
A partire dalla ricerca sperimentale sulla sordità elaborata in Italia e all'estero, questo libro offre agli insegnanti informazioni indispensabili per costruire liberamente una didattica efficace, pensata non solo per studenti sordi adulti ma anche per studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado. La ricetta è semplice: esporre alcuni risultati generali della ricerca in linguistica e in glottodidattica delle lingue apprese in un secondo momento rispetto alla madrelingua, in riferimento sia a studenti udenti sia a studenti sordi. Si suggerisce agli insegnanti di usare i principi di glottodidattica che valgono per tutti, studenti sordi e udenti, aggiungendo ciò che di specifico vale per i sordi, con la più grande libertà, perché ogni insegnante possa trovare una via efficace con i propri allievi, rispettando la loro individualità. Il testo è diretto agli insegnanti che non si arrendono alla fatalità statistica degli abbandoni scolastici degli studenti sordi. Tratta di lettura, scrittura, apprendimento grammaticale e cognizione, selezionando ciò che ha interesse per un insegnante curricolare, un insegnante di sostegno, un assistente alla comunicazione o un dirigente scolastico che abbiano uno o più studenti sordi in classe.
Rispondere picche, fare il colpo gobbo, restare al verde, avere la coda di paglia, pagare lo scotto o prendere in castagna... Da dove derivano queste curiose espressioni? I modi di dire fanno parte del nostro modo di parlare, di esprimerci e di essere parte di una comunità. Ogni famiglia ha il suo tradizionale "bagaglio di espressioni" e ciascuno di noi ne usa abitualmente una propria personale selezione. Che siano derivati dalle lingue classiche, da episodi storici o da abitudini popolari, è affascinante scoprire come alcune delle frasi che utilizziamo più spesso nel parlare quotidiano abbiano un significato ben preciso, a volte sorprendente, ben più calzante di quello che pensiamo. Questo libro è un affascinante viaggio nel variegato mondo dei modi di dire: un "dizionario" per un uso più consapevole del linguaggio, divertente da sfogliare e ricco di curiosità. Dal mito alla storia: La spada di Damocle, vittoria di Pirro. Dal greco e dal latino: Alle calende greche, avere delle remore. Dalla religione: Scherzo da prete, stare con i frati e zappare l'orto. Dalla letteratura: Combattere contro i mulini a vento, fare voli pindarici. Dalla vita quotidiana: Sbarcare il lunario, attaccarsi al tram. Diamo i numeri: Quinta colonna, sudare sette camicie. Gergo militare: Fare man bassa. rompere le scatole, Che tempo f, Sole che spacca le pietre, piove, governo ladro! Dallo spettacolo: Cavallo di battaglia, farsi un film. A tavola: Avere l'acquolina in bocca, prendere in castagna. Il corpo umano: Essere in vena, fare orecchie da mercante. Lo sport: Darsi all'ippica, appendere le scarpe al chiodo. I giochi: Rispondere picche, calma e gesso. Regionalismi: Non c'è trippa per gatti; essere una mezza calzetta.
Caterina la Grande (1729-1796), è diventata un personaggio leggendario: fu considerata di volta in volta un capo di Stato illuminato e una despota, protettrice di filosofi e Messalina. Henri Troyat ha ricostruito in questa biografia, che ha vinto il Prix des Ambassadeurs, la vera personalità di Caterina. La vita della zarina viene inquadrata da Troyat nel contesto della Russia del tempo senza sovrapposizioni ideologiche, offrendoci un'immagine fedele del personaggio al centro di una grande corte di comprimari politici ed erotici.
Un grande studioso della cultura russa delienea la figura dello Zar Pietro il Grande. Ne emerge il ritratto di un uomo che volle modernizzare la Russia del XVII secolo, recuperando la sua millenaria arretratezza e contaminandone l'universo sociale e culturale con la modernità delle idee che spiravano dall'Occidente. Questo monarca fu lungimirante, determinato, geniale. Da solo, riuscì a trasformare il più grande impero del mondo. Fra le sue molte virtù non annoverò però la più importante: l'umanità. Brutale nei piaceri, feroce nei costumi, barbaro nelle vendette, "civilizzò i suoi popoli ed era selvaggio".
Allevato ed educato dalla nonna Caterina II, Alessandro trascorre l'infanzia nella corte russa. La precoce passione per il teatro diventerà una costante della sua vita: reciterà la parte di progressista a tal punto che il suo avvento al trono verrà salutato come l'esaudimento di ogni speranza in un futuro migliore e finalmente giusto. Dopo il disastro napoleonico in Russia, Alessandro si considera investito di una missione: distruggere lo spirito del male incarnato da tutti i rivoluzionari. Nasce così la Santa Alleanza, contro i fautori del nuovo cambiamento. Il libro è la storia di una involuzione politica e culturale e di un uomo dalla psicologia molto complessa.
La maggior parte di quello che mangiamo tutti i giorni ci sta, secondo la tesi di questo libro, lentamente avvelenando, mentre la categoria medica e l'industria farmaceutica hanno tutto l'interesse a mantenerci malati e non farci guarire. Come uscire da questo circolo vizioso? Kevin Trudeau, uno dei più noti difensori dei diritti del consumatore e del cittadino, in questo saggio solleva il coperchio dal vaso di Pandora degli inganni della medicina e dell'alimentazione. Indica, inoltre, i grandi risultati ottenuti da diverse terapie, filosofie mediche e pratiche alternative che aiutano il corpo a recuperare lo stato di salute originario.
«Mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola!».
È l'invito rivolto da papa Francesco agli aderenti dell'Azione Cattolica Italiana il 30 aprile 2017, quando il Santo Padre ha incontrato l'associazione in piazza San Pietro.
Un'indicazione importante, che assume ancora più significato in una stagione in cui il tema del contributo dei cattolici alla vita del Paese è al centro di molti dibattiti.
Nel dialogo agile e serrato con Gioele Anni, giovane giornalista di Lodi, il Presidente nazionale dell'AC offre alcune indicazioni per capire in che modo l'Azione Cattolica, e più ampiamente la comunità dei credenti, sono chiamate a concorrere alla costruzione del Bene comune.
Non stando al di sopra delle parti, ma sotto di esse.
Luigi Sturzo (1871-1959) fu un formidabile animatore della terra siciliana e poi dell’Italia intera, appassionato della libertà e sempre dalla parte dei deboli. Prete e politico scomodo, fu odiato da Benito Mussolini per il suo rigore nello spiegare l’inconciliabilità tra cristianesimo e fascismo. L’immensità del suo pensiero oggi brilla per la Chiesa e per la nostra confusa e avvilita società.
Dai suoi inizi a Caltagirone all’appello «a tutti gli uomini liberi e forti», fino all’esilio all’estero e al rientro nella vita politica postfascista, produsse una monumentale opera di intuizioni ancora feconde e animate da un profondo spirito di amore e servizio al prossimo, che ha portato la Chiesa ad avviare il processo per la sua beatificazione.
Cesare Pavese scriveva che "Un paese vuol dire non essere soli". Ma nella velocità dei cambiamenti, sociali e politici, nel frastuono della comunicazione incessante, non è facile trovare punti di riferimento che ci facciano sentire felicemente parte di un Paese. Allenare la memoria non è un esercizio comune: Silvia Truzzi ha incontrato per Il Fatto quotidiano sedici italiani con i capelli bianchi, che in queste pagine raccontando se stessi ci parlano del passato e del futuro dell'Italia, di impegno e politica, di quel che ci manca e di quello che, con negligente disattenzione, abbiamo perso. O che abbiamo dimenticato, magari per comodità. Viene così alla luce un ricchissimo patrimonio di cultura, saggezza e umanità che non può essere liquidato con il detestabile slogan della "rottamazione". Sedici grandi voci hanno ancora qualcosa di molto importante da dirci: Andrea Camilleri, Luciana Castellina, Guido Ceronetti, Pietro Citati, Gherardo Colombo, Massimo Fini, Vittorio Gregotti, Claudio Magris, Dacia Maraini, Piergaetano Marchetti, Piero Ottone, Giampaolo Pansa, Stefano Rodotà, Giovanni Sartori, Emanuele Severino, Gustavo Zagrebelsky. Prefazione di Massimo Gramellini.