
Esponenzialmente in crescita negli ultimi anni, la dipendenza sessuale si caratterizza per un progressivo allontanamento dalla realtà, al punto da giungere a vivere una doppia vita. Chi ne soffre sostituisce una relazione malata con il sesso al rapporto sano con le altre persone.
La sexual addiction ha poi delle forme “specifiche” e più recenti nella cybersex addiction e nella cyber-porn addiction, ovvero le due forme di dipendenza sessuale legate a internet.
Ma come inizia la dipendenza? Come si arriva alla malattia? Quali sono le radici remote? Quali le cause della dipendenza e quali le conseguenze? Come si cura? Guerreschi risponde a queste domande, fornendo esempi concreti di uomini e donne affetti da sexual addiction, analisi, tabelle di autovalutazione e proponendo percorsi terapeutici.
Destinatari
Un volume indirizzato a psicologi, operatori sociali e medici, ma accessibile anche a un pubblico non specialistico.
Autore
Cesare Guerreschi, psicologo e psicoterapeuta, opera nel campo delle dipendenze da più di 20 anni ed è esperto in patologie legate alle dipendenze “classiche”, alle “new addiction”, e naturalmente alla dipendenza sessuale e affettiva. È fondatore e presidente della S.I.I.Pa.C. (Società Italiana Interventi sulle Patologia Compulsive) e ha fondato la Comunità Terapeutica per il Gioco d’Azzardo Patologico. Con le edizioni San Paolo ha pubblicato: Giocati dal gioco. Quando il divertimento diventa una malattia: il gioco d’azzardo patologico (2000) e New addictions (2005).
Punti forti
Il rigore scientifico dell’opera. L’autorevolezza dell’autore, spesso ospite in trasmissioni televisive e già edito con buoni riscontri dalle Edizioni San Paolo. La ricca casistica raccolta nel volume.
Un linguaggio altamente comunicativo.
La presenza di casi concreti, tabelle di autovalutazione e percorsi terapeutici.
L’esistenza umana è paragonabile a un lungo viaggio, nel corso del quale è urgente imparare a cercare il tesoro, che consiste nell’arte di saper vivere.
Il volume è articolato in quattro parti: la prima parte offre una visione della situazione socio-culturale attuale, in cui l’individuo si trova sempre più solo e impotente, in una società globalizzata, dominata dai potenti di turno.
Nella seconda parte l’Autore cerca di individuare le cause per cui siamo arrivati a questa situazione di precarietà e di confusione diffusa, che genera in noi un profondo senso di vuoto interiore.
Nella terza parte si individua la chiave per uscire da questa situazione limitante: l’amore, inteso come agape, consente di individuare percorsi di speranza e di crescita psicospirituale. Questa è la via maestra, la sola che consente di porre le condizioni per cambiare l’individuo e la società.
Nella parte finale si suggeriscono alcune considerazioni che fanno intravedere come potrebbe vivere l’uomo nuovo del domani.
Un testo per riflettere e lavorare su di sé, avendo presente che l’amore è la chiave della vita.
Punti forti
Amore alla vita e scoperta di sé. Autostima: tener conto delle proprie capacità. Secondo testo della nuova collana curata da Valerio Albisetti.
Destinatari
Educatori, e chiunque voglia prendere in mano la sua vita per migliorarla.
Autore
Valerio Albisetti, psicologo e psicoterapeuta. Professore universitario, è autore di numerosi libri di psico-spiritualità, autentici best-sellers, tradotti in molte lingue. Fra i più recenti: Felici di essere nati (2007), Una vita a tutto tondo (2007), Il bello dell’età di mezzo (2007), Essere un po’ depressi fa bene (2008), I sogni dell’anima (2009), Di fronte alla vita (2009), Essere se stessi (2010), Felici nonostante tutto (2010) editi da Paoline.
Il testo espone nel dettaglio la Terapia dell’Abbraccio Stretto (TAS), messo a punto da Jirina Prekop. Introdotta dal Nobel Niko Tinbergen alla Terapia Holding di Marta Welch, Prekop l’ha integrata con le Costellazioni familiari di Bert Hellinger, ideando la sua Terapia dell’Abbraccio, volta a rinnovare l’amore in contesti familiari difficili. L’Autrice ne enuncia qui gli obiettivi, come si pratica, e quali sono le sue controindicazioni. La TAS enfatizza la percezione olistica, favorisce lo sviluppo personale del cliente e lo sostiene nelle sue dinamiche familiari con un approccio orientato alla soluzione dei conflitti. L’abbraccio infatti è ciò che il bambino sperimenta non appena nasce, tra le braccia della mamma e, ancora prima, nella pancia della stessa. Attraverso il legame e l’amore dei genitori, mediato dall’abbraccio, il bambino impara a relazionarsi sia con l’empatia sia con l’aggressività. Alla Terapia dell’Abbraccio partecipano le due persone direttamente coinvolte nel conflitto emotivo (marito/moglie, padre/madre e figlio/a, ecc.) e, in alcuni casi, una delle due persone viene interpretata da un adeguato sostituto. L’obiettivo dell’abbraccio è di conciliare le parti in conflitto e di rinnovare l’amore incondizionato per farlo nuovamente fluire. In questo modo avviene il completamento emotivo dell’ordine sistemico, nasce la capacità di superare i conflitti, tollerare l’aggressività, riacquistando attraverso il rinnovamento dell’amore il senso di protezione e di libertà.
Un efficace inquadramento storico della terapia cognitiva, che sta affrontando una svolta decisiva. La metafora della mente come computer, adottata entusiasticamente dal cognitivismo clinico, è ormai considerata una forzatura nella scienza cognitiva non clinica. A questo cambiamento di paradigma corrisponde nel cognitivismo clinico l’apertura di nuove linee di ricerca sulle emozioni, sugli interventi di validazione e accettazione, sui livelli di padroneggiamento volontario degli stati mentali, fino ad arrivare agli studi sugli stati di coscienza.
Giovanni Maria Ruggiero, psichiatra e psicoterapeuta, è socio didatta della Società italiana di terapia comportamentale e cognitiva e autore di numerose pubblicazioni sul trattamento cognitivo dell’ansia e dei disturbi alimentari.
Le statistiche dicono che è sempre più difficile fare famiglia e sempre più facile separarsi anche in età matura. Ci vuole molto poco perché le cose, a un certo punto di una storia, non vadano più bene. A volte l'illusione di una felicità coniugale si sgretola giorno dopo giorno, rovesciandosi in una realtà cupa e oppressiva. Quella che un tempo era l'anima gemella", appare come il mostro da evitare o sconfiggere. A complicare le cose, spesso di mezzo c'è un bambino. Di fronte alla separazione dei genitori il bambino rimane disorientato, confuso, depresso, rischia di essere segnato da un dolore difficilmente domabile. Spesso, una buona separazione può rappresentare per tutto il nucleo familiare una "chance creativa", quando un eccessivo impoverimento sentimentale e comportamentale, nella relazione marito-moglie, rischia di produrre anche nei figli una pericolosa sterilità esistenziale. Coniugi che riescono a separarsi in tranquillità, rimanendo uniti e collaborativi come genitori, possono individualmente ritrovare la vitalità che un tempo possedevano, rinforzata, semmai, anche da nuovi legami sentimentali. Per riuscirci può essere necessario servirsi di una persona qualificata che aiuti i futuri coniugi o conviventi ad affrontare la vita a due con più consapevolezza. La proposta di queste pagine è innovativa: anticipare l'intervento mediativo prima possibile. Ossia, spingere i mediatori familiari verso una funzione "preventiva" rispetto ai conflitti coniugali.
Questo libro insolito analizza le forme in cui si realizzala cooperazione amorevole, per contrapporsi ai limiti del linguaggio e contrastare la tendenza all'oggettivazione assoluta del sapere scientista. La sfida è proporre un sapere altro, che attiene alle trasformazioni soggettive e alle relazioni, attraverso cui aprirsi a una nuova visione: il "sapere affettivo". Solo il recupero dell'intima connessione tra parola e affettività può restituire dinamismo creativo a un'epoca divenuta incapace di pensare e di sentire, recuperando l'antica dimensione di tensione interrogante e mistero inspiegabile.
Deumanizzare significa negare l’umanità dell’altro. È un fenomeno poliedrico, multiforme, flessibile. Si adatta ai luoghi, alle relazioni, alle persone singole come a intere popolazioni e assume di volta in volta i contenuti richiesti dal clima culturale del momento. Un primo gradino, ad esempio, di questo processo sono i pregiudizi, i luoghi comuni o le espressioni razziste con cui si pongono in contrapposizione dei gruppi di persone, creando un “noi” e un “loro”: “noi” che siamo i settentrionali, i bianchi, i cattolici, gli europei e “loro” che sono i meridionali, i negri, gli zingari. Già nel porre questa divisione si crea il germe di una presunta umanità un po’ diversa, che può essere stigmatizzata ed emarginata al di fuori di quella che viene ritenuta la reale dimensione umana. Andando indietro nella storia occidentale, lo sterminio delle popolazioni americane nel ’600 è sorretto da un’ideologia che appiattisce l’immagine dei nativi su quella delle bestie. Gli esempi di deumanizzazione dei nativi pervade le cronache della conquista e la saggistica successiva: i conquistatori li definiscono creature barbare, prive di intelligenza, cannibali e i filosofi spagnoli discussero a lungo se gli indiani fossero uomini o scimmie, semplici bruti o creature capaci di pensieri razionali e se Dio li avesse creati allo scopo di fornire schiavi agli europei. Chiara Volpato propone in questo volume una rassegna degli studi sui fenomeni di deumanizzazione con una prospettiva psicosociale. Analizza le diverse espressioni che può assumere questo processo – l’animalizzazione, la demonizzazione, la biologizzazione, l’oggettivazione, la meccanizzazione – attraverso una ricognizione delle loro manifestazioni storiche. Uno sguardo particolare è riservato al ruolo che hanno oggi i media nella diffusione e nel mantenimento di immagini e concetti deumanizzanti
Come si interroga un testimone? È possibile aiutarlo a ricordare in maniera più accurata? Quali tecniche abbiamo a disposizione? Tra le diverse strategie d’interrogatorio basate su ciò che sappiamo della memoria umana, la più affi dabile e riconosciuta è l’intervista cognitiva riveduta (ICR), utilizzata in vari ambiti, come quello forense, in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Canada. Nato da esperienze di ricerca e di training svolto con i maggiori esperti del settore, il libro si propone di illustrare il metodo e la tecnica dell’ICR, fornendo alcune linee guida per l’addestramento di coloro che entrano in contatto con un testimone.
Dall’ambizione alla consapevolezza; dall’ambizione al significato. Perché cercare di muoverci da una dimensione dell’esistenza umana a un’altra? Perché solo così facendo riusciremo a sopprimere la nostra sensazione di separatezza, a illuminare le nostre connessioni spirituali e a dirigerci dal mattino dominato dall’ego al pomeriggio della vita dove ogni cosa è influenzata in primo luogo dallo «scopo».
E mentre compiamo questo viaggio ineluttabile dal mattino della nostra esistenza al pomeriggio (e alla sera), ci capita di fare delle esperienze inconsuete. Sicuramente incontreremo un ostacolo, proveremo un fallimento, ma nel momento esatto in ci succede riusciremo a trovare l’energia che ci serve per allontanarci dall’ego e avvicinarci a una vita piena di significato. Il Cambiamento non significa che perdiamo la strada; significa invece che imbocchiamo una strada nuova. Prendiamo l’impegno a vivere una vita ispirata allo scopo, anziché sulle pretese infinite e le false promesse che sono il marchio di fabbrica dell’ego.
Il libro è una raccolta di interventi condotti dall’autrice in oltre tre anni di collaborazione al «Messaggero di sant’Antonio». L’autrice ha lasciato scorrere dinanzi ai suoi occhi piccoli e grandi interrogativi del vivere quotidiano guardandosi dalla tentazione di fornire ricette di qualsiasi tipo, mossa unicamente dal desiderio di scoprire il nocciolo delle cose.
Autore
ADA FONZI è professore emerito di psicologia dello sviluppo all’Università di Firenze. Ha condotto ricerche sul linguaggio, sul pensiero magico, sulle condotte prosociali e antisociali, affrontando per la prima volta in Italia lo studio del fenomeno del bullismo. All’attività scientifica ha affiancato un’intensa produzione narrativa, in cui ha saputo conciliare competenza psicologica e ideazione creativa.