegli stessi anni, il capolavoro di Stendhal è un affresco storico, politico e sociale di un'epoca di grandi mutamenti. Come scrive Erich Auerbach, "in nessun romanzo precedente, e anzi in nessuna opera letteraria, le condizioni politiche e sociali del tempo sono intrecciate con l'azione in modo così preciso e reale; costruire e sviluppare la tragica esistenza di un uomo di umile stato, come qui Julien Sorel, traendone e sviluppandone le conseguenze e le ragioni fondamentali della più concreta storia del tempo, costituisce un fenomeno del tutto nuovo e di enorme importanza". Con uno scritto di Leonardo Sciascia. Introduzione di Erich Auerbach.
"Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde", pubblicato nel 1886, segna il culmine della fascinosa indagine stevensoniana sulla scissione della personalità. Jekyll, che reprime Hyde pur fruendo, suo tramite, di ignobili gratificazioni, incarna il prototipo dello scienziato che si eleva faustianamente al di sopra degli altri. Hyde è la corporeità, il desiderio, la trasgressione che Jekyll occulta e proietta in un altro da sé per istituirsi come pura ragione e incontaminata virtù. L'illusione di Jekyll di poter provocare a proprio piacimento la dissolvenza del suo doppio, tuttavia, si scontra con la volontà di Hyde di affermare il proprio diritto all'esistenza, in una lotta tra le due componenti di una stessa persona che avrà esiti tragici. Con uno scritto di Joyce Carol Oates.
Profondamente segnato dal confronto con la nascente psicoanalisi (la prima edizione è del 1923), "La coscienza di Zeno" è concepito come fosse il diario terapeutico che un "nevrotico", Zeno Cosini, scrive su richiesta del suo medico e che questi decide di pubblicare per "vendicarsi" del paziente che ha bruscamente interrotto la terapia. Il racconto di Zeno percorre così le tappe di una vita malata, attraverso la lotta contro il fumo, la morte del padre, la storia di un matrimonio senza amore, di un adulterio appassionante e infelice, di un'iniziativa commerciale disastrosa. Risalendo, con le note di un'impareggiabile ironia, tutti i tortuosi rivoli dell'esistenza interiore del protagonista, Italo Svevo affonda qui nelle più oscure e dolorose regioni dell'incertezza umana, per poi risalire alla quieta consapevolezza del "male di vivere".
L'esistenza grigia di Emilio Brentani, il protagonista di "Senilità", viene a un tratto animata dalla passione per la popolana Angiolina, bella, vivace, volgare. Ma Emilio è incapace di giovanile trasporto, e Angiolina poco propensa ad assecondare i propositi moralizzatori dell'innamorato; la loro avventura resta un episodio sterile, e tuttavia l'unica nota di colore nella "gioventù senile" del protagonista. Questo, che è il secondo romanzo di Italo Svevo, pubblicato nel 1898, tocca tutti i temi principali della narrativa dello scrittore triestino: l'inettitudine alla vita, il senso di fallimento di un'esistenza proiettata verso un'interiorità psicologica tormentata e maniacale, il tutto attraverso un'autoanalisi lucidissima del protagonista, la sapienza dello stile, la puntuale costruzione dei personaggi.
"I Malavoglia" furono accolti al loro apparire, nel 1881, dall'indifferenza del pubblico e, salvo rare eccezioni, dall'ottusa diffidenza della critica. Negli anni seguenti, tuttavia, il romanzo si andò gradualmente affermando come uno dei capolavori della nostra letteratura e il suo autore come uno scrittore di prima grandezza. Nella storia della famiglia Toscano, detta dei Malavoglia, è analizzata acutamente la fine di una civiltà che si fondava sulla figura del patriarca e trovava il proprio simbolo in poche cose semplici, come la "casa del nespolo", la barca della Provvidenza, le viuzze di Aci Trezza, i proverbi del vecchio padron 'Ntoni: immagini umili ma ricche di una rude poesia, cariche di una saggezza antica. Con un saggio di Vincenzo Consolo. Introduzione di Carla Riccardi.
I racconti brevi di Oscar Wilde raccolti in questo volume sono piccoli capolavori della letteratura di tutti i tempi. Nel "Fantasma di Canterville" (1887) Wilde riesce a mescolare magistralmente l'ironia e l'orrore, il patetico e il sublime, in una storia originalissima che testimonia lo sconcertante impatto tra il razionalismo del Nuovo Mondo e il pathos romantico dei castelli inglesi. "La sfinge senza enigmi" (1894) e "Il milionario modello" (1887) sono due straordinari esempi dello stile brillante e mondano delle sue commedie, idolatrate dalla società vittoriana. "Il delitto di Lord Arthur Savile" (1891) è invece la stupefacente dimostrazione di come si possano coniugare il verosimile e l'irrazionale in una storia giallo-rosa di estrema piacevolezza. Con uno scritto di Jorge Luis Borges.
"Orgoglio e pregiudizio" è il primo romanzo, e insieme il capolavoro, di Jane Austen, "l'artista più perfetta tra le donne" secondo Virginia Woolf. Fu pubblicato nel 1813, ma quando ne iniziò la stesura, la Austen aveva ventun anni e un'amica di famiglia l'aveva definita "la più graziosa, sciocca, leziosa farfalla in cerca di marito che sia dato incontrare". Frivola e ironica, immersa nel mondo campagnolo e borghese cui apparteneva fatto di tè, balli, flirt della buona società e ridicoli incidenti della vita quotidiana, sapeva giocare su questi tenui motivi con una grazia e una profondità uniche. In "Orgoglio e pregiudizio", raccontando la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, evoca, con tocchi sobri e precisi, un incantevole e penetrante quadro della provincia inglese alla fine del Settecento. Con uno scritto di William Somerset Maugham. Introduzione di Isobel Armstrong.
Nelle "Guerre in Gallia" Giulio Cesare narra, con l'occhio di un protagonista sovrano, campagne militari drammatiche e decisive per il futuro dell'Europa, itinerari e spedizioni ardite in un mondo sconosciuto di mari, foreste, fiumi immensi, fra popolazioni "primitive" di Gallia, Germania e Britannia. Soprattutto ritrae nel mezzo dell'azione, fra i suoi soldati e le tribù ostili, il genio di un militare e di un politico che, come fu detto, "attira sempre per qualche verso anche coloro che respinge": gli stessi che lo detestano e non possono perdonargli vittorie e dittatura, quando volgono gli occhi alla sua azione e ai suoi scritti subiscono il fascino della sua figura, che unisce lungimiranza politica e straordinario senso della storia. È la fortuna di questo intramontabile capolavoro, composto tra 58 e 50 a.C.
Pubblicato nel 1899, "Cuore di tenebra" fonde le dimensioni concrete di testimonianza autobiografica, di denuncia sociale e politica e quelle simboliche di parabola e cupa meditazione metafisica. Attraverso la voce di Marlow, Conrad ci conduce nel cuore dell'Africa nera: l'incontro con la terribile realtà dello sfruttamento del Congo belga di Leopoldo II si dilata fino a trasformarsi in un inquietante confronto con il diverso e il primitivo, in una riflessione generale, sul colonialismo, destinata a scuotere le certezze di un ottimismo evoluzionistico ed eurocentrico. Con un saggio di V. S. Naipaul. Introduzione di Robert Hampson.
Sara e il suo coach Pablo hanno girato i quattro angoli del pianeta, prima nell'inferno degli ITF, i tornei minori, poi nel circuito WTA, un mondo tanto dorato quanto spietato. Hanno percorso insieme una lunga strada che ha portato la giovane tennista dal numero 500 alle prime dieci del mondo nel ranking di singolare e numero uno al mondo nel doppio nel quale, insieme a Roberta Vinci, si è aggiudicata quattro prove del Grande Slam. Un risultato che pochi, specie in Italia, avevano creduto possibile. Il momento di svolta nella sua carriera avviene quando Sara scopre la sua nuova racchetta, la sua nuova "arma". Tra tutti gli sport, il tennis è forse quello che più da vicino ricorda i duelli cavallereschi. Non c'è il pareggio, nel tennis. Nei poemi epici, i guerrieri trovavano coraggio, affidandosi al loro equipaggiamento a cui davano un nome. Ecco allora che Sara Errani battezza la sua nuova arma Excalibur. Ne fa il suo talismano, il suo mantra, il segreto delia sua forza. Partita dopo partita, impegno, dedizione e sacrificio, Sara raggiunge la vetta: dopo quel match vinto in capo al mondo, nella fresca sera neozelandese, sul piccolo campo centrale di Auckland, in Australia ha imparato, ha capito che anche lei può comandare il gioco, che anche lei può tirare vincenti a ripetizione, anche lei può fare a pallate con le ipervitaminiche valchirie del tour femminile. Prefazione di Federico Ferrero.