Quando un bambino è ricoverato in ospedale o vive un'esperienza di patologia cronica a casa si vengono a intrecciare una serie di vissuti psicologici e propriamente "organici" che portano i clinici a lavorare su due differenti piani di intervento: quello psicologico e quello pediatrico. Può accadere infatti che l'eziopatogenesi sia organica (pediatrica) con sintomatologia psichica o, viceversa, psichica con sintomatologia organica (pediatrica): un intreccio di situazioni che vedono comunque al centro del processo di cura il bambino. Psicologia e pediatria, pur mantenendo una loro identità, si incontrano così con un unico scopo: la presa in carico globale del bambino ammalato e della sua famiglia. Bambino, famiglia, ospedale, cronicità, personale sanitario sono alcuni tra i temi contenuti in questo libro: alcuni contributi si contestualizzano all'interno della cornice ospedaliera del bambino ricoverato, altri in quella domestica del bambino con patologia cronica. Con lo scopo di fornire indicazioni teoriche ma anche strumenti operativi per quanti a vario titolo si occupano quotidianamente del processo di cura del bambino (personale medico, ma anche familiari, insegnanti...), i vari capitoli sono scritti da psicologi e da pediatri che lavorano quotidianamente l'uno al fianco dell'altro.
Donald Woods Winnicott (1896-1971) è una figura unica ed eccezionale nel panorama della psicoanalisi contemporanea, ed ha lasciato una eredità di concetti, idee, ed osservazioni la cui importanza continua a crescere. L'originalità del suo pensiero si rispecchia nell'uso dei termini e delle parole con cui egli ha proposto le sue formulazioni cliniche e teoriche. Il volume è un vero e proprio dizionario del lessico winnicottiano che esamina in modo sistematico, con ampio uso di citazioni e riferimenti testuali, i concetti chiave del suo pensiero. Ognuna delle voci, a sua volta, è articolata in una molteplicità di sottovoci collegate tra loro da riferimenti incrociati. Se il volume nel suo insieme ripercorre in modo ragionato le vie attraverso cui si è andato sviluppando il pensiero di Winnicott in più di quarant'anni di lavoro clinico e teorico, la sua struttura a più entrate lo rende uno strumento maneggevole ed indispensabile per l'accesso al suo contributo: per lo studente che non ha ancora incontrato Winnicott è un avamposto per attingere alla ricchezza di pensiero che l'attende; per lo psicoanalista e lo psicoterapeuta può essere una fonte di nuovi insight che possono illuminare la pratica clinica; per lo studioso è una miniera di dati bibliografici e tematici. Il volume è corredato inoltre da una dettagliata ed esaustiva bibliografia delle opere e degli scritti di Winnicott curata da Harry Karnac.
Un libro utile per genitori, insegnanti, ragazzi e per tutti coloro che cercano di capire quanto le nuove dinamiche sociali modifichino i vissuti della contemporaneità. Attraverso il caso clinico di Enrico, un adolescente che non ce la fa a vivere nel nostro contesto sociale, il testo tenta di cogliere le ragioni di un comportamento così estremo come il ritiro dalla società. Alcuni dei nostri ragazzi stanno sparendo: abbandonano la scuola, si nascondono nella loro stanza, rifiutano di uscire e di incontrare gli amici, dormono di giorno e si svegliano la notte per connettersi ad Internet. Passano la loro vita al computer immersi in giochi virtuali e rifiutano ogni tipo di relazione sociali. In Giappone, dove ce ne sono quasi un milione, li hanno chiamati hikikomori, che significa "reclusi"; gli psichiatri occidentali parlano di "ritiro sociale acuto"; ovunque, genitori sconcertati e allarmati cercano una risposta ed un aiuto mentre la questione del ritiro sta diventando un problema sociale. Proprio come nel caso clinico qui narrato in prima persona dove uno psicoterapeuta da voce ad uno di loro, Enrico, illustrando nel modo più diretto e più chiaro i pensieri di un adolescente che non ce la fa a vivere nel nostro contesto sociale. Un libro utile per i genitori, gli insegnanti, i ragazzi e per tutti coloro che cercano di capire quanto le nuove dinamiche sociali modifichino i vissuti della contemporaneità.
Liberiamoci dallo stereotipo della donna-leader di successo con tailleur attillato grigio antracite e tacchi a spillo. Essere donna e insieme leader significa essere una professionista "normale". Significa essere, cioè, una figura molto più "semplice" o più in ombra di quanto si immagini, ma di valore, cioè capace di introdurre quel Fattore D che produce valore d'impresa. E le storie raccontate in questo libro lo dimostrano. Sono storie di donne normali, ma anche un po' "speciali". Non sono manager necessariamente molto famose (almeno per ora), ma sono figure che si sono preparate a lavorare studiando, con impegno e passione, senza sacrificare se stesse e la propria autenticità. Un libro utile alle persone curiose per capire meglio cosa spinge alcune donne ad accettare fatiche supplementari per raggiungere obiettivi difficili, lottando contro pregiudizi e luoghi comuni; alle giovani che ricercano modelli non convenzionali in grado di rafforzare il loro impegno quotidiano; alle donne di qualsiasi età che hanno già operato scelte di vita personale e professionale; ai direttori del personale e manager HR che si occupano anche delle politiche orientate alla valorizzazione delle differenze di genere e di diversity management; a chi studia e si interessa al tema della leadership, non solo femminile, e al suo sviluppo all'interno delle imprese.
Questo volume, nato da una ricerca promossa dal Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica del Collegio IPASVI di Roma in collaborazione con l'Associazione Differenza Donna, raccoglie lettere scritte da donne che hanno subito violenza e che si sono recate in strutture socio-sanitarie: una vera e propria interlocuzione, un appello alla umanità, alla professionalità e all'etica di tutti i soggetti coinvolti. Attorno ad esse, il testo costruisce un discorso lontano sia dai numeri delle statistiche sia dal più consueto gergo clinico-specialistico delle professioni sanitarie e mediche. Il libro, proponendo un percorso di conoscenza della tematica secondo l'ottica della Medicina Narrativa e, in senso più generale, secondo l'approccio Narrative Based Care, vuole richiamare ad un prendersi cura messo in atto con una prospettiva attenta alle storie di vita, proprie e altrui. I racconti personali sono una testimonianza spesso ricca di informazioni utili dal punto di vista sanitario, ma sono anche in grado di sollecitare l'immaginazione e l'immedesimazione, necessarie per integrare la comprensione intellettuale e operativa con un coinvolgimento più personale, emotivo ed etico.
Errore giudiziario, crisi nazionale, momento fondante la modernità politica francese del XX secolo, il caso Dreyfus ci rimanda l'immagine concentrata delle tensioni e degli interrogativi che da allora investono le società di massa occidentali e il ruolo degli uomini di pensiero. Questo volume ripercorre le tappe essenziali di quel celeberrimo caso, dalla condanna nel 1894 alla riabilitazione nel 1906, dando la parola ai protagonisti dell'epoca e presentando per la prima volta in traduzione italiana la gran parte dei documenti proposti. Emergono così, in modo diretto, giudizi e testimonianze contrastanti su uno stesso evento, le tensioni ideali e gli argomenti che allora contrapposero dreyfusardi e antidreyfusardi, le strategie discorsive utilizzate dagli uni e dagli altri. La battaglia di una minoranza per la revisione del processo a Dreyfus è l'occasione storica in cui i ranghi prestigiosi dell'università e dell'arte reclamano il loro diritto di parola su una questione che non attiene né alla conoscenza specialistica né all'estetica. Li chiamano con disprezzo "intellettuali". Al principio di autorità contrappongono lo spirito critico, all'idea di una patria fondata su una fantomatica "razza" quella di una nazione formata da cittadini, all'ossessione per l'ordine sociale l'esigenza della verità e della giustizia, all'ingerenza della Chiesa le virtù della Repubblica laica.
La dipendenza può trasformarsi da perenne condizione umana in un qualcosa di imprescindibile e ossessionante. In questi ultimi anni, accanto a forme tradizionali di dipendenza chimica o da sostanze (si pensi a tabagismo, alcolismo, dipendenza da farmaci e droghe), si stanno sviluppando alcune dipendenze collegate alla ripetitività compulsiva di comportamenti normali, quali il gioco, lo sport, il lavoro, il consumo, l'alimentazione, i legami affettivi e sessuali. Anche questa tipologia appare caratterizzata da fenomeni come la compulsione, la perdita di controllo, la reiterazione del comportamento nonostante la consapevolezza delle problematiche connesse, la dominanza su ogni aspetto della vita dell'individuo coinvolto e infine la frequente tendenza alle ricadute. Le nuove dipendenze tuttavia non sembrano condividere lo stigma sociale proprio delle dipendenze derivanti dall'abuso di sostanze, anzi in qualche caso sono, oltre che tollerate, addirittura stimolate. Il volume intende tracciare per ogni dipendenza un breve profilo storico, esaminare i principali approcci teorici che se ne sono occupati, ipotizzare le pur sfuggevoli dimensioni statistiche, riportare le risultanze di eventuali ricerche qualitative e quantitative, mettere in rilievo le dimensioni più propriamente sociali e segnalare alcuni degli strumenti terapeutici più utilizzati.
Cosa significa fare tirocinio per gli studenti che frequentano il Corso di laurea in Scienze dell'educazione? E cosa significa organizzarne e coordinarne le attività? Il tirocinio rappresenta l'occasione in cui conoscenza ed esperienza si intrecciano permettendo di indagare il rapporto tra sapere teorico e sapere pratico, rapporto che da sempre caratterizza il lavoro educativo nei diversi contesti, così come il percorso formativo e professionale di educatori ed educatrici. Pensare e fare tirocinio significa consentire agli studenti di conoscere le politiche sociali di un territorio, le strategie e gli strumenti per realizzarle; di acquisire le competenze necessarie a svolgere il proprio ruolo e a gestire le situazioni di emergenze che il lavoro educativo propone. Il volume affronta queste tematiche a partire dall'esperienza maturata all'interno delle attività di Tirocinio del Corso di laurea di Scienze dell'educazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. L'intenzione è quella di dotare gli studenti di coordinate teoriche e di strumenti pratici che possano favorire spunti di riflessione in una logica di costante ridefinizione. Il testo si rivolge quindi agli studenti e alle studentesse tirocinanti, ma anche ai supervisori, ai docenti e ai referenti dei servizi, nel tentativo di individuare i presupposti per una strada comune.
In un momento storico in cui le sperequazioni sociali stanno diventando intollerabili, si pone un quesito di scottante attualità: lo Stato riuscirà a conservare il suo ruolo cruciale per controbilanciare le crescenti ingiustizie e per rendere effettivi i diritti di tutti i cittadini? Per rispondere a questo interrogativo, sfuggendo ai luoghi comuni, Fiora Luzzatto in questo volume risale alle radici del nostro patto di convivenza civile, cioè alla nostra Costituzione. Il volume percorre le tappe salienti della legislazione assistenziale italiana, individuando se si siano compiuti progressi ? o regressi ? nell'attuazione dell'art.38 e delle altre norme costituzionali. L'analisi non si limita alla legislazione assistenziale propriamente detta, ma affronta i rapporti con le altre aree del welfare: previdenza, istruzione, sanità, lavoro, immigrazione, diritti civili. Con un'ottica attenta alla specifica realtà meridionale, si evidenziano le gravi disparità tra Nord e Sud, che potrebbero accentuarsi con la futura attuazione del federalismo. Il libro indaga sul passaggio dal welfare-state al welfare-mix, e sul ruolo svolto e da svolgere da parte degli enti pubblici e delle organizzazioni private. Dopo decenni di sviluppo dello Stato sociale, il ruolo degli enti pubblici, a partire dalla fine dello scorso millennio, è sembrato sfumare e spegnersi.