
L’icona della tenda, in ambedue i Testamenti, copre una serie di significati che possiamo raccogliere in questo ordine: la tenda come abitazione di Dio e come luogo privilegiato della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, la tenda come luogo di incontro tra Dio e Israele, come pure tra Mosè e il suo Dio, la tenda come abitazione degli uomini (segnatamente la tenda come abitazione dei giusti e degli empi), la tenda come immagine del corpo umano che prima o dopo dovremo abbandonare. Di fronte a questa dovizia e varietà di significati potremmo sentirci smarriti ma, per fortuna o per grazia, abbiamo ricevuto un criterio di interpretazione che ci porta al cuore della rivelazione biblica e della fede ebraica e cristiana. La tenda è e deve essere considerata anzitutto come “luogo”: non in senso materiale bensì nei suoi risvolti spirituali e mistici. È il luogo dell’appuntamento che il Signore Dio rivolge a tutti noi; è il luogo dell’incontro nostro con lui; è il luogo nel quale possiamo sperimentare che cosa significa essere per Dio figlio, amico e sposa.
Quale sguardo ha avuto Gesù verso le donne? Qual è stata la considerazione della donna nella storia della chiesa? Quale visione in proposito ha espresso il magistero dal Vaticano II ad oggi, e quale ruolo la donna può avere nella vita della chiesa? E come vedono, le donne, la realtà ecclesiale, che opinione hanno circa la loro presenza, come valutano il posto oggi loro riservato? Ne discutono quattro teologhe o esperte del problema femminile nella chiesa. Fa loro eco il curatore, che discute la possibilità e le condizioni di una ministerialità specifica della donna nel futuro della chiesa, tale da includere anche l’accesso a ruoli direzionali di primaria importanza, quale il cardinalato, come hanno auspicato già i cardinali Ratzinger e Tobin. Per una chiesa anche al femminile appare però indispensabile un vero cambiamento, di carattere antropologico ed ecclesiologico, nella formazione del clero così come nella mentalità e nelle relazioni tra i membri della chiesa.
Destinatari
Tutti.
Autore
Michele CASSESE, già docente di storia moderna all’Università di Trieste (1991-2012), è professore di storia delle chiese cristiane e di spiritualità ecumenica presso l’Istituto di studi ecumenici di Venezia. Ha pubblicato lavori sulla Riforma e il pietismo, la liturgia anglicana, la donna nella storia del protestantesimo, donne di potere nei secoli XV-XVI, vescovi e politiche di riforma nella chiesa cattolica. Si segnala anche il suo intervento su La missione evangelizzatrice della Chiesa nella comunità parrocchiale, in «Rassegna di teologia», 58 (1/2017).
Contenuto
Nell’enciclica "Laudato si’" di papa Francesco è in primo piano il Cantico di frate Sole di san Francesco, ma a questo viene affiancato un esteso riferimento al Cantico spirituale di san Giovanni della Croce. Seguendo questo indizio, si esamina la sensibilità verso il creato dei due santi facendo tesoro in particolare di uno dei più grandi insegnamenti lasciatici dal padre del Carmelo riformato, «la conoscenza delle creature tramite Dio»: conoscenza che si realizza nella relazione nuziale ed erotica tra Dio e la sua creatura, in un’ottica in cui il creato possa essere pienamente valorizzato. Questa visione equilibrata e innamorata del creato nel suo Creatore può costituire un fondamentale apporto alla «conversione ecologica» invocata da papa Francesco nella sua enciclica.
Destinatari
Tutti
Autore
Iacopo IADAROLA (1982), frate della Provincia veneta dell’Ordine dei carmelitani scalzi, è originario di Velletri (Rm). Laureato presso l’Università La Sapienza in lettere classiche e iscritto all’albo dei giornalisti, dopo una conversione adulta ha conseguito il baccellierato in teologia ed è attualmente specializzando in teologia spirituale presso la Facoltà teologica del Triveneto. Ha collaborato a varie testate quali «Rivista di Vita Spirituale», «Il Santo», La Stampa – Vatican insider, Aleteia.org, Carmeloveneto.it.
Contenuto
Oggi si tende a guardare con maggiore prudenza – se non addirittura con sospetto – all’ideale conciliare del dialogo, sia in ambito civile che ecclesiale. Ripensarlo non in astratto, ma a partire dall’esperienza, come strumento che permette di giungere a un’intesa, comporta ripensare insieme ad esso anche la figura dell’autorità, distinguendola dalla figura del potere. Un esercizio evangelico, non autoritario e non clericale del dialogo e dell’autorità, allargato all’insieme delle relazioni umane, è la proposta di questo percorso, frutto di una lectio magistralis di Theobald presso la Facoltà teologica del Triveneto. Il compito di ogni dialogo consiste nel far approdare le due parti a intendersi e per farlo è necessaria la capacità di ascoltarsi reciprocamente e dunque l’attitudine a volersi incontrare. È solo in questo orizzonte che autorità e dialogo possono essere ripensate come buone pratiche per costruire concretamente quella “mistica della fraternità” auspicata da papa Francesco (EG, 119) come nuovo stile della Chiesa del nostro tempo.
Destinatari
* studenti di teologia * operatori pastorali
Autore
Christoph THEOBALD, nato a Colonia (Germania) nel 1946, è gesuita della Provincia di Francia. Professore di teologia fondamentale e dogmatica alla Facoltà di teologia del «Centre Sèvres» di Parigi, redattore capo della rivista «Recherches de science religieuse», membro del comitato scientifico dell’Istituto per le science religiose (Bologna) e responsabile editoriale dell’edizione critica autorizzata delle Opere di Karl Rahner. Ha pubblicato opere di storia della teologia moderna, di teologia sistematica e pratica, e di estetica.
La raccolta degli Atti del VI Simposio della Penitenzieria Apostolica sul tema “Penitenza e Penitenzieria al tempo del giansenismo (secc. XVII-XVIII) Culture – Teologie – Prassi”. Sono presenti riflessioni sull’evoluzione storica, teologica e pastorale del sacramento della Penitenza nei secoli XVII e XVIII. Tale periodo è profondamente segnato dall’impronta delle controversie legate alle idee di Giansenio e dei suoi epigoni.
"Libertà, libertà, quanti delitti si commettono nel tuo nome", esclamò Madame Roland, salendo sul palco ove sarebbe stata ghigliottinata. Consapevoli di tale possibile pervertimento, i francescani lungo i secoli hanno proposto sul tema una "rinnovata" prospettiva secondo cui Dio è suprema e assoluta libertà, nel senso che ha fatto "ciò" che ha voluto e "come" ha voluto, e ha chiamato all'esistenza l'uomo, rendendolo partecipe della sua stessa libertà. Egli lo ha creato in modo del tutto gratuito, poiché nessuno può avanzare un diritto "ad essere", e lo ha fatto per mostrare che è nella gratuità il segreto di un'esistenza autenticamente umana.
La libertà come dono, dunque, ma per andare dove? Da nessuna parte, perché è essa il punto di partenza e insieme il punto d'approdo di tutti i percorsi; e lo splendore dell'uomo in cammino, creativo e insieme oblativo, come Francesco d'Assisi. Un itinerario suggestivo da riprensare in compagnia di Bonaventura, di Duns Scoto e di Guglielmo d'Occam.
Orlando Todisco, frate minore conventuale, docente di filosofia francescana al Seraphicum di Roma, è autore di una serie di saggi sulla fecondità del "pensare francescano". Tra i più recenti, segnaliamo: Nella libertà la verita. Lettura francescana della filosofia occidentale (Messaggero 2O14); La solidarietà nella libertà. Motivi francescani per una nuova democrazia (Cittadella 2Ol5); Liberare la verità. Percorsi della Scuola Francescana (Cittadella 2016); Stare bene al mondo" L'arte di essere felici secondo san Bonaventura (Porziuncola 2018).
La solitudine ha molte facce eppure non tutte negative, anzi! La sfida sta nel riuscire ad ascoltarla e a imparare a danzare con lei. «Spero che le mie riflessioni possano aiutarti a trovare una musica – che è senso e orizzonte – che ti accompagni. Nella solitudine e nella vita».
«Nel mistero di Israele e delle sue relazioni con la Chiesa e le nazioni ne va senz'altro e centralmente della possibilità di un corretto discernimento teologico dei segni dei tempi che stiamo vivendo».
Movendo dalla riflessione teologica di Schelling nel suo riconoscere, attraverso le peculiari risorse offerte dal giudizio infinito, Dioin una indeterminazione ontologica che rende il concetto stesso, predicativamente declinato, del tutto "inerte" a cospetto di Dio, questo studio si propone di esaminare la funzione che, in tale orizzonte di pensiero, è svolta dalla Chiesa nel suo sviluppo storico e spirituale. L'"ecumenismo spirituale", al quale la Chiesa futura dovrebbe, per Schelling, ispirarsi poggerebbe infatti su una "pluralità" monoteistica consonante con la vocazione più autentica di una ecclesia che intenda dare espressione alla pura potentia existendidi Dio. Qui - si legge in un'ispirata pagina di Schelling - «come in un germe infinitamente fecondo, dorme in quell'unità eterna con l'abbondanza delle sue figure, la ricchezza della vita e la pienezza dei suoi sviluppi, temporalmente senza fine, ma qui assolutamente presenti, e passato e futuro, entrambi senza fine per il finito, qui giacciono insieme, indivisi, sotto una coltre comune».
SOMMARIO - INDICE
Editoriale
Sergio Ubbiali, Hans Urs von Balthasar (1905-1988) trent’anni dopo
Confronti e dibattiti
Eugenio Cimarosta, La «metafisica della realtà» di Xavier Zubiri come contributo alla metaxologia
Saggi e ricerche
Claudio Stercal, Una lettura dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate
I problemi metodologici della teologia nelle riviste del 2017
Bozza orientativa per la recensione della ricerca/dibattito in teologia
Schede bibliografiche
Indice dei nomi
«Lo Spirito Santo è invisibile ed è dappertutto, pervade ogni cosa ed è al di là di ogni cosa. Tutto ciò che di bello e di positivo avviene nel mondo è opera sua». Dove si trovano nel nostro tempo autentiche esperienze dello Spirito, simili a quelle dei primi cristiani? Dove e come e quando esistono le condizioni perché un uomo o una donna, pur contagiati dal secolarismo, arrivino a esclamare: «Veramente Dio è in mezzo a voi!»? In altre parole: come lo Spirito Santo, sempre all’opera nel mondo, risponde oggi alle sfi de dell’immanentismo, dell’indifferenza religiosa, del consumismo, e vi risponde non con ragionamenti ma con fatti convincenti del Vangelo? Ecco alcuni degli interrogativi a cui il cardinal Martini risponde in queste intense meditazioni.
La domanda, che dà il titolo al volume, non vuole essere provocatoria. Semmai, è un segnale di disagio, quasi di frustrazione davanti agli esiti di una scelta conciliare che prometteva ben altri risultati. Ripristinato dal Vaticano II come «grado proprio e permanente della gerarchia ecclesiastica» (Lumen gentium, 29), il diaconato ha vissuto in questo periodo una vicenda complessa e di non facile decodifica. Da una parte si è assistito a una crescita continua degli ordinati; dall’altra, però, si avverte una debolezza nell’impianto teoretico che sostiene il ministero diaconale, configurato nel suo profilo più dalla pratica ecclesiale che da una comprensione teologica e sacramentale che la sostiene e la alimenta. Partendo da questa considerazione, il volume presenta una chiara e lucida riflessione sul diaconato. L’autore analizza dapprima cosa il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa dicono su questo ministero, offre poi una interpretazione teologica adeguata del diaconato e formula infine delle originali e interessanti proposte pastorali per il futuro di questo ministero.