
Che cos'hanno in comune una rivolta di pescatori corsi in un mare colorato di rosso, un volantino piegato in quattro trovato nella tasca di una giacca, un circuito elettrico nascosto da un controsoffitto, una telefonata nel cuore della notte e un testo poetico usato nel posto sbagliato? L'inizio di una storia. O di più storie, individuali e collettive, ma sempre con due protagonisti in comune: l'ex magistrato Gian Carlo Caselli e l'Italia. Dieci date per dieci capitoli, dalle Brigate rosse alla mafia, dalla strage del cinema Statuto al 'processo del secolo' contro Giulio Andreotti, passando per il Csm e la 'ndrangheta al Nord, fino ad arrivare alle polemiche sulla Tav. Questo libro racconta gli snodi fondamentali di cinquant'anni di storia italiana intrecciati con la biografia, non solo professionale, di un testimone forse unico nel panorama della magistratura italiana: un giudice accusato di essere 'toga rossa' o 'fascista' con sorprendente disinvoltura a seconda delle stagioni e - soprattutto - degli interessi colpiti da indagini e processi. O forse semplicemente perché schierato sempre da una parte: quella della Costituzione, dove ogni cittadino è uguale davanti alla legge.
Non tutto il cibo che arriva sulle nostre tavole è dannoso per la salute o frutto di filiere illegali, ma i draghi e i camaleonti che camuffano prodotti di largo consumo spacciandoli per genuini, buoni e giusti sono un pericolo da cui imparare a difendersi.
L'agroalimentare "tira". Muove oltre 270 miliardi di euro e occupa 2,5 milioni di persone. È un pilastro dell'economia nazionale. Il principale fattore di traino è l'eccezionale appeal del made in Italy, un potentissimo ambasciatore di qualità ovunque nel mondo. E quel che "tira" logicamente "attira", per le opportunità che offre, trovando soggetti senza scrupoli pronti a sfruttare, sofisticare, adulterare. Le conseguenze sono opacità, scorrettezze e veleni che ci ritroviamo a dover consumare e avallare senza saperlo. Pur riconoscendo l'attenzione crescente riposta nel cibo buono, sano e giusto, questa autorevole e accurata indagine sul campo – condotta da Gian Carlo Caselli, oggi Presidente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, e da Stefano Masini, docente di Diritto Agroalimentare all'Università di Tor Vergata – denuncia l'esistenza di una vera e propria task force criminale, che allinea di volta in volta operatori prepotenti, spregiudicati e maliziosi, in grado di offendere i diritti essenziali alla salute e di deludere le lecite aspettative del consumatore in termini di gusto, natura e autenticità. Eppure sconfiggere i draghi avvelenatori del cibo è possibile. C'è bisogno di conoscerli e stanarli per riporre al centro della nostra spesa ciò che vogliamo in termini di sicurezza e qualità.
La mafia è storia di un intreccio osceno di interessi, affari comuni e favori reciproci con pezzi del mondo legale. Lungi dall’essere un nemico invisibile, è da sempre ben conosciuta anche dai governi del Paese. Un nemico addirittura, a volte, volentieri tollerato.
«Ci si può stupire se un mafioso chiede il pizzo a un negoziante? Se ricatta? Se uccide? È un mafioso, che cosa vuoi che faccia? Alla fine le mosse di un mafioso le puoi prevedere. È la gran parte ‘sana’ della società a essere imprevedibile e a fingere. Finge di non sapere, finge di non capire, finge di non potere, finge che quel che accade non la riguardi. Insomma, finge di essere ‘sana’. Finge così tanto che, forse, ci crede veramente. È una ‘associazione di finzione mafiosa’. Io non ho paura del mafioso, ho paura del mio vicino che finge di essere come me.»
PIF (Pierfrancesco Diliberto)
Oltre un ventennio ci separa dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992 e da quelle di Firenze, Milano e Roma del 1993. Una tragedia nazionale che sembrò scuotere definitivamente le coscienze e provocare una reazione finalmente determinata dello Stato contro la criminalità organizzata. Eppure, la mafia è tornata a essere molto forte. Per capire le ragioni del suo radicamento dobbiamo volgere indietro lo sguardo e ripercorrere una serie di tappe che dalla strage di Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947, arrivano fino a oggi. Ricostruendo questa storia, Gian Carlo Caselli e Guido Lo Forte mostrano che le mafie non sono tanto il prodotto di una arretratezza economica e culturale, quanto di una caratteristica perversa della società e dello Stato italiani. Cosa nostra è una organizzazione criminale che ha affermato, troppo spesso in maniera indisturbata, la propria ‘sovranità’ di Stato illegale. Come tutti gli Stati, anche Cosa nostra ha una sua politica interna e un suo ordinamento giuridico. E ancora, come tutti gli Stati, pure Cosa nostra ha un suo sistema funzionale ed efficace di relazioni esterne. La mafia non va dunque affrontata come semplice fatto criminale: costituisce invece l’esplicazione di un modello inquinato e inquinante che ostacola lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese.
Giulio Andreotti è stato assolto dall'accusa di associazione con Cosa nostra? Questo libro spiega come sono davvero andate le cose.
"Il Primo vocabolario del bambino-PVB" (adattamento italiano del "MacArthur-Bates Communicative Development Inventory-CDI"), è un questionario per i genitori di bambini fra 8 e 36 mesi. Diffuso in Italia già da diversi anni, è molto utilizzato per lo studio e la valutazione della comunicazione e del linguaggio in bambini con sviluppo tipico e atipico. In questo volume, indirizzato a neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti, terapisti e pediatri, sono presentati i nuovi dati normativi relativi alla versione originale (Forma lunga) della scheda "Parole e Frasi", e quelli relativi ad un nuovo strumento, la Forma breve della stessa scheda, particolarmente adatta in progetti di screening per l'individuazione di bambini a rischio per problemi di comunicazione e/o linguaggio. Il libro ripercorre le tappe principali dell'acquisizione del linguaggio, le differenze individuali e gli indici di rischio. Queste conoscenze sono la base per comprendere la costruzione dello strumento e le sue finalità, facilitando così l'interpretazione dei dati normativi. I questionari, le figure, le tabelle relative ai valori normativi e la scheda di sintesi del profilo del bambino sono anche reperibili sul sito www.francoangeli.it/Area_multimediale.
Questo volume di studi in onore di Gianfranco Bettetini raccoglie testi di alcuni fra i suoi allievi più diretti, offrendo una prima e parziale testimonianza delle molte strade aperte dal suo magistero intellettuale, che va dalla semiotica dell’audiovisivo all’etica dell’informazione, dalla storia – e pratica – del cinema alla sociologia dei processi culturali, dalle riflessioni sui nuovi media agli studi sulla comunicazione interculturale, dal teatro alla comunicazione d’impresa.
La realtà dell’immaginario è quindi sia un omaggio affettuoso a un Maestro che è stato ed è un pioniere degli studi sulla comunicazione in Italia, sia un’aggiornata e innovativa riflessione su alcune frontiere della comunicazione stessa, fra ‘vecchi’ e nuovi media.
Gianfranco Bettetini (Milano, 1933), laureato in Ingegneria presso il Politecnico di Milano nel 1956, fra i primi studiosi delle comunicazioni di massa in Italia, svolge dagli anni Sessanta la sua opera accademica in prevalenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove – dietro impulso di Mario Apollonio – è stato fra gli iniziatori della Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali, oggi Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, che tuttora dirige. Fondatore e primo direttore dell’Istituto – oggi Dipar-timento – di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo presso questa Università, ordinario di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa, è stato per molti anni dirigente Rai, ha compiuto numerose ricerche e ha al suo attivo una vasta bibliografia scientifica su molti aspetti delle comunicazioni di massa, con volumi tradotti in varie lingue. Fra i fondatori degli studi semiotici in Italia, regista televisivo e cinematografico, ha pubblicato anche quattro romanzi.
Hanno collaborato al presente volume: Piermarco Aroldi, Maria Bettetini, Antonino Buttitta, Francesco Casetti, Fausto Colombo, Marco Deriu, Umberto Eco, Ruggero Eugeni, Armando Fumagalli, Chiara Giaccardi, Aldo Grasso, Anna Manzato, Silvano Petrosino, Gianni Sibilla, Giorgio Simonelli, Marina Villa, Nicoletta Vittadini, Ugo Volli.
Nel 1960, il fotografo cubano Alberto Korda scattò a Ernesto Che Guevara una foto destinata a diventare la fotografia più riprodotta della storia. La secondo vita del Che è il racconto della incredibile metamorfosi di questa immagine che da scatto fortuito è diventata uno dei simboli di ribellione per eccellenza e si è poi trasformata in un brand stampato sugli oggetti più impensabili, dalle T-shirt ai preservativi. Casey ne ripercorre la storia, dall'uso consapevole che ne fece Fidel Castro per promuovere la Rivoluzione cubana, al suo imporsi come icona dopo la morte del Che, anche grazie a personalità come Jean-Paul Sartre, Giangiacomo Feltrinelli e Andy Warhol che la portarono nel mondo. Casey ne segue le tracce in Europa, nelle Americhe, in Asia, tra dissidenti e governi rivoluzionari, idealisti e mercanti, nell'industria del turismo e nella nuova economia dell'informazione, nell'arte e sulle etichette delle bottiglie, mostrando come il processo di costruzione del mito e quello della sua mercificazione si sono intrecciati, fino a creare un simbolo immortale, una bandiera capace di rappresentare un'infinità di significati, idee, desideri.
Quando Paolo Casicci e Alberto Fiorillo hanno deciso di scrivere "Scurriculum. Viaggio nell'Italia della demeritocrazia" hanno trovato un mucchio di storie esemplari. Storie che dimostrano in modo inequivocabile come l'attuale sistema, ignobile e suicida, mortifichi i più bravi costringendoli spesso a regalare la loro intelligenza e la loro preparazione alle università, alle aziende, ai Paesi stranieri, e premi al contrario quanti hanno in tasca la tessera "giusta" o il numero del deputato "giusto". I quali utilizzano sistematicamente le aziende statali o comunali "come sfogatoio per i trombati o premio per i fedelissimi". 0 ancora per agganciare vistose signorine dai curriculum estrosi. Quanto lo stesso errore possa infettare la società italiana, rendendola sempre più debole e incapace di stare al passo di un mondo che cambia a velocità immensamente superiore alla nostra, è dimostrato da questo libro passo dopo passo. Prefazione di Gian Antonio Stella.
C'è un'opinione diffusa sulla rivoluzione tecnologica ed è che l'intelligenza artificiale sostituirà gli uomini, cancellando il lavoro come lo conosciamo. Questa idea è del tutto infondata. L'intelligenza artificiale non renderà superfluo il lavoro. Al contrario: gli operai del clic sono il cuore dell'automazione. Con un'inchiesta sul nuovo capitalismo delle piattaforme digitali, Antonio Casilli dimostra che, in realtà, l'intelligenza artificiale ha sempre più bisogno di forza lavoro, che viene reclutata in Asia, in Africa e in America Latina. Gli operai del clic leggono e filtrano commenti sulle piattaforme digitali, classificano l'informazione e aiutano gli algoritmi ad apprendere. Quella in corso è una rivoluzione profonda e ci riguarda da vicino, perché trasforma il lavoro in un gesto semplice, frammentario e pagato sempre meno o addirittura nulla, quando a compierlo sono addirittura i consumatori. Quante volte al supermercato abbiamo scelto le casse automatiche per evitare la fila? Così, con una velocità esponenziale, l'accumulazione gigantesca dei dati alla quale tutti partecipiamo si converte in una forma di lavoro non retribuito, di cui spesso siamo inconsapevoli. È un nuovo taylorismo, nel quale le piattaforme digitali come Amazon, Facebook, Uber e Google sono i principali attori capaci di sfruttare i propri utenti inducendo gesti produttivi non remunerati. Stiamo creando una tecnologia che ha bisogno di lavoro umano e ne avrà bisogno sempre di più. Un lavoro non sarà mai sostituito da un'automazione. Perciò le lotte per il riconoscimento di questo lavoro sono legittime e soprattutto necessarie.
L’organizzazione mondiale del commercio sanziona l’UE perché nell’importazione di banane favorisce ex-colonie europee a danno di multinazionali americane, l’UNESCO chiede all’Italia di ridurre il traffico delle navi da crociera a Venezia, l’ISO adotta migliaia di standard internazionali che spaziano dal cacao al «cloud computing». Esistono ormai uno «spazio giuridico» e una «comunità di poteri» globali, con oltre 2.000 regimi regolatori: ma chi decide davvero nel mondo e in che modo? Il libro ricostruisce i processi decisionali di Stati e organizzazioni internazionali, soffermandosi sugli intrecci tra procedimenti locali, nazionali e ultrastatali: come sono ripartite le competenze, quali effetti reciproci si determinano, come sono risolti i conflitti.
Lorenzo Casini è professore ordinario di Diritto amministrativo nella Scuola IMT Alti studi di Lucca. È co-Presidente dell’International Society of Public Law (ICON-S) ed è nel consiglio direttivo dell’Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA). Per Il Mulino ha di recente pubblicato «Ereditare il futuro. Dilemmi sul patrimonio culturale» (2016), «Diritto del patrimonio culturale» (con C. Barbati, M. Cammelli, G. Piperata, G. Sciullo, 2017) e «Venti anni di politica e amministrazione in Italia» (a cura di; 2016).

