
La prima guida pratica per genitori e professionisti che traduce in termini concreti la teoria dell'attaccamento
L’attaccamento è al centro delle relazioni familiari, non solo nelle famiglie biologiche ma anche in quelle affidatarie e adottive. Le ricerche nell’ambito dell’attaccamento evidenziano i punti di forza e di difficoltà che i bambini provenienti da situazioni deprivate portano con sé nelle nuove famiglie che li accolgono. Questo libro è una guida esaustiva e autorevole che espone in modo chiaro i concetti di fondo della teoria dell’attaccamento e li traduce in termini concreti, con l’obiettivo di suggerire pratiche riparative che aiutino i bambini a crescere in modo equilibrato. Il testo è ricco di esempi proposti dalla voce stessa di genitori adottivi e affidatari che, partendo da situazioni difficili, offrono una gamma di suggerimenti su come tali difficoltà possano essere superate in modo efficace.
Gli autori
Gillian Schofield è codirettrice del Centre for Research on the Child and Family dell’Università di East Anglia.
Mary Beek è responsabile dell’équipe che si occupa di affidamento familiare nel Norfolk County Council.
Negli ultimi anni, nel dibattito pubblico è stato introdotto il tema della cosiddetta "omogenitorialità", da cui si vorrebbe derivare il diritto di adottare bambini da parte di coppie gay: il fatto che le coppie eterosessuali lo possano fare e quelle omosessuali no viene presentato come una discriminazione. A sostegno di ciò, l'argomento che viene opposto è l'affermazione che esistono evidenze scientifiche che permettono di affermare che le coppie omosessuali sono parimenti idonee a quelle eterossesuali ai fini dello sviluppo psicofisico e del benessere generale dei bambini. Questo contributo vuole dimostrare invece che queste teorie stanno destrutturando nel suo profondo il connettivo antropologico dell'uomo e che, proprio dal punto di vista scientifico, è fondamentale per un bambino crescere con un papà e con una mamma.
Imperatore fra il 117 e il 138 d.C, Adriano, grazie al suo grande talento politico e amministrativo, conseguì notevoli successi sulla scena sia interna sia esterna. Uomo pieno di contraddizioni, letterato, fervido ammiratore della cultura greca, ha lasciato traccia della sua grandezza nella Villa Adriana di Tivoli. Il volume ne ricostruisce la figura e ne racconta le imprese, collocandole sullo sfondo di Roma all'epoca del suo massimo splendore.
Adriano Olivetti è un mito dell'industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. È un italiano del Novecento profondamente atipico. In questo libro definitivo, frutto di un decennio di ricerche e di scrittura, Paolo Bricco ripercorre la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell'Italia tra la fine dell'Ottocento e il boom economico. Questa è, prima di tutto, la storia di un'utopia. Inaugurando nel 1955 la fabbrica di Pozzuoli, Olivetti presenta così gli obiettivi della sua impresa: "La nostra Società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell'arte, crede nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate fra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell'uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto". A questa utopia concreta - almeno in parte realizzata - concorrono condizioni di lavoro per i dipendenti tuttora senza paragoni e la ricerca attiva di una bellezza che coinvolge la meccanica e il design (le macchine per scrivere e le calcolatrici), l'architettura delle fabbriche e l'estetica dei negozi sparsi nel mondo. Ma questo libro non è un'agiografia e di Adriano Olivetti mostra le contraddizioni, i conflitti e le generose incompiutezze: i legami profondi e tormentati con i famigliari, le due mogli e le altre donne amate; la passione per l'organizzazione scientifica del lavoro e l'attrazione per la spiritualità, l'astrologia e la sapienza orientale; il complesso percorso dal socialismo di famiglia degli anni Venti all'adesione teorica al corporativismo e al suo concreto inserimento nella società fascista degli anni Trenta; gli avventurosi rapporti, alla caduta del regime, con i servizi segreti inglesi e americani e la perpetua tentazione del demone della politica, con il fallimento della trasformazione del Movimento di Comunità in un partito tradizionale; l'identità dell'industriale che intuisce le nuove frontiere tecnologiche (l'elettronica) e che unifica il sapere umanistico e la cultura tecnomanifatturiera, senza però riuscire a superare i limiti del capitalismo famigliare. Sotto, come una radiazione di fondo, "quella strana joie de vivre che caratterizza la vita di Adriano e di quanti saranno con lui e intorno a lui".
Adriano Olivetti fu una delle massime figure di imprenditore che l'Italia abbia espresso nell'intero arco del Ventesimo secolo. Il suo fascino era e rimane legato alla straordinaria varietà e creatività del suo agire e del suo pensare. Ricercatore instancabile, con lo sguardo proteso sempre avanti, credeva fermamente in una funzione attiva della cultura nell'industria e, insieme, nel progetto sociale di una comunità di cui l'industria fosse momento propulsore. Nella sua breve esistenza riunì intorno a sé un'intera generazione di intellettuali di cui seppe essere il geniale regista. Intellettuale egli stesso, anche se fuori da ogni schema, pioniere nel campo dell'urbanistica, editore, filosofo della politica, creatore dello "Stile Olivetti", riuscì a lasciare un'eredità doviziosa. A Olivetti siamo dunque debitori di un ricco ventaglio di "lezioni" che, peraltro, la nostra cultura ha lasciato cadere nel più totale oblio. Di tali "lezioni dimenticate" questo volume si propone di recuperare quella che, forse, è la più importante. Si tratta della lezione che prende le mosse dalla concezione olivettiana della "fabbrica" non come impresa privata ma come realtà sociale, affidata alla gestione di una dirigenza consapevole di svolgere una funzione pubblica, con un'ampia partecipazione dei lavoratori al suo governo - per mettere capo al progetto istituzionale comunitario, e per sfociare nell'impegno diretto di Olivetti in politica, con l'esaltante e sfortunata avventura del Movimento Comunità.
Gli studiosi più accreditati nell’ambito della teoria dell’attaccamento mostrano come l’uso dell’Adult Attachment Interview, in molteplici contesti clinici, possa arricchire il processo di valutazione e diagnosi, rafforzare l’alleanza terapeutica, facilitare l’individuazione degli obiettivi e la pianificazione del trattamento.
I capitoli sono elaborati a partire da diversi orientamenti teorici, compresa la prospettiva psicoanalitica e quella cognitivo-comportamentale, e vengono riportati chiari esempi di materiale clinico per illustrare le procedure e le tecniche terapeutiche.
I curatori
Howard Steele insegna Psicologia alla New School for Social Research di New York.
Miriam Steele insegna Psicologia clinica alla New School for Social Research di New York.
La fase di rinnovamento che caratterizza la vita dell'Azione Cattolica in questo inizio di terzo millennio coinvolge la dimensione della formazione associativa, dentro cui si evidenzia quella degli adulti responsabili della cura educativa verso i ragazzi e i giovani. Sin dalla sua costituzione, l'AC ha privilegiato l'impegno educativo prestando costante attenzione alla responsabilità che deve caratterizzare l'adulto. Un approfondimento della condizione adulta che chiede di curare in modo particolare l'aspetto pedagogico-educativo: gli adulti si trovano ad essere, specie nella dimensione familiare, allo stesso tempo soggetti da educare e attivi nella dedizione educativa. Si consolida, così, tra difficoltà e fallimenti, gioie e soddisfazioni, l'impegno verso itinerari formativi attenti ai bisogni e alle attese dei più piccoli, itinerari capaci di sostenere gli adulti in un percorso che diviene preziosa risorsa per il futuro. Fondazione Apostolicam Actuositatem © 2006 - P. I. 05398481001 - Tutti i diritti riservati
Per vivere, gli adolescenti hanno bisogno che gli adulti facciano gli adulti e sappiano dare sostegno ma anche imporsi con autorevolezza. Soprattutto, hanno bisogno che, con la loro stessa esistenza, gli adulti diano prova dell'interesse che la vita ha in se stessa, nonostante le sconfitte e i dolori inevitabili. Philippe Jeammet, uno dei più grandi specialisti dell'adolescenza, regala una testimonianza unica ai genitori disorientati che vogliono aiutare i propri figli a superare quel passaggio fondamentale che è l'adolescenza
Il libro di Sciascia è stato scritto "a caldo" nel 1978. Mentre, in una gara di codardia, i politici italiani, nonché i giornalisti, si affannavano a dichiarare che le lettere di Moro dalla prigionia erano opera di un pazzo o comunque prive di valore perché risultanti da una costrizione, Sciascia si azzardò a "leggerle". Riuscì in tal modo a ricostruire una intelaiatura di pensieri, di correlazioni, di fatti che sono, fino a oggi, ciò che più ci ha permesso di avvicinarci a capire, un episodio orribile della nostra storia. Presentando il libro nella edizione del 1983, Sciascia scriveva: "questo libro potrebbe anche esser letto come opera letteraria". Ma l'autore (membro della Commissione parlamentare d'inchiesta) lo ha vissuto come "opera di verità".

