
Tre leggendari pionieri ottocenteschi rivivono fra le pagine dell'originale e struggente mescolanza di fatti e finzione che è "Livelli di vita": Fred Burnaby, colonnello della cavalleria della Guardia Reale inglese e viaggiatore per terre esotiche e inesplorate, la "divina" Sarah Bernhardt, la più grande attrice di tutti i tempi a detta di alcuni, e Félix Tournachon, il caricaturista, vignettista, aeronauta e celebre fotografo ritrattista noto come Nadar. Ad accomunarli, un'incomprimibile passione per il volo, l'impulso sacrilego a issarsi a bordo di una cesta di vimini appesa a un pallone e, affidandosi a un precario equilibrio di pesi e correnti, sganciarsi dal regno che ci è deputato per conquistare lo spazio degli dèi. Una buona metafora per ogni storia d'amore. Quella immaginata fra Burnaby e Sarah Bernhardt, ad esempio - l'aria, l'assenza di vincoli, l'eccentricità, lei; la concretezza, l'avventura, la disciplina, lui. O quella, cinquantennale, fra Nadar e l'afasica moglie Ernestine. Oppure la storia d'amore, durata trent'anni e poi proseguita, fra Julián Barnes e la moglie Pat Kavanagh. Storie in cui "metti insieme due cose che insieme non sono mai state e il mondo cambia", esempi di una "devozione uxoria" che travalica ogni barriera. Volare è esaltante e semidivino, volare è pericoloso. Un calcolo sbagliato, un vento contrario, un disegno avverso, o la casuale assenza di esso, e si può precipitare.
"Queste pagine sulla figlia del Re morta nel campo di sterminio ove s'ergeva la Goethe Eiche la Ouercia di Goethe, costituiscono un invito a riflettere sulla storia italiana del Novecento con passione, perché si tratta di pagine dolenti, ma finalmente senza pregiudizi né paraocchi. Casa Savoia ne emerge con chiarezza, fu tutt'uno con ogni altra famiglia dell'"itala gente da le molte vite". Il martirio di Mafalda ne è appunto il suggello." (Aldo A. Mola)
A partire da un'analisi della risposta della Chiesa al dramma degli abusi sessuali sui minori e gli adulti vulnerabili, l'autore sostiene la necessità e l'opportunità che la Chiesa, con lo sguardo sempre rivolto alla dignità della persona umana e l'attenzione costante all'accoglienza e al sostegno delle vittime e alla salvaguardia dei minori, promuova lo sviluppo di specifici programmi e strategie nei confronti dei chierici rei di abusi, con il duplice fine della prevenzione della reiterazione del crimine e della riabilitazione personale. L'autore analizza sentimenti e atteggiamenti riscontrabili nella Chiesa verso i chierici responsabili del crimine di abusi e giunge alla consapevolezza che, per favorire quanto più possibile sia la salvaguardia dei minori che la riduzione del rischio di reiterazione del comportamento abusante, sia opportuno mantenere nei confronti dei rei un atteggiamento che tenga insieme giustizia e misericordia e che porti ad affiancare alla giusta pena per il crimine commesso la presa in carico dei rei attraverso programmi terapeutici, cure pastorali e forme di accompagnamento spirituale che li conducano a un recupero della coscienza della propria vocazione cristiana, impedendo loro per sempre il contatto non monitorato con minori e adulti vulnerabili. Prefazione di Matteo Zuppi.
L'immagine di un "Dante Theologus" ha spesso posto in ombra il fatto che la teologia di cui si sostanzia la Commedia sia in realtà una fictio letteraria. Il sistema teologico dantesco risponderebbe quindi a una geniale costruzione artistica. Questa è la tesi dell'autrice che, proponendo una lettura deteologizzata della Commedia, mette in luce i meccanismi narrativi, formali ed espressivi che contribuiscono a dare all'opera l'illusione della verità. Teodolinda Barolini, evitando il gioco di specchi della finzione letteraria, esamina le strutture fondamentali della Commedia, scegliendo di illustrare ora alcune tecniche della manipolazione dantesca della narrativa, per creare prospettive dialettiche entro il testo, ora le capacità di coinvolgimento del lettore, ora le modalità di rappresentazione dell'ineffabile. In questa lettura Dante, fabbro, artefice, poeta, è visto come creatore di "realtà virtuali" piuttosto che di armonie fittizie.
Perché solo gli esseri umani sono capaci di inventare? In questo libro, lo psicologo ed esperto di autismo di fama mondiale Simon Baron-Cohen propone una nuova, audace risposta: perché possiamo identificare i modelli, in particolare i modelli del se e del come. E sostiene che i geni legati a questa capacità unica si sovrappongono ai geni dell'autismo. Dal primo strumento musicale alle rivoluzioni agricole, industriali e digitali, Baron-Cohen mostra come questa capacità unica abbia guidato il progresso umano per 70.000 anni. Collegando uno dei più grandi punti di forza della specie umana a una condizione molto spesso fraintesa, questo libro ci sfida a pensare in modo differente a chi ha un modo differente di pensare.
A che cosa si deve l'incapacità di empatizzare? E che cosa accade quando perdiamo il desiderio di comprendere ciò che provano le altre persone? Disturbo borderline di personalità. Psicopatia. Narcisismo. Sindrome di Asperger e autismo. Patologie diverse, legate da un tratto comune: l'assoluta mancanza di empatia. Questa condizione può culminare in crimini efferati (si pensi alla tragedia della Columbine High School), ma anche dar vita a un modo diverso di interpretare il mondo (come quello di Kim Peek che ha ispirato il film Rain Man. L'uomo della pioggia). In "La scienza del male" Simon Baron-Cohen scava in profondità nella nostra anatomia mostrandoci come funziona (o non funziona) nel cervello il "circuito dell'empatia". Ma che cosa distingue il comportamento insolito di una persona affetta da autismo dal comportamento malvagio di uno psicopatico? Baron-Cohen spiega come siano rilevanti non solo i fattori sociali e ambientali, fra i quali l'indifferenza dei genitori o i vari tipi di abuso, ma anche quelli più propriamente biologici, invitandoci a esplorare come i nostri geni possano renderci più o meno capaci di metterci nei panni degli altri.
La maggior parte di noi passa la vita a cercare di decifrare il significato dell'esistenza: lo cerchiamo esaminando i particolari della nostra infanzia, gli ostacoli che abbiamo superato, le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e i successi che siamo riusciti a conquistare. Vorremmo una mappa che ci spieghi come capire il passato, che ci guidi nel futuro e ci permetta di vedere qual è il nostro ruolo nel grande ciclo della vita. Spesso, però, questa ricerca sembra non portare a nulla: abbiamo l'impressione di girare a vuoto e di aver smarrito noi stessi, oppressi da uno stile di vita troppo rapido e caotico, incapace di nutrire lo spirito e il cuore. Con questo libro, Colette Baron-Reid ci invita a fare una pausa e a prenderci il tempo per guardarci dentro, e ci accompagna in un viaggio alla scoperta delle nostre emozioni, delle nostre paure, dei nostri desideri. Potremo imparare a conoscere i nostri paesaggi interiori visualizzandoli come luoghi incantati, in cui le emozioni prendono gli attributi del clima o gli aspetti del mondo naturale, e a fare pace con le parti soffocate, negate o ferite di noi stessi. Scopriremo che il potere di tracciare la nostra strada è nelle nostre mani, perché impareremo ad attingere a risorse interiori che forse non sappiamo nemmeno di avere.
L'edizione aggiornata e riveduta del manuale si rivolge agli studenti dei corsi di laurea che promuovono una conoscenza critica, aggiornata e rigorosa della psicologia dello sviluppo contemporanea ed è corredata di prove per l'autovalutazione dell'apprendimento e di slide utili per la didattica disponibili on line. Il volume costituisce un utile riferimento anche per i professionisti dell'età evolutiva che desiderino acquisire informazioni aggiornate sui principali risultati delle ricerche empiriche contemporanee, sugli strumenti di valutazione, nonché su alcuni tra i più accreditati modelli di intervento per la famiglia e l'età evolutiva. Caratteristica peculiare del testo è il confronto tra lo sviluppo tipico e atipico, con un'attenzione ad ambiti evolutivi meno "convenzionali", come l'autismo, i disturbi dell'apprendimento, l'adozione, e alle loro implicazioni in termini di conoscenze teoriche e modelli di intervento. Ogni capitolo presenta un argomento - percezione, attenzione, sviluppo motorio, sviluppo del cervello, memoria, cognizione, linguaggio, sviluppo morale e sviluppo socio-emotivo - e lo declina nelle sue caratteristiche di tipicità e atipicità. Completano la trattazione un capitolo specificamente dedicato ai metodi, uno ai contesti dello sviluppo e uno alla valutazione e agli interventi indirizzati all'età evolutiva.
Argomenti del volume: i processi evolutivi nelle relazioni emotive significative; i legami d'attaccamento, un luogo per costruire le competenze emotive e relazionali; le autobiografie infantili, narrazione, relazioni e regolazione emotiva; le differenze individuali nel ciclo di vita, indicatori e metodi; sviluppo emotivo e sviluppo morale; l'empatia come fondamento dello sviluppo morale; la trasgressione morale; socializzazione emotiva e sviluppo del senso morale.
Il volume è il risultato degli studi compiuti sull'archivio personale di Giulio Andreotti. Il libro è diviso idealmente in due parti. Nella prima si affrontano diversi aspetti del carattere del senatore e della sua filosofia di vita: dalla Gioventù democristiana ai rapporti con la sinistra, alle posizioni sulla questione monarchica, del petrolio e del nucleare. Nella seconda parte ampio spazio è dedicato alla politica estera e ai rapporti con la Russia, l'Est e il mondo arabo, ai governi Andreotti e alla difficile Democrazia degli anni Settanta, ai suoi rapporti con il mondo cattolico e il Vaticano.
La proposta teorica presentata in questo volume si inserisce nel quadro dell'odierna questione antropologica che tenta di comprendere il senso dell'umano all'interno degli attuali mutamenti paradigmatici. L'intento è quello di esaminare criticamente e secondo una visione multiprospettica i principali orientamenti tematici contemporanei sul rapporto tra l'essere umano, la tecnologia e e gli enti artificiali con lo scopo di verificare contenuti e i modi del discorso antropologico.
vari contributi presentati nel volume, da quelli maggiormente fondativi a quelli più pertinenti ad una declinazione specifica e applicativa, delineano la cornice antropologica ed epistemologica entro cui comprendere il rapporto tra l'essere umano, la tecnica e gli apparati tecnologici che da essa derivano.