Un colpo al cuore? Ma perché mai? Il decreto Renzi di riforma delle grandi banche popolari accende il dibattito fra sostenitori e critici, qui rappresentati da Franco Debenedetti e Gianfranco Fabi. Il confronto fra loro è introdotto da Giulio Sapelli, per il quale il problema non è contrastare l'innovazione ma salvaguardare il rapporto fra banca e territorio, e da Lodovico Festa, il quale ritiene che bisognerebbe evitare l'ennesimo intervento sulle banche senza visione sistemica. Il modello cooperativo "una testa un voto", argomenta Debenedetti anche in base a personali esperienze, dà luogo a opacità e disfunzionalità gestionali. Smarrito l'originario spirito mutualistico, l'adozione del modello "un'azione un voto" da tempo sarebbe stata vantaggiosa; ora, con l'unione bancaria, diventa non procrastinabile. Fabi, invece, vede la riforma come un giallo: "C'è la vittima: le grandi banche popolari. C'è il colpevole: il Governo. C'è l'arma del delitto: il decreto legge del 20 gennaio. Ci sono i complici: il Parlamento. C'è il mandante: la Banca d'Italia e, in secondo piano, la Banca centrale europea".
Più di un secolo dopo Weber e due millenni dopo San Paolo, i media nostrani hanno riesumato il termine "Carisma", dandogli un significato adeguato a politici mediocri e a imprenditori protezionisti. Il libro chiarisce perché e come la parola abbia cambiato identità negli ultimi anni e descrive le strategie, i sistemi e gli apparati di comunicazione usati per manipolare il consenso e conquistare il potere. Racconta oltre venti casi di capi "carismatici", esemplari di contesti politici, economici e sociali diversi e li colloca in tre età crossmediali, centrate sulla figura del leader, sulla tecnica e la gerarchia, sulle reti e la tecnologia. L'agire comunicativo dei protagonisti, da Pericle ad Augusto, al Re Sole, da Rockefeller a Ford, ai robber baron, da Jobs a Page, a Zuckerberg, ai ragazzi del Web, commentato e sistematizzato, dà spunti operativi che, senza scadere nelle ricette sicure e nelle teorizzazioni astratte, portano il lettore a definire opportunità di miglioramento e modi d'azione.
"Il non aver riconosciuto la propria colpa porta il popolo dei carnefici non pentiti a continuare a odiare i discendenti delle vittime, a cercare di cancellarli ancora, perché la loro memoria è ciò che determina il disturbo profondo della sua identità, ne sporca la storia e la memoria", (dalla Presentazione di Ugo Volli) Dopo il genocidio, quindi, il negazionismo: ancora oggi prosegue la volontà di annientare il popolo armeno, la sua storia, la sua cultura, perfino i suoi monumenti e le sue ultime tracce. Ma se alle vittime è negato dalle autorità turche anche solo il riconoscimento della sofferenza patita, spetta a chi non ha subito quello spaventoso crimine, a una parte terza, fare un atto di memoria e ricordare a tutta l'umanità l'urlo senza fine che arriva dal Metz Yeghérn, il Grande Male. Questo libro è un momento di tale testimonianza, presentato da un gruppo di intellettuali, che vogliono ricordare cosa accadde agli armeni e perché, negando così ai carnefici la vittoria del silenzio.
Il libro affronta, con taglio originale, la complessa tematica della direzione delle istituzioni scolastiche autonome. La professionalità del dirigente della scuola è analizzata sotto il duplice profilo di regista dell'offerta formativa e di responsabile della gestione, con particolare attenzione sia alle sinergie esistenti tra le due prospettive sia agli aspetti motivazionali. Il testo è finalizzato all'acquisizione di un metodo di lavoro rigoroso e flessibile, fondato tanto sulla puntuale conoscenza dei princìpi di base dell'ordinamento e delle fonti del diritto scolastico quanto sulle loro corrette modalità di interpretazione. Aggiornato con i più recenti riferimenti normativi e giurisprudenziali, è un testo di facile consultazione sia per il dirigente in servizio, alle prese con le più svariate questioni applicative di ordine quotidiano, che per il docente intenzionato a crearsi una solida preparazione in vista della partecipazione al concorso per dirigente scolastico.
Il mondo è rapidamente cambiato, la nuova epoca è entrata nelle nostre case senza bussare e si ha l'impressione che abbia cominciato a piovere e proprio non voglia più smetterla. Possiamo cercare rifugio e attendere che spiova. Oppure possiamo cavalcare fieramente il nuovo tempo e imparare a "ballare sotto la pioggia". Che cosa significa questo per un manager? A quali competenze deve fare riferimento? Quale atteggiamento è chiamato ad assumere? "Il tempo della leadership" risponde a queste domande esplorando i fattori che aiutano le imprese a vincere la crisi e a interpretare con successo questa nuova epoca. Tra i principali fattori del nuovo paradigma manageriale, il libro mette in evidenza: l'eco leadership come nuova modalità di diffusione della leadership; l'evoluzione del talent management verso il talent leadership; l'evoluzione delle tecniche di vendita verso la vendita esperienziale; un nuovo atteggiamento personale. Ogni capitolo è arricchito da domande di orientamento che suggeriscono al lettore un atteggiamento consapevole rispetto al percorso manageriale che è chiamato a compiere.
Arriva, dopo circa quindici anni, questa nuova edizione de "I contratti dell'editore". Si è atteso che i tempi fossero maturi, che la tempesta perfetta - come è stata definita - si scatenasse sui mondo dell'editoria, portando, anche alla luce dell'impatto delle nuove tecnologie, a re-inventare, ri-pensare, ri-definire processi e prodotti, e di conseguenza le relative clausole editoriali che li regolamentavano negli accordi. Nasce da queste premesse la seconda edizione, riveduta e aggiornata: si è voluto mantenere l'impianto originario, di tipo pratico-operativo, integrandolo con tutto ciò che è richiesto dai nuovi scenari. L'obiettivo è aiutare non solo gli editori, ma anche gli autori, gli avvocati e gli esperti di diritti editoriali e del resto del mondo dei contenuti, in un momento di delicata coesistenza tra l'era - un tempo esclusiva - di Gutenberg e quella odierna di internet. L'esito spero sia un testo di facile consultazione in grado di rispondere a ogni domanda e casistica sui contratti editoriali, anche al tempo delle nuove tecnologie, il lettore troverà schemi e modelli contrattuali, facilmente replicabili e utilizzabili, grazie al CD allegato, per regolamentare tutte le fasi della realizzazione del libro e dell'e-book: dal contratto tra autore ed editore, alle traduzioni, sino alle coedizioni internazionali, alla riproduzione delle fotografie e alla collaborazione editoriale.
Il 16 ottobre 1978 fu eletto Giovanni Paolo II. Per la prima volta dopo 455 anni, a guidare la Chiesa cattolica non era un italiano. Rilevante per la storia del cristianesimo, il fatto assumeva valenze geopolitiche per l'origine del nuovo papa: Karol Wojtyla veniva infatti dalla Polonia, fulcro dell'impero sovietico in Europa orientale. In un contesto internazionale caratterizzato dal riacutizzarsi della guerra fredda, l'elezione del papa polacco impresse una svolta decisiva ai rapporti tra i blocchi e il suo paese divenne il crocevia di uno dei cambiamenti più vasti e radicali della storia del Novecento: la fine del comunismo. Dall'elezione di Giovanni Paolo II alla nascita di Solidarnosc, fino alla Tavola rotonda e alle elezioni del 1989, il cui risultato sorprendente diede vita al primo governo non comunista in Europa dell'Est, l'autore ricostruisce i passaggi decisivi di un decennio di storia grazie a una documentazione largamente inedita, frutto di ricerche negli archivi polacchi e di numerose interviste ai protagonisti di quegli anni. "Una rivoluzione senza sangue rappresenta davvero una conclusione positiva per un Novecento tanto insanguinato dalle sue guerre e rivoluzioni. [...] La storia è piena di sorprese - osservava papa Wojtyla. Tra queste non va dimenticata la 'capitolazione docile' dell'URSS all'evoluzione polacca, impensabile fino a poco prima..." (Dalla prefazione di Andrea Riccardi)
"Questo volume raccoglie le ricerche, che ho condotte con prospettiva unitaria, anche se in occasioni diverse, intorno ai problemi della responsabilità e della comunità umana. Il nesso tra i due problemi è assai stretto. La responsabilità è sempre e soltanto individuale, ma il suo orizzonte operativo è sempre e soltanto la relazione sociale. Reciprocamente, la relazione sociale è concreta e positiva solo come limite di possibilità delle responsabilità individuali. L'appello alla responsabilità conta tra le esigenze più urgenti della età contemporanea ed emerge fondamentalmente a tre distinti livelli: metafisico, scientifico e politico." (l'autore). Premessa di Giuseppe Cantillo.
Certamente Matteo Renzi è tutt'altro che un dilettante, a differenza di molti altri della sua generazione. È difficile, infatti, tenere lontana la sensazione che il ceto politico italiano sia stato invaso da una travolgente ondata di dilettantismo. Siamo, forse, di fronte al riavvio del moto oscillatorio che da sempre vede celebrare nel nostro paese la rappresentazione dell'antagonismo fra il vecchio e il nuovo. Vent'anni fa il pendolo cadde sul "nuovo" inteso come "lontano" dalla politica politicante e nacque il berlusconismo. In questo momento il moto armonico intercetta il "nuovo generazionale" come ultima possibilità, dopo aver consumato tutti i "nuovi" possibili in quattro lustri di imprudenti speranze e delusioni cocenti. Questo libro cerca, allora, di indagare i caratteri salienti del "nuovo" ceto politico italiano, esaminandone i vizi, le virtù, il linguaggio, lo scarso insediamento sociale, l'incerta formazione culturale e la distanza dai cittadini. Lo fa mettendo a confronto numeri e norme, il contesto italiano con quello di altri paesi democratici e il tempo odierno con stagioni passate. Lo fa, anche, gettando un occhio sul futuro.
"Davanti a tutto quel sangue versato, davanti a quegli orrori, davanti a quella ferocia, davanti a quella violazione della parola data da parte della Francia e dei diritti umani, neppure un grido è uscito dalle vostre bocche, neppure una parola è uscita dalle vostre coscienze, e voi avete assistito, muti e quindi complici, al completo sterminio": con questo atto d'accusa il deputato socialista Jaurès si rivolge al parlamento francese nel 1897. È il suo terzo intervento in difesa degli armeni perseguitati dall'impero ottomano e abbandonati dalle grandi potenze. Egli, come sottolinea Fontana nella sua introduzione, "con la solennità del suo discorso e con la volontà di spezzare le complicità francesi, dimostra che la politica non ha frontiere e che la morale democratica impone la lotta contro la tirannide ovunque essa sia".