
Il celibato ecclesiastico è attualmente al centro di tantissimi dibattiti all'interno della Chiesa Cattolica. Non solo a causa della diversità di interpretazione dei suoi fondamenti biblici e della disparità con cui esso è vissuto dalle varie Chiese Cristiane, ma anche perché non pochi cattolici ed ecclesiastici sono convinti che una delle spinte più forti verso le revisione della disciplina del celibato ecclesiastico venga proprio dal Concilio Vaticano II. La verità invece è che il Vaticano II ha sostenuto e raccomandato il celibato ecclesiastico, fino a presentarlo come una virtù sacerdotale irrinunciabile per coloro, sia celibi che sposati, che in Oriente o in Occidente sono chiamati al sacerdozio cattolico. Per molti questa può essere una grande sorpresa, ma è un dato di fatto che merita di essere sottolineato e propriamente spiegato a tutti coloro che sono interessati al tema del celibato. Proprio per questo la presente pubblicazione si sviluppa su due assi principali: da una parte l'analisi del pensiero conciliare sul "celibato ecclesiastico" e dall'altra l'approfondimento magisteriale fattone da Paolo VI, sulla base della dottrina e della storia bimillenaria della Chiesa. . Questa breve pubblicazione viene offerta come aiuto a chi deve affrontare con competenza i dibattiti in corso sulla legge del celibato/continenza ecclesiali, ma soprattutto a coloro che stanno percorrendo con grande generosità il cammino del celibato ecclesiastico, o che, come i seminaristi, si stanno preparando a percorrerlo.
Nella chiesa cattolica - in Germania, certo, ma non solo - si discute intensamente sull'abolizione del celibato e sull'ammissione delle donne al ministero ordinato. In questo processo di discernimento, tuttavia, non viene quasi mai posta una domanda tanto decisiva quanto fondamentale: La chiesa ha bisogno di sacerdoti? A questa domanda Martin Ebner cerca una risposta nel Nuovo Testamento. Egli giunge alla conclusione che riferimenti al sacerdozio così come lo intendiamo noi non ce ne sono. Anzi, nei testi fondanti si incontra una comprensione della comunità che esclude gerarchie e strutture di potere, e che in quanto tale oggi potrebbe essere innovativa per una vera ripartenza della chiesa nello spirito di Gesù.
L'autore ritiene che debba essere affrontata oggi una riflessione quanto mai urgente sulla vita consacrata e sul suo futuro. Si deve andare in profondità, riformulando l'identità della stessa secondo il bisogno di una società completamente diversa da quella che l'ha vista crescere nella storia. Da qui propone di fare spazio alle tante domande di religiosi e religiose ai quali, in ragione dell'età, appartiene il futuro. Il libro vuole essere un contributo alla riflessione sul futuro della vita consacrata.
«La formazione del clero non riguarda solo il clero. È irrinunciabile un fraterno camminare insieme con tutto il popolo di Dio per condividere "il pensiero di Cristo"» scrive l'arcivescovo Mario Delpini. In questo Quaderno si mettono in luce le occasioni di formazione offerte a tutte le componenti del popolo di Dio nella Diocesi di Milano, le possibilità di confronto, di formazione personale e comunitaria, secondo quanto indicato nella proposta pastorale dell'Arcivescovo, che invita la comunità intera a «offrire indicazioni, aiuti, discernimento, accompagnamento perché sia benedetto il Dio della vita, perché sia benedetta la vita». E continua Delpini nella sua Prefazione: «Queste parole di benedizione dobbiamo comprendere e imparare, lasciandoci provocare dalle domande e dalle tragedie del nostro tempo, dai pensieri che ci aprono orizzonti impensati, dalle provocazioni che ci mettono a disagio, dai luoghi comuni che sfidano l'invito al confronto con l'ostinazione a non pensare, a rifiutare il confronto».
A partire dalla seconda metà del secolo XX, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e l'Unione europea hanno progressivamente costruito un diritto di orientamento sessuale nel sistema dei diritti umani. Il fattore religioso ha rappresentato una specifica variabile dell'inclusione dell'orientamento sessuale tra i contenuti di garanzia dei diritti della persona, con un ruolo, alternativamente, favorevole o contrario a tale inclusione. Per le istituzioni sovranazionali, la condanna religiosa dell'omosessualità ha infatti dimostrato l'esistenza di specifiche discriminazioni contro le persone omosessuali e allo stesso tempo ha motivato l'interesse delle organizzazioni sovranazionali alla ricerca di un dialogo con gli attori religiosi. L'ambivalenza del legame tra omosessualità e religioni ha caratterizzato convergenze e divergenze tra il diritto di libertà religiosa e il diritto di libertà di orientamento sessuale nei conflitti e nelle alleanze tra questi due diritti. Nel corso degli anni i vari attori si sono confrontati sul rapporto tra diritti religiosi e diritti umani, sull'interpretazione dei testi sacri e dei testi giuridici, sulle rivendicazioni di un diritto all'obiezione di coscienza per non commettere peccato e sulla costruzione di alleanze intersezionali e olistiche. In questo volume Daniele Ferrari ricostruisce il legame tra orientamento sessuale e libertà religiosa nel diritto internazionale ed europeo.
«Su questo santo era già stato detto tutto (anche se pochi lo conoscono a fondo). Così, ho deciso di fare una "autobiografia", facendo parlare il santo in prima persona. Ed evidenziando quel che di lui nessuno conosce: la demonomachia, per esempio (le sue lotte col demonio). Di questo "santo dei miracoli" in genere si pensa che sia bravo a far ritrovare le cose perdute. Ma non si spiega perché, dopo la Madonna, è quello che ha il maggior numero di luoghi e città intitolati al suo nome. Non c'è chiesa che non abbia una sua immagine. Nessuno conosce le sue lotte contro gli eretici catari, né il fatto che sia stato lui a convincere san Francesco a permettere lo studio ai francescani. Lo sapevate che è anche Dottore della Chiesa? Nemmeno si conosce la sua personale crociata contro l'islam. Il risultato è un libro che si legge come una fiction, perché i colpi di scena non mancano. Ma è tutto vero.» (Rino Cammilleri)
Il presbitero vive la sua tipica partecipazione alla celebrazione eucaristica nel presiederla. Il libro propone alcuni spunti di riflessione, a modo di meditazioni, sul rapporto tra il presiedere l'Eucaristia e il presiedere la comunità, mettendo in evidenza come nella celebrazione eucaristica confluisce e allo stesso tempo viene rilanciata la "carità pastorale" del presbitero.
Che senso ha farsi preti? Cosa significa essere preti oggi? E soprattutto, ne abbiamo davvero ancora bisogno? Queste e tante altre sono le domande che l'autore si pone con arguzia e con una buona dose di autoironia sul "mestiere impossibile" del prete. Formazione nei seminari, burnout da parrocchia, senso del celibato sono solo alcuni dei temi presenti in quello che vuole essere anche un manuale d'istruzioni per un "mestiere", quello del prete, ormai in via di estinzione, ma che molti, così sembra, sentono ancora di dover custodire. L'autore ci restituisce in queste pagine il volto più umano e più fragile del prete di oggi, ma forse proprio per questo anche quello più credibile perché più simile al mistero fragile di Dio.
Il volume riporta gli atti del XXX corso di aggiornamento curato dall'Associazione teologica italiana dedicato alla figura del prete. Come comprendere il ministero del presbitero dopo il Concilio? Come ricomprendere il "carattere"? Quali relazioni feconde con il vescovo, il presbiterio, i diaconi e tutto il popolo? Come formare i candidati al presbiterato? Si tratta delle principali domande cui si è cercato di rispondere con lo scopo di contribuire alla valorizzazione e alla chiarificazione di un ministero esposto a mille criticità.
Il volto della Chiesa in Italia sta cambiando. La presenza di religiosi e religiose provenienti da altre parti del mondo ha sempre maggiore rilevanza e pone nuovi quesiti e nuove sfide. Patricia Murray e Paolo Martinelli affrontano il tema delle consacrate che, originarie di Paesi diversi, sono inviate "in missione" in Europa e, in particolare, in Italia. È in atto un processo che merita di essere osservato e compreso in tutte le sue implicazioni e che rimanda alla "Chiesa dalle genti" cui si guarda con speranza. Intercultura, comunione dei popoli, ecumenismo, dialogo, feconda contaminazione: le "suore internazionali" (alcune delle quali, in questo volume, portano la propria testimonianza diretta, raccolta da Anna Megli) aprono scenari inediti e interessanti per il futuro delle nostre comunità.
Il testo si propone di avvicinare due ambiti di studio: la psicologia e la religione. Attraverso l'excursus di autori autorevoli, si vuol condurre gradualmente il lettore ad esplorare la psiche dell'uomo religioso, per sondare il confine che intercorre tra disturbo patologico e fenomeno religioso. La religiosità, che è una delle dimensioni fondamentali della vita, in alcuni soggetti clinici risulta particolarmente marcata. A tal proposito, viene posta all'attenzione del lettore la domanda su come sia possibile identificare una reale esperienza mistica, differenziandola da un disturbo psicotico, e su come psicoanalisi e teologia si pongano a riguardo. Affinché questo sia possibile, il testo offre un'accurata analisi dei fenomeni mistici straordinari che interessano il campo del soprannaturale, del diabolico e dello psicopatologico e richiamano l'attenzione chiaramente critica di psichiatri e psicologi. Prefazione di Angelo Comastri. Postfazione di Raffaele De Luca Picione.
La differenza fra uomo e donna non è più garantita da una gerarchia dei sessi. D’altra parte l’eguaglianza fra uomo e donna non implica il negare la differenza e uniformare anonimamente le diversità. Il possibile accesso della donna al ministero ordinato esige la riconsiderazione dell’esclusione della donna dalla pubblica autorità, civile ed ecclesiale, come dato culturale comune, non come contenuto della rivelazione. Questo è il tema su cui il libro offre 24 variazioni, in un confronto serrato con le argomentazioni antiche e recenti. Per passare dalla società dell’onore (basata sulla differenza) alla società della dignità (basata sulla eguaglianza) occorre pensare il ministero ordinato alla luce di Pacem in terris e di Dignitatis Humanae. Si scoprirà che l’ordinazione della donna non è questione dottrinale ma dipende da una trasformazione antropologica e sociologica che non solo è possibile ma reale, almeno in una parte considerevole del mondo. I compiti della donna e dell’uomo sono il prodotto della storia e della coscienza, nel dialogo fra creatore e creature che resta aperto. Così la forma della società, le evidenze della cultura e la relazione tra Dio e l’uomo possono rispecchiarsi.

