
Quando il lavoro smette di essere una costruzione e diventa una esecuzione pedissequa di mansioni e protocolli è un orrore, credete. Perché è fatica noiosa e deprimente e i lavoratori perdono il gusto del lavoro, garantendo, al massimo, la mediocrità.
Per questo nasce questo libro, per capire se è possibile riconquistare l’arte dentro la routine, e la passione dentro la fatica attraverso le parole del lavoro.
Vengono presentate cinque categorie di lavoro che aprono all’analisi di oltre 200 parole: due categorie specificamente altruistiche (la scuola e la medicina), due professioni di estrema concretezza (l’economia e l’ingegneria), e una “strana” ma che ha migliaia di “impiegati”: il clero.
Occorre che il buon-lavoro rinasca, che risorga la passione e l’amore all’opera delle proprie mani che, attraverso il contatto con la realtà, fa l’opera massima: edifica noi stessi.
Perche' il Doctor House piace tanto? Come spiegare il successo televisivo di una serie tv? In queste pagine gli autori interpretano e commentano tutta la genialita' del creatore di un Cult Movie che esalta l'esistenza di valori autentici.
"Questo è padre Marco D'Aviano, beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003: povero cappuccino, grandissimo stratega, grandissimo santo. Vive nei palazzi imperiali e dorme sul pavimento. Partecipa ai pranzi ufficiali e mangia un uovo sodo. Vince strepitose battaglie e si nasconde in un convento. Converte milioni di cuori, compie innumerevoli miracoli e si firma 'povero peccatore'"
"Il calcio è la nazione più potente che sia mai apparsa nella storia ed è un elemento essenziale della geopolitica, al pari di religione, petrolio, tecnologia e business finanziario." La Fifa è un centro di potere sempre più nevralgico ma, insieme agli ultimi grandi club del Vecchio continente - Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Juventus -, per conservare la propria sovranità deve scendere a patti con i veri, nuovi, padroni del calcio. Ma chi sono? Marco Bellinazzo racconta i giochi di potere e i flussi di denaro, la corruzione e gli scandali che si nascondono dietro il calcio globale e ricostruisce i fili rossi di un mercato multimiliardario che coinvolge le potenze politiche ed economiche del pianeta. Dagli oligarchi russi agli sceicchi degli Emirati arabi, dalle big company americane alle corporation cinesi, il legame che unisce gli interessi di governi e multinazionali a questo sport è sempre più saldo e, spesso, torbido. Un libro che svela i nomi degli azionisti, delle società e dei politici che vogliono impossessarsi della Fifa e delle sue squadre, dimostrando che il governo del calcio ormai non riguarda soltanto l'amministrazione di uno sport e dei suoi campionati, ma è soprattutto fonte di ricavi miliardari e di legittimazione politica per gli stati. Perché il calcio trascina le masse, crea consenso sociale e, prima ancora, è un teatro che ospita giochi di potere e guerre finanziarie di portata globale, tanto pervasivi quanto invisibili agli occhi degli spettatori.
Queste pagine presentano il profilo intellettuale e professionale di Guido Gonella, soffermandosi sulle sue esperienze più significative - soprattutto sull'uomo che ispirò la Costituzione e promosse l'istituzione dell'Ordine dei Giornalisti. In appendice due testi che, a più di cinquant'anni dalla loro stesura, hanno ancora molto da dire: da essi emergono il pensatore, lo studioso, il docente di filosofia del diritto. È la lezione di un uomo che ha sempre lavorato per la democrazia, attento a garantire la coesistenza delle libertà e il bene comune.
Il presente volume affronta i culti dalla preistoria al cristianesimo e all'Islam, dalle grandi religioni orientali ai movimenti più recenti, le divinità, i riti, i simboli di ogni tempo e paese.
Il testo propone delle Lezioni come strumento di lavoro per gli studenti di Scienze della formazione primaria e di Scienze dell'educazione. Gli autori (Antonio Bellingreri, Giuseppina D'Addelfio, Livia Romano, Maria Vinciguerra) hanno preferito la definizione "Pedagogia fondamentale" (invece di "Pedagogia generale", come vorrebbe la dizione accademica) volendo presentare, sin dal titolo, la loro proposta di una specifica scienza pedagogica rivolta ai problemi di fondo dei vasti mondi dell'educazione, una forma di razionalità pratica al pari di tutte le scienze pedagogiche, ma con un tenore più filosofico. Lo stile di ricerca è quello fenomenologico-ermeneutico: un modo razionale di costruire il discorso pedagogico può valere come caso esemplare di porre il problema della verità e l'istanza di un sapere fondativo all'interno delle scienze umane. La prima sezione del libro contiene una riflessione sulla pedagogia fondamentale, nella seconda è delineata una proposta di pedagogia fondamentale nella quale il senso dell'educazione è pensato a partire dalla categoria di consegna storica personalizzata e il suo metodo viene definito dialogo esistenziale centrato sull'empatia.
Nell'epoca di una grandiosa metamorfosi della condizione umana, la persona sembra ridiventata problema a se stessa. Il testo assume questo compito urgente e tenta di porre nuovamente la domanda sul senso dell'essere persona. Un'ontologia fenomenologica che permette di tracciare le linee di una vita interiore per l'educazione e la pedagogia contemporanea e sulla quale s'innesta una lettura ulteriore, più radicale dell'esperienza, il cui principio è espresso dall'affermazione la persona è paradigma dell'essere: la persona è tensione a diventare sestese, ad essere in prima persona o come spirito, consapevole di sé e libero; é la forma più intensa dell'essere, il suo significato primo.
L’empatia è esperienza ricorrente nella vita quotidiana e il sapere spontaneo ne comprende in qualche modo i tratti caratterizzanti. Dalla riflessione delle discipline psicologiche ne emerge già l’importanza pedagogica: la valenza educativa della conoscenza empatica, ma anche il significato empatico di ogni rapporto educativo.
L’autore, proponendo una pedagogia fondamentale di stile fenomenologico ed ermeneutico, istituisce l’empatia come categoria pedagogica. Analizzandone le intenzionalità costitutive, la riflessione fenomenologica perviene alla definizione di «interiorità personale oggettiva» e consente d’interpretarla come virtù educativa per eccellenza. Essa forma infatti tanto la qualità dell’educatore quanto la dote che l’educando acquisisce, imparando a rapportarsi all’altro da sé (al tu) e all’altro di sé (il proprio autentico poter essere).
Approfondendo questi risultati in una prospettiva poietico-pratica, la riflessione ermeneutica intende la relazione educativa empatica come narrazione autobiografica sotto forma dialogica, che è opera della veracità del sé concreto e insieme esegesi veritativa del sé autentico. A un primo livello, la comunicazione educativa è studiata in quanto sistema dialogale, che assume una singolare configurazione in virtù del codice empatico. A un secondo livello, è interpretata quale caratteristica figura dell’esistenza, modo d’essere e d’abitare un mondo, secondo uno stile amicale e solidale. Il concetto di ermeneutica del cuore porta forse a sintesi questa riflessione, costantemente rivolta alla comprensione del contenuto fondamentale e del metodo di un lavoro educativo, che può svolgersi in «microcomunità empatiche»: segnate da un clima emotivamente caldo, da un tono morale elevato e da un’istanza veritativa contemplante, esse dispongono ad accogliere e a custodire l’universo personale dell’altro.
Si profila, da ultimo, una proposta pedagogica particolarmente attuale nelle società occidentali della tarda modernità, caratterizzate piuttosto da «disincontri»: un’assenza della persona a se stessa, che genera sottoalimentazione emotiva e un diffuso, opaco senso d’indifferenza.
Antonio Bellingreri è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università degli Studi di Palermo.
Il volume, che si rivolge tanto ai pedagogisti quanto agli educatori, si divide in tre parti. La prima parte presenta una riflessione sul bisogno di riconoscimento, definito primario e costitutivo per la persona. È ad esso che tentano di portare una qualche risposta tutte le imprese umane di cura che chiamiamo educative; costituisce pertanto il tema e il problema proprio di una pedagogia fondamentale. La seconda parte disegna le linee di una fenomenologia dell’esperienza educativa. Il fenomeno originario è descritto come avvenimento della persona, generato però sempre da una relazione interpersonale di reciproco riconoscimento; l’intenzionalità costitutiva di questo evento è denotata con la dizione intenzionalità vicariante. Nella relazione educativa si tratta sempre di una definita proposta di vita buona, che l’educatore consegna all’educando. All’origine della consegna e a determinarne l’invio, c’è l’attestazione dell’educatore: egli si fa testimone responsabile della proposta e spera che la consegna lasci almeno intravedere a chi voglia accoglierla quanto promette, una possibile piena fioritura della persona. Per parte sua, l’educando conquista la virtù dell’educazione quando, mosso da questa promessa, cerca di dare un senso al suo desiderare, facendolo diventare desiderio di pervenire a una pienezza di vita. Può riconoscersi allora nell’ideale di vita buona che gli è proposto, vedendovi in trasparenza una figura meno impropria di sé: ora egli è in grado di giudicarla come approssimazione a una vita autentica. Perché l’ideale informi la vita, portando una fioritura nuova davvero vitale, è necessario però che l’educando lo incarni in una forma nuova, che ne esprima potenzialità latenti. La terza parte del volume è dedicata al metodo empatico, movendosi nell’orizzonte di un’ermeneutica del testo. Si tratta di una forma di dialogo esistenziale ed esige, nel concreto, di dar vita a microcomunità etiche: ambiti educativi di socialità ristretta, ricchi di amicizia e di cura benevolente, segnati soprattutto da una comune ricerca veritativa di senso per l’esistenza. Il suo fine è di aiutare la persona a maturare, apprendendo una competenza esistenziale: la disposizione abituale a porsi domande sul senso, e sul senso assoluto – non relativo, dell’essere e dell’esistenza. La cura dell’anima è appunto questo evento d’essere e di senso: messa in questione dell’io concreto e riappropriazione del sé autentico, che rendano il soggetto capace di vedere e intendere ogni realtà particolare nel suo nesso col tutto (il finito nell’infinito – oppure, anche, nell’Infinito). L’esito è l’esistenza in prima persona, che nel testo è detta massima personalizzazione dell’essere: esercizio attivo, autonomo, sempre in qualche modo consapevole e libero, dell’essere che la persona è, al cospetto della totalità.
Gli autori
Antonio Bellingreri è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università degli Studi di Palermo; vi insegna anche Pedagogia della famiglia. Con Vita e Pensiero ha pubblicato i volumi Per una pedagogia dell’empatia (2005), Il superficiale il profondo. Saggi di antropologia pedagogica (2006) e Scienza dell’amor pensoso. Saggi di pedagogia fondamentale (2007). È inoltre autore dei testi «L’autorità genitoriale: fondamento e metodo» (Milano 2008) e «I nonni e la cura del patto intergenerazionale» (Brescia 2009).
Un'introduzione filosofica e pedagogica alla vita interiore, un piccolo manuale di idee ad uso degli educatori. Nella prima parte, quella filosofica, l'Autore si concentra sull'essenza della vita interiore: il dialogo ininterrotto con quanto di prezioso è custodito nel "cuore", la parte più intima di noi stessi. La seconda parte, quella pedagogica, presenta l'azione educativa come un modellamento etico che attiva nella persona la tensione a conoscersi e a iniziare un'esistenza autentica. La terza parte, infine, vuole esplicitare l'approccio seguito dall'Autore, che conduce l'argomentazione con il massimo del rigore e dell'oggettività, rimanendo sempre "in prossimità" del Mistero cristiano, accogliendo le suggestioni che da esso provengono, come un'immensa riserva di senso.
Che cosa succede quando due grandi sognatori d'oggi, due uomini lucidi e visionari al tempo stesso, si incrociano e si confrontano per due giorni intorno ai rispettivi percorsi? In una calda estate del Triveneto, a Roncade, Paolo Costa ha incontrato Alex Bellini e Riccardo Donadon, chiedendo a entrambi di parlare dei temi a loro cari, quei temi che hanno segnato le loro vite: il senso della sfida e dell'impresa, la capacità di assumersi dei rischi, il valore della rinuncia, la lezione del fallimento, la ricchezza e il dolore immenso della solitudine, la paura dell'ignoto. Il primo - Alex Bellini - si definisce un "avventuriero": ha attraversato due oceani su una barca a remi, ha percorso correndo gli Stati Uniti e l'Alaska e non si è ancora stancato. Oggi sta pianificando una nuova avventura che lo vedrà impegnato lungo le coste della Groenlandia alla deriva su un iceberg. L'altro - Riccardo Donadon - è un imprenditore che ha fatto di Ca' Tron, in provincia di Treviso, la sua piccola Silicon Valley, con l'obiettivo di portare in Italia la cultura californiana dell'innovazione digitale. Le loro non sono storie di eroi, più semplicemente, la vita di uomini che hanno creduto fino in fondo alla loro scommessa, riuscendo comunque a mantenere salda la testa sulle spalle. Alex e Riccardo ci spiegano che, in fondo, il senso dell'esperienza dell'avventuriero e dell'imprenditore si condensa tutta in un istante: quell'attimo in cui ti trovi da solo e devi decidere se arrenderti o andare avanti.