
Una lettura, secondo il metodo della Lectio Divina, della vicenda della figura biblica di Giobbe, in una prospettiva esistenziale. Attraverso la domanda sul senso della sofferenza, quella di ogni persona umana, il libro di Giobbe conduce il lettore a porsi la domanda sull'autenticita della fede, sul vero volto di Dio, e quello reale dell'uomo. In questo senso, la prospettiva globale del libro e anche vocazionale, in quanto emerge la riflessione sulla sofferenza come vocazione piuttosto che come inalterabile destino. I momenti dinamici e strettamente collegati tra loro che caratterizzano il metodo della Lectio divina sono aperti da un significativo momento introduttivo che fornisce Contesto ed articolazione del percorso di meditazione.
Descrizione dell'opera
«La parola di Dio ci raggiunge attraverso la mediazione umana e non allo stato puro, cioè nell’esperienza e nella testimonianza umana limitata. La Bibbia è, al tempo stesso, di Dio e dell’Uomo, perché è il risultato del loro incontro» (dall’Introduzione). Nel concreto questo significa che il carattere eterogeneo della Scrittura – negli autori, nelle epoche, nei generi letterari, negli stili, nei linguaggi e nelle immagini – costringe alla fatica dell’ermeneutica chiunque si accosti alle sue pagine.
L’opera tenta di rispondere alle difficoltà del lettore contemporaneo di fronte alle diverse interpretazioni dei testi biblici. Presenta quindi i principali modelli di interpretazione biblica: il modello della tradizione (la proclamazione ecclesiale), quello storico-critico (la ricerca dell’autore e del testo nel suo contesto), quello strutturale/semiotico (il testo come si presenta), narrativo (il processo di comunicazione tra testo e lettori), esperienziale (limitatamente all’ermeneutica femminista). Ogni capitolo studia un modello d’interpretazione e i suoi metodi, e fa il punto anche sull’attuale dibattito tra gli specialisti della materia.
Sono infine proposte alcune opzioni di lettura che consentono ai lettori di scoprire la Bibbia come Scrittura viva.
Sommario
Avvertenza al lettore. Introduzione. 1. L’invito al viaggio. Tra testo e lettori. 2. Il modello kerygmatico. Il Cristo coricato nelle fasce. 3. Il modello storico. Il testo come frutto della storia. 4. Il modello strutturale/semiotico. Il testo come spazio di relazioni. 5. Il modello narrativo. Il testo come storie. 6. Il modello esperienziale. L’interprete come chiave di lettura. Conclusione: Per una lettura che non rinuncia né alla fede né alla ragione. Postludio: A guisa di eredità, un tesoro e un campo. Bibliografia.
Note sull'autrice
Elisabeth Parmentier è docente di teologia pratica alla Facoltà di Teologia protestante di Strasburgo. Ha pubblicato Les Filles prodigues. Défis des théologies féministes, Labor et Fides, Ginevra 1998.
Il racconto biblico della visita di Gesù alle due sorelle, Marta e Maria, può apparire scioccante: la "parte migliore" è attribuita a Maria che siede ai piedi di Gesù. Che ne è dell'invito incessante del vangelo di mettersi a servizio del prossimo? Le due autrici ci presentano un percorso tra i commentari e le interpretazioni che questo testo ha conosciuto. Dai padri della chiesa alle analisi femministe: venti secoli di letture ininterrotte di un testo che porta in sé una questione sempre attuale.
Il presente volume ha avuto il "Nihil Obstat" in data 19 novembre 2015 da una commissione di Vescovi, Cardinali, teologi e laici, ed è pertanto perfettamente attinente alla dottrina della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Per Giovanni Calvino la Sindone, lenzuolo nel quale sarebbe stato avvolto Gesù dopo la morte, non poteva che essere un clamoroso falso e riproponendo vecchie accuse, ne fece oggetto di derisione verso il cattolicesimo. In merito intervenne persino il Concilio di Trento (1545-1563) nelle sue ultime sessioni, ma le perplessità permasero a lungo nella stessa Chiesa cattolica per alcune discordanze con i Vangeli e la tradizione artistica. In questa complessa vicenda storica, che interessò pure i cardinali Carlo Borromeo e Gabriele Paleotti, intervenne con decisione un uomo umile e di profonda cultura, abile matematico e buon conoscitore dei testi sacri, l'abate benedettino Egidio Sernicoli da Matelica (1525-1590). Con meticolosità e caparbietà il monaco dedicò molti anni della sua vita allo studio per arrivare ad una riforma dell'arte sacra e del culto delle immagini religiose, fornendo le ragioni per cui la Sindone non poteva essere oggetto di censure. La sua biografia, ricostruita qui per la prima volta, quasi come in un giallo storico conduce il lettore in un viaggio tra magnifiche abbazie d'Italia, mostrando le conoscenze affatto scontate degli uomini del Cinquecento sulla preziosa reliquia conservata a Torino e su come cambiò il concetto dell'immagine sacra.
Lo sviluppo del testo cerca di offrire al lettore una conoscenza solida e convinta, necessaria lì dove può pensare di dare una risposta alla domanda evangelica del titolo, ma anche lì dove dovesse confrontarsi con le argomentazioni del versante negazionista dell'autenticità della Sindone. Il mare della Sindonologia è vasto, spesso burrascoso. Al di fuori dell'Introduzione e delle Conclusioni, tutto il resto del testo è diviso in brevi capitoli. Qui ogni argomento specifico della Passione (Ematoidrosi, Flagellazione, Incoronazione di spine, Crocifissione ecc.) viene sviluppato sia per il Cristo Evangelico sia per l'Uomo Sindonico. Questa impostazione permette una immediata analisi delle concordanze tra il verificabile dell'uno e il verificabile dell'altro personaggio. In questo modo dovrebbe essere possibile giungere autenticamente a conclusioni ricavate da confronti estemporanei, non inficiati da fideismo né razionalismo, frutto solo di una ragione appassionata, in grado di dedurre per capire e sapere. Con questo si spera di aver reso un piccolo contributo alla questione sindonica, atto ritenuto dovuto da chi ama la verità senza contraffarla, ma così come si pone alla scienza e coscienza di ognuno.
“I sentimenti di Pascal sono straordinari, soprattutto per la profondità della loro tristezza, e per un non so che d’immensità: si è sospesi fra tali sentimenti come nell’infinito.”
François-René de Chateaubriand
Un grande moralista, filosofo e matematico, un uomo dal sapere universale, decise di dedicare le migliori energie dei suoi ultimi anni allo studio delle scienze religiose. La centralità della figura di Cristo nell’itinerario speculativo, spirituale e umano di Pascal lascia una traccia indelebile in questo Compendio della vita di Gesù Cristo. L’opera, perduta in circostanze mai chiarite e ritrovata solo due secoli dopo, si compone di 354 articoli disposti in ordine cronologico: sono citazioni dirette dalle Sacre Scritture, ma anche sintesi e interpretazioni. Avvolte da una semplicità cristallina e disarmante, fedeli alla scabra e incisiva parola evangelica, queste pagine sono nondimeno intrise di una efficacissima potenza drammatica.
Gesù Cristo rivestì un ruolo di primissimo piano nella breve e profonda esistenza dell’autore, come ci mostra inequivocabilmente la Vita del Signor Pascal, capolavoro del genere biografico scritto dalla colta e sensibilissima sorella Gilberte.
Davide Monda insegna presso l’Università di Bologna. È autore di volumi e saggi sulla civiltà letteraria europea dal Rinascimento al Romanticismo.
Nel 1655 il filosofo Blaise Pascal ebbe la curiosa idea di scrivere il "Compendio della vita di Gesù". Scoperto e pubblicato verso la metà del secolo scorso, è una vita di Gesù tratta esclusivamente da una lettura attenta e partecipe dei quattro Vangeli, riesposti secondo un'accuratissima, puntigliosa cronologia, per costituire un'armonia" che ne esclude le incongruenze e ne esalta la mirabile semplicità. Pascal interviene raramente nella narrazione, introducendo brevi elementi dottrinali esplicativi, e preferisce affidare l'intelligenza dei fatti e delle parole di Cristo a una loro più precisa scansione temporale. A ogni elemento della vita di Gesù corrisponde così un fatto, un detto, e a ogni unità temporale corrisponde un'unità dottrinale. Carlo Carena, che lo ha tradotto, nel saggio introduttivo rievoca le vicende biografiche e filosofiche.
Il "Compendio della vita di Gesù Cristo" di Blaise Pascal è un capolavoro quasi sconosciuto. Scoperto e pubblicato verso la metà del secolo scorso, è una vita di Gesù tratta esclusivamente da una lettura attenta e partecipe dei quattro vangeli, riesposti secondo un'accuratissima, puntigliosa cronologia, per costituire un'"armonia" che ne esclude le incongruenze e ne esalta la mirabile semplicità. Pascal interviene raramente nella narrazione, introducendo brevi elementi dottrinali esplicativi, e preferisce affidare l'intelligenza dei fatti e delle parole di Cristo ad una loro più precisa scansione temporale. Ad ogni elemento della vita di Gesù, corrisponde così un fatto, un detto, e ad ogni unità temporale corrisponde un'unità dottrinale. Nessun particolare è puramente esortativo, ogni momento rientra in una economia di salvezza. Scritto per essere pubblicato, probabilmente verso il 1650, di poco anteriore ai "Pensieri" in cui confluiranno alcune delle rare osservazioni aggiuntive, il "Compendio" riflette un'esperienza umana e religiosa, quella di Pascal, che ha come carattere primario, così come la vita esemplare di Cristo, la certezza del significato di ogni esistenza.
Uno spunto straordinario per la meditazione attraverso il volto di Gesù. Un libro sul volto Santo, atteso e conosciuto in tutto il mondo. Tutto a colori in italiano e tedesco!
Scritto a quattro mani da Suor Blandina Paschalis schlömer e Lidia Basti.
"Ma io sono sempre con te: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai secondo i tuoi disegni e poi mi accoglierai nella tua gloria. Il mio bene è stare vicino a Dio; nel Signore Dio ho posto il mio rifugio."
L'originale conclusione del vangelo di Marco, con le donne che fuggono silenti dal sepolcro senza comunicare a nessuno l'annuncio di risurrezione, ha da sempre interrogato il mondo dell'esegesi. Perché le donne sono descritte travolte dalla paura, subito dopo aver appreso che il Crocifisso è risorto? Come mai il racconto non si conclude in un'atmosfera di gioia e di successo, come sarebbe lecito e ragionevole aspettarsi? Perché Marco avrebbe deciso di arrestare il motore della sua narrazione proprio nel momento in cui le prime testimoni della Pasqua di Gesù «falliscono» il mandato di diventarne anche annunciatrici ai suoi discepoli? Questo libro si propone di offrire un'originale risposta a queste domande, interrogando testi significativi del secondo vangelo e mostrando come la scelta di «non concludere» con l'ovvietà di un lieto fine corrisponda, in realtà, all'intenzione di non fallire l'obiettivo di realizzare una comunicazione adeguata a esprimere la follia e lo scandalo di un Cristo risorto perché crocifisso.
La tradizione cristiana delle opere di misericordia corporale e spirituale, ripercorsa e ricompresa attraverso le storie e le parole della Sacra Scrittura, restituisce l'immagine di una vita nell'amore sempre possibile, in qualsiasi latitudine umana avvenga l'incontro con l'altro e con noi stessi. La carità, assunta come sentimento e come lavoro, è l'opera di Dio che unifica spirito e corpo e ci rende persone nuove in Cristo. Amanti perché amati.