
Riscoperta della bellezza della matematica e della geometria attraverso le armonie delle opere d'arte. Questo volume e frutto del progetto Arte e Matematica, che consiste nella produzione di un testo scolastico che tenga conto delle nuove esigenze degli allievi. I testi scolastici attuali danno per scontata una presentazione dei processi e delle nozioni proprie della struttura della disciplina ma non del fatto che la matematica, come ogni conoscenza umana, puo essere ricostruita in una sua unita interna da molti punti di vista e in molti modi. L'esperienza scolastica dell'apprendimento matematico appare, per molti, troppo distante dalle proprie possibilita di comprensione. Ma le cause di tale disamore consistono nel fatto che il processo non viene attivato a partire da immagini. L'Arte non e presentata come testo ma come pretesto. Il lettore e portato a individuare i parallelismi tra una moderna concezione della comunicazione visiva e il metodo della matematica.
In questa enciclopedia: Movimenti, stili, tipologie; Architetti e teorici; Tecniche di costruzione; Aspetti amministrativi; Schizzi, disegni, inserti tematici illustrati; Storia dell'architettura; Bibliografia. L'enciclopedia si avvale anche di un apparato iconografico. Il flusso delle voci è accompagnato da un commento di schizzi e disegni di progetto, nonché da una serie di diagrammi esplicativi. Fuori testo è stata inserita una serie di tavole fotografiche che offre alcuni riferimenti per affrontare una disciplina che delle immagini ha fatto uno dei propri fondamentali materiali di lavoro.
L'architettura dell'informazione, cioè la strutturazione e l'organizzazione dei dati e degli strumenti che ne consentono l'impiego, non si applica solo alle pagine web, ma a ogni oggetto appartenente alla quotidianità. Spesso non ce ne si accorge, abituati come si è a determinate soluzioni, determinate forme, ma quando l'informazione diventa più densa e complessa, legandosi magari a oggetti (o siti web) nuovi, allora la sua architettura fa la differenza tra ciò che funziona o meno. Un volume pratico che insegna a comprendere le strutture, gli strumenti, le architetture che sottendono i sistemi informativi che funzionano, che appaioni subito chiari senza dover imparare nuovi sistemi di utilizzo. Solo attraverso la comprensione di questi concetti chiave, il designer (sia esso architetto, webmaster, artigiano) può progettare e creare soluzioni funzionali, ma allo stesso tempo facili, per le quali l'utente, pur provenendo da contesti diversi, non debba reimparare a utilizzare un nuovo modello.
Dove corre il confine fra «paesaggio» e «città»? E come giudicare o indirizzare gli interventi sull'uno e sull'altra, o la continua crescita delle periferie? Devono prevalere i valori estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere)? L'architetto è il mero esecutore dei voleri del committente, anche quando vadano contro l'interesse della collettività, o deve mostrarsi attento al bene comune? Sfidare i confini difficili fra città e paesaggio, decostruire i feticci di un neomodernismo conformista (il grattacielo e la megalopoli) e le sue conseguenze (i nuovi ghetti urbani) vuol dire tentare il recupero della dimensione sociale e comunitaria dell'architettura. In un paesaggio inteso come teatro della democrazia, l'impegno etico dell'architetto può contribuire al pieno esercizio dei diritti civili. Diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura meritano questa scommessa sul nostro futuro.
Tradizionalmente corpus di documenti o sito fisico per la loro conservazione, l'archivio si è evoluto nel corso dei secoli avvalendosi dei continui progressi tecnologici, fino a comprendere una straordinaria molteplicità di piattaforme di visualizzazione per riprodurre il passato, catturare il presente e mappare la nostra presenza: opere d'arte, installazioni, musei, social media. Considerando l'archivio sostanzialmente come un laboratorio di memoria, Gabriella Giannachi ripercorre in queste pagine densissime la storia di pratiche di archiviazione di varia origine, giungendo fino ai più sofisticati archivi digitali di oggi e prendendo in esame una incredibile quantità di emblematici casi studio. Spaziando tra arte, archeologia, antropologia, studi postcoloniali, sottolinea l'importanza dell'archiviazione partecipativa, cita Andy Warhol e Ant Farm, analizza l'estetica dei database e la trasmissione del sapere attraverso il corpo nella performance e nella bioarte, mostrando come l'archivio si sia trasformato in uno strumento globale di produzione, conservazione e circolazione della conoscenza.
Il fondo archivistico "Pietro Ingrao", "Carte CRS", consistente in 930 fascicoli e 112 faldoni, è diviso in quattro serie: A (Corrispondenze), B (Scritti e discorsi), C (Atti e materiali) e D (Foto). Le carte sono quelle raccolte presso gli uffici del Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato e coprono un arco cronologico che va dal 1930 ai giorni nostri. La maggior parte riguarda però il periodo tra la metà degli anni Settanta e gli anni Novanta: gli anni della presidenza di Ingrao al CRS, seppur con il noto intervallo istituzionale del 1976-79. La mappatura dell'Archivio fornisce utili indicazioni per approfondire l'analisi della storia politico-istituzionale dell'Italia repubblicana.
L’amicizia fra Benjamin e Scholem spicca, nel Novecento, come una tra le più affascinanti e vitali. E quando nel 1980 Scholem pubblica questo carteggio, che copre gli ultimi otto anni della vita di Benjamin, vuole rendere giustizia a un rapporto complesso e non privo di contrasti, ma improntato a una profonda fedeltà. Grande studioso della Qabbalah e della mistica ebraica, Scholem è, nel 1932, già da tempo in Palestina e ormai a un passo dalla cattedra; la vita di Benjamin, cabbalista in incognito e profondo innovatore del pensiero, attraversa invece la sua fase più tormentata: ospite di volta in volta a Ibiza, Parigi, Sanremo e in Danimarca, è costantemente alla ricerca di una base di sussistenza. Tra i due, fortemente segnati dalla formazione nella Berlino di inizio secolo e subito attratti dalle ricerche l’uno dell’altro, si sviluppa un confronto incessante che investe l’attualità politica, i libri letti, le comuni conoscenze (da Buber a Bloch, da Brecht ai francofortesi), e che trova il suo fulcro nei densissimi scambi a proposito di Kafka. Un dialogo a distanza – se si esclude il breve incontro parigino dell’inverno del 1938 – e non di rado drammatico, intessuto com’è anche di malintesi, puntute allusioni, eloquenti silenzi, ma che resta una prova convincente delle parole con cui Benjamin definì il suo rapporto con Scholem: «fra Gerhard e me le cose stanno così: ci siamo persuasi a vicenda».
Cosa sono le emozioni, quali forme assumono nelle loro manifestazioni psicologiche e umane, come si trasformano nel tempo, quali rischi nascono dal loro attenuarsi e appassire, dal loro incendiarsi o spegnersi, ma anche dal loro deformarsi in modelli inautentici di espressione. Il tema delle emozioni, della loro fenomenologia e del loro significato psicologico, era già stato precedentemente trattato dall'autore. "L'arcipelago delle emozioni" allarga la riflessione ai temi della vergogna, della nostalgia, dell'inquietudine, della noia, dell'odio, della gioia e dell'allegria, portando alla luce alcune situazioni psicologiche e umane emblematiche e delineando le basi emozionali della cura come premessa ad ogni possibile terapia.
Curzio Malaparte per molto tempo dovette scontare la reputazione di sfrenato avventuriere. E in effetti la sua vita può essere a buon titolo considerata romanzesca: soldato, uomo politico, scrittore di fama, coinvolto in un turbine di amori, duelli, scandali e non meglio chiariti rapporti con il potere. Fascista, venne fatto confinare da Balbo e liberare da Ciano; comunista, venne protetto da Togliatti, nonostante lo sferzante giudizio di Gramsci; luterano e anticlericale, gli venne attribuita una misteriosa conversione. Oggi i suoi eccessi rientrano in quello che si definisce "intellettuale d'intervento", figura di cui è stato senza dubbio precursore.