
"I processi formativi delle giovani generazioni, in ambito scolastico, richiedono l'interazione tra soggetti, attraverso un percorso cooperativo, capace di creare un incontro tra le differenze, di riconsiderare il valore dell'essere umano, di ascoltare le suggestioni dei vissuti antropologici del mondo contemporaneo. Occorre ripensare una cultura dell'educazione, indicando ai docenti un possibile raccordo tra ricerca scientifica, competenze professionali, motivazioni individuali e responsabilità collettive per attuare una scuola realmente inclusiva e democratica. Il presente volume, esito del progetto didattico per i docenti di ogni ordine e grado delle Province di Bari e di BAT, promosso dall'Ufficio di Pastorale Scolastica della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, in collaborazione con il Consiglio regionale della Puglia, con enti locali e associazioni, vuol essere espressione di tali attese. Tra le sue pagine, mediante la narrazione delle esperienze educative scolastiche e il racconto delle azioni sociali per una cittadinanza attiva, il lettore potrà scorgere la ricerca interdisciplinare delle questioni di senso e la riconferma della vocazione della professione docente nell'arte di essere umani."
Chi è, e da dove viene, Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, ex attore comico, interprete di serie tv, che tutto il mondo ha imparato a conoscere dopo il tragico 24 febbraio 2022? Una biografia rigorosa, che non tace delle contraddizioni, degli errori, delle promesse non mantenute da Zelensky dopo la sua elezione nel 2019, ma che lo individua anche come l'uomo che ha saputo unire la sua nazione nella resistenza all'aggressione russa. "Oggi, dietro Zelensky c'è una società ucraina unita, forte e invincibile. Nessuno in Ucraina ha mai visto una tale unità di persone come nei giorni di questa sanguinosa guerra contro la Russia". Prefazione di Paolo Di Paolo
La presente pubblicazione si propone di raccogliere contributi sul Sistema Preventivo di don Bosco elaborati all’interno dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Le FMA, sin dagli inizi, si sono dedicate all’educazione delle ragazze e dei bambini con una modalità congeniale al loro modo di essere. Esse si sono rivolte all’educazione della donna secondo la finalità dell’Istituto e la consegna data loro da don Bosco: realizzare per le ragazze quanto i Salesiani facevano per i ragazzi. Tale consegna è stata coniugata con le risorse femminili e con le esigenze dell’educazione della donna e dell’infanzia, mediante un’attiva presenza nell’ambito della scolarizzazione e dell’evangelizzazione. Osservando la loro tradizione educativa a livello mondiale, si costata che esse hanno maturato una loro ermeneutica del Sistema Preventivo che si è andata approfondendo nel tempo, in rapporto alle persone e alle situazioni culturali.
I contributi presentati in questo volume sono articolati in tre parti tra loro strettamente concatenate. Nella prima si mette in luce come lungo le varie fasi della storia dell’Istituto la fedeltà allo "spirito di don Bosco" è stata sempre considerata chiave interpretativa del Sistema Preventivo. Si presentano, poi, due aspetti del metodo educativo di don Bosco: in prospettiva psicologica, si evidenzia il fondamento materno della personalità dell’educatore piemontese e i suoi modelli di identificazione che l’hanno guidato a passare dall’esperienza della perdita del padre ad un progetto di paternità educativa; infine, con un approccio pedagogico, si mostra un aspetto poco noto del sistema educativo salesiano: l’educazione alla riconoscenza e i fattori che la possono favorire.
Nella seconda parte l’attenzione è polarizzata sulla figura di Maria Domenica Mazzarello considerata come educatrice in piena sintonia con il Sistema Preventivo di don Bosco, ma con una sua specifica originalità. La sua, infatti, è un’adesione libera e creativa al progetto educativo salesiano per adeguarlo al mondo femminile.
Nella terza parte si presentano alcuni sviluppi dell’interpretazione del Sistema Preventivo a partire dallo studio dei Capitoli generali dell’Istituto e delle Costituzioni del medesimo. Inoltre, si offrono alcuni contributi di madre Antonia Colombo, Superiora generale dell’Istituto, che documentano un ripensamento del Sistema Preventivo alla luce del modello antropologico della reciprocità.
Nell'epoca della rivoluzione digitale, che sta cambiando i modi di relazionarsi e crea enormi problemi in campo economico, sociale e politico quali sono le radici che non possono essere dimenticate perché la comunicazione sia umanizzante? La reciprocità è l'elemento forse più utile per ritrovare una comunicazione mediatica adeguata ai tempi di oggi. Il pensiero di Paolo Ruffini, il professionista ora prefetto dell'organismo vaticano che si occupa dei media, a colloquio con il giornalista Michele Zanzucchi, emerge nelle pagine di questo libro della Collana Fratelli in Umanità.
"Una grande famiglia è una famiglia disseminata, divisa, complicata, persa, ritrovata. L'albero genealogico segna rami che a volte non si sono mai toccati, e a volte si sono uniti indissolubilmente." Fulco Ruffo di Calabria appartiene a una delle famiglie più antiche e blasonate d'Europa, che vanta fra i suoi membri re e regine, principi e principesse, cardinali ed eroi, come il nonno Fulco, asso dell'aviazione della Prima guerra mondiale e medaglia d'oro al valor militare. Con legittimo orgoglio ma anche con estrema spontaneità e semplicità, Fulco si racconta per la prima volta in una sorta di diario "geografico" che ripercorre la sua vita di nomade d'eccezione: l'infanzia torinese insieme ai fratelli Augusto, Imara, Umberto e Alessandro, sotto l'occhio vigile e affettuoso della "signorina Natalia", amica e complice; la Pasqua a Roma da nonna Luisa; le feste con i compagni di giochi, fra i quali Edoardo e Margherita Agnelli e i "rampolli" di casa Marone Cinzano, i Rivetti, i Nasi, i Vallarino Gancia; i collegi esclusivi a Moncalieri, Pallanza, Paderno del Grappa e Gressoney; le indimenticabili vacanze a Poveromo, in Versilia, nella accogliente e vissuta casa di famiglia, in compagnia di nonni, cugini e zii (fra cui Paola, futura regina dei Belgi) o a Sestriere. I viaggi per tutta l'Europa con la "banda Ruffo" (così zia Paola chiamava i nipoti) negli "anni feroci e fieri", in cui "non ci facemmo mancare niente", all'insegna della spensieratezza e degli amori passeggeri.
L'unità nazionale del nostro paese è sempre stata malsicura, minacciata, mai veramente attuata. E non si può certo dire che in questi anni, così vicini al 150° anniversario dell'Unità, il problema si stia risolvendo; anzi, sono sempre più forti quelle spinte che, in forme storiche sempre diverse, hanno puntato a una dissoluzione dello stato unitario.
Forse il problema, come già avevano capito gli Arabi, che non riuscirono mai a conquistare tutta la penisola, è che l'Italia è un paese troppo lungo. Se ci fu un momento in cui avrebbe potuto essere il Sud, unificato dai Normanni e dagli Svevi, a costituire il nucleo e il motore dell'unità italiana, quell'occasione sfumò e ciò che non riuscì a Federico II dovette aspettare l'Ottocento per essere compiuto.
Da subito il grande movimento del Risorgimento rischiò di invischiarsi nella palude dell'anti-risorgimento, ma se i pericoli per l'unità italiana furono nei secoli scorsi il nazionalismo violento e oppressivo del fascismo, o il potere temporale della Chiesa cattolica, non si può dire che oggi manchino le minacce, da una forma di populismo privatistico antagonista del sentimento patriottico, a una decomposizione del tessuto nazionale, presente al Nord in forme provocatorie ma tutto sommato pacifiche, e incombente al Sud nella secessione criminale delle mafie.
Eppure, secondo Ruffolo, una speranza c'è. «Realizzare attorno a un progetto nuovo di unità nazionale una vasta rete di solidarietà sarebbe il segno che la "gente", oggi abbandonata all'autoritratto sterile dei sondaggi, può ancora trasformarsi, riconoscendosi nel suo passato, impegnandosi nella costruzione del suo futuro, in "popolo"».
Dalla formazione sui classici del marxismo e del liberismo, alle responsabilità di coordinatore della programmazione economica del centro-sinistra, al difficile ruolo di ministro dell'Ambiente nel momento di maggiore vitalità delle lotte ambientaliste, la vita di Giorgio Ruffolo è un racconto di scommesse fatte e non sempre vinte. Si trova ad agire da protagonista in momenti di svolta radicale per le sorti della repubblica, a volte nell'ombra, da tecnico, a volte sotto i riflettori da ministro o eurodeputato. Il racconto si snoda attraverso tappe che vanno dalla sua formazione, durante la seconda guerra mondiale - le letture, gli incontri, un antifascismo sempre più convinto che matura attraverso Marx e Salvemini -, ai primi incarichi pubblici, nell'Ufficio studi della Bnl, fino alla nomina a ministro nel 1987 e poi all'elezione a parlamentare europeo. La descrizione dell'ambiente, le biografie dei primi burocrati della repubblica si alternano al racconto di un'Italia che cambia, soprattutto nei costumi. La trama si arricchisce di considerazioni e documenti che consentono di toccare con mano periodi estremamente complessi della storia d'Italia: la pionieristica fase della programmazione, osteggiata dai grandi partiti di massa e dalle manovre dei grandi "monopoli" italiani; la morte di Mattei, ricordato attraverso il lavoro comune, i viaggi, il problema del petrolio italiano e il ruolo giocato dai paesi arabi e dai servizi segreti francesi nella sua tragica fine.
Una mattina di primavera del 2022, al termine di una lunga riunione del Consiglio dei ministri, i giornalisti vengono convocati a Palazzo Chigi per una conferenza stampa. Li attende un primo ministro tecnico che ha finalmente avviato il Recovery Plan, ha delineato le riforme necessarie, ha tamponato in parte la grave crisi economica e sociale, ma che si rende conto che, malgrado gli sforzi, l'Italia riesce a spendere solo una piccolissima parte dei fondi Ue. In apertura il primo ministro mostra ai giornalisti stupiti una scena del film di Buñuel, "L'angelo sterminatore", in cui un gruppo di borghesi, ospiti in una villa per cena, per qualche misterioso motivo non riescono più a uscirne. Comincia così questo libro, dallo stile narrativo e surreale, in cui Marco Ruffolo spiega come (non) funzionano organismi pubblici come la Conferenza Stato-Regioni, la Conferenza di servizi, la Corte dei Conti, i Tar, l'Anac. Sovrapposizioni di poteri, controlli asfissianti e inutili, scarsa competenza, leggi farraginose, gare d'appalto complicate: alla fine una grande tenaglia impedisce allo Stato di funzionare. L'immaginario premier ha molto più di qualche idea su come uscire dallo stallo. Ma la sua strada è disseminata di trappole.
Le relazioni tra fratelli e sorelle sono il risultato di una grande intimità imposta, non scelta. Si può addirittura affermare che i rapporti di fratellanza siano una specie di malattia: una malattia d'amore cronica con i suoi istanti di complicità, di benessere condiviso, ma anche con momenti di crisi, rivalità e gelosie. Tutto ha inizio con l'arrivo del secondo, vissuto dal primogenito come un vero e proprio cataclisma. Come accettare di condividere l'amore dei genitori? Avvalendosi di numerosi casi clinici, arricchiti da riferimenti alla tradizione mitologica e culturale, il saggio scandaglia l'universo delle relazioni fraterne, spesso agitate, patologiche, mostrando come esse compongano le corde più intime della personalità.
Bisogna dire ai bambini tutta la verità sulla loro origine? In che cosa consiste la rivalità tra fratelli? Come si costruisce l'identità sessuale? A che cosa servono i sintomi, e bisogna proprio guarirli a ogni costo? A queste e ad altre domande, Marcel Rufo dà delle risposte concrete, frutto di trentacinque anni di pratica di psichiatria infantile. Ben lontano dal riferirsi a teorie astratte, l'autore dimostra, attraverso una serie di casi particolari, come i bambini e gli adolescenti esprimano, con il loro corpo e il loro comportamento, tutti i tormenti e gli smarrimenti che non riescono a verbalizzare.
In questo libro l'autore spiega e commenta la sua quinquennale psicoterapia con Aldo Carotenuto, raccontando l'analista e l'uomo Aldo Carotenuto nel tentativo di offrire al lettore una visione globale, equilibrata, costituita dall'unione dei vari aspetti dell'uomo e del suo operato. Attraverso una lunga serie di aneddoti simbolici ed eloquenti, emerge la creatività e l'eroicità di un terapeuta costretto a venire a patti con i propri demoni interiori.