
Il libro fornisce un ulteriore e significativo contributo all'ampio dibattito su uno dei temi di maggiore urgenza nell'odierno orizzonte culturale, politico e religioso: il ruolo, nella societa' moderna, dei mezzi di comunicazione sociale. Il riconoscimento del sempre maggiore potere e della sempre piu' capillare pervasivita' dei mezzi di comunicazione di massa, ma anche le preoccupazioni che quel riconoscimento medesimo desta negli operatori dei mass media ed anche in chi di questi strumenti e' semplice spettatore, sembrano rendere ogni giorno piu' indilazionabile la domanda se non sia in qualche modo necessario determinare un orientamento di tipo etico e morale che disciplini i sempre piu' complessi ed articolati processi comunicativi. Il presente volume cerca di trovare risposta a questa domanda percorrendo un doppio binario: quello rappresentato dalla riflessione che la Chiesa ha storicamente svolto sull'argomento e quello rappresentato da coloro che in questo settore sono impegnati in prima persona.
“Un approccio innovativo aiuta i ragazzi a comprendere le cause di un malessere che misteriosamente compare e che pensano di controllare attraverso l’uso di sostanze.
Alterando il loro sentire, per non vivere il dolore derivante da rapporti umani deludenti, ricercano il benessere in paradisi effimeri a volte mortali.
Analizzare la causa di questo malessere, indicare la strada per curarlo e per recuperare la capacità di affrontare i rapporti umani con affettività e fantasia, sono i nostri intenti.
Il lavoro: condanna biblica o strumento di realizzazione personale? Partendo dal famoso aneddoto della fabbrica di spilli di Adam Smith, e attraverso le parole di alcuni grandi pensatori del Novecento e non solo, gli autori si interrogano sull'evoluzione del rapporto tra il sistema di produzione capitalistico e il più importante dei fattori produttivi, l'uomo. Negli ultimi due secoli il progresso tecnologico e la crescente globalizzazione dei mercati hanno infatti provocato enormi aumenti di efficienza produttiva, molto superiori all'incremento demografico. Questi ultimi tuttavia non sempre hanno determinato un aumento del benessere degli individui. La "mano invisibile" del mercato tende, paradossalmente, a trasformare lo sviluppo tecnologico in incrementi nell'offerta da una parte, e in disoccupazione dall'altra, piuttosto che in tempo libero e qualità della vita dei lavoratori. A livello macroeconomico, questo si traduce nella rincorsa sfrenata al Pil e al profitto, a discapito della sostenibilità sociale, ambientale e perfino economica del sistema: la sovrapproduzione richiede infatti un sostegno alla domanda che passa attraverso l'indebitamento e la finanziarizzazione dell'economia, preludio delle sempre più gravi crisi che hanno sconvolto l'economia globale negli ultimi anni. La soluzione, secondo gli autori, passa attraverso un sistema economico più etico e sobrio
Il testo affronta e approfondisce il delicato problema della presenza in carcere dei bambini che vivono con la madre detenuta. In particolare si evidenzia la problematicità del legame madre-bambino in carcere sottolineando le possibili ripercussioni dell'ambiente coercitivo carcerario su entrambi i soggetti. L'autrice suggerisce di evitare che bambini così piccoli trascorrano la loro prima infanzia in un ambiente degradato e inadeguato inserendoli in centri di accoglienza specializzati esterni che consentano alle madri di poter crescere i propri figli in un clima più sereno e familiare.
Maurizio Costanzo colleziona tartarughe. Di più: le ama, le ammira. Al punto di sperare di essere diventato come loro: "Continuo a provare invidia per la loro capacità di ritrarsi e mettersi nel guscio, in sicurezza. La tartaruga corre dei rischi solo se si ribalta o viene ribaltata. L'uomo corre dei rischi da quando nasce". La tartaruga piace a Costanzo perché va per i fatti suoi.
Non ha alcun rapporto con l'uomo, la sua capacità retrattile è portentosa: il suo guscio la protegge dal mondo. Nasce grinzosa, quindi non deve neanche preoccuparsi di ritocchi estetici, tanto è uguale da giovane come da anziana. Vive a lungo, testarda e forte, obbligata dalla natura a cavarsela da sola. Essere tartaruga, vivere da tartaruga, ha aiutato il più famoso anchorman italiano a resistere cinquant'anni nella giungla del giornalismo, sempre stabile e sornione sul suo trono a forma di sgabello. Non solo: guardare il mondo con gli occhi delle tartarughe gli ha permesso di scrivere questo manuale di sopravvivenza. Un vademecum, reso vivo dall'esperienza, su come reggere agli assalti del tempo e dei sentimenti. D'altra parte, lo insegna Zenone, nemmeno Achille piè veloce per quanto si affanni riesce mai a raggiungerla, la tartaruga.
"Non è vero che gli anni sono tutti uguali. Nella mia vita i Novanta sono stati speciali, anni di tritolo e di rose. Di assurdi boati e di bellissimi fuochi d'artificio." Così Costanzo racconta e celebra un decennio che, rispetto ai precedenti, sembrava il più incolore: se gli anni Sessanta sono stati gli anni del boom, i Settanta gli anni di piombo, gli Ottanta gli anni dell'edonismo, i Novanta sono sempre stati difficili da etichettare, da definire in una parola. Costanzo ne usa due, per i "suoi" anni Novanta. Il tritolo dell'autobomba che doveva ucciderlo, e le rose della storia d'amore con Maria De Filippi. Un amore di cui per la prima volta scrive con sincerità e candore, lui sempre così restio, anche nei suoi libri, a parlare della vita privata. Se quel 14 maggio 1993 l'attentato di Cosa Nostra fosse andato a segno, "la mia vita sarebbe saltata in aria e io non avrei potuto sposare la donna che amavo: Maria". Intendiamoci, Costanzo non si scioglie mai, il suo racconto è asciutto e ironico com'è nel suo stile. Ma proprio per questo è divertente, quando rivela i dettagli del loro primo incontro a Venezia (freddino) o il motivo per cui, grazie alle imperscrutabili trame del destino, lei accetta di spostarsi da Pavia a Roma e di lavorare in tv invece che nelle aule di tribunale Accanto a quello privato, spicca in questo libro anche il Costanzo protagonista e testimone privilegiato della vita pubblica degli anni Novanta, dai Muri che crollano a Berlino fino ai grattacieli che si sciolgono colpiti da voli dirottati nel cuore di New York, e in mezzo tutta una società che cambia. C'è la discesa in campo di Berlusconi, le stragi di mafia, Tangentopoli, e cose più lievi ma non meno rivoluzionarie come l'addio ai gettoni in favore del telefonino, la tv e suoi tormentoni, la globalizzazione, i blog, la rete, le prime serie televisive, la pecora Dolly, l'Aids, il Telesogno e le personalità come Carmelo Bene, Francesco Totti, Enzo Tortora, Federico Fellini e Fiorello, la musica di Franco Bracardi e Demo Morselli, le risate di Enzo Iacchetti e di Ricky Memphis, le denunce di Falcone e Borsellino, l'estro polemico di Vittorio Sgarbi, e tanti altri momenti del nostro costume e della nostra storia raccontati da chi per mezzo secolo ogni sera ha fatto alzare il sipario sull'Italia.
Il rispetto che Maurizio Costanzo ha sempre avuto per il pubblico, insieme alla sua mente per natura libera da censure, all'autonomia di cui comunque ha goduto da parte degli editori, oltre al suo innato talento di comunicatore, gli hanno permesso di fare televisione, o meglio "la" televisione, per oltre quarant'anni, mettendo in scena giorno dopo giorno l'Italia dell'epoca. A distanza di anni, dopo che il tempo ha comunque permesso di rileggere avvenimenti e personaggi, Costanzo torna a parlare di televisione e lo fa ancora una volta a modo suo: non lesinando aneddoti, ricordi personali, acute riflessioni. E il racconto fluisce ammiccante e sornione, partendo proprio da "Bontà Loro" - primo esperimento di quello che verrà poi chiamato talk show su su fino al "Maurizio Costanzo Show", il cui straordinario e longevo successo ha fatto del suo autore una sorta di "memoria storica" della televisione italiana.
Conosco la paura. Ricordo ancora il boato della bomba che avrebbe dovuto uccidere me e mia moglie. La stessa paura che viviamo tutti da quando l'Occidente è diventato bersaglio del fanatismo integralista dell'Isis. Ma cos'è questo Isis? Chi sono e perché c'è gente che uccide e si fa esplodere in nome di Allah? Provo a dare qualche risposta, questa volta senza pubblicità. Con la convinzione che solo la conoscenza può portare nuovamente alla calma.
Senza un'informazione libera e pluralista, può darsi una società democratica aperta al dialogo e al confronto? Per voci, tutte le questioni giuridiche legate all'informazione e al sistema dei media, dalla stampa a internet alla televisione, alla luce anche delle recenti riforme e delle innovazioni connesse al digitale. Pasquale Costanzo insegna Diritto costituzionale e Diritto dell'internet nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Genova.
Che cos'è un incontro formativo? Come lo si fa? E come lo si conduce? Ma soprattutto, come sappiamo se è andato bene? Le risposte in questo libro con lo studio e la pratica di Gigi Cotichella, formatore poliedrico e interattivo che lavora con aziende, comunità, scuole, parrocchie, enti no profit, genitori. Un manuale e un percorso per riflettere sul "fare formazione", dove si possono trovare anche 93 tecniche per iniziare a lavorare subito. Per scoprire come creare, condurre e valutare un incontro formativo. Anche online. Per arrivare al perfetto incontro formativo, sapendo che è sempre imperfetto, non solo perché si può migliorare, ma soprattutto perché l'imperfetto ci ricorda che il presente è figlio di qualcosa che andava fatto prima. Come leggere questo libro.
Caterina Bellandi, ovvero zia Caterina, è la famosa tassista di Firenze conosciuta in Italia e nel mondo per la sua opera di assistenza ai bambini malati di tumore che lei accompagna con allegria e leggerezza nel proprio taxi colorato e pieno di peluche all'ospedale Meyer di Firenze. Salita sul magico taxi, l'autrice ha avuto modo di vedere zia Caterina all'opera in mezzo ai bambini, che lei chiama Supereroi, seguiti, coccolati e anche disegnati sulla carrozzeria. Zia Caterina racconta la sua storia partendo dall'inizio della sua avventura, quando Stefano, il suo grande amore scomparso troppo presto, le lasciò in eredità il proprio strumento di lavoro: il Taxi Milano25. Tra gli episodi salienti l'incontro con Padre Bernardo di San Miniato al Monte di Firenze, il Clown dottore Patch Adams che l'ha voluta con sé in Russia e il viaggio da poco concluso in Thailandia, dove ha conosciuto la vita e i problemi della realtà infantile del mondo asiatico. Con la Prefazione di Simone Cristicchi.
Questo saggio parte da un luogo comune. Quello per cui i romanzi di Umberto Eco sarebbero costruiti su complesse alchimie intellettuali, su di un uso freddo della narrativa, inevitabile per un semiologo abituato ad analizzare i libri altrui secondo parametri e schemi teorici codificati. Roberto Cotroneo dimostra che tutto questo è falso e svela che il rapporto tra autore e romanzo è molto più stretto di quanto si pensi. Solo che è sapientemente celato, nascosto da un sistema di rimandi che fa di Eco un narratore fortemente diffidente, come se avesse una sorta di pudore narrativo.

