
Tutti abbiamo le nostre storie preferite e con esse i nostri personaggi del cuore. Li abbiamo amati così tanto da rileggere più volte il racconto delle loro avventure e magari ci siamo chiesti che ne è stato di loro "dopo". Pinocchio, per esempio, ha smesso di dare retta ai cattivi compagni? E Cappuccetto Rosso come sarà diventata da grande? In "Storie d'altre storie" Arpino costruisce una galleria di ritratti degli eroi del nostro immaginario, presentandoli nella loro vita "vera", quella che potrebbero aver vissuto a partire dalla vicenda che li ha resi immortali. Arpino dà loro voce provando a raccontare che cosa è successo da allora, che strada hanno preso e attraverso quale intreccio di speranze, desideri, delusioni, affetti e meschinità si è formato il tessuto della loro vita. In queste pagine ritroviamo Cappuccetto Rosso e il Cacciatore, Sandokan, Marian e Yanez, Frankenstein e la sua mamma, il dottor Faust e il Diavolo, ma anche Lolita, il capitano Achab, Marlowe. Piccoli cammei ricchi di fantasia, umanità e ironia nello stile vitale ed estroso di un grande scrittore del '900 italiano.
Gli ultimi anni del XX secolo hanno visto la fine dell'ordine politico, economico e sociale, che si era formato nell'immediato secondo dopoguerra. Forse quello che giunge a conclusione è un sistema storico più ampio, quello dell'Occidente industrializzato, o addirittura quello degli Stati nazionali. Attraverso un approccio storico comparato, gli autori combinano l'analisi storica, lo studio delle dinamiche economiche e finanziarie e del mutamento sociale, per ricostruire le analogie e le differenze tra la nostra epoca di transizione e due analoghe transizioni del passato: quella dall'egemonia olandese all'egemonia britannica nel XVIII secolo, e quella dall'egemonia britannica all'egemonia statunitense a cavallo tra XIX e XX secolo.
«Ho conosciuto il sistema massonico dall'interno. Ho voluto offrire un affresco inedito degli ultimi venti anni che consenta di entrare dentro le storie segrete dei tre più importanti gruppi massonici italiani. Uno spaccato delle vicende che hanno segnato le logge trascinandole, anche più volte, nelle aule di giustizia».
Abbiamo bisogno di un femminismo che dia la priorità alle vite delle persone. Davvero la massima realizzazione per le donne è quella di arrivare a occupare posti di potere nelle gerarchie delle grandi aziende capitaliste? È quel che ci dice il femminismo liberale, che aspira a rompere il soffitto di cristallo, mentre non si preoccupa affatto delle esigenze della stragrande maggioranza delle donne. Esigenze come la lotta contro lo sfruttamento sul lavoro e i diritti sindacali; il riconoscimento della loro fondamentale funzione di cura dei figli, caricata sulle donne in favore della massimizzazione dei profitti; il diritto alla salute e a un ambiente non inquinato; la lotta contro ogni forma di razzismo e guerra. Oggi che il sistema di valori liberisti è in crisi e stiamo vivendo una nuova ondata femminista internazionale, abbiamo lo spazio per creare un altro femminismo: anticapitalista, antirazzista ed ecosocialista. Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser sono state tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.
Abbiamo bisogno di un femminismo che dia la priorità alle vite delle persone. Davvero la massima realizzazione per le donne è quella di arrivare a occupare posti di potere nelle gerarchie delle grandi aziende capitaliste? È quel che ci dice il femminismo liberale, che aspira a rompere il soffitto di cristallo, mentre non si preoccupa affatto delle esigenze della stragrande maggioranza delle donne. Esigenze come la lotta contro lo sfruttamento sul lavoro e i diritti sindacali; il riconoscimento della loro fondamentale funzione di cura dei figli, caricata sulle donne in favore della massimizzazione dei profitti; il diritto alla salute e a un ambiente non inquinato; la lotta contro ogni forma di razzismo e guerra. Oggi che il sistema di valori liberisti è in crisi e stiamo vivendo una nuova ondata femminista internazionale, abbiamo lo spazio per creare un altro femminismo: anticapitalista, antirazzista ed ecosocialista. Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser sono state tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.
"Tantissimi anni fa, per una collana chiamata "Invito alla lettura di...", fra tanti autori del nostro Novecento scelsi di scrivere su Dino Buzzati. Il clima culturale era ancora così palesemente influenzato dalle mode neorealistiche, che lo stesso direttore della collana, poco amante delle atmosfere e dello stile buzzatiani, tentò di modificare il mio testo in senso molto negativo verso l'autore, direi addirittura sprezzante. Non ci riuscì. Buzzati è un grande, ed è ormai un classico. Il deserto dei tartari continua ad affascinare i lettori ed è diventato proverbiale; le novelle dei primi libri hanno spesso una perfezione incantata, sembrano scolpite nel cristallo. E il mio piccolo libro mi pare ancora la chiave giusta per entrare nel suo mondo".
Maria Cervi ha solo 9 anni quando padre e zii vengono fucilati a Reggio Emilia dai fascisti. Ancora adolescente, inizia ad affiancare il nonno Alcide nel percorso di testimonianza grazie al quale il martirio dei 7 fratelli Cervi diventa presto un simbolo della Resistenza italiana ed europea. In queste pagine viene ripercorso il cammino di Maria dalla bambina che era alla donna eccezionale che è diventata, memoria pubblica di una famiglia fuori dal comune, senza negarsi e senza proteggersi da niente. «Di Antenore e degli altri fratelli Cervi, di papà Alcide, delle donne che rimasero e ripresero a vivere», scrive Veltroni nella sua prefazione, «si è detto molto e molto sappiamo. Qui, a emergere in pieno è il cammino intrecciato di profonda umanità e comunque pieno di ostacoli di una bambina costretta a diventare grande e in fretta, molto in fretta. Con il ricordo di un papà "dolce e di poche parole", quando la sua esistenza era semplicemente quella di una "bimba felice in famiglia felice". Con la "salvezza" rappresentata dall'impegno politico e dall'affermarsi in lei di quel "dovere morale di rendere conto"». Volume pubblicato in collaborazione con l'Istituto Alcide Cervi. postfazione di Luciano Casali.