
Paolo Grossi, presidente emerito della Corte costituzionale, è uno dei più insigni giuristi italiani. In questo breve libro, scritto con chiarezza e passione, si rivolge a tutti i lettori, ma in particolare ai più giovani e ai molti ragazzi incontrati nelle scuole italiane in occasione degli incontri organizzati per i 70 anni della Costituzione, entrata in vigore nel 1948. La riflessione si concentra sull’aspetto vivo e vitale della legge fondamentale del nostro Paese e sui grandi temi che hanno richiamato l’attenzione dei padri costituenti: l’educazione, l’economia, lo stato sociale, l’uguaglianza, l’antifascismo e i diritti dei migranti. In appendice al libro vengono riportati i principali articoli della Costituzione.
Ritorno al diritto significa recupero della ineludibile relazione che vincola il diritto alla società e alla storia. Fin dalla rivoluzione francese, infatti, siamo stati soggetti alla mitizzazion del legislatore: l'affidamento nelle sue mani del monopolio della creazione giuridica ha innaturalmente sacrificato il diritto, riducendolo a voce autoritaria del potere politico. È solo durante il Novecento, il secolo post-moderno, che ha inizio il processo di affrancamento dalla stretta soffocante di un principio di legalità quale espressione dell'imperante assolutismo giuridico e si afferma la libertà da quelle pesanti mitologie che in Italia e in tutta l'Europa continentale hanno plagiato la coscienza collettiva con la connivenza della maggior parte dei giuristi.
Ripensare criticamente i due pilastri fondamentali del moderno 'Stato di diritto': la separazione dei poteri e il principio di legalità. Paolo Grossi - uno dei più grandi giuristi italiani - ritiene assolutamente indispensabile una loro non marginale revisione. È necessaria una innovata visione di un ordine giuridico italiano che non si riduca e non si risolva soltanto in leggi dello Stato. Solo così si può attuare il pluralismo giuridico della nostra Costituzione: ritrovando la sua naturale complessità quale specchio fedele della realtà complessa della società.
Quando nel 1943, dopo due anni di occupazione tedesca, Vasilij Grossman entra al seguito dell'Armata Rossa nei territori liberati dell'Ucraina orientale, a colpirlo non sono tanto le lacrime e le grida straziate, quanto piuttosto «il silenzio della morte», il silenzio di un popolo massacrato con aritmetica ferocia. «Dov'è il popolo ebraico? ... Dov'è il milione di ebrei che tre anni fa viveva e lavorava su questa terra in pace e armonia con gli ucraini?». Ben prima di trovarsi dinanzi all'«inferno di Treblinka» e che i crimini nazisti siano svelati al mondo in tutta la loro efferatezza, Grossman non si accontenta di rispondere a questa domanda, ma scandaglia le cause di quello che già si delinea ai suoi occhi come «il crimine più grande che sia mai stato commesso nella storia».
Una piccola enciclopedia dedicata all'arcipelago delle dipendenze: da droghe legali e illegali, da gioco d'azzardo, da lavoro, da acquisto compulsivo, da sesso, da cibo, da Internet... L'arcipelago è complesso ed eterogeneo ma interessa ormai milioni di persone e le loro famiglie, mentre mancano ancora validi strumenti di divulgazione scientifica. Il volume, che comprende oltre 100 voci svolte da più di 50 specialisti dei diversi settori, si propone come uno strumento di conoscenza per tutti, oltre a costituire un'importante sintesi per gli operatori impegnati in ambito educativo, sociale e sanitario.
Tutti abbiamo storie da raccontare, storie con cui spiegare e dare un senso alla nostra vita. Ma perché questo succeda, raccontarle non basta. Ci vuole qualcuno che le ascolti, le comprenda... e ce le restituisca. Qualcuno che, se ci siamo persi, ci aiuti a ritrovarci. In venticinque anni come psicoanalista, Stephen Grosz ha ascoltato migliaia di storie, e da tutte ha imparato qualcosa sugli esseri umani, e su stesso. Con ognuno dei suoi pazienti ha trovato un lessico speciale, da cui poter trarre "lezioni" universali. In queste pagine ce le racconta, e lo fa con attenzione alla potenza delle parole semplici, lontano da ogni gergo specialistico. Nei brevi, intensi resoconti dei percorsi terapeutici, oltre a delineare un sottile autoritratto dell'analista, il cui "compito è quello di accompagnare sulle scena" che è fonte della sofferenza e "lasciare che quella faccia il suo lavoro", ci presenta un'umanità che si confronta con tutto ciò che la fa sentire viva e fragile: l'amicizia, l'amore, la genitorialità, il senso di colpa, la paura della morte. Seguendo il percorso dei suoi pazienti scopriamo che c'è un po' di noi in ognuno di loro. In Peter, che mente per nascondere un'infanzia dimenticata e violenta. In Lily, che ironizza su ciò che la fa soffrire e si sente assolta dalla risata del terapeuta. Nel professor R., che a 71 anni "tira fuori dalla scatola la sua omosessualità" e finalmente si sente "a casa".
Tutte le idee fondamentali di Bion – il linguaggio dell’effettività, la rêverie, il contenitore-contenuto, le trasformazioni, i pensieri senza pensatore, la griglia, il mutamento dei vertici, la visione binoculare, la barriera di contatto – sono messe a fuoco qui, per evidenziarne l’utilità teorica e clinica.
Filo conduttore, l’affermazione che avrebbe attraversato tutto il pensiero di Bion: “Quando si conduce un’analisi, occorre puntare un raggio di intensa oscurità, in modo che quanto appariva oscuro nel bagliore dell’illuminazione possa brillare nell’oscurità”.
L'autore
James S. Grotstein insegna Psichiatria presso la David Geffen School of Medicine dell’Università di Los Angeles.
Il modello kleiniano-bioniano costituisce un manuale di base, un volume introduttivo che si propone di spiegare i principi generali secondo i quali lo psicoanalista o lo psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico possono stabilire e mantenere al meglio il setting psicoanalitico, prestare ascolto alle libere associazioni del paziente e infine intervenire con delle interpretazioni, principalmente dalla prospettiva kleiniano-bioniana, che comprende i cosiddetti "postkleiniani" di Londra e i kleiniani e bioniani nel resto del mondo. L'autore segue quella tradizione, rispettando il contributo originale dell'opera di Melanie Klein e Wilfred Bion, ma "al tempo stesso e su un altro livello", per usare le parole dello stesso Grotstein, trasforma queste teorie in una originale sintesi personale. Nel primo volume, l'attenzione è focalizzata sulla tecnica e sulle idee a cui essa è improntata. In paragrafi come "Il ruolo onnicomprensivo della fantasia inconscia", "L'ubiquità delle relazioni oggettuali", "Rifugi psichici e organizzazioni patologiche", l'autore affronta gli aspetti teorici più rilevanti dal punto di vista dell'applicazione clinica. Il secondo volume illustra la tecnica kleiniano-bioniana con casi clinici.
Il modello kleiniano-bioniano costituisce un manuale di base, un volume introduttivo che si propone di spiegare i principi generali secondo i quali lo psicoanalista o lo psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico possono stabilire e mantenere al meglio il setting psicoanalitico, prestare ascolto alle libere associazioni del paziente e infine intervenire con delle interpretazioni, principalmente dalla prospettiva kleiniano-bioniana, che comprende i cosiddetti "postkleiniani" di Londra e i kleiniani e bioniani nel resto del mondo. L'autore segue quella tradizione, rispettando il contributo originale dell'opera di Melanie Klein e Wilfred Bion, ma "al tempo stesso e su un altro livello", per usare le parole dello stesso Grotstein, trasforma queste teorie in una originale sintesi personale. Mentre il primo volume prende in esame la teoria e la tecnica kleiniano-bioniane, il secondo le illustra con casi clinici. Presentando le sedute dei propri analizzando ma anche quelle di altri analisti, l'autore descrive le sue osservazioni private, le rêverie e i contro transfert, accanto alle riflessioni personali sui modi, i tempi e l'oggetto dell'interpretazione.
Grotstein è un pensatore metapsicologico e il suo pensiero sulla struttura e sul funzionamento della mente stimola continuamente nel lettore riflessioni di carattere clinico. Formatosi alla psicoanalisi attraverso il pensiero di autori significativi come Freud, Klein, Winnicott, Bion, Lacan, Matte Blanco, l'autore rivede continuamente molte di quelle idee, pur considerandole fondamentali nella storia della psicoanalisi, intrecciando orientamenti psicoanalitici così diversi tra loro quali la Psicologia dell'Io, la Psicologia del Sé, il neokleinismo e l'intersoggettivismo. L'unicità di questo libro consiste nell'essere un frammento completo di teoria metapsicologica. È un'inedita e talvolta personalissima rilettura della metapsicologia e il punto di partenza di un modo nuovo di teorizzare gli affetti e il loro legame con il pensiero.
Andando oltre la tendenza del pensiero psicoanalitico a concentrarsi sulla patologia, Grotstein scrive in termini metapsicologici delle capacità della mente umana, della sua ricchezza, complessità e creatività e del senso di meraviglia che essa provoca. Il volume può essere considerato come indicatore di una nuova tendenza del pensiero psicoanalitico: l'investigazione di aree dell'esperienza umana quali il piacere, la gioia, la pienezza o ciò che l'Autore chiama l'esperienza numinosa e spirituale o l'esperienza di trasformarsi in O (concetto di Bion, già erede della cosa-in-sé kantiana e del Reale lacaniano) dove si diventa capaci di riconoscere che l'inconscio è «un secondo Sé, mistico, preternaturale, numinoso» e dove divenire «uno» con O significa «divenire uno con la nostra vitalità».
James S. Grotstein, professore di psichiatria alla ucla School of Medicine, analista, didatta e supervisore del Los Angeles Psychoanalytic Institute e del Psychoanalytic Center of California, già vice-presidente dell'International Psychoanalytical Association.
Il futuro entra in noi prima che accada (R. M. Rilke). Il futuro digitale è entrato già in noi, e sta per accadere. I governi autoritari sembrano trovare nei controlli informatici nuovi strumenti di oppressione, mentre le democrazie sono in difficoltà per il potere di grandi monopoli. Come progettare la formazione, curare le capacità di attenzione, concentrazione, giudizio critico? Abbiamo bisogno di un umanesimo digitale, capace di farci vivere connessi, ma anche in relazione. Questo libro apre uno sguardo sul presente e sui futuri, al plurale, della nostra vita sociale e personale.
«Viviamo in un mondo saturo di parole, di immagini, di informazioni». Ma come poter comprendere questa realtà? Quali strumenti possiamo utilizzare per interpretarla? Come possiamo prenderci cura di noi stessi e degli altri in un contesto che ha cambiato così radicalmente le relazioni e la comunicazione umana? Sono alcune delle domande che attraversano le pagine del libro. Le modalità di comunicazione nel mondo contemporaneo ci costringono a ripensare alla radice problemi e categorie interpretative della società umana. Lo sviluppo delle tecnologie e la rivoluzione digitale hanno posto nuove e più complesse sfide. Lo spazio della rete (internet) è diventato un "settimo continente", un ulteriore luogo di relazione. Ciò che viene qui offerto è un viaggio nel mondo della comunicazione contemporanea, uno sguardo sulla realtà ispirato al motto di don Milani: I care.