
Quale è il ruolo della tecnologia all'interno del Disegno divino sul mondo? È possibile associare le parole "Dio" e "tecnologia" in un qualche tipo di proposizione significante? E se la teologia è incapace di elaborare questo nesso non rischia di lasciare la tecnologia orfana di ogni paternità spirituale e in balìa delle sole ideologie? Dopo un esordio sulla filosofia novecentesca e sulle interpretazioni cristiane del mito di Prometeo, la riflessione proposta dall'autore si inserisce in un percorso teologico più tradizionale, con un'analisi minuziosa dei testi del concilio Vaticano II e di altri più recenti documenti del magistero, recuperando le acquisizioni delle cosiddette "teologia delle realtà terrestri" e "teologia della storia". Un capitolo è dedicato al confronto con alcune figure della cultura filosofica e teologica contemporanea particolarmente impegnate nella comprensione del fenomeno tecnologico, da Tanzella-Nitti a Barrajon, da Severino a Galimberti, da Cole-Turner a Kelly.
Le riflessioni e le testimonianze qui raccolte disegnano la mappa immaginaria di un vasto arcipelago resistente - dagli Indignados spagnoli agli hacker globali di Anonymous, dai movimenti Occupy alle rivolte sulle sponde del Mediterraneo - che sfugge alle consuete categorie politiche. Nonostante le diversità di contesto, di motivi scatenanti, di aree interessate e di modalità espressive, risultano evidenti tratti comuni che idealmente concatenano le varie rivolte: niente leader e partiti, ma azione dal basso e democrazia diretta. È in atto una carica ultra-democratica basata sulla partecipazione e la condivisione deliberativa che sfugge alla regola aurea dei regimi democratici, ossia al principio di maggioranza, mettendo in crisi il principio stesso di rappresentanza. Un insieme di pratiche che rimanda alla tradizione anarchica, ma che si sta reinventando nel calore delle piazze, 'meticciandosi' con pratiche e culture diverse.
Il taglio sapienziale e critico-politico del presente saggio, attento alla dimensione dell'esperienza (senza misconoscere le ragioni della filologia) e della liberazione, è un invito al viaggio nella Commedia, nella sua arte eccelsa, come nel suo simbolismo interiore, e soprattutto nella vita, nella realtà (storica e non solo). Per iniziarci a esse, il Poeta scrisse. L'«attualità» di Dante sta qui: non è solo cronologica, ma dell'uomo, delle sue aspirazioni più profonde, e quindi sempre presente. Il viaggio dell'uomo dantesco è attraversamento degli abissi oscuri (Inferno), trasformazione (Purgatorio) e integrazione (Paradiso). La pienezza dell'umano, come anche del divino e del cosmico, per dirla con Raimon Panikkar, così centrale in questo saggio, vi risplende, qui e ora, non solo nell'aldilà, senza per altro superficiali ottimismi. Il cristianesimo di Dante è ancora "un inedito" (nella storia), per audacia di aperture e compimenti. Per altro "l'esperienza dantesca" parla ancora oggi, laicamente, all'uomo secolare e alla ricerca di sé stesso. Il saggio, dantescamente strutturato in 9 capitoli, si sofferma su argomenti-chiave del poema: il viaggio mistico-iniziatico; il mistero di Beatrice; la presenza del Cristo; la figura di Virgilio; la visione trinitaria o cosmoteandrica del Poeta, la liberazione mistico-critico-politico-poetica, etc. L'approccio simbolico e insieme attualizzante vuole interessare non solo lo specialista, ma ogni persona attenta e in ricerca.
Proseguire sulla strada dell'unione? Come? Quella che abbiamo oggi è una unione economica solo in minima parte: troppo ancora contano le decisioni dei governi, nazionali e locali, e le tante corporazioni di ogni paese. Né si può parlare di unione monetaria finché non si realizza l'unione bancaria. Allora che cosa fa difetto alla nostra "unione molto incompleta"? È mancata soprattutto - come sottolinea questo saggio - la volontà di realizzare un destino comune. Ogni unione presuppone infatti il desiderio di realizzare un bene che ci accomuna, cioè quanto si fa "per" gli altri e non solo "con" gli altri. Di qui l'importanza della solidarietà e della cooperazione, valori senza i quali il sogno europeo di venticinque anni fa rischia di svanire.
Tutte le lingue hanno la loro bellezza: la bellezza della lingua italiana sta nella sua ricchezza di parole, nella mobilità della sua sintassi, nella particolarità della sua storia. Con garbo, ironia e precisione scientifica Mariangela Galatea Vaglio ci guida a conoscerne le avventure nel corso dei secoli, dalle oscure origini all'esplosione dantesca, dal dominio culturale nell'Europa rinascimentale e barocca fino alla modernità e all'attuale lotta per adeguarsi senza snaturarsi a un mondo popolato da inspirational manager, babysitter e personal trainer. Completa il libro un sintetico e divertito "ripasso" dei fondamenti di ortografia e grammatica: tanto per non dimenticare che tra i messaggini, le chiacchiere in chat e il congiuntivo non deve esserci guerra, ma positiva alleanza. Se è vero che viviamo nell'era della comunicazione, è importante essere capaci di una scrittura non solo brillante ed efficace ma anche corretta e dignitosa. Con i "Suggerimenti di lettura" di Giulio Mozzi.
Il volume viene pubblicato nel settantesimo della morte di Romualdo Chiesa (Roma, 1 settembre 1922 - Roma, 24 marzo 1944), partigiano del Movimento dei Cattolici Comunisti, ucciso a 22 anni alle Fosse Ardeatine (medaglia d'oro al valor militare alla memoria). Di Romualdo Chiesa restano solo le parole delle numerose lettere ai familiari inviate dal carcere di Regina Coeli nei mesi di detenzione, dal 1 settembre 1941 al 24 gennaio 1942. Tutto il resto è affidato alle testimonianze degli amici che l'hanno conosciuto, apprezzato, amato (Franco e Marisa Rodano, Adriano Ossicini, Silvia Cìarroni, Paolo Maruzzi, Vittorio Tranquilli ... ), ai ricordi delle sorelle maggiori, Enrichetta
e Margherita, del fratello Adolfo e alla memoria di lui tuttora viva nel cuore degli altri fratelli e sorelle.
Chi era veramente Rita Levi-Montalcini? Una visionaria dotata di ferrea volontà per affrontare il presente sognando il futuro, oppure una tessitrice di rapporti che per sbarazzarsi dei condizionamenti ambientali era disposta a trascurare chiunque si frapponesse tra lei e suoi obiettivi? Per capirla occorreranno forse decenni. Rita nacque in un periodo senza telefoni, televisione, aerei, computer, sanità pubblica, voto alle donne, pensione. Morì quando tutto quanto citato era stato raggiunto. Ma lei in 103 anni di vita conquistò il Premio Nobel per la Medicina, divenne senatrice a vita, incontrò papi, presidenti degli Stati Uniti e della Repubblica Italiana, re, regine, capi di governo di mezzo mondo. Una scienziata tenace, ma pure una donna, capace di tenerezze ripetute come raccontano molti episodi di questo libro.
All'inizio c'era il World Wide Web, eccitante e aperto fino all'anarchia, una miniera enorme e un po' inquietante di caos creativo non indicizzato. Poi venne Google con la sua impressionante missione: organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Oggi Google sembra onnisciente, onnipotente e onnipresente. E sostiene anche di essere un'azienda benevola. Non sorprende perciò che la rispettiamo quasi come una divinità. Ma che cosa guadagniamo o perdiamo permettendole di essere la lente attraverso cui vediamo il mondo? Stiamo muovendoci lungo una strada che porta a un'era più illuminata o ci stiamo avvicinando a un futuro di controllo e sorveglianza sociale? E che effetto potrà avere l'egemonia del motore di ricerca sullo sviluppo della nostra cultura? Per rispondere a queste e altre domande, Siva Vaidhyanathan - tra i più quotati analisti ed esperti di Internet -, esamina in profondità l'influenza spesso insidiosa di Google nella società e suggerisce che potremmo vivere meglio imparando a vederla come una semplice azienda invece che come una forza del bene, prendendo atto che noi con le nostre fantasie, feticci, predilezioni e preferenze - non siamo i suoi clienti ma il prodotto che vende agli inserzionisti
Beppe e Mario sono due ragazzini con la passione per il calcio. Beppe gioca nelle giovanili dell'Alzano Virescit, Mario nella prestigiosa cantera dell'Atalanta. Beppe e Mario sono amici e si sfidano spesso sul rettangolo verde. Passano gli anni e Beppe finisce a giocare nei dilettanti, lascia il calcio e infine la naturale irrequietezza lo porta a laurearsi in filosofia. Mario invece ha dalla sua maggior talento e determinazione nello sfondare; è il capitano della primavera dell'Atalanta e una giovane promessa dalla nazionale, ma a discapito delle apparenze la sua non è una vita facile: in pochi anni ha perso la madre, il padre e il fratello e si è ritrovato da solo a prendersi cura della sorella Maria Carla, affetta da una grave disabilità. Beppe e Mario non si perdono mai veramente di vista, e quando il primo entra in seminario, il secondo va a trovarlo e i due si ritrovano a condividere inquietudini e dubbi, a parlare di fede e del senso della vita. Il 14 aprile 2012 accade l'inaspettato, durante la partita Pescara - Livorno, Mario si accascia al suolo e, nonostante la corsa in ospedale, muore a soli 25 anni. Il dolore di Beppe è enorme, e anche il mondo del calcio è sotto shock. È trascorso qualche anno, Beppe porta sempre il ricordo e l'esempio dell'amico nel cuore. La sua vita è cambiata, il Cammino di Santiago gli ha fatto comprendere che la sua vocazione non è il sacerdozio, gli ha donato Maria Paula e lo ha riportato sui campi da gioco, ad allenare ed educare i ragazzi.
Il Borgo Bello non era un brutto posto dove crescere, con l'aria buona della campagna a due passi, ma anche quella più fine di città. E se i vicini non erano proprio tipi comuni, di certo erano tutta gente perbene, vere colonne di una provincia uscita dalla guerra un po' ammaccata, ma decisa a ripartire. Erano gli anni Quaranta, e a lui che ci era nato il Borgo Bello pareva bello sul serio, con i suoi eleganti quattro "villini" e il barometro tirolese che diceva il tempo, con l'omino e la donnina a fare cucù. Poi con gli anni si cambia, si cresce e arrivano i primi dubbi. Così quella "gente perbene" che si dava per scontata inizia a mostrare una facciata diversa, incrinata da crepe sottili che mostrano quello che c'è sotto. Tra eccentrici periti chimici, signore che si attribuiscono titoli nobiliari abusivi, vecchi fasci estroversi, preti petomani e giovani cameriere dall'inesauribile spirito di iniziativa, una storia di formazione delicata ed esilarante, ritratto di un'Italia che mette ancora allegria.