
La situazione della giustizia in Italia è peculiare. Da un lato si assiste a una dilatazione del ruolo dei giudici, dall'altro a una crescente inefficacia del sistema giudiziario. Molti osservatori concordano sul fatto che la magistratura sia diventata parte della governance nazionale; che vi sia una indebita invasione della magistratura nel campo della politica e dell'economia; che in qualche caso la magistratura cerchi persino di prendere il posto della politica, controllando anche i costumi, oltre ai reati, proponendosi finalità palingenetiche delle strutture sociali, stabilendo rapporti diretti con l'opinione pubblica e con i mezzi di comunicazione. In questo contesto, le procure hanno acquisito un posto particolare, tanto che molti esperti parlano di una 'Repubblica dei PM', divenuti un potere a parte, con mezzi propri, che si indirizzano direttamente all'opinione pubblica, avvalendosi della 'favola' dell'obbligatorietà dell'azione penale, utilizzando la cronaca giudiziaria come mezzo di lotta politica e trasformando l'Italia in una 'Repubblica giudiziaria'.
Siamo ancora capaci di amare? La parola più bella che ci piace sentire, "amore", oggi non si sa più che cosa precisamente voglia dire. Nella cultura e nei costumi sono avvenuti cambiamenti che hanno scombussolato la vita di coppia, scompaginato l'etica matrimoniale, modificato i comportamenti sessuali, trasformato le sensibilità. Il costume sociale raccomanda la tolleranza e l'apertura alla sperimentazione dei nuovi orientamenti della sessualità liberata. Quando però la cronaca denuncia episodi efferati, come le violenze di genere o i comportamenti di abuso, la reazione diventa presto preoccupata. Obiettivo di questo lavoro è contribuire a parlare bene della sessualità, tentando di riportare la complessità dell'esperienza erotica al criterio fondamentale della giustizia. Solo un progetto umanistico e spirituale può trovare le parole giuste per formare all'etica del rispetto e dell'autocontrollo, trasformare la forza della pulsione e renderla energia d'amore e di fecondità sociale.
Le emozioni che proviamo sono portatrici di significati e formidabili energie per la nostra esistenza ma, se non riconosciute e gestite, possono diventare ostacoli insormontabili. Scopo di questo volume è facilitare la consapevolezza delle proprie emozioni nella vita di tutti i giorni per saperle integrare nell'esperienza religiosa e facilitare l'incontro e la relazione con Dio. L'esperienza cristiana è infatti in grado di valorizzare il vissuto emotivo fino a farlo diventare preghiera. Dopo aver spiegato cosa sono le emozioni e il fenomeno dell'analfabetismo emotivo, l'autore considera e analizza le singole emozioni: rabbia, paura, tristezza, gioia e gratitudine. Il testo che può essere utilizzato sia a livello personale che per incontri formativi di gruppo offre molti schemi ed esercizi pratici, in modo che ognuno possa calare nella quotidianità della propria vita quanto viene detto.
Siamo di fronte a una pericolosa deriva, spacciata per anelito d'inclusività, che vorrebbe riformare l'italiano a suon di schwa. I fautori dell'uso di questo simbolo, peraltro consapevoli che l'"e rovesciata" non si potrebbe mai applicare alla lingua italiana in modo sistematico, predicano regole inaccettabili. Per esempio, sostenendo che le forme inclusive di "direttore" o "pittore" debbano essere "direttore" e "pittore", sanciscono di fatto la morte dei femminili "direttrice" e "pittrice", frutto di una travagliata evoluzione linguistico-culturale che, per secoli, ha occultato la donna nell'uso generalizzato del maschile. Con questo testo il linguista Massimo Arcangeli prende posizione a tutela della nostra lingua contro chi pretende di metter mano alla sua struttura profonda adottando (e promuovendo), perfino in contesti ufficiali o istituzionali, forme grammaticalmente inammissibili.
Questo libro è un contributo importante a una delle aree più impegnative della salute mentale: l'abuso di sostanze. Si concentra sulle esperienze psicopatologiche a esso associate: sia le conseguenze dell'abuso di sostanze che le vulnerabilità esistenziali che lo portano, anche se una distinzione così netta è raramente possibile. Il lavoro apporta una prospettiva innovativa alla questione, in quanto attinge a due campi scientifici la cui associazione non è stata ancora pienamente esplorata: la psicopatologia fenomenologica e gli studi sull'abuso di sostanze. L'associazione di queste due prospettive potrebbe costruire una maggiore comprensione di questo importante argomento ed essere di aiuto pratico per una vasta gamma di professionisti nella loro pratica clinica. La struttura del libro si ispira a questa prospettiva generale. La sua divisione in tre parti ha lo scopo di introdurre il lettore, in modo graduale, alle complessità del tema, sulla base degli ultimi progressi della letteratura specifica. L'obiettivo generale di quest'opera è quindi quello di offrire uno strumento utile ai clinici della salute mentale, agli psichiatri, agli psicologi, agli infermieri, agli studenti universitari di queste discipline e a tutti gli operatori dell'abuso di sostanze.
Due dei termini più usati in medicina sono placebo ed effetto placebo, anche se non è sempre chiaro cosa significhino esattamente. I recenti progressi della ricerca biomedica hanno permesso di chiarire meglio l'effetto placebo. Ora sappiamo che si tratta di un fenomeno psicobiologico attivo che ha luogo nel cervello del paziente e che è capace di influenzare sia il corso di una malattia che la risposta a una terapia. Una nuova edizione significativamente aggiornata e ampliata di un libro sui placebo di grande successo e acclamato dalla critica. Incorpora ampio materiale dal testo complementare dell'autore, Il cervello del paziente. Ogni capitolo contiene un riassunto e punti chiave di apprendimento, inclusi suggerimenti per ulteriori discussioni, che rendono il libro molto utile per l'insegnamento. Evidenzia come ci siano molti effetti placebo e li rivede criticamente in diverse condizioni mediche, come i disturbi neurologici e psichiatrici, le malattie cardiovascolari e respiratorie, le risposte immunitarie e ormonali, così come nell'oncologia, nella chirurgia, nella medicina sportiva e nell'agopuntura. Inoltre, esamina il contesto psicosociale, considerato cruciale per l'effetto placebo.
I racconti del padre, che dopo l'8 settembre fu deportato dai nazisti nel campo di concentramento di Luckenwalde. L'infanzia a Lucca e una famiglia che lo ha educato a essere felice con poco e a rispettare la dignità di ogni singola persona, dai più umili ai più altolocati. Gli anni trascorsi in seminario, l'incontro frenetico con i pensatori cristiani e il fascino del divino. Lo studio - mai interrotto - della filosofia e dell'economia, uno studio che permea ogni cosa. Il volontariato, l'assistenza ai ragazzi invalidi, e i tanti lavori: porta spese, cameriere, organizzatore culturale; poi l'incontro con Fedele Confalonieri di cui diviene assistente, l'incarico di scrivere il primo programma politico di Forza Italia, gli anni da assessore alla Sicurezza a Milano. Oggi che è un conduttore tv - oltre che docente universitario di Etica ed economia -, Paolo Del Debbio si racconta per la prima volta in quella che non è un'autobiografia, ma una riflessione a cuore aperto sul mondo, sugli altri e infine su se stesso. In queste pagine Del Debbio si rivela un pensatore poliedrico e insieme un uomo semplice, attraversato - come tutti - da passioni, contraddizioni e difficoltà, ma fedele a valori saldissimi. La sua storia personale è la storia di un lungo viaggio senza sosta, senza vie di fuga, senza scorciatoie, in cui l'amore per Dio convive con l'amore per le donne e la passione per le idee cattoliche e liberali si incontra con la passione per la gente comune. Un percorso in cui l'importante non è superare traguardi, ma imparare qualcosa ogni volta: fino a diventare se stesso.
A un anno dall'improvvisa scomparsa del Professor Giuseppe Dalla Torre, non pochi hanno ripercorso i suoi prestigiosi incarichi nell'Università, nella comunità accademica italiana e internazionale, nella Curia romana e nello Stato della Città del Vaticano, e ne hanno ricordato le qualità intellettuali e umane nonché la sterminata produzione scientifica. C'è tuttavia un profilo della sua versatile personalità che forse è rimasto in ombra: quello legato alla sua attività giornalistica, invero assai protratta e fertilissima. Probabilmente a causa del pregiudizio per il quale scrivere sui giornali o interfacciarsi con i mass media, per l'approccio più semplice e divulgativo con cui le materie vengono affrontate, rientri in una sorta di dimessa 'arte minore' cui i docenti si dedicano a tempo perso: quasi un leggero diversivo rispetto alla più scrupolosa e severa stesura di testi rigorosamente scientifici. Per converso Giuseppe Dalla Torre, sin dalla giovinezza, mai ha disdegnato di applicarsi all'elaborazione di articoli giornalistici, in particolare per il quotidiano Avvenire: scendendo dalla cattedra universitaria e rivolgendosi con immediatezza al lettore della testata di ispirazione cattolica, per illustrare, con linearità logica e chiarezza concettuale, l'autentica sostanza dei problemi trattati in tutti i loro risvolti, specie giuridici, più controversi. Attraverso la lettura di questi articoli su argomenti quanto mai eterogenei - sintetici e quasi lapidari, come postulato dal genere letterario - emerge l'avvincente itinerario ultratrentennale della vivace militanza, nella compagine ecclesiale e nella società civile, di un giurista cattolico che non ha mai, anche nelle condizioni di più aspro scontro su differenti fronti, abdicato al suo munus - diremmo canonisticamente - genuinamente laicale di animazione cristiana delle realtà temporali, secondo il magistero più vivido del Vaticano II. Il volume, riproponendo molti di tali interventi e corredandoli di brevi analisi di suoi allievi, diretti e indiretti, auspica di dar conto di questo aspetto sinora poco indagato, e invece così pregnante, della sua opera.
È un'impresa tutt'altro che agevole descrivere e comprendere in tutta la sua portata la complessa figura di Simone Weil. Gli autori, che l'hanno conosciuta e frequentata, in questo libro ne raccontano la vicenda umana e intellettuale attingendo all'esperienza di un cammino condiviso, a una comune passione di ricerca, a momenti di intesa a volte profonda, a volte faticosa. Queste pagine ci restituiscono la figura di una donna che porta in sé le inquietudini del Novecento. Nessun libro mai ha saputo presentare una Simone così viva e così intensa, perché, come sosteneva Kierkegaard, "solo i libri di prima mano hanno la fragranza del pane appena sfornato".
"I promessi sposi. Dietro le quinte del grande romanzo" è una rilettura del capolavoro di Alessandro Manzoni al di là di schemi e interpretazioni cristallizzate dell'opera, nella prospettiva di cogliere il sugo della storia, episodio dopo episodio, alla ricerca di risposte su tante curiosità che sorgono al lettore e di quanto è nascosto dietro le quinte del palcoscenico. Tante sono le piste di ricerca e le domande che il saggio pone: se il manoscritto ritrovato fosse reale come Manzoni ha scritto all'amico Grossi in una lettera ora scomparsa? Quali sono le vere ragioni per cui il romanziere ambientò la storia proprio negli anni in cui vivevano due suoi parenti delinquenti: Bernardino Visconti (da parte di madre), meglio noto come l'Innominato, e Gian Giacomo Manzoni (da parte di padre), appaltatore di delitti, processato come untore nel 1630, al cui seguito erano molti bravi? Da quale prete contemporaneo ha tratto ispirazione Manzoni per don Abbondio? Come andò il processo alla monaca di Monza? E come finì il suo amante? Era lecito il matrimonio di sorpresa nel Seicento? Perché compaiono più osterie che chiese nel romanzo? A tante altre domande cerca di dare risposta Giovanni Fighera accompagnandoci alla scoperta dell'attualità e della modernità di un'opera che sa parlare al lettore di ogni tempo.
Chi l'avrebbe detto che uno scrittore pluripremiato, autore di oltre 50 romanzi e per anni direttore degli «Oscar» Mondadori, avesse un background salgariano? Eppure Ferruccio Parazzoli, come tanti altri ragazzi, ha veleggiato per gli oceani con il Corsaro Nero e combattuto nelle giungle con Janez e Sandokan. In queste pagine Parazzoli racconta il «suo» Salgari. Attraverso gli snodi della narrativa salgariana - la prateria, jungle e foreste, il mare, i deserti e i ghiacci - il lettore rivivrà un'epopea fatta non solo di ricordi, verificando le tracce che la letteratura di fantasia ha lasciato nell'immaginario collettivo. Prefazione di Vittorio Sarti.
«L'acuta analisi di Zagrebelsky non ha timore di confrontarsi con dilemmi e incertezze legate alla difficile arte del maestro» (Enzo Bianchi). «Mai più maestri!» si leggeva nel '68 sui muri di Parigi; un motto antiautoritario ed egualitario che riassumeva il sogno di una società più libera. E oggi, esistono ancora i maestri? Nella nostra democrazia, che appiattisce l'alto sul basso, sembra esserci posto solo per influencer, comunicatori e tutor che rassicurano e consolano, e non per guide dello spirito capaci di risvegliare le coscienze. Ma senza maestri si è condannati al pensiero unico e all'omologazione. Senza di loro chi susciterà l'inquietudine del dubbio, chi ci indicherà «l'altrimenti», chi smuoverà energie vitali e liberatorie verso il nuovo? Figure anacronistiche allora, ma necessarie ovunque rinascano una domanda di senso e una esigenza di ethos.