Esistono ancora luoghi veramente selvaggi? Luoghi sconfinati, isolati, elementari, splendidi e feroci, che seguono leggi e ritmi propri, incuranti della presenza umana? E se mai sopravvivono, dove cercarli? Dopo aver fantasticato fin da bambino sui luoghi selvaggi della letteratura, Robert Macfarlane - appassionato alpinista, critico letterario e professore a Cambridge - intraprende una serie di viaggi alla ricerca della natura selvaggia ancora presente in Scozia, in Inghilterra e in Irlanda. E quella che traccia è una mappa della selvaticità che luogo dopo luogo - dalle isole Skelligs alla vetta del Ben Hope, dalla mitica Rannoch Moor alla spiaggia di Orford Ness - si trasforma sotto i suoi stessi occhi in un vero e proprio romanzo di formazione, segnato da incontri e addii, da scoperte e sorprese. Seguendo le orme dei padri del deserto, dell'epica nordica, dei grandi "narratori" dell'incanto della natura (Thoreau, Muir, Coleridge, ma anche Calvino, W. H Murray e l'amico Roger Deakin), degli scienziati affascinati dal mistero delle diversità e delle analogie, Macfarlane si avventura in prima persona fuori dagli angusti confini del noto e del domestico e traccia un nuovo itinerario, personale e profondo, in territori di pietra, di legno e di acqua, che scopriamo con lui straordinariamente vivi, sconosciuti e raggiungibili.
Sullo sfondo dell'Italia fascista, Maurizio vive la propria adolescenza a Villa Gradenigo, nella provincia veneta. La sua è una famiglia altolocata, con la quale il ragazzino ha minimi contatti: il padre è quasi sempre assente per affari, la madre lascia che siano le altre donne di casa (la governante, la cuoca, la tata appena ventenne) a prendersi cura di Maurizio e della sorella minore. Nelle stanze alte della villa e nell'enorme parco che la circonda il ragazzino si emanciperà gradualmente dal ruolo di figlio e di fratello sperimentando i primi turbamenti sessuali, e incontrerà la politica e la letteratura. Proprio confrontandosi con questi temi Maurizio potrà ridisegnare il suo percorso interiore in vista dell'età adulta. Un romanzo fortemente evocativo, costruito per piccole scene che s'inanellano le une alle altre, sorretto da una scrittura magnifica, capace di restituire l'atmosfera di un'epoca e le inquietudini di un'età cruciale della vita.
Oklahoma, anni Trenta. Jack ha appena finito di seppellire entrambi i genitori e si aggira tra le rovine della sua casa, distrutta da una delle tempeste di sabbia che sconvolgono lo Stato, quando vede arrivare Jane e suo fratello Tony. Anche loro hanno perso tutto quello che avevano, e vagano in un mondo senza vita, nel quale tutto, dalle piante al cibo, è sommerso sotto uno strato di polvere rossa. Ai tre ragazzi non rimane che rubare una macchina (il cui padrone è morto anche lui nella tempesta) e partire alla volta del Texas orientale, nella speranza di trovare pace e un'occasione per ricominciare a vivere. Ma la strada fino in Texas, tra rapinatori e vagabondi, cavallette e alligatori, deliziose vedove e spietati sfruttatori, si rivelerà lunga e tortuosa, e costringerà i tre ragazzi a crescere e a confrontarsi con quel misto inestricabile di malvagità e solidarietà che alberga in ogni essere umano.
Abbiamo tutti una storia da raccontare. "Non credo che nessuno possa trascorrere la vita senza che gli capiti almeno una cosa speciale", dice Urna ai suoi compagni di viaggio. Ma è un viaggio da fermi quello che la ragazza e altre otto persone sono costrette a compiere. Si sono incontrati per caso solo poche ore prima, in una sala d'attesa nell'ufficio consolare di una città americana: a parte il funzionario e la sua segretaria, sono tutti lì per ottenere un visto per l'India. Devono partire quando all'improvviso il terremoto scuote l'edificio facendolo crollare: "fu come se un gigante avesse appoggiato le labbra sulle fondamenta e si fosse messo a urlare". Così quelli che dovevano essere viaggiatori per l'Oriente si ritrovano intrappolati tra le pericolanti mura di uno stanzino, con il rischio che il soffitto crolli da un momento all'altro, l'acqua invada i locali o una fuga di gas faccia esplodere tutto. Una nonna cinese che ha vissuto tanti anni in India e la sua nipotina punk e occidentalizzata, una coppia di bianchi unita più dalle reciproche debolezze che dall'amore, un giovane musulmano in cerca di risposte e un veterano ancora ossessionato dalle domande, due colleghi infedeli e Urna, una studentessa universitaria che sta preparando un esame sui Racconti di Canterbury... E proprio Urna ha un'idea: perché ognuno non racconta la propria storia, anzi la storia di una cosa speciale che è accaduta nella loro vita?
Tre ragazzini di dodici anni: James, schiacciato dalle aspettative dei genitori e voglioso di fare il bravo ragazzo; Reggie, uno sbandato senza padre e con una madre che passa da un fidanzato all'altro; e Willie, debole e sognatore. In un'estate da incubo Willie è investito da un camion e perde un braccio. Subito dopo sorte ancora peggiore tocca a un altro ragazzino, investito e ucciso. Si diffonde la sindrome del camionista serial killer, e viene decretato il coprifuoco: per Reggie, James e Willie, l'occasione ideale per lanciarsi in esaltanti scorribande notturne, spedizioni proibite nelle quali tireranno fuori il meglio e il peggio di sé. Fino a uno scioglimento drammatico, che li costringerà a crescere e segnerà a fondo le loro vite.
Pensatore di matrice democratica, Carlo Cattaneo pervenne a formulare una decisa opzione per la struttura federale di un eventuale Stato italiano, ragionandone in termini storico-critici fin dagli inizi degli anni Quaranta dell'Ottocento. Riflettendo sulla particolare vicenda italiana, di cui coglieva gli elementi di frammentarietà e pluralità, Cattaneo teorizzò che la migliore soluzione per una Italia unita sarebbe stata quella dove le autonomie locali non fossero mortificate da una vincolante struttura centrale. La storia gli diede torto. Vinse la monarchia, vinsero i Savoia e il Piemonte esportò in Italia il suo modello accentrato. Solo la costituzione del 1948 avrebbe assicurato un regime repubblicano e un nuovo valore alle autonomie locali, lasciando tuttavia incerta e tuttora incompiuta una riforma in senso federale della struttura statuale. Di là dalle contingenze politiche, la voce di Cattaneo è una importante testimonianza dela solidità e della molteplicità dei dibattiti agli albori del Risorgimento italiano. Una voce non priva di effettiva attualità.
È l'estate del 1923 quando in due stanze in un sobborgo di Berlino una nuova coppia dà inizio al suo futuro comune. Lei si chiama Dora Dymant, lui Franz Kafka, e quello è l'ultimo anno della sua vita. Prima di allora ci sono state altre due brave ragazze ebree nella vita di Kafka, Felice e Julie, poi la passionale, anticonformista Milena. Ma lui è già "sposato con l'angoscia a Praga" e un altro matrimonio non ci sta. È solo con la giovane Dora che Kafka, avvicinandosi alla fine, riesce a svincolarsi dalla città nativa e a pensarsi, seppur per poco, libero di amare. E se fosse sopravvissuto alla tubercolosi che lo condusse a morte precoce? Se addirittura fosse scampato all'olocausto che si prese tutte le sue sorelle, rifugiandosi all'estero, magari in America, magari in un'accogliente comunità ebraica? Cosa sarebbe accaduto se il cantore di ogni forma di assoggettamento, vincolo, coercizione fosse riuscito a sfuggire? Quali inediti appagamenti il Nuovo Mondo delle mille possibilità avrebbe potuto riservargli? Philip Roth immagina per noi lo scenario e, incrociando quell'orizzonte letterario e umano al proprio, dà vita a una piccola gemma di lucidità critica e insieme di spassoso estro narrativo.
"Rappresentare" il presente, graffiare il futuro, proteggere il passato dall'azione del tempo. E farlo attraverso frammenti pulsanti, che restituiscano il peso di un secolo. Dalla parabola del cinema all'ultimo grido del telegrafo, dal demoniaco Helter Skelter dei Beatles al delitto di Novi Ligure, dal contestato suicidio di Marilyn Monroe alla figura anonima di un lucidatore di scarpe ebreo, dall'invenzione del napalm alla tragedia dell'Undici Settembre, dalle cui ceneri nasce, funesta fenice, il nuovo millennio. Ciò che del passato emerge è in primo luogo l'anima devastatrice, la forza distruttiva, il carattere diabolico e irrazionale. Perché il Novecento, con i suoi genocidi, le pene capitali, gli orrendi delitti familiari, e poi con il trionfo della tecnica, l'annientamento della natura e degli animali, è soprattutto morte, apocalisse, rovina. E s'incarna in personaggi diversi, piccini o sublimi, diabolici o angelici o semplicemente umani, in un pazzo elenco. A difesa del mondo, e del genere umano, rimangono alcune tendenze (come il vegetarianesimo) e le testimonianze di autori illuminati che Ceronetti riporta generosamente. Ed è proprio questo S.O.S. di voci che echeggia nell'universo anche dopo la cessazione dei segnali Morse richiesta d'aiuto estrema e inconsapevole, da sempre e per sempre - che può forse rendersi udibile. Un libro in cui Ceronetti si fa cantastorie surreale del reale.
In questo romanzo Niccolò Ammaniti va al cuore della sua narrativa, con una storia tesa e dal ritmo serrato, un congegno a orologeria che si carica fino a una conclusione sorprendente: e mette in scena la paura stessa. Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto cosi grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre il lettore assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano. Il risultato è un racconto potente e di assoluta felicità narrativa, dove si respirano atmosfere che vanno da Clive Barker alle Avventure di Tom Sawyer, alle Fiabe italiane di Calvino. La storia è ambientata nell'estate torrida del 1978 nella campagna di un Sud dell'Italia non identificato, ma evocato con rara forza descrittiva. In questo paesaggio dominato dal contrasto tra la luce abbagliante del sole e il buio della notte, Ammaniti alterna, a colpi di scena sapienti, la commedia, il mondo dei rapporti infantili, la lingua e la buffa saggezza dei bambini, la loro tenacia, la forza dell'amicizia e il dramma del tradimento.
Gli Hunter sono una famiglia come tante, alle prese con i problemi quotidiani di tutte le famiglie: il lavoro, i figli adolescenti, un matrimonio all'apparenza solido, i soldi che non bastano mai. Gli Hunter però non sono soli: possono contare sull'affetto e la protezione del loro cane, un labrador molto saggio che veglia su di loro e cerca di salvaguardarli in tutti i modi dalle minacce del mondo esterno. E Prince userà tutte le sue armi "da cane", ma soprattutto il suo cuore, la sua saggezza e la sua devozione assoluta, che lo condurranno anche a tradire il "Patto dei Labrador", pur di proteggere i suoi padroni. Decisione che gli costerà molto cara.