
La Bibbia Tabor rappresenta l’edizione più piccola delle Bibbie San Paolo e di quelle in commercio. In volume unico, con testo disposto su due colonne, Note brevi, Indice analitico, Sussidi e appendici, la Bibbia Tabor ha il testo biblico dell’edizione maggiore (Emmaus) e la stessa cura nei riferimenti, passi paralleli ecc. di quella edizione. Le introduzione e le note completano il testo e appaiono qui in forma essenziale.
Accuratamente rilegata, questa Bibbia rappresenta un atteso ritorno e un prodotto quanto mai ricercato sul mercato dei testi biblici.
Contenuto
Ci sono giorni in cui la Parola di Dio è come un fuoco interiore che brucia, e altri giorni in cui la Parola non sembra dire nulla. La relazione fra Parola e fuoco è spesso ribadita dai profeti, ma è anche una caratteristica comune a tutta la Bibbia. Queste 22 proposte di lectio divina (9 dell’Antico e 13 del Nuovo Testamento) mostrano la forza di interpellazione, di guarigione e di speranza che si sprigiona «quando la Parola prende fuoco», sotto l’opera dello Spirito Santo. Allora la memoria non paralizza più né delude, ma acquista una potenza nuova che trasforma il presente opaco e lo guarisce, indirizzandolo al futuro. Un approccio originale alla Sacra Scrittura che riesce ad affascinare mentre segnala significati impensati e suggestivi.
Destinatari
Indicato per la lectio divina di gruppi, associazioni, parrocchie, comunità' È di grande utilità anche per la preghiera e la meditazione personale.
Autore
Bruno Secondin, carmelitano, ha studiato a Roma, in Germania e a Gerusalemme, ed è ordinario di teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Svolge la sua attività pastorale a Roma, ha pubblicato una trentina di libri ed è impegnato attivamente nella rielaborazione della spiritualità nei nuovi contesti ecclesiali e culturali. Nel 1996 ha dato inizio agli «incontri di lectio divina» nella chiesa di S. Maria in Traspontina (Roma), di cui è l’organizzatore fino a oggi. Da questa esperienza derivano i volumi della collana Rotem.
Fra la Parola di Dio e l'uomo c'era come una distanza incolmabile, Giovanni invece afferma che la distanza è stata colmata. La Parola è divenuta carne: è entrata nel mondo, assumendone tutta la relatività. Non è l'uomo che con la sua ricerca sale verso Dio; ma è Dio che discende nella carne, cioè nell'esperienza umana storica, concreta. Per Giovanni l'uomo che si salva è l'uomo che ama.
Luca testimonia la maturazione storica della comunità impegnata a vivere la radicalità del Vangelo nella quotidianità della vita.
Ma è proprio vero che l’evangelista Luca si discosta da tutti gli altri Vangeli nel “non riferire” di una seduta processuale notturna a Gesù? Lo studio propone una nuova lettura della versione lucana dall’arresto di Gesù sul Monte degli Ulivi fino alla seduta sinedriale mattutina, attestando la sostanziale concordanza dei quattro Vangeli, nella successione narrativa delle scene. La notte del rinnegamento di Pietro (Lc 22,54-65), analizzata sotto il profilo metalinguistico, tipologico (Is 50) e redazionale, viene letta entro una “Teologia della Luce” rilevabile nell’intera opera lucana (Lc-At): Luce in quanto “via di uscita dallo stato di tenebra” relativa alla figura di Pietro “seduto presso la Luce” nella notte del rinnegamento; e Luce in quanto “Parola di salvezza che illumina le genti”, entro cui è circoscritta la vocazione e missione di Paolo.
Forse è la prima monografia che studia insieme 1Cor 1,26-31 e 1Cor 2,1-5 formalmente paralleli. Il rigoroso metodo di studio adottato permette di chiarire il senso e la funzione non solo delle due pericopi parallele, ma anche dell'intera sezione in cui esse sono inserite, la quale, diversamente, risulta essere frammentaria e priva di un legame logico. Dalla ricerca emerge la grande abilità di Paolo nel comunicare il Vangelo e la grande ricchezza teologica dei due brani, che spingono i lettori, di ieri e di oggi, a concentrare la propria attenzione su Dio e su Cristo per quanto hanno fatto per noi. Su di loro, infatti, si fonda l'identità della Chiesa e dei suoi ministri. Lo studio dimostra, inoltre, che i due testi non parlano di opposizione e incompatibilità tra fede e ragione.
«Il mondo intero non è degno del giorno in cui il Cantico dei cantici fu donato a Israele». Rabbi Achivà commentava così l'eccezionalità di un poema difficilmente situabile, che oggi appartiene non solo al canone biblico ma alla letteratura universale. Poema erotico-pastorale che celebra l'amore umano? Dialogo d'amore tra Dio e il suo popolo? Colloquio intimo tra il Signore e ciascun essere umano? Chi sono l'amante e l'amata che fremono, palpitano e si toccano, e poi si rincorrono, si cercano, si perdono e si ritrovano? Verso dopo verso, sondando i segreti delle parole ebraiche originali, Teresa Forcades ci invita a un'apertura ermeneutica audace e arrischiata. Mentre ci restituisce il contesto storico e scandaglia le diverse traduzioni e le infinite letture offerte nel corso dei secoli, l'autrice commenta il testo in un'analisi tanto rigorosa quanto appassionata, e coglie nella ricerca d'amore che il Cantico mette in scena una sensibilità specificamente femminile, un nuovo posto per la donna e l'assoluta centralità del corpo e del desiderio, tanto umano quanto divino.
Il cimitero dei libri racconta una storia affascinante, che prende avvio sul finire dell’Ottocento, tra Cambridge e l’Egitto, e arriva fino ai giorni nostri. Una storia di ritrovamenti insperati, rivalità tra grandi università, avventure degne di Indiana Jones per acquisire un tesoro di cultura religiosa, letteraria e materiale.
Due vedove di origine scozzese scoprono in Egitto alcuni preziosi frammenti che Solomon Schechter, lettore in studi talmudici a Cambridge, identifica come parte della perduta versione originale ebraica dell’Ecclesiaste. Schechter parte per Fustat, la vecchia Cairo, e imbastisce una spasmodica corsa all’acquisto dei reperti della Geniza (dove i testi, sacri e non, venivano depositati prima di essere sepolti e obliati) della sinagoga Ben Ezra, attraverso i più incredibili mediatori: disertori che si fingono conti, rabbini ashkenaziti di Gerusalemme, ricche famiglie ebraiche del Cairo e autorità egiziane… e non manca un naufragio, a minacciare quanto recuperato (oltre ai papiri di Ossirinco!).
Oltre 280 mila frammenti provenienti dalla sinagoga della Cairo fatimide, spesso in giudeo-arabico, ma anche in yiddish e giudeo-spagnolo, offrono un incredibile spaccato della storia e della cultura ebraica e del Mediterraneo. Tre successive generazioni di studiosi – le cui storie esaltanti, curiose, a volte tragiche ci vengono narrate nel volume – hanno studiato questa messe di documenti: prima concentrandosi sui testi religiosi, dal Ben Sira a rari testi eretici del IX secolo (come Il libro delle domande di Al-Balkhi), poi su quelli letterari, complici i ritrovamenti di poesie portate con sé dagli ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna (Dunash, Yehuda Halevi), e i responsi di Maimonide, che era stato a capo della comunità cairota, e infine esplorando i documenti di storia materiale ed economica portati alla luce da S.D. Goiten. Proprio Goiten, basandosi sullo studio di questi frammenti scartati dagli altri studiosi, pubblicò i sei corposi volumi di A Mediterranean Society, e ricostruì l’incredibile rete di commerci che dal Cairo raggiungeva l’India e Samarcanda in Asia, Aden a Sud, Costantinopoli e Kiev a est, la Tunisia, la Sicilia e l’Italia, la Francia e la Spagna a ovest. Emergono vividi bozzetti di vita quotidiana, contratti matrimoniali, amuleti magici, petizioni alle autorità, ricette mediche, a comporre il ritratto di una società vivace e aperta, colta e cosmopolita.
Bibbia e letteratura: un binomio che parte da molto lontano, nella storia che ha fatto la nostra civiltà e la nostra cultura, e che si confonde con la scientificità degli antichi Padri, dei Cantori, dei Filosofi e la fantasia dei Poeti, dei Narratori, degli appassionati di sacre rappresentazioni. Quel che rimane e rimarrà della Parola di Dio e della parola dell'uomo che vuole accostarsi, calato nella sua storia, alle pagine bibliche. Il volume analizza grandi opere letterarie di tutti i tempi che hanno preso lo spunto dalle pagine bibliche, nella passione, nell'estasi, nell'inquietudine, nella lotta spirituale, negli ambiti insomma che sono vitali per l'uomo. Quella poesia dell'infinito, dei grandi spazi, del tempo immemorabile, delle vuote latitudini, delle solitudini attraversate da voci che colloquiano con Dio, che aprono le primissime pagine bibliche, si riversano in opere di poesia, di narrativa, nate nell'animo, nel cuore e nella fantasia di grandi scrittori. In tal senso il volume, seguendo la classica divisione biblica - Antico e Nuovo Testamento - ripercorre Il paradiso perduto di John Milton, il ciclo de Le storie di Giuseppe di Thomas Mann, Il trittico romano di Giovanni Paolo II, Giobbe di Joseph Roth, fino ad arrivare ai romanzi sulla vita di Cristo e alle suggestive visioni dell'Apocalisse. È un modo - saggistico-letterario - per dimostrare quel che affermava Julien Green: «Soltanto la Bibbia è eternamente giovane, come un torrente di montagna che rotola da migliaia di anni».
Il volume documenta, con un linguaggio rigoroso ma accessibile al grande pubblico, lo stato attuale delle ricerche scientifiche sul vangelo apocrifo attribuito a Tommaso, mettendo in luce tanto le analogie quanto le differenze rispetto ai quattro vangeli della tradizione canonica.
Dalla quarta di copertina:
Tra i cosiddetti vangeli apocrifi, il Vangelo di Tommaso, proveniente dalla collezione recuperata a Nag Hammadi, sembra il più simile ai vangeli canonici, per il fatto che dà tutta l’impressione di trasmettere proprio le parole dello stesso Gesù. Dato che avrebbe potuto gettare luce sulle parole autentiche dell’insegnamento di Gesù, il Vangelo di Tommaso ha attirato l’attenzione più di qualunque altro testo di Nag Hammadi o di qualunque vangelo non canonico, sia a livello scientifico sia a livello popolare.
È passato molto tempo dalla scoperta di Nag Hammadi, circa sei decenni fa. È tempo di fare una pausa e di vedere dove siamo arrivati nella discussione, ma non senza critica. Non è suffi ciente chiedersi «che cosa si dice in questi giorni sul Vangelo di Tommaso», ma dobbiamo anche chiederci se «ciò che si sta dicendo» è sensato.
Il libro di Nicholas Perrin riprende l’intera questione, descrivendo i modi in cui il Vangelo di Tommaso è simile e dissimile dai quattro vangeli che sono stati tramandati per quasi duemila anni.
Una trattazione scientifica e, tuttavia, accessibile su un testo che è diventato di grande attualità.
Conoscere il cristianesimo delle origini è forse il modo migliore per rendersi conto della sua identità più profonda e più vera. Per fare ciò bisogna partire dalla documentazione risalente al suo primo secolo di vita, studiando altresì l’ambiente con cui il cristianesimo stesso si è trovato in simbiosi. Curato da uno dei più autorevoli specialisti contemporanei, il volume introduce al mondo del Nuovo Testamento: dalla ricostruzione dell’ambiente giudaico e greco-romano a Paolo di Tarso; dalla figura storica di Gesù ai vangeli canonici e apocrifi; dalle prime attestazioni archeologiche al problema del vangelo e dell’Apocalisse di Giovanni; dall’analisi dell’apporto di varie ermeneutiche – giudeo-cristiana, paolina, giovannea – alla delineazione del contesto storico che segna il passaggio dal I al II secolo. Emerge un quadro particolarmente ricco di tonalità, in cui risaltano i personaggi decisivi e le componenti dialettiche di un pensiero religioso eccezionalmente fecondo.

