Perché rileggere oggi Il potere dei senza potere, un testo scritto nel 1978 quando il blocco sovietico era ben saldo e Havel un «dissidente» tenuto sotto stretto controllo dalla polizia?
Nel contesto di crisi e di crisi di identità che da anni affligge l’Italia e l’Europa, quest’opera sollecita a interrogarsi sul rapporto tra l’uomo e la politica, tra l’«io» e il potere.
Descrivendo un sistema post-totalitario, in cui l’«io» sembrerebbe condannato all’irrilevanza, sorprendentemente Havel ne fa invece il perno e il protagonista della vita pubblica perché «tutti coloro che vivono nella menzogna ad ogni momento possono essere folgorati dalla forza della verità» con esiti imprevedibili sul piano sociale: «nessuno sa quando una qualsiasi palla di neve può provocare una valanga».
La vita stessa di Havel mostra che un «io» non de-moralizzato, cioè non rassegnato alla menzogna, può diventare attore della trasformazione della storia di un Paese e dell’intera Europa: «Solo con una vita migliore si può costruire anche un sistema migliore».
In appendice sono proposti al lettore altri scritti di Havel: il primo storico discorso di Capodanno (1990); il discorso dedicato «alla speranza e alla morte» tenuto a Hiroshima nel 1995, così personale e così poco di circostanza; il discorso pronunciato a Parigi il 22 ottobre 2009, sul mistero della storia e le sorti del mondo; e infine alcuni brani dall’ultimo colloquio, per Havel così faticoso, registrato con il cardinal Duka nel novembre 2011 per la Televisione ceca, a meno di un mese dalla morte.
Prefazione di Marta Cartabia
Libro Calendario 2013
Cm 31 x 44 - pp 50 - 25 grandi tavole a colori
L’idea bizantina delle sinfonia dei poteri trova applicazione solamente in periodi assai brevi, lasciando spa-
zio a una costante subordinazione della Chiesa allo Stato. Le tappe fondamentali della storia russa, deli-
neate in questo volume, non possono essere comprese senza tenere presente il fattore religioso: dall’idea di
Mosca Terza Romaall’assolutismo teocratico di Ivan il Terribile, dallo scisma dei Vecchi credenti a Pietro
il Grande. Imponendo con la violenza un modello estraneo alla cultura e alla tradizione russa, Pietro crea
le basi per la grande frattura che contrapporrà nel XIX secolo slavofili e occidentalisti; questa frattura, che
sopravvive anche nel periodo comunista, è tuttora presente nella cultura russa e nella mentalità popolare.
Una particolare attenzione viene dedicata alla storia della Chiesa del periodo bolscevico e dei giorni nostri,
che vede l’ortodossia riproporre un modello di rapporto con lo Stato che richiama alla memoria quello esi-
stente nell’era zarista. Il lavoro esamina diffusamente anche i problemi attuali della Chiesa ortodossa russa
e le sue relazioni con le altre Chiese e confessioni cristiane e con le altre religioni.