
Nei contesti pastorali non raro che un prete si trovi ad avere a che fare con situazioni interpersonali difficili e perfino difficilissime, tirato dentro dal proprio spirito di servizio evangelico, dalla propria generosità, qualche volta dalla propria imprudenza. La sua condizione affettiva di celibe rende singolari quelle interazioni e difficilmente riconducibili ad altre forme di relazione.
Tutto ciò apre spazi di grande fecondità, psicologica e spirituale, ma pure di possibile problematicità. Occorrerebbe evitare la deriva dell'ingenua deregulation, da un lato, come pure quella opposta, della distanza estrema e, ultimamente, del non coinvolgimento, dall’altro. Il testo, anche a partire dall’esame di situazioni concrete, propone riflessioni e strumenti per un coinvolgimento autenticamente cristiano. Stefano Guarinelli e sacerdote della diocesi di Milano da] 1993.
Psicologo e psicoterapeuta, è professore straordinario di Psicologia alla Facoltà Teologica dell'Iltalia Settentrionale presso la Sezione del Seminario Arcivescovile di Milano, di cui è direttore. Come professore invitato insegna, inoltre, presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, l’Università Pontificia Salesiana di Torino e la Escuela de Formadores di Salamanca (Spagna). Collabora, come vicario festivo, con la Comunità pastorale di Giussano (MB).
L'esperto di marketing di fama mondiale Philip Kotler ha sempre avuto un obiettivo a lungo termine che forse molti non sospettano, a meno che non conoscano bene la sua produzione. Si è sempre chiesto come poter utilizzare l'economia e il marketing per migliorare e promuovere il bene comune e in che modo i cittadini che hanno a cuore gli altri possano aiutare le persone a realizzare i loro sogni e a esprimere il loro potenziale. Essendo al tempo stesso uno studioso di formazione economica, uno specialista di marketing ma anche un attivista civico, ha voluto scrivere un libro che aiutasse proprio tutti gli attivisti civici a fare del mondo un posto migliore. Dopo aver riflettuto sulle criticità del capitalismo americano di oggi e discusso le migliori proposte per superarle, Kotler ha cominciato ad approfondire il concetto di bene comune analizzando il contributo di attivisti e riformatori che negli Stati Uniti si sono distinti anche in maniera eroica: Martin Luther King, Eleanor Roosevelt, Jane Addams, Gloria Steinem, Rachel Carson, Saul Alinsky, Ralph Nader, Al Gore, Robert Reich... In questo libro, attraverso il loro esempio, illustra ciò che ciascuno dei tre principali settori della società - le imprese, lo Stato e le organizzazioni non profit - può fare per favorire il bene comune e promuove strumenti di cambiamento sociale come il dialogo, l'istruzione, il marketing sociale, i social media, la legislazione e molte tattiche di protesta non violenta. Il nostro obiettivo, ci ricorda Kotler, deve essere quello di creare un mondo in cui le persone siano sane e sicure, tutelate finanziariamente, attive nella protezione dell'ambiente e capaci di dare un contributo alle loro comunità. Lo scopo ultimo è il benessere dell'umanità e la civiltà.
«La foto del matrimonio dei miei genitori è un colpo al cuore. Tutto ha avuto inizio quel giorno. 10 giugno 1964. Dovrei cominciare proprio da lì se avessi il coraggio di scrivere di me.» Per chi non la conosce personalmente, Lucrezia è un'attrice, una donna bellissima, la figlia della scandalosa Marina Ripa di Meana e del blasonato Alessandro Lante della Rovere. Nata nell'agio e sotto una buona stella. Una donna cui sembra che la vita abbia regalato tutto. Invece se si entra nelle pieghe della sua storia, si scopre un'infanzia difficile dominata da una madre "a piede libero" e un padre ingoiato dai suoi demoni: Lucrezia cresce spostata come una pedina da una casa all'altra e inizia a fare la modella, quasi per gioco. Le apre le porte del cinema il grande Mario Monicelli a soli 19 anni e poi prende vita una carriera dettata dall'istinto e dal coraggio. Una giostra professionale che scivola dal cinema, al teatro, alla televisione. Le nascono due gemelle quando ha appena vent'anni, mentre una madre iperbolica e irrinunciabile segue i suoi passi e la sua vita sentimentale è costellata da grandi amori, passioni, abbandoni e ripartite. Lucrezia ascolta sempre e solo il suo cuore, anche quando incontra Arturo, un bracco italiano che diventa il suo centro. Questo libro è un viaggio emozionante, pieno di ironia, segnato dai colpi di scena che offre il destino. Una storia intima e commovente che si legge tutta d'un fiato, perché la voce di Lucrezia Lante della Rovere è sincera, luminosa e piena di grazia. Desideri, sogni, interrogativi si susseguono fino alla fine. La grande avventura di una donna che ha vissuto in apnea, inseguendo il respiro, in cerca di quel senso che ci accomuna tutti.
Questo è un elogio della lentezza, intesa come elogio della lettura e della scrittura attenta. Se scrivere è indugio intorno al «fare», e leggere un restare in totale compagnia di se stessi, percorrendo un percorso individuale, il testo in quanto oggetto privilegiato deve di conseguenza assorbire ogni attenzione. E l'attenzione e l'indugio sono virtù da coltivare per i loro effetti positivi soprattutto in un'età come la nostra, l'età della velocità. E la velocità porta con sé, insieme ai notevoli agi, un'erosione culturale di cui ancora non siamo in grado di valutare le conseguenze.
Ragione e sentimento sono considerati spesso in contrapposizione, quasi l'una infastidisse l'altro, ma l'emozionalità è una dimensione fondamentale dell'esperienza umana, che non si aggiunge semplicemente alla dimensione cognitiva. Costruzioni complesse, le emozioni investono, dunque, la mente e il corpo, oltre ad essere parte dell'ambiente sociale e culturale che ci circonda. Guglielmo Bellelli ci guida nella psicologia delle emozioni a partire da alcune domande che tutti ci siamo posti: le emozioni sono naturali? A cosa servono? Possiamo controllarle oppure dimenticarle? Si può essere felici?
Che cosa intendiamo quando rivendichiamo le nostre «radici» culturali? Confondendo memoria privata e memoria collettiva, antropologia e nostalgia, storia e politica, ciò che vorremmo è che il nostro mondo rimanesse quello che abbiamo conosciuto. Nelle «radici» pensiamo di trovare l'autenticità e la purezza, ma le culture sono mutevoli e complesse, non sono musei di sopravvivenze imbalsamate. Una pacata ma stringente riflessione contro ogni uso distorto della tradizione e dell'identità.
Ostia fu prima un piccolo avamposto militare di Roma alla foce del Tevere (IV secolo a.C.), poi, fra la tarda Repubblica e l’età imperiale, una colonia e un porto fluviale che si sviluppò fino a raggiungere dimensioni ben più ampie, estendendosi sulle due sponde del fiume. Della città il libro illustra, sulla base delle fonti e della ricca documentazione archeologica ed epigrafica, la storia, le istituzioni, i commerci, l'importanza per l'approvvigionamento dell'Urbe, le produzioni, le associazioni di mestiere, l'architettura abitativa, i culti e le relazioni con gli scali di Claudio e di Traiano, dalle origini al declino nella tarda antichità. Vengono inoltre prese in considerazione la storia degli scavi e degli studi, la fortuna del sito nella cultura moderna e contemporanea e la gestione dell’attuale Parco archeologico.
"La Repubblica" è stata la postazione dalla quale ha osservato il mondo e lo ha raccontato a generazioni di italiani, ma Eugenio Scalfari è stato molto più di un giornalista. Filosofo, scrittore, politico, imprenditore. Il suo eclettismo è stato un caso unico nel panorama culturale del nostro Paese. Proprio per questo, per comprendere la portata della sua figura e della sua eredità intellettuale, è necessario prendere in considerazione le molteplici sfaccettature dello Scalfari personaggio pubblico. Questo saggio vuole restituire un profilo del fondatore della "Repubblica" secondo quattro filoni di indagine: le idee politiche, la produzione artistica, il pensiero filosofico e il rapporto con la religione.
In tutte le raffigurazioni è l'uomo dalla faccia dimezzata, da quando, nemmeno trentenne, un occhio e la radice del naso li aveva perduti per un colpo di lancia ricevuto durante una giostra. Nella storia del Rinascimento italiano, Federico da Montefeltro, duca di Urbino, è il più stimato e strapagato condottiero, circondato dalla fama di non aver perso (quasi) mai una battaglia. Intelligente, coltissimo, ottimo stratega, bravo statista, abile diplomatico, scaltro (ma sempre elegante) curatore dei propri interessi, assieme al suo grande amore, la giovanissima e affascinante seconda moglie Battista Sforza, Federico riuscì a trasformare la corte del Montefeltro in uno dei centri della cultura e della politica italiane: a lui si deve la facies urbanistica e architettonica di Urbino, è lui che riesce a coinvolgere nel suo progetto culturale artisti e architetti come Piero della Francesca o Francesco di Giorgio Martini. Ma come ogni vita avventurosa che si rispetti, anche quella di Federico fu costellata da intrighi e misteri mai del tutto risolti: come riuscì da figlio 'bastardo' a impadronirsi del potere? Che ruolo ebbe nella famosa 'congiura dei Pazzi'?
Chiara Volpato analizza i processi psicologici e sociali che, nelle società occidentali, sorreggono il potere maschile, si oppongono al cambiamento e limitano l'apporto delle donne alla creatività sociale. Esamina i meccanismi di costruzione della presunta superiorità maschile e quelli che perpetuano la subordinazione femminile nel lavoro, nella politica, nei mass media. Il libro è una edizione riccamente ampliata e aggiornata rispetto alla prima pubblicazione di quasi dieci anni fa. Il divario di genere in questi anni, a livello internazionale e nazionale, non è cambiato in modo sostanziale. I progressi sono lenti; persistono troppe discriminazioni e, soprattutto, persiste una cultura ancora per molti aspetti patriarcale. Abbiamo assistito al movimento Me Too, che ha cambiato il panorama delle relazioni tra uomini e donne in molti paesi. Subito dopo, però, l'epidemia di Covid-19 ha pesantemente penalizzato le donne, incidendo sui tassi lavorativi e sulle relazioni familiari. Ma proprio l'esperienza della pandemia ci suggerisce una riflessione: che sia arrivato il momento di capovolgere gli schemi culturali tradizionali e riconoscere che la capacità di cura - tratto stereotipicamente attribuito alle donne - valga più dei principali tratti stereotipici maschili (la forza e il potere)?
Cosa vuol dire uguaglianza di opportunità? Quando ne parliamo pensiamo di riferirci tutti alla stessa cosa, ma non è così. Questo libro cerca di chiarirne il significato, esaminando tre interpretazioni e mostrandoci implicazioni e conseguenze sulle persone: l'uguaglianza di opportunità di partecipazione al mercato, che vede nell'istruzione il mezzo principale per assicurarla; l'uguaglianza di opportunità come compensazione delle disuguaglianze dovute alle circostanze; l'uguaglianza di opportunità come uguaglianza di capacità. Elena Granaglia illustra le differenze tra queste concezioni, che hanno ricadute significativamente diverse sulle politiche sociali ed economiche da adottare, ed esprime la sua preferenza per la terza, quella elaborata da Amartya Sen e Martha Nussbaum.