
Dov’è colui che è nato? Alla ricerca del natale perduto
di Paolo Curtaz.
Siamo onesti: il Natale ci è stato scippato e noi cattolici non ce ne siamo neppure accorti, o forse sì, e allora eccoci complici, consenzienti o semplicemente distratti. Comunque sia il Natale rischia di essere una festa di compleanno in cui ci si è scordati di invitare il festeggiato, e sempre più credenti provano disagio all’avvicinarsi del 25 dicembre. La provocazione di Dio fattosi uomo si è trasformata nella festa dei buoni sentimenti: Dio viene, e l’uomo non c’è. È l’uomo il grande assente della storia, non Dio. Forse per questa ragione abbiamo riempito di zucchero e melassa una festa nata per far riflettere? A Natale, poi, le persone sole, o sofferenti, vivono un dolore indicibile davanti alle rassicuranti immagini televisive in cui famiglie felici si radunano intorno ad un buon pranzo. Il messaggio del Natale è che Dio viene per farsi riconoscere dai poveri, e proprio i poveri vivono il Natale come il peggior giorno dell’anno? Come minimo abbiamo un problema di comunicazione, noi cattolici!
Curtaz, col suo consueto stile diretto, ci aiuta a rileggere i racconti dei vangeli con lo sguardo della verità e della conversione: il suo è un vero e proprio manuale di sopravvivenza al Natale, per riappropriarsi dello stupore di un Dio neonato.
destinatari
Per chi desidera riscoprire il senso profondo del Natale. L’ampio seguito di lettori dell’autore.
autore
Paolo Curtaz è un autore originale, capace di parlare con semplicità ai credenti e agli uomini in cerca di Dio.Vive in Valle D’Aosta, medita il vangelo sul sito www.tiraccontolaparola.it e spezza la Parola con numerosi cercatori di Dio in giro per l’Italia. Il suo blog è online all’indirizzo www.paolocurtaz.it/ Con le edizioni San Paolo ha pubblicato Cristiano stanco? (20043), Convertirsi alla gioia (20053), In coppia con Dio (20065), La Parola spezzata (2006), Gesù zero (20072), La Parola compiuta (2007), La lettera perduta (20082), La Parola incarnata (20082). Le sue pubblicazioni sono tradotte in rumeno, polacco e portoghese. Collabora alla rivista “Parola e preghiera”.
Sulle rovine di noi parole e immagini per l’Aquila
di Giovanni D’Alessandro e Stefano Schirato.
Questo libro è il tributo di due autori abruzzesi, lo scrittore Giovanni D’Alessandro e il fotografo Stefano Schirato, alla tragedia del terremoto che ha colpito la loro terra il 6 aprile 2009. Sulle rovine di noi non ha un taglio saggistico né giornalistico: è agli antipodi dei contributi che quotidiani, magazine e media hanno pubblicato nei mesi scorsi.
Ma cos’è dunque?
È narrativa, scritta e fotografica; un lavoro che si modella sul romanzo non solo per la presenza di tre racconti di Giovanni D’Alessandro, ma anche per la capacità delle dodici foto d’arte di Stefano Schirato di interpellare il lettore e dialogare con i testi. Attraverso gli occhi dei due artisti, il lettore entra nell’immaginario collettivo di questa regione, cui solo due abruzzesi potevano dar accesso.
È un vangelo selvaggio che già dal titolo interiorizza la vicenda per farne un paesaggio dell’anima, terra desolata, grido e incontenibile dichiarazione d’amore. Testi e foto proiettano fuori da questa pagine un Abruzzo elevato a simbolo
della condizione umana, i cui volti e luoghi ritratti si fanno icone, svincolandosi da ogni oggettività, perdendo nome e tratti distintivi. Non è più la cronaca che conta, non sono le singole storie reali, quello che importa è la loro lezione severa, la pietas e la consapevolezza che ispirano.
destinatari
Un libro per tutti; specialmente per chi, a sei mesi dal terremoto, non vuol dimenticare la tragedia.
Gli autori
Giovanni D’Alessandro è nato a Ravenna nel 1955. Laureato in legge, vive e lavora a Pescara. Il suo esordio nella narrativa risale al ‘96, quando ha pubblicato con Donzelli “Se un Dio pietoso”, finalista al “Viareggio” e al “Palazzo al Bosco”, vincitore del “Penne-Mosca” e del “Convegni Maria Cristina”; tradotto in varie lingue e pubblicato in Francia da Flammarion, è stato definito “unico, autentico caso letterario degli anni ‘90 (Avvenire)”;“esperimento più che unico, irripetibile” (l’Espresso);“Romanzo di forte orchestrazione, una sinfonia” (IlSole24Ore). Nel 2004 ha pubblicato con Mondadori il secondo romanzo, “I fuochi dei kelt”, vincitore del premio “Scanno 2005”. A fine 2006 ha pubblicato con Rizzoli “La puttana del tedesco”, vincitore dei premi Maiella 2007 e Bastia Umbra 2007 e attualmente finalista in altri premi. D’Alessandro è anche autore di saggi. Si interessa di letteratura anglosassone e di storia dell’arte. Collabora con vari quotidiani e riviste ed è titolare di due rubriche settimanali sul quotidiano d’Abruzzo “il Centro”. Stefano Schirato nasce a Bologna nel 1974, dove si laurea in Scienze Politiche. Dal 1997 lavora come fotoreporter concentrandosi in particolare su tematiche sociali. Nel 1998 vince una borsa di studio per un workshop con Steve McCurry, fotografo del National Geographic e di Magnum. Nel 1999 per il sostegno di Emergency pubblica il suo primo libro sul dramma delle mine anti-uomo in Cambogia,“Gli occhi della Cambogia”, con una prefazione di Ferdinando Scianna. Nel 2003 un lungo progetto fotografico sulla vita dei marittimi nelle navi sequestrate, viene pubblicato in un libro,“Né in terra, né in mare”, con prefazione di Giuseppe Tornatore, che visionato il lavoro, ne aveva incoraggiato una pubblicazione. Nel 2008 il suo ultimo libro sulla schizofrenia, “Fuori di me”, gli vale il Premio Internazionale Carletti per il fotogiornalismo. Suoi lavori sono apparsi, tra gli altri, su Vanity Fair, Washington Post, Le Figarò Magazine.
Autore:
Tagore Robindronath
(1861-1941). Premio Nobel per la letteratura nel 1913, è il più grande e geniale scrittore bengalese e uno dei più grandi del mondo. Tagore l’irripetibile frutto di una Calcutta cosmopolita, vero crogiuolo di rivoluzioni linguistiche, politiche, sociali e religiose.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
«Più l'uomo si impegna nella fatica, nella politica, nelle attività sociali,
più rende visibile il suo intimo invisibile e cammina verso il futuro.
La capacità di esprimere se stessi si chiama libertà.
Le tenebre non sono libertà, come non è libertà l'invisibilità,
che è l'ostacolo più terribile da affrontare,
per superare il quale è necessario l'entusiastico fervore
del germoglio dentro il seme, del fiore dentro il boccio».
Per la prima volta in italiano, direttamente dalla lingua bengali, sono qui presentate 31 meditazioni tenute dal Premio Nobel bengalese Tagore agli alunni e agli insegnanti di Santiniketon, tra il 1911 e il 1914.
Poeta, pedagogo, musicista, filosofo, compositore, drammaturgo, promotore sociale, pittore, in Tagore la crescita umana, religiosa e letteraria seguirono un percorso parallelo e molto personale, in cui la poesia è quasi la registrazione dell’esperienza religiosa.
Questo volume, leggibile indipendentemente dai precedenti, è intitolato Il tremendo gioco della gioia in riferimento ai passaggi conclusivi della meditazione tagoriana sul Bello.
Il tempo è un dono di Dio, che in qualsiasi momento ci offre la possibilità di uscire dall'isolamento dell'egoismo e di incamminarci per la via giusta. Una serie di meditazioni sulla bontà di Dio che, attraverso il tempo, può illuminare la nostra vita in ogni situazione, perché possiamo comunicare con il bene che ci circonda, imparando a fidarci dell'amore divino.
Il volume accompagna il lettore alla scoperta della speranza che si nasconde nelle pieghe degli «stracci»della vita. Prendendo le mosse dalla nota espressione di Ch. Péguy secondo cui la speranza è una «piccola bambina» che «vede quello che non è ancora e che sarà», che «ama quello che non è ancora e che sarà», l’Autore svela la forza seduttiva di quella virtù cristiana che manca proprio nel tempo in cui l’umanità ne è più assetata, bisognosa.
Il turbinare caotico della frenesia che ci prende alla gola in quello scorrere senza posa che è la nostra vita – la confusione del mercato del titolo – non permette di vedere, di cogliere, di riconoscere negli «stracci» del quotidiano le vesti seducenti, i velluti pregiati, le stoffe damascate con cui la speranza ci chiede di rivestirla. Il messaggio che qui, con la scrittura poetica che gli è propria, Ermes Ronchi ancora una volta suggerisce al suo ascoltatore è: «Il miracolo è avanzare senza miracoli, con pane e acqua». Sono proprio quegli stracci, semplici, soliti, così consueti, che la speranza permette di guardare con occhi nuovi, e in una sorta di circuito virtuoso è lei stessa, la speranza che, mettendosi, lei, piccola e fragile bambina, nelle nostre mani ci rende capaci di farne una «seduttrice festosa di questa nostra epoca».
Un viaggio nelle pagine del «Vangelo della speranza» rivolto a chi è fragile, incompiuto, a chi ha paura o si sente spento. Perché è proprio questo ciò che il cristianesimo annuncia: la speranza è la passione per il bene possibile. Che già c’è. Basta solo tirarlo fuori dalle ceste del mercato e riconoscerlo. Dargli un volto.
«la speranza viene a noi vestita di stracci perché le confezioniamo un abito di festa».
p. Ricoeur
Punti forti
La notorietà dell’Autore.
Una parola nuova sul tema della speranza, nel nostro «oggi» di forte crisi.
Una scrittura lieve e poetica che accompagna il lettore in una dimensione di densa spiritualità vissuta.
È il decimo volume di una serie di successo che annovera tra i suoi autori C.M Martini, Andrea Riccardi, Tonino Bello, Anna Maria Cànopi.
Destinatari
Imperdibile per chi segue le pubblicazioni di padre Ronchi.
Per chi cerca un regalo dalla confezione elegante e dal contenuto denso di riflessioni.
Autore Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Santa Maria, dirige il Centro culturale Corsia dei Servi a Milano. Docente al Marianum, è autore di diversi testi. Con Paoline ha pubblicato: Dieci cammelli inginocchiati.Variazioni sulla preghiera (20073); Le case di Maria. Polifonia dell’esistenza e degli affetti (20085); I baci non dati (20083); Tu sei bellezza (2008). Ha inoltre curato i volumi: I racconti di Pasqua (20082); Divina seduzione. Storie di conversione: Paolo, Pacomio, Agostino, Ignazio (2004); Lo straniero: nemico o profeta? (2006). Con Sonia Spinelli ha curato Perdere il cuore. I racconti dell’amore vero (2008).
Emily Dickinson, la poetessa americana del XIX secolo che visse nascosta, appartata e quasi reclusa dal mondo, è l’interlocutrice di questa lunga e appassionata lettera di Gobbi, poeta e saggista che da diversi anni riflette sulla natura della gioia. A lei egli rivolge le proprie domande: cos’è la gioia? Perché visita improvvisa le nostre vite, per abbandonarle poi senza preavviso? Da un evento all’altro della travagliata esperienza della Dickinson, la domanda sulla gioia si fa sempre più pressante, fino alla risposta, che si trova in una delle tante poesie che ella lasciò ai posteri nei cassetti del proprio scrittoio, avvolte in nastri di seta colorata. La conclusione è semplice: «Forse, possiamo sperare». Le api che popolano le liriche della poetessa, nel sogno, accompagnano Gobbi e il suo lettore verso «il luogo della gioia e del respiro», in una consapevolezza nuova.
A metà tra saggio e romanzo, rivolto a un pubblico caratterizzato da fine sensibilità spirituale e letteraria, Le api del sogno si collega idealmente ai precedenti lavori di Gobbi editi da Servitium (Carità della notte. Sul tempo e la separazione in alcune poesie di Paul Celan: una lettura personale e Lessico della gioia), e compone con essi una sorta di trilogia sull’unico mistero della gioia e del dolore.
Il racconto è delicato e denso di rimandi, sospeso tra la vita della Dickinson, l’esperienza dell’autore e l’eco interiore della lettura delle liriche: capaci davvero di rivelare verità nascoste, sostenendo l’anima nel proprio impegno di amore concreto e quotidiano al tempo e al mondo.
Lorenzo Gobbi (Verona, 1966), ha pubblicato saggi Lessico della gioia (Servitium, 2008) e Gerusalemme nella memoria di Amos Oz, “Le città letterarie”, UNICOPLI, Milano 2006)], e raccolte di poesie, tra le quali: Nel chiaro del perdono (con una lettera di Roberta De Monticelli, Book Editore, Bologna 2002), Le rose più di tutto (plaquette artigianale, I quaderni di Orfeo, a cura di R. Dossi, Milano 2005) e Luce alla mia destra (Book Editore, Bologna 2006). Ha tradotto e curato opere di poesia, tra cui: Rainer Maria Rilke, Vita di Maria (Qiqajon, Bose 2000; ora anche in Maria, “I Meridiani”, Mondadori, Milano 2000); Un guscio di nocciola. I fiori e le erbe di Shakespeare (Il filo di Partenope, Napoli 2006); Rainer Maria Rilke, Le rose, I quaderni di Orfeo, Milano 2006).
La prima parte del volume, dedicato alla vita religiosa e consacrata, propone una serie di riflessioni suggerite dalle situazioni del vivere quotidiano. La seconda parte, più interpretativa della creazione, è offerta a conferma indispensabile per dare credibilità a uno stile sereno di abitare il mondo, che Dio offre alla nostra fatica ma anche alla nostra contemplazione.
Avrei voluto fare di più per lui, ora è proprio troppo tardi? Il corpo, la bara: che cosa resterà di lui? Che cosa si intende con «anima del defunto»? Tutto quello che ha fatto, dove va a finire? Che cosa faranno i defunti, nell’attesa della fine del mondo? Perché preghiamo per i nostri defunti? Santi, martiri, defunti: quale rapporto hanno con noi vivi? Questo libro fa emergere e approfondisce questi quesiti, al fine di riuscire a vivere con maggior serenità il «distacco».
«Sono nato a Calosso, in provincia di Asti, nel 1937. Terminate le elementari sono andato a studiare nel collegio dei Domenicani a Carmagnola: volevo diventare sacerdote. A quindici anni ho ricevuto l'abito di frate... Ma l'anno 1955... Ero abituato che a metà settembre i miei genitori venivano a trovarmi... una piccola festa. Ma quell'anno, anziché la loro visita, arrivò verso fine settembre una lettera di mio padre, con due parole sibilline terribili: è destino che la mamma non possa venire. Più tardi venne lui, da solo, a portarmi la realtà, tremenda: la mamma ha un cancro allo stomaco. Aveva quarantacinque anni. Di mia madre mi rimanevano le lettere, poche: quelle di quell'anno, e le successive. Il contenuto delle pagine che seguono è costituito principalmente da queste lettere e dalla vicenda che esse scandiscono. Vicenda che a sua volta racconta come è possibile e cosa significa soffrire con amore». (dalla presentazione di Pier Paolo Ruffinengo) «Parole sussurrate. Parole di pianto urlate, oppure taciute; pronunciate o scritte, contro le quali nessun transito estremo nulla potrà. Forse ancora segrete; o smarrite. Esse custodiscono: sempre. Ritrovarle. Donarle a mani aperte. Conobbero. Hanno il sapore della terra. La nudità della terra che le nutriva le rivestì della sua forza. Questa terra dai colori dell'uva moscato, bella, che sembra un mezzogiorno d'agosto». (dall'Invito di Fernardo Bibollet)
Il volume presenta un’antologia di testi che cantano la vita nelle sue diverse manifestazioni. Gli autori – celeberrimi – da cui sono tratti i brani appartengono a varie epoche e culture. Sono presenti, per esempio, testi di Madre Teresa di Calcutta, Kahlil Gibran, Robindronath Tagore, Giovanni Pascoli, Walt Whitman, Giovanni Paolo II, oltre che brani scritturistici.
Ognuno offre uno sguardo originale sulla vita, che diventa una sorta di inno alla vita stessa.
Le suggestioni del testo sono raccolte ed espresse da belle foto a colori che rappresentano un commento «visivo» ai brani riportati.
punti forti
La notorietà e autorevolezza degli autori selezionati.
Belle immagini e raffinata impostazione grafica.
destinatari
Libro strenna per chi vuole fare un piccolo regalo di qualità a un prezzo contenuto.
Il libro è adatto a qualunque situazione celebri la vita: nascita, battesimo, compleanno ecc.
curatrice
Isabella Farinelli ha iniziato con Kahlil Gibran la propria attività di traduttrice e consulente editoriale, che l’ha condotta a divenire la curatrice dell’edizione italiana di quasi tutte le opere dello scrittore libanese. Per Paoline ha curato, tra gli altri: Il profeta (20053), Le parole dell’amore (20032), Le parole dette (20035), Le parole non dette (200411), Parole sussurrate (200611), Le parole dell’amicizia (20072), Mio amato profeta. Lettere d’amore di Kahlil Gibran e Mary Haskell (2007).
Questo libro, frutto prezioso di ascolto tra monaci e monache, è offerto a quanti non si rassegnano alle parole d'ordinanza di un cristianesimo di maniera... E' un libro che vuole intercettare il desiderio di bellezza e di sobrietà, di verità e di amore.
Un piccolo lessico
nel quale riaffiorano domande importanti
sull’uomo, su Dio, sulla fede, su Gesù.
Parole comuni e vocaboli più rari si incontrano in questo breve lessico a formare una parabola che nasce da esperienze quotidiane e che alle domande sul senso del vivere riconduce il lettore, spingendolo a uno sguardo più attento su fatti e gesti di ogni giorno. Uno sguardo capace di stupore, disposto alla fatica di cercare il significato originario di termini che l’uso comune ha sminuito, impoverito o distorto e che vale la pena riscoprire. Nella rete di rimandi che si formano intorno al lessico, si può così accedere costantemente a una dimensione più spirituale, lasciandosi interpellare in profondità per dare verità e valore alla propria esistenza.
Lucio Coco si è dedicato con particolare attenzione alla spiritualità monastica, curando l’edizione integrale dei Detti dei padri del deserto (Piemme 1997) e la prima edizione del Meterikón. Detti delle madri del deserto (Mondadori 2002). Per le edizioni Qiqajon è autore di un’antologia sul tema della lettura nei Padri della Chiesa (L’atto del leggere, 2004)