
Il concetto di persona ha attraversato la storia culturale dell'Occidente, trovando espressione in una serie di termini (sia nelle lingue classiche, sia in quelle moderne) il cui significato si è venuto progressivamente chiarendo in un processo storico-ermeneutico di sempre maggiore approfondimento. In confronto alla notevole mole di studi già dedicati alla tematica, il presente lavoro, da una parte, si inserisce tra le opere che affrontano la questione della persona considerando il percorso del suo sviluppo semantico, segnato dal passaggio dal referente antropologico - in età classico-ellenistica - a quello trinitario - nei primi secoli del cristianesimo - per poi tornare - attraverso la mediazione cristologica - a esprimere una rinnovata concezione dell'uomo, in una continua e inesauribile circolarità. Dall'altra parte, privilegiando l'ambito trinitario, lo studio intende cogliere e sviluppare il nesso tra persona e relazione, indagando la connotazione sempre più relazionale assunta dai termini indicanti la nozione di persona, nonché il parallelo ripensamento della categoria di relazione che, a partire da una dimensione esclusivamente accidentale, giunge ad avere una valenza "dialogica" e infine "trialogica". Il percorso è compiuto soffermandosi solo su quegli snodi ritenuti più significativi (dall'Antichità al Concilio di Nicea, dai Padri della Chiesa ai Dottori medievali, fino agli esiti contemporanei), in un dialogo tra istanze filosofiche e istanze teologiche, senza il quale l'idea di persona sarebbe difficilmente immaginabile.
«I teologi della Pastorale accusano il Diritto canonico di non avere una agilità sufficiente e di mancare d'efficacia strumentale. Essi non dimenticano che la finalità del Diritto canonico è la salvezza delle anime. [...] Il Diritto canonico è uno strumento per la Pastorale, e [...] come tale si deve continuamente revisionare la sua fedeltà teologica ed il suo adeguamento pastorale. La costituzione sociale della Chiesa, non essendo immutabile che nelle sue linee sostanziali, rende questa revisione possibile; e le necessità cangianti della Pastorale la rendono necessaria» (Editoriale, in Concilium, 1965, n. 8).
Il rapporto sponsale Cristo-Chiesa costituisce per il Concilio Vaticano II (cf. SC 5) il legame sorgivo del dinamismo sacramentale. Il contributo del presente lavoro ci colloca nello sguardo a questo rapporto fondativo attraverso l'occhio sapiente di S. Agostino. Un lavoro che si rivela originale nell'indicare la simbologia sponsale non solo quale chiave di lettura privilegiata del rapporto Cristo-Chiesa, ma nel cogliere proprio in questo orizzonte simbolico la comprensione agostiniana del sacramentum, focalizzato nella significativa analisi dell'iniziazione cristiana.
È una raccolta di testi di approfondimento teologico lungamente pensati dell'autore, che, con evidente coinvolgimento personale, analizza, cercando il metodo ermeneutico più adatto, sette temi scelti riguardanti una pluralità di aspetti della cultura teologica, e di alcuni dei suoi autori maggiori, con l'intenzione di mostrarne, spingendosi oltre l'ovvio, il duraturo legame con la attuale complessità dei giorni nostri.
Possono i grandi temi della teologia eucaristica essere colti in prospettiva unitaria a partire dalla forma celebrativa dell'Eucaristia? Se nella pre-sente stagione ecclesiale una tale domanda è sollecitata dalla riconsegna del Messale di Paolo VI nella terza edizione italiana, è tuttavia un interrogativo costante, o tale dovrebbe essere, per chi si interessa di teologia dell'Eucaristia, come an¬che della sua prassi liturgica e devozionale. Uno sguardo alla storia rivela notevoli oscillazioni nella comprensione dei vari aspetti del mistero eucaristico, trattati ora in modo coerente e organico, ora quasi autonomamente l'uno rispetto agli altri. I contributi raccolti nel volume intendono studiare l'impatto della nuova forma celebrativa scaturita dal Messale di Paolo VI sulla teologia eucaristica a partire dai principali temi della teologia sistematica. Il punto di osservazione è quello delle categorie classiche di presenza, sacrificio e comunione, per cogliere in un secondo mo¬men¬to l'apporto singolare della teologia liturgica a ciascuno di questi temi. Nel dialogo a due voci tra i teologi sistematici e i liturgisti è emersa la necessità che l'odierna teologia dell'Eucaristia integri sempre più nel suo pensiero la nuova forma rituale e il nuovo modo di pensare il sacra-mento a partire dalla sua concreta celebrazione.
Gli abusi spirituali, le violenze sessuali e le ingerenze nei cammini delle Chiese locali e nel ministero del Vescovo di Roma sono solo alcuni indicatori di una delle maggiori difficoltà della Chiesa cattolica: l'incapacità di sostenere le proprie ragioni teologiche nella vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi. La mancanza di un'ecclesiologia inserita nel quadro della storia delle istituzioni dell'Occidente europeo vanifica infatti ogni tentativo di riconfigurazione istituzionale del corpo ecclesiale, al fine di renderlo evangelicamente rispondente alla condizione contemporanea. Situare la Chiesa nello spazio pubblico vuol dire, quindi, pensarla nel gioco di intrecci e relazioni che si intessono tra le istituzioni, inserendosi nell'alveo della loro storia. In altri termini significa comprendere la dimensione teologica della Chiesa come un'istituzione non esente e immune, ma coinvolta nelle dispute che danno forma all'insieme della socialità comune.
Il presente volume raccoglie gli Atti di un Convegno dei docenti della Facoltà Teologica dell'Italia Centrale, svoltosi a Firenze (5-6 ottobre 2018). A partire dalle provocazioni di papa Francesco, i vari contributi cercano di approfondire, da un punto di vista interdisciplinare, quale forma oggi la Chiesa sia chiamata ad assumere per rispondere alle esigenze della contemporaneità. In questo contesto, «missione» e «sinodalità» rappresentano due termini-chiave che aiutano a cogliere l'identità non soltanto del popolo di Dio, ma anche del singolo battezzato all'interno del «noi» ecclesiale. Questo volume introduce all'interno dell'odierno dibattito ecclesiologico e vuole offrire un suo contributo alla riflessione ecclesiale sulla riforma della Chiesa.
Nei giorni in cui più imperversava la pandemia da coronavirus, una delle menti più lucide del cattolicesimo contemporaneo ha tenuto una sorta di diario teologico, le cui pagine folgoranti sono state come distillate dalla gravità del momento. Non una retorica scontata - e quindi irritante in un tempo inedito come questo - ma parole e pensieri originali, potenti e persuasivi. Interrogato da un evento estremo, che impone la domanda della morte a dispetto di ogni sua rimozione, Sequeri ci restituisce l'essenziale di Dio, degli umani e della loro indistruttibile relazione. Uno sguardo penetrante che tocca l'anima, come quello di medici e infermieri, che prendendosi cura del corpo dei malati hanno raggiunto il loro spirito e quello di noi tutti. «Uno sguardo umano cambia la vita - e persino la morte». Ci siamo abituati a sguardi distratti, superficiali se non astiosi, nella frenesia delle nostre vite. Ora però abbiamo forse imparato a riconoscere la profondità e la potenza di uno sguardo buono, quello che ospita in sé la nostra fragile condizione umana. È lo stesso sguardo di Dio che vuole bene alla sua creatura e sa commuoversi davanti alle sue ferite. Tutte le pagine di questo prezioso libretto ci parlano della tenacia e della affidabile compassione del Dio di Gesù, misteriosa radice di ogni fiducia e speranza, anche quelle più esili. Ne saremo all'altezza? Impareremo a nutrire ogni giorno sguardi buoni per chi ci sta accanto, per l'altro che incontriamo, per la comunità umana a cui apparteniamo?
"Siamo chiamati a essere voce di una sapienza più alta, di una interpretazione del tempo e delle vicende che sia più evidentemente ispirata dal Vangelo, di una missione che interpreti la sete e offra l'acqua che zampilla per la vita eterna. Possiamo anche essere ottusi e stolti, attardarci nella banalità, inseguire originalità bizzarre. Ma non è obbligatorio essere stolti. Possiamo anche decidere di invocare, cercare, accogliere insieme il dono che continua a venire dall'alto per rendere feconda di bene ogni terra, ogni persona, ogni situazione." (Mario Delpini)
Certamente è il Signore che semina la Parola, ma ha bisogno di contadini che si prendano cura della terra e del seme! La comunità educante, i catechisti in particolare, sono i contadini del campo loro affidato. Il vissuto dei ragazzi, la terra, è una dimensione fondamentale della catechesi, che si intreccia costantemente con le altre dimensioni: la Parola di Dio, la preghiera e la liturgia, e il tessuto vitale di una comunità cristiana. Tutti gli educatori sono chiamati ad avere uno sguardo limpido, un ascolto attento e costante, un cuore aperto e fiducioso verso i ragazzi per intravedere, interpretare con grande sensibilità e accogliere costantemente il loro vissuto, come il terreno buono nel quale gettare e far crescere il seme della Parola. «Una comunità educante e, in essa, catechisti e catechiste seminano la Parola: alla maniera di Gesù. E, insieme, uniti a Gesù, sono Parola seminata nel vissuto dei ragazzi.» (Mario Antonelli)
La presente indagine teologica sullo Spirito Santo è allo stesso tempo entusiasmante e doverosa, perché nella nostra esperienza ecclesiale lo Spirito è la Persona della Trinità meno nota. Evitando la Scilla della pretesa di esaustività e la Cariddi della genericità della trattazione, i docenti del Seminario di Milano hanno scelto di non avventurarsi nel mare magnum della pneumatologia, ma di seguire la rotta di un solo interrogativo: in che modo lo Spirito agisce nella vita della Chiesa? La domanda è affrontata in modo polifonico da varie discipline teologiche, capaci di cogliere alcuni aspetti dell'inafferrabile creatività dello Spirito, attraverso cui il Risorto continua ad attrarre a sé l'intera umanità.
Il percorso degli Esercizi spirituali per la Curia Romana (marzo 2020) viene offerto a tutti colore che desiderano un sussidio per la loro preghiera personale. La preghiera é l’incontro dell'uomo con Dio. L'intrinseca sacralità di questa esperienza impone che niente sia più significativo, niente debba distrarre l'attenzione dal rapporto intimo con il Signore.
Perché il momento dell’ascolto del Signore rende profeti, strumenti di salvezza nel mondo.
La figura di Mosé (nel libro dell’Esodo) indica l'itinerario che conduce verso Dio, e da Dio attinge le risorse spirituali del ministero. Gesù (nel Vangelo di Matteo) porta a compimento questo cammino, irraggiandolo di intima consolazione. Cosi il cuore può, con i Salmi di Israele, celebrare l'amore di Dio per noi, da sempre e per sempre.