
Faville di Favella! Una sinestesia suggestiva per presentare questo lavoro. Se la Scrittura è paragonabile al roveto ardente, la figura retorica fa all'uopo. La Parola sfavilla a chi la "percuote" nella lettura, nello studio, nella preghiera e il bagliore che ne scaturisce rivela l'invisibile forma (temûnâh) di Dio a nessuno concessa se non a Mosè (Nm 12,8). E se Mosè è l'altro modo - nobile, solenne, ipostatico - di dire la Tôrâh, significa che grazie ad essa, nei cui precetti s'impara a camminare, non è negata a nessuno l'immagine di Dio, perché nella Tôrâh Dio si rivela quale fiamma di fuoco (labbat-'ës?). Pur brulicando di scintille, non si consuma e, nella notte dell'esistenza, lascia intravedere il Misericordioso ('Ël-rah?ûm). Mosè ne ha fatto esperienza all'inizio della sua parabola di vita (Es 3) e anche dopo l'apostasia di Israele, quando il Signore scese nella nube e gli manifestò in un privilegio senza pari la sua essenza (Es 34,6). Riconsiderare le faville misericordiose dell'eterna Favella non può che far bene, favorendo la maturazione di una testimonianza ancor più generosa e incisiva in tempi complicati e difficili quali quelli che stiamo vivendo.
Siamo una generazione che chiede segni, e che forse ne ha anche un reale bisogno. Tuttavia, a ben vedere, questi segni sono già tutti nella nostra vita, solo che occorre riscoprirli. In questo piccolo libro di riflessioni esegetiche dei vangeli che riportano i miracoli e segni operati da Gesù, l'autore ha saputo sintetizzare dei commenti molto belli che accompagnano il lettore in profondità. Un aiuto per comprendere e scrutare la Parola, ed amarla sempre di più.
Modello della fede cristiana, secondo l'insegnamento di san Paolo, è Abramo, la cui fede consiste nell'obbedire a Dio e nell'abbandonarsi a Lui con fiducia. Tutti e quattro i Vangeli mostrano chiaramente che Gesù stesso ha camminato «sulle orme della fede del nostro padre Abramo», La lettera agli Ebrei presenta Gesù come il sommo sacerdote della nuova alleanza e il leader della fede, quella dei cristiani, che si pone sul prolungamento della fede d'Israele. La fede cristiana è è fede in Dio e anche fede in Gesù, il Figlio di Dio che compie le promesse fatte a Israele. Alla dimensione interpersonale ed esistenziale della fede è sottesa quella veritativa, sulla quale insistono gli ultimi scritti del Nuovo Testamento.
José M. Mir, C.M.F., uno dei primi professori presso il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, era stato invitato dal Preside di allora, prof. Alfons Maria Stickler, S.D.B., a insegnare usando il il metodo vivo, cioè parlando sempre in lingua latina, ai nuovi alunni della neonata istituzione pontificia, il cui scopo è lo studio e la promozione del latino, lingua ufficiale della Chiesa Cattolica.
In questo volume i curatori hanno raccolto le dispense dei primi tre anni di insegnamento dello stimato professore, che era stato chiamato dalla Spagna per la sua ottima conoscenza della lingua latina, ma soprattutto per la sua esperienza didattica maturata nelle scuole superiori e per sua ottima direzione della rivista Palaestra Latina. Il volume contiene le praelectiones (exercitationes linguae latinae) dal 1965-1968, che nel loro insieme costituiscono un "corso triennale". Il corso parte dalle spiegazioni minuziose in lingua latina di brani scelti dei classici latini come Cicerone. Plinio il Giovane, Tito Livio, Orazio e Virgilio, a cui seguono esercitazioni sulle singole parole usate dagli autori. L'ultima dispensa contiene alcuni accenni sul latino adoperato dagli autori cristiani. curator hanno cercato di offrire una trascrizione delle tre dispense quanto più possibile fedele all' originale, anche se alcune parti del materiale sono state più tardi pubblicate dallo stesso autore nelle riviste Palaestra Latina e Latinitas. Nella prima parte del volume i tre curatori offrono loro saggi introduttivi. Il prof. Sajovic presenta la vita e l'attività accademica del prof. Mir. Il dott. Paul Nonso Ochada, dottorando presso la Facoltà di letter cristiane e classiche, esamina il metodo didattico del professore. La dott.sa Constance Cheung, dottoranda presso la stessa facoltà, nel suo saggio, meritevole di una particolare attenzione, esamina le tre dispense del prof. Mir nel loro insieme ei manuali di cui egli si è servito.
In questo libro l'autore, partendo dalla sua personale esperienza in uno dei paesi più secolarizzati al mondo, la Svezia, lancia un appello affinché si prenda coscienza delle risorse apologetiche contenute del Nuovo Testamento. L'esempio di Gesù, Paolo e Pietro e il modo in cui hanno interagito con una vasta gamma di interlocutori confermano la convinzione che il vangelo può essere spiegato e difeso, anche oggi. I cristiani, infatti, hanno bisogno di assumersi, oggi più che mai, le proprie responsabilità nel campo dell'apologetica, per spiegare e difendere ciò che credono. Questa è la conclusione e il messaggio di Gustavsson: "è abbastanza chiaro che chiunque vuole comunicare la fede cristiana deve essere in grado di spiegarne il contenuto e di difenderne la verità".
Il libro di Tobia narra le vicende di un uomo che affida la propria vita a Dio e nella preghiera trova la forza per affrontare le difficoltà e le sofferenze. Dio interviene con la sua mano provvidente e fa trovare nelle forze della natura la potenza della guarigione. Tobia è l'immagine di chiunque si trovi a percorrere strade sconosciute e situazioni che sarebbe meglio evitare e che trova nella fede la possibilità di dare un senso alla vita, così da rialzarsi e proseguire.
"Il volume si divide in tre parti. La prima parte segnala tracce di Comunione e di Sinodalità nelle tre lettere di Giovanni. La seconda parte è un percorso su Dio fino a giungere all'affermazione tipica di 1Gv 4,8.16: Dio è amore. La terza parte è la raccolta di otto excursus che arricchiscono la riflessione esegetica. La scheda finale è una traccia che avvia alla riflessione personale e all'attivazione di modalità operative di gruppi di studio. La narrazione delle lettere si sviluppa con una raffinata tessitura di richiami intertestuali scritturistici. Il lettore è irresistibilmente attratto e affascinato dalla ricca spiritualità che dopo tanti secoli suscita ancora stupore e meraviglia. [...] Nelle Lettere domina sovrano il genio teologico creativo di cristallina purezza. Il narratore, incline al realismo, infonde speranza nella comunità da amare e da ricostruire su orizzonti allargati. Benedice gli angoli bui della vita ecclesiale, perché diventino spazi di luce di risurrezione. Lascia ai posteri, con elegante perizia, la mirabile professione di fede in Dio Amore. Dio, nel suo stesso essere è principio di amore e amore in se stesso. È l'altissima incomparabile identità del Signore Dio. "
Alle persone che amiamo veramente non diamo il minimo necessario. Qui si nasconde il segreto di ogni discernimento vocazionale e di ogni risposta alla chiamata di Dio: ciò che è è invisibile agli occhi del mondo, non lo è a quelli di Dio.
La parola di Qohelet è una mano tesa a coloro che si trovano in difficoltà di fronte alla continua riproposizione di concetti teologici e dogmatici in forme e linguaggi ormai estranei alla sensibilità moderna. Abituato a interrogarsi e a indagare, l'uomo dei nostri giorni spesso finisce nella situazione feconda e scomoda del dubbio. Può però trovare nel prezioso libriccino di Qohelet un'ottima e affidabile guida per la sua ricerca personale.
Lo scopo di questo volume è di presentare al lettore una breve riflessione di don Bosco su ciascuno dei centocinquanta salmi per aiutarlo a pregare meglio questi testi ispirati dallo Spirito del Signore. Per ogni singolo salmo è indicata nel titolo una idea guida propria di don Bosco, poi il versetto o alcuni versetti che hanno ispirato la sua riflessione e preghiera. Segue una breve meditazione con alcune citazioni dei suoi scritti o discorsi. Tra i testi citati di don Bosco l'autore ha dato la priorità a quelli che hanno attinenza con la sua pedagogia.
Re, saggio e architetto, e, più tardi, mago, profeta, esorcista e compositore, Salomone è una delle figure più complesse e famose della letteratura antica. Se le sue immagini più familiari sono ispirate da ciò che racconta di lui la Bibbia ebraica, meno conosciute sono le tradizioni su Salomone elaborate dal giudaismo rabbinico e i ricchi ricami narrativi costruiti dai Maestri ebrei. Le pagine di questo libro offrono per la prima volta al lettore italiano leggende rabbiniche tradotte dall'ebraico o dall'aramaico - oltre a tre saggi introduttivi che inquadrano la figura e la recezione di Salomone. Radicate nell'antico folklore di Israele, sono allo stesso tempo innovative perché forniscono nuove interpretazioni e prospettive sia degli episodi biblici sia dei loro protagonisti.
Qohélet è un libro inesauribile perché è il libro che parla dell'uomo e, finché l'uomo vive, ha qualcosa da dire. Qui non si propone una traduzione ma una parafrasi e un'interpretazione del testo riletto dopo tremila anni da chi ha tutto da invidiare alla persona di Qohélet, vale a dire da chi non ha nulla, neppure una vita da vivere. A parlare, qui, non è più il re di Gerusalemme, l'uomo caro a Dio, ma è l'Aborto o, meglio, il suo spirito che aleggia sulla condizione umana. L'Aborto diventa così colui che, al di là della propria identità, ha coscienza di non vivere il proprio destino e, pertanto, di vivere nella condizione di chi è stato abortito. Qohélet resta il libro in cui si trovano tutte le contraddizioni umane, tutte le incoerenze della vita, tutte le incongruenze della realtà. Qohélet, re e saggio, può comprendersi soltanto se entra in dialogo con il proprio Antiqohélet. Questo è il solo confronto possibile perché egli possa spingersi in una ricerca che lo porti al mistero della propria esistenza e a una riconciliazione con se stesso.

