
La metodologia dei potenziali evento-correlati si sta rivelando un ottimo strumento per evidenziare i meccanismi di analisi del linguaggio e chiarirne i rapporti con il cervello. In un testo didatticamente efficace, le applicazioni di questa metodica allo studio delle violazioni sintattiche e semantiche e una valutazione critica dell'ipotesi della modularità dell'architettura mentale.
Suggerimenti e riflessioni teooriche e di metodo per la ricerca demo-antropologica italiana.
Il concetto di secolarizzazione si declina lungo due linee cui fanno capo rispettivamente Hans Blumenberg e Carl Schmitt: discontinuità fra l'inizio della modernità e i suoi presupposti premoderni di tipo sacrale, e continuità come trasposizione del modello teologico nel politico. In riferimento a tali opposte concezioni si articola il dibattito novecentesco, scandito in questo volume da alcune figure e punti salienti quale sfondo di un preciso percorso teoretico, ed ermeneutico. Ad esempio, della continuità sono grandi interpreti Ernst-Wolfgang Böckenförde e Robert Spaemann, che cercano di risalire ai presupposti storici della modernità, l'uno con il famoso teorema per il quale lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non può garantire da sé, l'altro sviluppando i concetti di postmodernità, conflittualità, decisione. Contraria la posizione di Blumenberg, che conferisce piena autonomia e legittimità all'epoca moderna e al concetto di ragione in antitesi con la concezione cristiana, ed è qui osservata nel confronto e nel dibattito con la teologia, con Pannenberg, Gogarten, e anche Heidegger. Originale il pensiero di Gadamer, che nel concetto di "tradizione" offre un sostegno alla visione della continuità storica, anche se di essa manca, hegelianamente, una autocoscienza assoluta, capace di vederne insieme inizio e compimento. In ultimo, si cercano nella categoria schmittiana di "teologia politica" gli elementi per una ermeneutica della secolarizzazione.
Una manciata di minuscole sculture giapponesi ha ispirato a Edmund de Waal "Un'eredità di avorio e ambra". E una manciata di candidi detriti raccolta sul monte Kao-Ling, in Cina, spinge l'autore a esclamare "Questo è il mio inizio". L'inizio di un viaggio sulle tracce dell'"oro bianco", per raccontare la storia della porcellana. Qui lo seguiamo da Jingdezhen a Venezia, a Versailles, a Dublino, a Dresda, fino alle colline della Cornovaglia e ai monti Appalachi del South Carolina, mentre racconta la storia di una vera e propria ossessione per "il bianco perfetto". Lungo la strada incontra i testimoni della creazione della porcellana: tutti quelli che da quel bianco sono stati ispirati, arricchiti o afflitti; e dei tanti che hanno avuto la vita, il corpo e la mente spezzati dall'affanno della ricerca. L'autore percorre un millennio per arrivare ad alcuni dei momenti più tragici della storia contemporanea. Eroi o vittime dell'invenzione e della produzione del prezioso materiale, i personaggi più disparati: dagli imperatori cinesi ai loro schiavi; dall'elettore di Sassonia e re di Polonia Augusto II al piccolo alchimista da lui imprigionato perché produca quel materiale "semitraslucido e latteo, come i petali di un narciso"; dal farmacista quacchero che esplora le colline della Cornovaglia distratto solo dalla morte della giovane moglie; a Lenin e al suo intervento al Congresso dei lavoratori del vetro e della porcellana.
Frans de Waal, etologo e primatologo di fama internazionale, ha scelto qui di approfondire il tema straordinariamente affascinante della vita emotiva degli animali. Il libro inizia con la morte di Mama, la scimpanzé legata da una profonda amicizia al biologo Jan van Hoof. Quando Mama era in punto di morte, van Hoof ha deciso di congedarsi da lei con un ultimo abbraccio, a cui Mama ha risposto con un sorriso. Questa e altre vicende simili formano il nucleo della tesi dell’autore: gli esseri umani non sono l’unica specie capace di esprimere amore, odio, paura, vergogna, disgusto ed empatia.
De Waal sottolinea la continuità esistente tra noi e le altre specie, proponendo un’interpretazione radicale per cui le emozioni sarebbero come i nostri organi: gli esseri umani non hanno nessun organo in più rispetto agli altri animali, e lo stesso vale per le emozioni. L’invito è ad aprire il cuore e la mente, a notare le moltissime connessioni esistenti tra la nostra e le altre specie e a cambiare il modo di vedere il mondo che abbiamo intorno.
In "Diversi" il primatologo di fama mondiale Frans de Waal trae spunto da anni di osservazioni sul comportamento degli esseri umani e degli altri animali per dimostrare che, nonostante esista un collegamento tra genere e sesso biologico, la biologia non avalla automaticamente i tradizionali ruoli di genere presenti nelle società umane. Avvalorando le sue tesi con riferimenti agli scimpanzé e ai bonobo, de Waal mette in dubbio le convinzioni ampiamente diffuse su mascolinità e femminilità e le opinioni comuni su autorità, leadership, legami filiali e comportamenti sessuali. Nelle comunità di scimpanzé il maschio è dominante e violento, mentre tra i bonobo è la femmina a prevalere e la società è relativamente pacifica. Nelle due specie il potere non è limitato a un genere ed entrambi i sessi mostrano vere capacità di leadership. Con umorismo, chiarezza e sensibilità, il libro amplia la discussione sulle dinamiche di genere nelle società umane, promuovendo un modello inclusivo capace di abbracciare le differenze, invece di cercare di negarle.
«Abbiamo cominciato molto in piccolo, più in piccolo di così è praticamente impossibile.» Erano in due, due ragazze sedute a un tavolo in cucina: da lì è cominciata la protesta di Anuna e Kyra. Si sono dette: ora basta, è arrivato il momento di condividere, manifestare, insorgere contro il riscaldamento globale!
A Bruxelles, il 10 gennaio 2019, gli studenti hanno organizzato una prima protesta contro le attuali politiche ambientali, ed erano in 3000. La settimana successiva, il loro numero era salito a 12.500, e poi a 35.000.
Anuna e Kyra sono rapidamente diventate il volto di una generazione che non ha voglia di accontentarsi delle rassicurazioni dei politici, non accetta la condiscendenza con cui viene accolta la preoccupazione per lo stato di salute del pianeta.
In questo libro le due attiviste si rivolgono a chi decide le strategie sul clima, a chi indirizza l’opinione pubblica, a genitori, nonni, coetanei. A tutti. Non basta dire che è nei piccoli gesti che si rispetta l’ambiente. Ci vogliono azioni decise, coordinate: il clima deve diventare la priorità.
La loro voce è ingenua, ma proprio in questo sta la sua forza. Nel dire, in modo semplice e diretto, che i giovani hanno diritto a un futuro, e che questo futuro è ormai compromesso dal cambiamento climatico. E non c’è più molto tempo per correre ai ripari.
Una storia di amore e odio: è il romanzo della vita di Giuliano l'Apostata, l'imperatore romano che, nel IV sec. d.C., cercò di reprimere l'astro nascente del Cristianesimo e quasi vi riuscì. Louis de Wohl - narratore di "vite eccellenti" - illumina i lati più intensi del personaggio accompagnando il lettore in un'avventura unica, tra episodi storici e colpi di scena, lungo tutto l'arco della sua vita. Dall'educazione in un monastero all'ascesa al trono, fino al cuore della sua vicenda, quando Giuliano vide l'"ave Cesare" dei suoi soldati come l'opportunità di sconfiggere il Cristianesimo e rafforzare il suo potere, il talento narrativo di de Wohl non si limita all'imperatore: ci restituisce anche l'uomo Giuliano, con il suo amore per la cugina Elena, insieme tenero e tragico, forza essenziale della sua vita e del libro.
Tre donne sono le protagoniste di questo libro, Virginia Galilei, Paolina Leopardi e Vittoria Manzoni che la storia ricorda per via degli stretti legami di parentela con uomini illustri. La prospettiva viene qui ribaltata: tutta l'attenzione si concentra su di loro mentre Galileo Galilei, Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni vivono in queste pagine come figure in trasparenza. Con il passo avvincente del racconto e una scrittura di grande limpidezza evocativa, Francesca Romana de' Angelis ricompone la loro vicenda umana. Lo studio attento e appassionato dei documenti - lettere, diari, scrittura della memoria - diventa con naturalezza un narrare in prima persona, una penna prestata a restituire la delicatezza e l'intensità della loro voce. Diverse per temperamento, opportunità, destino e ambiente, tutte rivelano sensibilità, capacità di giudizio e una straordinaria ricchezza di mente e di cuore e ciascuna, nella comune difficoltà o impossibilità di scegliere in quanto donna, a suo modo tenta di uscire dal buio in cui l'avvolge l'ordine sociale e familiare inventando qualche spazio di libertà, mentre i piccoli eventi quotidiani che scandiscono le loro sacrificate esistenze si intrecciano ai grandi eventi della storia, decisa e vissuta dagli uomini. Ad introdurre queste tre luminose figure una donna che appartiene non alla vita ma alla letteratura. Nella poetica invenzione di Penelope, che decide di cambiare il suo destino e rivendica il diritto di raccontarsi dopo essere stata tanto raccontata, si rivela il senso di questi ritratti di donne e insieme «si verifica il miracolo di avvincere il lettore fino alla conclusione del libro» (Nicola Longo).