
DSM-5®. Istruzioni per l’uso è un’indispensabile integrazione didattica al Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5®), che si rivolge a docenti e studenti di psichiatria e psicologia, servizi sociali, scuole di medicina e programmi residenziali con l’obiettivo di facilitare la comprensione e l’applicazione dei criteri diagnostici e dei concetti clinici essenziali attraverso molteplici strumenti di apprendimento. Questo volume può essere utilizzato a integrazione del Manuale, o può essere associato a DSM-5®. Casi clinici per acquisire istruzioni dettagliate utili a comprendere e a usare il manuale stesso.
Scritto con grande chiarezza, Istruzioni per l’uso introduce gli studenti al DSM-5® e fornisce loro gli strumenti necessari a comprenderne appieno e ad applicarne correttamente i concetti e i criteri.
L'immagine del tailleur rosa di Jackie Kennedy macchiato del sangue del marito assassinato ha fatto il giro del mondo. Era firmato Chanel. In che modo un'orfanella abbandonata dal padre tra le mura di un convento è diventata la celebre Coco Chanel, alla testa "del più grande impero mai costruito da una donna"? È stata la leggendaria "Mademoiselle", creatrice del tubino nero, del profumo N° 5, dei gioielli fantasia, del tailleur con i bottoni d'oro, della borsa matelassé e di tanti altri classici. È stata la mecenate discreta di Cocteau, Radiguet, Stravinsky, Reverdy... Ha avuto amanti ricchi e celebri, duchi e artisti, ma anche uomini dalle dubbie frequentazioni. Ha avuto il successo, il denaro, ma non è mai stata una donna veramente felice...
Il volume si propone come un testo di pratica clinica della terapia cognitiva nei disturbi d'ansia, prendendo in considerazione non solo cosa fare nel trattamento, ma anche come fare. Attraverso un'analisi dei problemi, si è mirato a sviluppare dei protocolli specifici di intervento per implementare l'ampia gamma di procedure di base o di modificazione cognitiva. Il libro riporta numerosi esempi di situazioni e conversazioni cliniche; tutto il materiale riportato è attinto da reali situazioni terapeutiche.
"Inventare la pace" muove dalla constatazione che noi, di solito, "guardiamo il mondo senza osservarlo", lasciandoci scorrere davanti agli occhi, magari con indifferenza o per mancanza di tempo, tutto ciò che di male ci accade intorno, quotidianamente: guerre, ingiustizie, sofferenze, violenza. Quali sono allora le conseguenze etiche di questo guardare senza vedere? E, soprattutto, che fine ha fatto la nozione di pace in tale contesto di non-attenzione, non-conoscenza? Un grande regista contemporaneo, Wim Wenders, e la filosofa Mary Zournazi dialogano su una delle questioni cruciali del nostro tempo, affermando la necessità non più differibile di reinventare un linguaggio visivo e morale finalizzato alla pace e alle strategie per costruirla insieme. Ecco la vera sfida intellettuale del Terzo Millennio, raccolta, nei modi della confessione più intima e avvincente, da un poeta della visione e Maestro del cinema contemporaneo. Postfazione di Guido Brivio.
Qual è la forza dei legami sociali nella politica tra gli Stati? Esiste una cultura capace di definire le regole della politica internazionale? Alexander Wendt, capofila della scuola costruttivista delle Relazioni Internazionali, offre in questo libro un’analisi sistematica del ruolo delle idee nei rapporti tra gli Stati, esprimendo la convinzione che anche la dimensione anarchica della politica internazionale – spesso pensata sul modello dello ‘stato di natura’ – rappresenti in realtà un prodotto o una ‘costruzione sociale’.
Muovendo da una piena recezione del dibattito sociologico contemporaneo, Wendt sottopone a una serrata critica i concetti di sistema, struttura e società elaborati dalla tradizione della teoria internazionale, per poi procedere a un radicale ripensamento della funzione dell’identità, delle idee e delle norme nella politica mondiale. Questi elementi, egli afferma, non svolgono solo una funzione regolativa, per guidare il flusso della potenza e degli interessi entro canali etici e giuridici che spesso si rivelano fragili e insufficienti. Le idee e le norme svolgono soprattutto una funzione costitutiva, sono cioè capaci di determinare la finalità, gli strumenti e la natura del gioco – conflittuale, competitivo o collaborativo – cui gli Stati danno vita. Idee e interessi, cultura e potenza non rappresentano dunque i due poli di una contraddizione dialettica, ma sono parte integrante delle regole strutturali di un sistema di rapporti sociali che tra i suoi attori può comprendere anche, ma non soltanto, degli Stati sovrani.
A ogni struttura internazionale corrisponde allora una cultura internazionale, come dimostra la storia del sistema degli Stati occidentali, che si dibatte tra i corsi e i ricorsi di tre fondamentali culture dell’anarchia: hobbesiana, lockiana e kantiana, le cui caratteristiche possono essere riassunte con i tre termini di inimicizia («uccidi o sarai ucciso»), rivalità («vivi e lascia vivere»), amicizia («uno per tutti e tutti per uno»).
Il destino di un sistema internazionale, conclude Wendt, deve sempre e necessariamente fare i conti con i principi e i valori che formano l’identità e ispirano le azioni degli Stati che lo compongono.
Alexander Wendt (1958), considerato il maggior esponente della scuola costruttivista delle Relazioni Internazionali negli Stati Uniti, insegna International Security presso l’Ohio State University. Il suo libro Social Theory of International Politics, che qui presentiamo in traduzione italiana, ha vinto nel 2006 il premio “Best Book of the Decade” assegnato dall’International Studies Association.
Questo romanzo è una rievocazione del grande musicista nel periodo che precede la creazione dell'"Otello". L'azione si concentra in pochi mesi, nella suggestiva cornice della Venezia di fine Ottocento, che Wagner aveva eletto a palcoscenico dei suoi trionfi. Werfel immagina che Verdi vi si rechi in incognito a studiare il rivale, convinto che la propria vena creativa sia esaurita. Il conflitto tra i due musicisti diventa la chiave interpretativa del romanzo fino a quando Verdi, riacquistata la consapevolezza della propria arte e della propria indipendenza spirituale, si recherà ad incontrare il grande nemico-amico e apprenderà della sua morte.
Molti ricorderanno la celebre dedica de "Il Piccolo Principe" a Leon Werth, "il miglior amico che abbia al mondo". Dopo la misteriosa morte di Saint-Exupéry, Leon Werth raccolse i suoi ricordi e documenti legati al periodo tra il 1940 e il 1944: lettere, fotografie, disegni, appunti sparsi degli ultimi quattro anni di vita dello scrittore. La sua passione per il volo, i percorsi letterari, l'eredità spirituale cui "Tonio" stava dando nuove forme in "Cittadella", ultima opera rimasta incompiuta. Nacque così questo volume, un viaggio a ritroso, un'immersione nel tessuto intimo della vita e dell'opera di Saint-Exupéry, con cui Werth richiama all'esistenza lo scrittore francese attraverso i ricordi più vivi della loro amicizia, tra frammenti alla deriva che ricostruiscono la storia di un vincolo di straordinaria intensità emotiva e intellettuale.
"Sono nata a Roma, in una villetta rosa, dietro piazza Cola di Rienzo, a circa trecento metri dalla casa dove vivo tuttora. Mentre nascevo, nella camera volava insistentemente un moscone. Mio padre, Federico Wertmüller, nonostante fosse uno spirito laico, non portato alla parapsicologia, pensò che un oggetto di dubbia consistenza e di dubbia provenienza come l'anima di un defunto si fosse materializzato in quell'insetto, e che si trattasse di suo suocero, il cavalier Arcangelo Santamaria Maurizio, morto lo stesso mese, in attesa di trasmigrare nella nuova Arcangelina (cioè la sottoscritta), non appena fosse stata deposta nella culla con un dito in bocca e un ciuffetto di capelli arruffati." Non poteva che cominciare così, all'insegna di un ricordo bizzarro quanto surreale, la vita di Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Esapañol von Brauchich, per tutti Lina Wertmüller. Esagitata e rompiscatole fin da bambina, ma già con una grande carica di simpatia, scopre giovanissima la passione per il teatro e in poco tempo, dopo essersi iscritta all'Accademia di Pietro Scharoff e aver collaborato con i migliori registi teatrali, da Giorgio De Lullo alla mitica coppia Garinei&Giovannini, diventa un vero e proprio "topolino da palcoscenico", allestendo scenografie, scrivendo copioni, pièce, commedie musicali. Sarà però il cinema a conquistarla e a renderla famosa in tutto il mondo.
Per secoli siamo stati abituati a credere che corpo e anima fossero separati e autonomi. Il primo una macchina perfetta, concreta e tangibile, la seconda un'entità sfuggente, astratta e forse trascendente. Soltanto di recente, però, le scoperte scientifiche ci hanno fatto comprendere quanto siano incompleti e manchevoli i modelli offerti dal meccanicismo. Corpo e anima non sono mai stati tanto vicini. Anzi, l'anima pervade l'intero organismo, influenza il cervello, il cuore e il sistema immunitario, e i suoi processi misteriosi possono essere non solo intuiti, ma anche osservati e studiati con maggior precisione. Grazie alla sua lunga esperienza come psicoterapeuta specializzata in psicocardiologia e terapia del trauma, in "La vita segreta dell'anima" Sabine Wery von Limont vuole raccontare questa speciale relazione, frutto di un complesso legame tra esperienze fisiche, sensoriali ed emozionali, che guida il nostro modo di reagire agli stimoli, di affrontare avversità, paure, desideri e, soprattutto, di conservare ed elaborare il nostro vissuto. Se, alla nascita, tutti gli organi sono formati e autosufficienti, l'anima è invece incompleta, delicata e vulnerabile, un libro di pagine bianche ancora da scrivere. Ed è specialmente il rapporto con noi stessi e con gli altri a definire il nostro modo di essere e di agire, sono le figure di riferimento dell'infanzia, i familiari, gli amici, i colleghi e i partner a influenzare il nostro comportamento e, più in generale, la nostra felicità. Spesso, però, facciamo troppa attenzione a soddisfare le necessità del corpo e dimentichiamo che anche l'anima ha dei bisogni fondamentali, cruciali per poter vivere una vita sana e appagante. Proprio come ogni altro organo, infatti, essa rischia di cominciare a funzionare male se qualcosa non va. Se il corpo deve nutrirsi e riposare, perché non dovrebbe valere lo stesso anche per l'anima? E perché il malessere fisico non potrebbe essere sintomo di una sofferenza più profonda, intima e interiore? Ripercorrendo alcuni casi di studio tratti da numerose sessioni di terapia, scopriamo il modo in cui le esperienze stressanti e traumatiche possono segnarci irrimediabilmente e riaffiorare in modo più o meno inaspettato, ma anche essere rielaborate, curate e superate grazie all'aiuto di un professionista, proprio come qualsiasi altra sofferenza fisica. "La vita segreta dell'anima" ci suggerisce con efficacia che è giunto il momento di dedicarci ai bisogni del nostro «organo» invisibile, per preservare e accudire con nuova consapevolezza il nostro benessere psicofisico.
Il fisico visionario Geoffrey West è un pioniere nel campo degli studi sulla complessità. Il termine "complessità" può essere fuorviante però, perché ciò che rende le scoperte di West così interessanti è che ha trovato una semplicità che unisce fenomeni apparentemente complessi e diversi, come sistemi viventi e le città. Affascinato dall'invecchiamento e dalla mortalità, West ha applicato il rigore di un fisico alla questione biologica del quanto e del perché viviamo. Il risultato è stato sorprendente: West ha per esempio scoperto che, nonostante la diversità dei mammiferi, in realtà siamo tutti, in larga misura, versioni in scala. Se si conosce cioè la dimensione di un mammifero, è possibile utilizzare le leggi di scala per imparare tutto, da quanto cibo mangia al giorno, quale sia il suo battito cardiaco, quanto tempo ci vorrà per crescere, la sua aspettativa di vita. Inoltre, l'efficienza dei sistemi circolatori dei mammiferi si basa esattamente sul peso: se si confronta un topo, un umano e un elefante su un grafico logaritmico, si ottiene che, a ogni raddoppiamento del peso medio, una specie vive il 25% in più. Anche le città sono costellazioni di reti e le leggi di scalabilità si possono applicare con molta precisione anche a loro. West ha poi applicato il suo lavoro al mondo degli affari. Questa indagine ha portato a potenti intuizioni sul perché alcune aziende prosperino mentre altre falliscano. «La misura di tutte le cose» è la storia di un'avventura scientifica sulle leggi naturali elementari che ci legano in modi semplici ma profondi.
Con un'esposizione chiara ed efficace, nella quale sapientemente si fondono enunciazione teorica e pratica esemplificazione, Martin West tratta in questo volume, delle diverse fasi dell'edizione critica, dall'indagini preliminari alla costituzione del testo e alla sua pubblicazione.
Di particolare rilievo è la sezione relativa alle metodiche da adottare in presenza di tradizioni contaminate.
Aggiornato ai più recenti indirizzi della critica testuale, il libro non è destinato solo allo specialista, a chiunque legga greco o latino e desideri una guida per affrontare problemi testuali.
Il 26 ottobre 1932 Stalin si presentò a sorpresa a una riunione di una dozzina di scrittori importanti convocati a Mosca da Maxim Gorky. Stalin dichiarò che i progressi industriali sarebbero stati vani senza la formazione del nuovo uomo sovietico: la produzione di carri armati doveva andare di pari passo con quella delle anime e il compito di forgiarle toccava agli scrittori. "Siate ingegneri di anime" fu il suo monito. Da allora non ci fu complesso industriale che non avesse il suo racconto celebrativo.

