
L'invecchiamento è un processo naturale. Per l'autore nulla può fermarlo, tanto meno la chirurgia estetica o i cosmetici "miracolosi". Tuttavia, se non è possibile evitare la graduale senescenza, si può - e si deve - arrivare all'età avanzata lucidi nella mente e vigorosi nel fisico, e riuscire a contrastare il decadimento. Attingendo alle ultime conquiste della scienza e, insieme, ai segreti di popolazioni longeve come quella caucasica, Weill fornisce una serie di consigli, che vanno da un'alimentazione antinfiammatoria a un equilibrato esercizio fisico a un corretto uso di integratori, senza dimenticare l'importanza di stimolare la mente e di coltivare la vita affettiva.
"La verità è una, la giustizia è una. Gli errori e le ingiustizie variano all'infinito." Nei tumulti del "secolo breve", Simone Weil era chiara, quasi profetica sulle sorti non certo felici che avrebbero atteso la democrazia qualora la si fosse idealmente ridotta a una forma vuota, misto di burocrazia, rancore e legalismo. Una democrazia fatta di procedure prive di sostanza e, quindi, di giustizia. Giustizia, che per la Weil non precede ogni forma di rappresentanza o consenso, ma costituisce l'origine propriamente politica della comunità. Il partito politico, piccolo mostro totalitario capace di mascherare da fini i mezzi, le appariva già allora come sintomo e causa di un decadimento delle idee forti di giustizia, politica, comunità. Per uscire dalla crisi, suggerisce la Weil, bisogna "radicare" le nostre buone pratiche nell'idea di giustizia davvero comune. Quella giustizia che racchiude in sé l'intero tragitto storico e di significato di tre altre parole: libertà, uguaglianza, fratellanza. Parole svilite e tradite proprio da quei monopolisti del consenso che la Weil identificava con i partiti politici. I tre testi, che qui proponiamo come una lezione imprescindibile a cui guardare, indicano a noi una strada quanto mai necessaria, oggi: quella di una fase costituente per una politica che si voglia davvero nuova e motore di cambiamento nella libertà.
Contro i partiti. Solo ciò che è giusto è legittimo raccoglie quattro intensi saggi brevi di carattere politico e filosofico che la Weil scrisse a Londra nel 1943, anno della sua prematura morte, quando era impegnata nelle file di France Libre, l'organizzazione clandestina della resistenza francese che faceva capo a Charles de Gaulle. Il primo scritto dell'antologia, Nota sull'abolizione dei partiti politici è un vero e proprio manifesto - un'analisi lucida e quanto mai attuale - sull'inadeguatezza dei partiti politici nel gestire e governare la democrazia. I partiti sono visti dalla scrittrice come macchine per creare consenso e suscitare passioni collettive: i partiti non pensano, aspirano solo al loro stesso potere. La proposta della Weil per la nuova società post bellica è dunque radicale e provocatoria: la soppressione dei partiti politici. Gli altri tre scritti presenti testimoniano dello stesso impegno della scrittrice francese nell'immaginare una nuova forma di democrazia, più alta e più capace di rispondere ai bisogni essenziali dell'anima. Ogni governo o patto sociale dovrebbe fondarsi non tanto sul concetto di diritto che ognuno reclama per sé, quanto sugli obblighi che ciascuno ha verso gli altri. Chiude il volume la lettera che la Weil scrisse e inviò a Bernanos, una toccante testimonianza sull'esperienza della scrittrice durante la guerra civile spagnola.
Il saggio della Weil sui partiti politici e sulla loro aspirazione totalitaria, che risulta oggi di grave attualità, viene proposto nella traduzione e con il commento del grande sociologo Franco Ferrarotti, che per primo scoprì e propose in Italia questo testo.
Partorita nel 1943, nella sanguinosa temperie della Seconda Guerra mondiale, l'opera si presenta come una riflessione organica sulle cause che hanno condotto l'Europa al collasso, sino ad un ripensamento complessivo intorno alle fondamenta stesse della modernità occidentale. La retorica dei diritti, le storture del capitalismo, l'abominio del nazismo tedesco e del comunismo sovietico, il declino delle comunità, il dominio della tecnica, la perdita della trascendenza, l'idolatria dello Stato e della forza bruta sono solo alcuni dei fenomeni connessi alla "malattia" dello sradicamento. Magistralmente offerti al lettore quale potente affresco di una intera vicenda umana, nel Radicamento Simone Weil tenta di mettere a punto un progetto di modernità alternativa, costruita sul rispetto della dignità di tutti, sulla responsabilità personale, sul dovere verso l'essere umano, sull'empatia con il prossimo, sulla rinuncia alla forza.
Non è difficile comprendere che cosa significa “Europa cristiana”, poiché i temi cristiani si trovano nell’architettura, nella pittura, nella musica, nella letteratura e nella cultura politica e sociale di tutta l’Europa. E allora perché, sin dalla sua fondazione, l’Unione Europea ha spesso preferito ignorare i legami con l’identità cristiana, richiamandosi solo alla tradizione di laicità dello Stato proveniente dalla Rivoluzione francese? Se lo chiede in questo saggio il giurista e docente Joseph Weiler, mostrando i rischi e le criticità legate alla scelta di eliminare il Cristianesimo dalla storia moderna europea. "L’Europa è ancora cristiana?" costituisce una testimonianza profonda per tutti coloro, credenti e non, che si sentono europei, con un saggio che esplora la rilevanza del magistero cristiano rispetto a questioni cruciali per il dibattito sull’integrazione europea.
Fu nelle colonie greche del Mediterraneo, tra il VI e il V secolo a.C., che vennero formulate le prime congetture sulla sostanza fondamentale di cui è fatto il mondo. "Fisici" e filosofi erano alla ricerca dei principi costituenti dell'universo, e questa indagine da Talete a Eraclito, da Parmenide a Democrito condusse alle prime, originali risposte circa la natura e l'apparenza delle cose. Nell'indagare e descrivere una realtà sottostante e unificatrice, gli antichi greci erano come gli scienziati moderni. Ma, secondo il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg, la somiglianza finisce qui. Infatti nessuno a Mileto, a Efeso, ad Abdera o ad Atene cercò mai di "spiegare" come le teorie sul principio fondamentale del kosmos rendessero conto delle apparenze, così come nessuno tentò di verificare o anche solo giustificare le proprie ipotesi. Non si trattava di pigrizia intellettuale. Semplicemente, i greci non ne avvertivano la necessità e "non lo avevano mai visto fare". Per arrivare a una comprensione scientifica del mondo si dovrà attendere, per Weinberg, la grande rivoluzione intellettuale che, tra il XVI e il XVII secolo, condurrà alla "scoperta" della scienza moderna, vale a dire quell'insieme di pratiche, di canoni e di procedure con cui oggi guardiamo ai fenomeni dell'universo.
Il mondo sta diventando sempre più
disordinato, che vi piaccia o no.
Leggete questo libro e capirete perché
ciò ci renderà più intelligenti.
Chris Anderson,
autore de La coda lunga
Da semprel’uomo cerca di opporsi al disordine del mondo tracciando sentieri, catalogando specie naturali, archiviando documenti. Ma tutto il reale è costituito di atomi: ordinare ha sempre significato distribuire fisicamente gli oggetti. Questo fino all’arrivo del bit: la prima unità di informazione non legata allo spazio. Ora la stessa canzone può essere inclusa in più playlist, una sola foto essere individuata da centinaia di tag e una pagina web è raggiungibile seguendo infiniti percorsi. Questo disordine digitale cambierà non solo le nostre abitudini quotidiane, ma il modo stesso di concepire la realtà: David Weinberger, con un saggio illuminante, ci mostra come questa svolta ci condurrà al prossimo passo sulla strada dell’evoluzione.
Il sapere, fino a pochi anni fa trasmesso su un supporto rigido e dai confini ben definiti come la carta stampata, per la prima volta nell'epoca di internet è alla nostra portata in modo pressoché illimitato. Nella stanza in cui siamo riuniti (internet) dove le fonti non sono certe e nessuno è mai d'accordo su nulla, circola molta più conoscenza di sempre, gestita con capacità superiori a quelle delle nostre singole menti e istituzioni. eppure internet non ci rende più stupidi; al contrario, questa conoscenza sempre a disposizione ci consente di prendere decisioni migliori di quelle di un qualunque esperto. Basta sapere come muoversi al suo interno. David Weinberger firma con "La stanza intelligente" un libro destinato a lasciare il segno, che ridefinisce il concetto classico di conoscenza e il suo ruolo all'interno di un mondo sempre online.
Che cos'è il genio? Come nasce? Perché certi luoghi, in certi momenti, hanno prodotto una grande quantità di menti brillanti e di buone idee, mentre altri no? Oggi sappiamo che le persone geniali non nascono singolarmente, a caso, bensì a gruppi. Il genio tende a fare massa, e la genetica c'entra pochissimo: le epoche d'oro vanno e vengono molto più rapidamente di quanto cambi il patrimonio genetico. Quali sono le cause, quindi? Il clima? La ricchezza? Con piglio sicuro e humor irriverente, Weiner esamina le connessioni, anche le più inaspettate, tra l'ingegno e l'ambiente in cui si sviluppa, e lo fa accompagnandoci in sette luoghi esemplari: alcuni sono enormi metropoli, come la Vienna del 1900, altri sono piccoli centri, come la Firenze del Cinquecento. Certi, come l'antica Atene, sono ben noti; altri, come la Calcutta del XIX secolo, lo sono meno. Ciascuno di questi posti, tuttavia, ha rappresentato un momento culminante nella storia dell'umanità. E quasi tutti sono città: possiamo essere ispirati dalla natura, ma è chiaro che il contesto urbano ha qualcosa di particolarmente favorevole alla genialità, che questo libro ci invita a ripensare come il frutto di una cultura che la incoraggia, non come atto individuale ma come responsabilità collettiva.
Carlo Magno è una delle figure che più hanno segnato la storia europea. Grazie a lui una vasta parte dell'Europa, frammentata dopo le fine dell'impero romano, si trovò nuovamente riunita in un unico impero. Con una serie continua di campagne militari sanguinose e brutali, Carlo sottomise e cristianizzò a forza i sassoni, sconfisse i longobardi, riunificò le diverse tribù germaniche. Fu un combattente per la fede in difesa del cristianesimo e della Chiesa, e il papa lo ripagò incoronandolo imperatore. Con lui conobbe una rinascita anche la cultura; assetato di sapere, pur non sapendo scrivere promosse lo sviluppo di quella scrittura che tuttora usiamo. Nella sua Aquisgrana, dove amava darsi ai piaceri termali, raccolse attorno a sé e alla sua corte i più importanti poeti e pensatori del tempo. Alle molte e anche contraddittorie facce di Carlo Magno è dedicato questo racconto biografico.
"Harald Weinrich ha scritto uno straordinario libro sul tema dell'oblio" (Marco Belpoliti)
"Un libro straordinario per ampiezza d'orizzonte e capacità di dominarlo" (Cesare De Michelis)
La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Rileggendo i grandi monumenti della letteratura e del pensiero occidentale, Weinrich ricostruisce modi e significati del dimenticare in un originale percorso che parte dall'Ulisse omerico e attraverso Ovidio e Dante, Agostino e Casanova, Goethe e Nietzsche, Freud e gli autori testimoni della Shoah giunge al mondo d'oggi: un mondo smemorato, capace di creare e distruggere informazioni con altrettanta rapidità. E forse questo flusso di informazioni non è che un affluente del Lete, il fiume dell'oblio.
Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna al Collège de France. Con il Mulino ha pubblicato fra l'altro: "Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo" (II ed. 2004), "Il tempo stringe" (2006), "La lingua bugiarda" (2007) e "Piccole storie sul bene e sul male" (2009).

