
Come ogni libro che desideri introdurre concetti nuovi ai più, anche questo inizierà con un tentativo di definire il suo oggetto principale. Il primo obiettivo è rispondere alla domanda di chi prende in mano e vuole capire cosa siano i "momenti di eternità". Come spesso accade traducendo un termine straniero in italiano, si sceglie di usare delle perifrasi al posto di una traduzione letterale, perché è il significato, la semantica dietro il sostantivo, che deve essere trasferita da una cultura all'altra. Ecco che l'espressione "momenti di eternità- è una traduzione libera ma efficace del termine anglosassone awe, spesso tradotto con l'espressione "profonda meraviglia- o, più recentemente, come "sublime psicologico-. Sebbene sia il sublime sia la profonda meraviglia siano stati oggetto di indagine della filosofia e di discipline affini per secoli, il loro ingresso nel mondo della psicologia è abbastanza recente ed è sintetizzabile in un solo termine: awe. Awe è un'emozione complessa che scandisce momenti di profonda transizione della nostra vita e ci mette in contatto con qualcosa di molto più grande di noi: con l'eternità. Il volume porta con sé una prospettiva sul futuro di tale emozione, le nuove frontiere per progettarla - tramite la formulazione di specifiche linee guida orientate dalla ricerca scientifica - in contesti educativi, formativi, aziendali. Perché tutti abbiamo bisogno di "pillole" di eternità e questo libro insegna dove trovarle e come crearle.
Da qualche decennio è in corso un processo all'apparenza irreversibile: la trasformazione del nostro paese in una repubblica giudiziaria, dove giustizia e politica si intrecciano, si confondono, si equivalgono. Il giusto processo somiglia sempre più a una santa inquisizione in un sistema dai tempi pachidermici che lascia la vittima senza risposte e il colpevole impunito. Annalisa Chirico descrive le origini di tali storture mettendone a fuoco i pericoli e le ricadute sulla libertà dei cittadini e sulla competitività del paese. Al grido di «resistenza costituzionale», certe frange giudiziarie hanno condotto mille crociate in barba al principio della separazione dei poteri. Oggi impazza il «populismo penale», cavallo di battaglia di quanti, nell'agone politico, alimentano la falsa credenza del giudiziario come lavacro per la società intera. Il magistrato assume di volta in volta il ruolo dell'imprenditore, del sindacalista, dello scienziato, addirittura del legislatore, in una «giudicatura» che infligge il colpo di grazia al primato della politica.
Il presente volume è frutto di un dialogo intenso e appassionato con donne e uomini bulgari di cultura romanì, protagonisti di una migrazione silenziosa, fortemente mimetizzata e sinora sconosciuta, i quali affrontano con coraggio e creatività le sfide e le difficoltà della vita in tempo di crisi. Punto focale dell'indagine non è il fenomeno, quanto le persone, con particolare attenzione alle loro storie e al loro vissuto, alle emozioni e alla loro voglia di farcela a tutti i costi. Dopo aver raccolto le storie raccontate dai rom bulgari nella Capitale, Maria Rosaria Chirico ha rivolto la sua attenzione alla terra di Calabria, seguendo i cicli della natura, a partire dalle campagne in cui crescono le fragole profumate, per arrivare nei punti caldi della Piana di Gioia Tauro, teatro delle drammatiche rivolte dei braccianti africani, facendo tappa in luoghi aspri, ricchi di un passato di culture, di mescolanze e di contaminazioni. Territori che sono stati meta e rifugio tranquillo per tanti pellegrini, filosofi e asceti basiliani, i quali, nel corso dei secoli si sono messi in cammino. Ascoltando le loro voci, l'autrice ha avuto modo di penetrare nelle pieghe più profonde delle loro storie di vita, portando alla luce esperienze e mondi interiori inaspettati. Si tratta quindi di un vero e proprio reportage nell'universo romanì, documentato anche fotograficamente, nel quale si affrontano temi quali la cittadinanza, lo sfruttamento lavorativo, la solitudine, l'amicizia, la religiosità...
Attraverso quali percorsi agisce la persuasione? Quali processi psicologici sono implicati? La pubblicità subliminale è davvero efficace? È possibile convincere le persone a fare ciò che non vogliono senza che ne siano consapevoli? Quali sono i fattori che influenzano l'effetto degli stimoli subliminali? Nel rispondere a queste domande il testo presenta in modo chiaro e sintetico teorie e modelli della persuasione legati al linguaggio pubblicitario, approfondendo in particolare il controverso tema della persuasione e della pubblicità subliminale.
Dopo "Laici e cattolici", che indagava il rapporto tra i cattolici e la sinistra italiana, le riflessioni di un cattolico militante sulle grandi questioni che agitano il nostro tempo. Il confronto tra il pensiero di Benedetto XVI e le altre religioni monoteiste sulla persona e i suoi valori, sui diritti individuali e collettivi, sul rapporto tra politica e religione e sui valori che le separano e che esse condividono.
Gli eventi degli ultimi anni hanno messo all'ordine del giorno la necessità di realizzare nella società globale un fertile incontro tra politica e religioni. Prendendo le mosse dalla straordinaria novità dell'elezione di papa Francesco, le riflessioni di Vannino Chiti tracciano un quadro degli sconvolgimenti in corso nel mondo islamico, individuano gli scenari con cui le sinistre europee sono chiamate a misurarsi e costituiscono un energico richiamo al valore del dialogo per costruire società improntate ai valori della democrazia, della civiltà e della solidarietà. Nella tutela della dignità della persona e dei diritti dei popoli, le religioni possono svolgere un ruolo prezioso e realizzare, attraverso la politica della collaborazione tra credenti e non credenti, il bene comune.
"Esprimo un disagio - scrive Vannino Chiti - che credo non sia soltanto mio: nella politica italiana, da troppo tempo, c'è un di più di conflittualità, a volte di vera e propria contrapposizione, tra gli schieramenti, e al tempo stesso di scontri prevalentemente personalistici all'interno di essi". Si tende a ricondurre questo stato di cose alla caduta delle appartenenze, alla modernità della politica. È una spiegazione che non convince, specie se si guarda ad altre democrazie dell'Occidente (basti pensare agli Stati Uniti), nelle quali il confronto, anche duro, si lega in modo esplicito a proposte programmatiche e a sistemi di valori alternativi. Una simile, schietta, aperta battaglia delle idee non sembra oggi prevalere, nella politica italiana, che elude, più che affrontare, le questioni essenziali. È la debolezza delle proposte, la non chiarezza e coerenza dei comportamenti, a produrre quell'eccesso di conflittualità che allontana le persone dalla politica, rendendo sempre più esile la partecipazione alla vita delle istituzioni democratiche. È da qui che è necessario ripartire per una nuova, forte proposta del riformismo italiano.
«Un contributo che dai credenti può venire alla sinistra è quello della radicalità. L'urgenza delle sfide che sono di fronte a noi esige proposte forti, non scolorite». Nel panorama politico del Novecento il Partito comunista italiano ha rappresentato una delle espressioni più originali del movimento comunista internazionale e della famiglia socialista europea. Alla radice di questa originalità c'è anche l'attenzione alla religione, presente già nell'opera di Gramsci. Gramsci, Togliatti e Berlinguer non erano credenti: incontrarono il cattolicesimo, che da noi ha carattere anche di popolo, approfondendo l'analisi della società italiana e le vie per il suo cambiamento. Da questo è derivata la condivisione di un impegno su questioni come il disarmo e la pace, ma anche un dialogo che ha approfondito l'interpretazione del marxismo, una sua rilettura in rapporto alle fedi religiose e soprattutto la scelta di un pluralismo di culture, a fondamento della laicità del partito. «Le radici si selezionano, non si recidono, altrimenti, come una pianta, la sinistra rinsecchisce e muore» scrive Chiti. E proprio perciò nasce questo libro: per condividere la storia del Pci, ma soprattutto per ritrovare nella radicalità - che non è radicalismo, né estremismo - quella tensione etica che è fondamento di ogni progetto di rinnovamento sociale e democratico.
Con quest’opera autobiografica, il celebre studioso di UFO Antonio Chiumiento ripercorre la sua pluridecennale carriera di ufologo e di insegnante.
Oltre a testimoniare la sua profonda dedizione all’insegnamento, al quale si è dedicato con passione raccogliendo l’apprezzamento di tantissimi suoi studenti, l’Autore ricorda anche alcuni episodi dolorosi e controversi che lo hanno visto protoganista suo malgrado.
Il libro contiene inoltre 120 indagini su altrettanti casi di avvistamenti e sulla fenomenologia cosiddetta “limite”, condotte in prima persona da Chiumiento o dai suoi collaboratori nel corso del tempo.
Antonio Chiumiento, docente di Matematica Applicata e di Economia Aziendale, è l’ufologo investigatore che ha indagato su oltre 1600 episodi inerenti al fenomeno UFO e a quello di strane creature, adottando sempre un’opportuna e rigorosa metodologia d’inchiesta. Possiede un enorme archivio, costituito quasi interamente da vicende inedite. Il suo interesse verso la tematica in argomento risale al 1977, per pura curiosità scientifica: egli, infatti, non ha mai visto alcunché di anomalo. Negli anni Ottanta è stato vicepresidente del Centro Ufologico Nazionale (C.U.N.) e il primo presidente del Centro Italiano Studi Ufologici (C.I.S.U.). Da anni è un ufologo indagatore e divulgatore del tutto indipendente, coadiuvato da un’équipe di validi collaboratori.
Grazie all'edizione critica e ai tanti studi sulla raccolta, gli ultimi decenni hanno registrato una profonda e spesso radicale riconsiderazione di Myricae e del profilo complessivo di Giovanni Pascoli. Carla Chiummo fa il punto su questa rilettura e capovolge il luogo comune del vecchio, e pur a suo tempo meritorio, giudizio critico che definiva Pascoli protagonista di una 'rivoluzione inconsapevole', ricostruendo le ragioni poetiche, tematiche e stilistiche per cui sarebbe molto più opportuno parlare invece di una 'rivoluzione consapevole'. Il volume prende in esame la lunga composizione, dal 1886 al 1911, dell'opera, la sua struttura, i temi e i personaggi, la lingua e lo stile, e guida lo studente a una lettura aggiornata della più nota raccolta poetica di Giovanni Pascoli.
Per un quarto di secolo (1929-1953) Iosif Stalin è stato il padrone assoluto dell'Unione Sovietica. Dall'ufficio al Cremlino, o dalle dacie fuori Mosca dove spesso risiedeva, il dittatore gestiva con pugno di ferro ogni aspetto della vita sociale, sulla base di un'interpretazione estremistica e ultrasemplificata del marxismo. Ossessionato dall'idea di "nemici interni" pronti a tradirlo, Stalin instaurò un regime di terrore che non permise mai a nessuno dei suoi sudditi di sentirsi al sicuro. Si calcola che ben 60 milioni di persone incolpevoli abbiano subito i tragici effetti della discriminazione e repressione, fino alla pena capitale. Eppure, oggi in Russia sembra rifiorire il mito di Stalin quale figura storicamente "necessaria", che ha avuto quantomeno il merito di trasformare un paese arretrato in una superpotenza industriale in grado di affrontare e sconfiggere Hitler. Oleg Chlevnjuk, considerato il maggior esperto mondiale di Stalin e del suo tempo, si oppone a tale tendenza "giustificazionista" sfatando vari miti sul despota sovietico, da quelli celebrativi che lo dipingono come "amministratore eccelso", "stratega militare lungimirante", "vittima di ambiziosi e avidi collaboratori" agli altri, opposti, che lo vorrebbero "traditore del lascito di Lenin", o addirittura, e unicamente, "belva assetata di sangue" e "criminale sadico e paranoico".