
Se c'è un giornalista in Italia che può raccontare il terremoto d'Abruzzo, questo giornalista è Giuseppe Caporale. Era lì Giuseppe, la notte del 6 aprile. Era lì, un'ora dopo la distruzione, che si aggirava fra i fantasmi di Onna e fra i vicoli bui della città dell'Aquila. Era lì nei giorni seguenti, è rimasto lì a raccogliere le grida di dolore e di paura degli abruzzesi. Giuseppe Caporale ha cercato di capire, ha indagato, ha anche scoperto quello che qualcuno voleva nascondere. Ha fatto il suo mestiere: scrivere. Senza timori, senza reticenze. Giorno dopo giorno sul suo giornale, "la Repubblica". E poi, sei mesi dopo, è arrivato questo libro. Già il titolo - "L'Aquila non è Kabul" - annuncia che fra le sue pagine non troverete mai nulla di convenzionale o di scontato. È una cronaca "non autorizzata" del terremoto. Giuseppe Caporale è stato un testimone oculare della tragedia abruzzese. Nel libro rivive il dramma fin dall'inizio, fin da quella notte quando anche a casa sua, a Pescara, la terra ha tremato e i tetti sembravano cedere, i muri crollare. È un diario. Il viaggio disperato fino ai paesi ai piedi dell'Aquila, i primi soccorsi, i morti e i vivi, i padri sopravvissuti ai figli, i feriti tirati fuori dai palazzi. Il racconto del dolore e poi il racconto della rabbia, i mancati allarmi e le tendopoli bollenti d'agosto, le case di sabbia venute giù e le inchieste giudiziarie, l'apocalisse d'Abruzzo e il dopo-terremoto in Molise. (Attilio Bolzoni)
"È un privilegio o una condanna scoprirsi americani? Il paese delle mille contraddizioni, la nazione del melting pot, dove la geografia, ignorata a scuola, s'impara grazie alle tante guerre combattute, dal lontano Vietnam all'attuale Iraq, è ancora la migliore democrazia del mondo? Gli americani sono convinti di aver sempre ragione, per definizione, semplicemente perché loro sono americani e tu no. Meno sanno del mondo e più lo vogliono cambiare a propria immagine e somiglianza. Ma forse il segreto dell'America sta nel suo essere una nazione eccitante, un paese che non ti annoia mai, dove ciò che sembrava certo ieri diventa assurdo domani. L'America ti inganna, ti tradisce, ti diverte. Vittorio Zucconi, da molti anni corrispondente per la Repubblica dagli Stati Uniti, compie un viaggio fra i riti e i tic di questo immenso paese: dal McDonald al poker in tv, dalle devastazioni dell'uragano Katrina alla mania di grandezza dei grattacieli, che resiste anche dopo la tragedia dell'11 settembre 2001".
Cosa accomuna Leonardo da Vinci a Steven Spielberg, oppure Agatha Christie a John Lennon? La loro dislessia. Anzi, la tenacia con la quale sono riusciti a sprigionare le potenzialità creative della loro dislessia. Le recenti ricerche offrono una lettura della dislessia, secondo la quale questo disturbo può divenire straordinaria condizione per lo sviluppo del genio creativo. Questo libro contiene una rassegna delle riflessioni sul fenomeno della dislessia e propone un approccio positivo, di tipo multisensoriale, al bambino dislessico valido sia in ambito pedagogico che riabilitativo. Arricchito da suggerimenti pratici per stimolare le abilità dei bambini dislessici, il volume è anche una guida per quanti operano in questo ambito.
Il mondo arabo continua anche oggi a vivere, oltre il velo dei nostri pregiudizi. In una fascia cangiante che va da Casablanca a Ryiadh si muovono milioni di arabi invisibili, schiacciati dal peso di uno stereotipo ormai imperante in Occidente, per il quale tutti coloro che hanno un passaporto mediorientale o nordafricano sono potenziali terroristi, kamikaze, seguaci di Osama bin Laden. Il catalogo odierno degli arabi invisibili, invece, è lungo, variegato, sorprendente. Ne fanno parte ragazzi che usano Internet, professionisti educati nelle nostre università, cineasti e fior di scrittori. Se la lista degli arabi che non conosciamo fosse solo questa, però, saremmo al semplice elenco di quelli bravi, buoni e simpatici. Bisogna, invece, superare il muro, e osservare quella lunga teoria di uomini e donne a cui l'Occidente non riconosce volto e fattezze: quelli che si fanno in quattro per mandare i figli a scuola, che inondano la regione delle rimesse del loro lavoro, che fanno cultura tra le maglie della censura e opposizione tra le costrizioni dei regimi. L'homo arabicus del Terzo Millennio compare, così, in tutta la sua complessità. Finita, dunque, l'era delle odalische, dei beduini, quello che si apre a un occhio attento è un mondo ricco, alla ricerca di un nuovo rinascimento considerato imperativo. Che rifiuta con stizza lezioni di democrazia e civiltà dall'Occidente.
Gli elzeviri che Elémire Zolla pubblicò sul "Corriere della Sera" e altre testate nazionali tra gli anni Sessanta e la fine del Novecento, oggi selezionati da Grazia Marchiano e raccolti per la prima volta in volume, fanno rivivere le conoscenze e le intuizioni geniali di un maestro del nostro tempo e offrono una chiave attualissima d'ingresso dietro le quinte della commedia umana. Miti fasulli, inganni e mistificazioni dei quali il potere costituito si nutre divorando se stesso e le sue prede. Zolla lacera la superficie della realtà visibile - vicende storielle, intrecci mitici, dogmi e credenze di Occidente e Oriente - e ne mette a nudo i veri despoti e registi, gli arcani del potere.
Che cosa ci rende felici? Che cosa ci riempie di desiderio, collera, paura o tenerezza? Le neuroscienze comportamentali e cognitive classiche non hanno ancora fornito risposte soddisfacenti. "Archeologia della mente" propone un approccio alle neuroscienze affettive - che prendono in considerazione i processi mentali di base, le funzioni cerebrali e i comportamenti emotivi comuni a tutti i mammiferi - per localizzare i meccanismi neurali dell'espressione emotiva. Vengono sviluppati i sette sistemi affettivi di base - ricerca, paura, collera, desiderio sessuale, cura, sofferenza, gioco - che spiegano come viviamo e come ci comportiamo. Questi sistemi originano dalle aree profonde del cervello che sono straordinariamente simili nelle diverse specie di mammiferi. Il libro offre una tassonomia evolutiva delle emozioni e degli affetti basata sul metodo sperimentale e, dunque, un paradigma clinico completamente nuovo per il trattamento dei disturbi psichiatrici.
Il libro vuole essere un inno alla femminilità per come lo vive l'inconscio nelle sue molteplici espressioni, in particolare i sogni e tra questi i "sogni a occhi aperti". Un vero inno alla femminilità e a tutto ciò che la accompagna lungo la strada della vita, dal momento della riscoperta della luce, alla nascita, al momento del ritorno alla nuova luce dell'altra realtà. Un inno alla Grande Madre, alla Terra, a Gaia, alla natura incontaminata, all'Amazzone, alla Sacerdotessa, alla Principessa, per poi proseguire in tutti i sottotipi o varianti. Gli Archetipi possono essere considerati delle "orme divine" che, di solito inconsapevolmente, ci accompagnano lungo il percorso della vita fino a giungere esattamente là dove la via era già segnata.
Riscoperta della bellezza della matematica e della geometria attraverso le armonie delle opere d'arte. Questo volume e frutto del progetto Arte e Matematica, che consiste nella produzione di un testo scolastico che tenga conto delle nuove esigenze degli allievi. I testi scolastici attuali danno per scontata una presentazione dei processi e delle nozioni proprie della struttura della disciplina ma non del fatto che la matematica, come ogni conoscenza umana, puo essere ricostruita in una sua unita interna da molti punti di vista e in molti modi. L'esperienza scolastica dell'apprendimento matematico appare, per molti, troppo distante dalle proprie possibilita di comprensione. Ma le cause di tale disamore consistono nel fatto che il processo non viene attivato a partire da immagini. L'Arte non e presentata come testo ma come pretesto. Il lettore e portato a individuare i parallelismi tra una moderna concezione della comunicazione visiva e il metodo della matematica.
In questa enciclopedia: Movimenti, stili, tipologie; Architetti e teorici; Tecniche di costruzione; Aspetti amministrativi; Schizzi, disegni, inserti tematici illustrati; Storia dell'architettura; Bibliografia. L'enciclopedia si avvale anche di un apparato iconografico. Il flusso delle voci è accompagnato da un commento di schizzi e disegni di progetto, nonché da una serie di diagrammi esplicativi. Fuori testo è stata inserita una serie di tavole fotografiche che offre alcuni riferimenti per affrontare una disciplina che delle immagini ha fatto uno dei propri fondamentali materiali di lavoro.
L'architettura dell'informazione, cioè la strutturazione e l'organizzazione dei dati e degli strumenti che ne consentono l'impiego, non si applica solo alle pagine web, ma a ogni oggetto appartenente alla quotidianità. Spesso non ce ne si accorge, abituati come si è a determinate soluzioni, determinate forme, ma quando l'informazione diventa più densa e complessa, legandosi magari a oggetti (o siti web) nuovi, allora la sua architettura fa la differenza tra ciò che funziona o meno. Un volume pratico che insegna a comprendere le strutture, gli strumenti, le architetture che sottendono i sistemi informativi che funzionano, che appaioni subito chiari senza dover imparare nuovi sistemi di utilizzo. Solo attraverso la comprensione di questi concetti chiave, il designer (sia esso architetto, webmaster, artigiano) può progettare e creare soluzioni funzionali, ma allo stesso tempo facili, per le quali l'utente, pur provenendo da contesti diversi, non debba reimparare a utilizzare un nuovo modello.
Dove corre il confine fra «paesaggio» e «città»? E come giudicare o indirizzare gli interventi sull'uno e sull'altra, o la continua crescita delle periferie? Devono prevalere i valori estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere)? L'architetto è il mero esecutore dei voleri del committente, anche quando vadano contro l'interesse della collettività, o deve mostrarsi attento al bene comune? Sfidare i confini difficili fra città e paesaggio, decostruire i feticci di un neomodernismo conformista (il grattacielo e la megalopoli) e le sue conseguenze (i nuovi ghetti urbani) vuol dire tentare il recupero della dimensione sociale e comunitaria dell'architettura. In un paesaggio inteso come teatro della democrazia, l'impegno etico dell'architetto può contribuire al pieno esercizio dei diritti civili. Diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura meritano questa scommessa sul nostro futuro.

