
Una rilettura del Vangelo di Marco, con gli occhi non dello studioso ma del contemplativo che si chiede: «Gesù, cosa hai provato quando ti sei trovato in questa situazione?». Pagina dopo pagina il lettore viene coinvolto in questo percorso, come se fosse lui stesso a chiedere a Gesù, vivo oggi, di aprirgli il suo cuore e di svelargli i suoi sentimenti.
Il libro racconta la storia dei testi cristiani, dalle origini lontane della Bibbia ebraica fino ai clamorosi ritrovamenti negli ultimi decenni di manoscritti che si credevano perduti, tra le sabbie dei deserti ma anche in biblioteche europee. Traduttori e filologi, eretici e vescovi, patriarchi e stampatori, chierici e laici, eremiti e umanisti, imprenditori e falsari, uomini e donne spesso dimenticate: ecco alcuni tra i protagonisti di vicende che per oltre due millenni hanno unito, ma anche separato, Oriente e Occidente. È la storia della ricerca intorno a una parola che si crede ispirata divinamente e si trasforma in scrittura sacra. Scrittura che a sua volta dà vita a innumerevoli altre scritture che la traducono e la commentano, libri di Dio da allineare in un'ideale immensa biblioteca. Al centro di una vicenda poco conosciuta che aiuta a capire anche l'oggi.
Dal X all'VIII secolo prima dell'era cristiana due regni ebraici sono vissuti fianco a fianco: Israele a nord e Giuda a sud. Scritti a Gerusalemme, capitale di Giuda, a partire dal VII secolo, i testi biblici presentano il Regno del Nord come empio, e come maledetti i suoi re. Biblisti e storici hanno largamente seguito questa ricostruzione, sapendo che Israele era stata un'entità politica ed economica ben più importante e potente rispetto al piccolo regno di Giuda, ma senza mai tentare di scriverne le vicende. Proseguendo il percorso intrapreso in altre sue opere Finkelstein accetta la sfida e presenta una storia di questo regno dimenticato. Il volume, che nasce da un ciclo di conferenze tenute al Collège de France, ha ottenuto il premio Delalande-Guérineau.
«Questo libro, dal significativo titolo The Village of Education / Il villaggio dell'educazione, curato da un giovane professore e sacerdote cattolico, Giovanni Emidio Palaia, si propone di rimettere al centro la domanda sull'uomo creatura di Dio, sulla fraternità umana e sulla sua relazione con la natura. [...] Mi è gradito vedere che più volte nel testo si fa puntuale riferimento non solo alla Sacra Scrittura, ai Testi Sacri, alla Patristica, alla Scolastica, all'arte di Michelangelo Buonarroti e al Magistero pontificio ma, in primo luogo, all'insegnamento del Poverello di Assisi, san Francesco, la cui santità, fondata sull'essere stato amico di Dio, fratello degli uomini e di "Madre Terra", unisce idealmente le tre religioni monoteiste, aprendoci - con la forza dell'umiltà - le porte del Mistero». (dalla Prefazione di Angelo Vincenzo Zani). Postfazione Khaled B. Akasheh.
Raffinata riscrittura del Quarto Vangelo negli esametri e nello stile della più solenne poesia epica, la Parafrasi del Vangelo di san Giovanni è opera forse meno nota, rispetto alle Dionisiache, del misterioso poeta Nonno di Panopoli (V sec. d.C.). Tuttavia, rappresenta un’originale e affascinante operazione di sintesi tra cultura classica e cristianesimo, nonché uno dei testi più interessanti della letteratura greca tardoantica. Si propone qui la prima traduzione integrale italiana della Parafrasi, con un ampio commento che ne affronta le spinose questioni testuali, interpretative e storico-religiose e un’introduzione che offre un inquadramento generale aggiornato su Nonno e la sua opera: un utile strumento sia per chi si accosta per la prima volta alla lettura di Nonno che per studiosi più avanzati.
Mons. Carlo Ghidelli, Arcivescovo emerito di Lanciano-Ortona, non ha bisogno di presentazione. La sua preparazione biblica è nota e apprezzata da tutti. Egli ha la capacità di cogliere in profondità il messaggio della Scrittura e di trasmetterlo con un linguaggio semplice e accessibile a tutti senza perdere la profondità.
Dopo aver letto queste pagine, le parole "Padre Nostro", avranno un significato più pieno e faranno veramente vibrare le corde del nostro cuore.
(Dalla Prefazione)
Il gesto di Caino è senza pietà: uccide il fratello spargendo il suo sangue sulla terra. Non lascia speranza, non consente il dialogo, non ritarda la violenza efferata dell’odio. È da questo gesto che la storia dell’uomo ha inizio. Sappiamo che l’amore per il prossimo è l’ultima parola e la piú fondamentale a cui approda il logos biblico. Ma non è stata la sua prima parola. Essa viene dopo il gesto di Caino. Potremmo pensare che l’amore per il prossimo sia una risposta a questo gesto tremendo? Potremmo pensare che l’amore per il prossimo si possa raggiungere solo passando necessariamente attraverso il gesto distruttivo di Caino? Quello che è certo è che nella narrazione biblica l’amore per il prossimo viene dopo l’esperienza originaria dell’odio.
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» La domanda di Giovanni Battista risuona anche in noi: come possiamo riconoscere e credere all'uomo di Nàzaret, Cristo, figlio di Dio? Prestando attenzione alle azioni di Gesù in favore degli uomini e confrontandole con la promessa stessa di Dio, rivelata dalla Scrittura. Questa è la pretesa di Gesù: aiutare a leggere la sua missione dentro la rivelazione di Dio come la sua manifestazione e il suo compimento definitivo. Guardando alle "opere" del Messia, raccontate nei capitoli 8 e 9 di Matteo, scopriamo che quanto è stato annunciato con intensità e novità nel discorso della montagna non è una vuota illusione, un sogno bello e impossibile, ma si manifesta concretamente nel modo di agire di Gesù in favore degli uomini.
Un antico maestro della Misbnà, Ben Bag Bag, diceva: «Volgila e rivolgila, tutto vi è in essa [nella Torà]» (Avot 5,22). Tutto è nella Torà, ma bisogna voltarla e rivoltarla: Dio ha parlato, ma l'uomo deve metterci il commento. Intorno a questi due pilastri dell'ebraismo si «aggirano» le pagine che seguono: si aggirano perché non hanno una meta, un punto di arrivo, ma vogliono solo essere momenti di una frequentazione infinita (una ruminati°, direbbero i Padri) della Torà scritta e orale. Ci sono tanti modi di introdurre al giudaismo: infatti il giudaismo è plurale, e questa pluralità - nelle idee, nei tempi, nei luoghi, nelle identità - è la sua forza. Perciò molte sono le porte per entrarvi e viverci, o anche solo per conoscerlo. Una porta è quella che anche il Nuovo Testamento indica nel farsi carne, cioè realtà variamente terrena e sensibile, della parola (per Israele la Torà, per i cristiani Gesù). Fuori di questa concreta «vocalità» divina - se così si può dire -, di Dio non sapremmo mai nulla, se non, appunto, chiamarlo Ain, «Nulla», o Mi?, «Chi?», secondo i maestri della qabbalà. Ma Ain è divenuto Anì, «Io», e perciò abbiamo un Tu e non siamo più soli.
Il libro raccoglie e valuta in modo critico le informazioni sugli aspetti anatomici e medico-legali della Sindone di Torino, integrandoli con le osservazioni personali degli autori. L’approccio anatomico permette di descrivere l’antropometria (letteralmente, misurazione del corpo) dell’Uomo della Sindone, mentre l’indagine medica permette di formulare una possibile ipotesi sulle cause della sua morte.
Una cultura e una teologia dell'ospitalità nella Bibbia trovano un punto di partenza promettente e un fondamento privilegiato nel racconto di Genesi 18,1-16, che narra l'incontro vissuto da Abramo con tre enigmatici personaggi alle Querce di Mamre. Ma anche il comandamento inciso in Levitico 19,18b: «Amerai il tuo prossimo come te stesso», e la sua seconda promulgazione: «Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi, tu lo amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nella terra d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (19,34) si offrono da millenni all'ascolto di credenti e non credenti. Questi testi veicolano un messaggio ricco di spunti per il nostro tempo, che avverte intensi movimenti migratori, confronti interetnici, emergenze provocate dall'intrecciarsi delle diversità culturali.
Il volume contiene una sintesi riveduta della ricerca svolta da p. Luigi Di Pinto S.I. sui Fondamenti biblici della teologia morale, disciplina che lo tenne occupato - nello studio e nell'insegnamento - per oltre trent'anni. Partendo dalla nuova prospettiva aperta dal Concilio Vaticano II e dal suo spiccato amore per la Scrittura, l'Autore sonda i fondamenti, il dinamismo e le caratteristiche tipiche del discorso morale alla luce di due categorie centrali del testo biblico: l'alleanza di Dio con Israele e la chiamata di Gesù ai discepoli. Attraverso un'analisi seria e profonda sul testo sacro, egli fa emergere la stretta relazione che lega il dono di grazia e l'agire morale: «Dono e compito non sono se- parati né giustapposti, ma costituiscono le due componenti dell'unico vangelo di Dio, come le due facce di una medaglia o le valve di una conchiglia». Si tratta di pagine dense e stimolanti che sarebbe stato un peccato lasciar perdere negli scaffali di qualche archivio.