
Considerate dal punto di vista dell’individuo e del suo interlocutore, le relazioni fra gli uomini si possono probabilmente ridurre a tre situazioni fondamentali: vicinanza, lontananza, contrapposizione. La fitta regolamentazione giuridica dei rapporti interpersonali che risulta dall’Antico Testamento testimonia come, sin dall’antichità, Israele si sia occupato di questa complessa problematica. Il fondamento teologico di ogni prassi del popolo eletto risiede infatti nell’esperienza dell’infinita clemenza e misericordia che Dio ha benignamente riversato su di lui: per attestare la propria fede, la condotta del popolo ebraico nei riguardi degli altri deve quindi essere imitazione dell’azione stessa di Dio. Da queste premesse parte anche il Nuovo Testamento, che le sviluppa: l’affermazione che nel prossimo, nel forestiero o nel nemico si incontra Dio-Gesù è frutto dell’esperienza della grazia, è testimonianza dell’immeritato amore ricevuto dal Signore. Indagare sul contributo offerto dalla Scrittura su temi di così grande attualità può aiutare anche oggi a rispondere alle sfide del mondo presente.
Il volume è la seconda uscita di una collana che espone che cosa dicono l’Antico e il Nuovo Testamento sui temi fondamentali della fede. Ogni tema è presentato da due autori: uno per l’Antico e uno per il Nuovo Testamento, che poi, in un dialogo conclusivo, discutono come le idee centrali dell’AT vengono filtrate, assunte o modificate nel NT. Il lettore può così percepire la tensione e l’unità esistente tra i due Testamenti.
Ecco il piano completo dell’opera: 1. C. Dohmen - T. Söding, Il Dio uno; 2. K. Koenen - R. Kühschelm, La fine dei tempi (2001); 3. J. Schreiner - R. Kampling, Il prossimo lo straniero il nemico; 4. G. Vanoni - B. Heininger, Il regno di Dio;
5. H.-J. Fabry - K. Scholtissek, Il Messia; 6. C. Brüning - K. Kertelge, Il problema del male; 7. G. Fischer- K. Backhaus, Peccato e riconciliazione; 8. G. Steins - M. Theobald, La creazione; 9. I. Müllner - P. Dschulnigg, Feste ebraiche e feste cristiane; 10. U. Berges - R. Hoppe, Povero e ricco; 11. C. Frevel - O. Wischmeyer, L’uomo; 12. F.-L. Hossfeld - K. Berger, Lo Spirito di Dio; 13. P. Deselaers - C.-P. März, Morte e risurrezione.
Note sugli autori
Josef Schreiner (1953) ha studiato Teologia cattolica, Filologia latina e Giudaistica all'Università di Münster. Dal 1992 insegna Teologia biblica alla Libera Università di Berlino.
Rainer Kampling (1922) è stato ordinato sacerdote nel 1949. Dal 1964 ha insegnato a Münster e dal 1970 al 1990 a Würzburg.
Dal 1980 il periodico Parola Spirito e Vita si è affermato come prezioso strumento di lettura spirituale della Bibbia. Ogni sei mesi un numero monografico di Parola Spirito e Vita conduce all'incontro con le Scritture, non solo come libro di riferimento per i fedeli, ma come parola viva capace di portare l'uomo contemporaneo alla scoperta di Dio: un appuntamento di riflessione essenziale per gruppi biblici, comunità, operatori pastorali e per tutti coloro che aspirano a una conoscenza più intima e profonda della Parola.
È noto che la fede non può essere ridotta ad una serie di certezze e non è una bacchetta magica al cui tocco tutto si risolve, ma è sempre esposta o percorsa da incertezze, interpellata o posta in discussione. La fede può essere messa alla prova e questo “esercizio spirituale” può coinvolgere lo stesso credente. Per tanti la fede è un dono non cercato, anzi ricevuto passivamente; è un dato familiare tradizionale, che in seguito va riscoperto perché diventi fondamento della propria vita cristiana. È questo il momento in cui il dono ricevuto diventa pregnante, vitale, decisivo per la maturazione di una fede più consapevole ed ecclesiale. Il cristiano aderisce così ad un annuncio che in qualche modo lo ha raggiunto; poi, in certe situazioni della vita, scopre la verità di quanto ha accolto e ne avverte la grandezza.
1. IL DONO COME PROVA
- Abramo e Sara
prof. ANTONIO NEPI, Professore di Antico Testamento presso “Istituto
Teologico Marchigiano” - Fermo / Ancona;
2. LA PROVA: PROVOCAZIONE, DONO E RIVELAZIONE
prof.ssa BENEDETTA ROSSI, Professoressa di Antico Testamento presso
la “Pontificia Università Urbaniana” - Roma;
3. IL MAESTRO MESSO ALLA PROVA:
GESÙ ARRIVA NEL TEMPIO DI GERUSALEMME
prof. ERMENEGILDO MANICARDI, Professore di Nuovo Testamento
presso la “Pontificia Università Gregoriana” - Roma;
"Provare per credere” è un aforisma popolare che invita a compiere certe azioni per convincersi del loro esito; è un titolo dato tentando di incuriosire gli affezionati o possibili frequentatori dei nostri incontri. Ma al di là di questo, ciò su cui invitavamo a riflettere è stato ed è il tema della “prova”.
È noto che la fede non può essere ridotta ad una serie di certezze e non è una bacchetta magica al cui tocco tutto si risolve, ma è sempre esposta o percorsa da incertezze, interpellata o posta in discussione. La fede può essere messa alla prova e questo “esercizio spirituale” può coinvolgere lo stesso credente. Per tanti la fede è un dono non cercato, anzi ricevuto passivamente; è un dato familiare tradizionale, che in seguito va riscoperto perché diventi fondamento della propria vita cristiana. È questo il momento in cui il dono ricevuto diventa pregnante, vitale, decisivo per la maturazione di una fede più consapevole ed ecclesiale. Il cristiano aderisce così ad un annuncio che in qualche modo lo ha raggiunto; poi, in certe situazioni della vita, scopre la verità di quanto ha accolto e ne avverte la grandezza.
Nell’antichità, quando il cristianesimo era ancora un fenomeno minoritario all’interno di un contesto culturale pagano, l’atto di diventare cristiani poteva essere visto come un rischio; un rischio che valeva la pena di correre, ma pur sempre un rischio. Rischio di emarginazione sociale, di persecuzione e persino di martirio. In quel contesto la fede era una “prova” di per sé. Ma quando avvenne il mutamento di statuto del cristianesimo all’interno dell’impero romano per essere promosso al rango di religio licita, la prova non venne meno. Cambiò la sua forma: il cristiano non doveva più attendersi prigioni, interrogatori, torture. Pur non essendo più cruento, non per questo era meno pericoloso, come testimonia Ilario di Poitiers (c. 310-367 d.C.): «Combattiamo un persecutore insidioso, un nemico che lusinga... Non ferisce la schiena con la frusta, ma carezza il ventre; non confisca i beni dandoci così la vita, ma arricchisce, e così ci dà la morte; non ci spinge verso la vera libertà imprigionandoci, ma verso la schiavitù onorandoci con il potere nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende il possesso del cuore; non taglia la testa con la spada, ma uccide l’anima con l’oro e il denaro» (Liber contra Constantinum 5). La “prova” della fede diventa così la «lotta della fede» (1Tim 6,12), lotta che nasce dalla fede, che avviene nella fede e che tende alla fede, alla sua salvaguardia e al suo irrobustimento (cf. 2Tim 4,7). Lotta interiore contro le dominanti che seducono il cuore dell’uomo inducendolo all’idolatria, lotta costitutiva di tutta la vita cristiana e connessa col battesimo, come scriveva P. F. Beatrice nel 1992: «Il rivestirsi di Cristo nel battesimo comporta, per l’Apostolo, l’impegno di rivestirsi di un abito di vita rigenerata per entrare nella gloria di Dio e, poiché ciò non è realizzabile senza una continua tensione morale che si può paragonare a una lotta o a un continuo combattimento, con il battesimo il cristiano si impegna a rimanere sempre in tenuta militare, a indossare cioè quelle forze carismatiche che Paolo chiama “armi di giustizia” (Rm 6,13-14) e “armi di luce” (Rm 13,12); in definitiva, come suggerisce quest’ultimo testo, per combattere contro le forze del Male bisogna rivestirsi del Signore Gesù Cristo (Rm 13,14: “Rivestite il Signore Gesù Cristo”)» (L’eredità delle origini, Saggi sul cristianesimo primitivo, Genova, 150).
Questa lotta appare necessaria. Non si rivolge contro uomini, né si svolge con armi mondane. Le armi fondamentali sono la fede, la speranza e la carità (cf. 1Tess 5,8; Ef 6,16; 1Tm 4,10). Anzi, la fede è condizione e fine di tale lotta. Occorre lottare con fede fiduciosi in colui che ha vinto la morte e il diavolo «che della morte ha il potere» (Eb 2,14), ma occorre anche lottare per conservare la fede (2Tim 4,7). Questa lotta la si combatte in Cristo e con armi spirituali (Ef 6,10; 2Cor 10,3-5); necessita di vigilanza e perseveranza (Ef 6,18; Eb 12,1), di sobrietà (1Tess 5,6.8), di temperanza (1Cor 9,25), di rinuncia e di capacità di dominio del corpo e di tutta la persona (1Cor 9,27), della capacità di soffrire per il Signore (Fil 1,29-30; Eb 10,32-33), della pazienza per esercitarsi alla pietà (1Tim 4,8), della preghiera (Ef 6,18-20). Combattere questa lotta rende il credente temprato, provato, saldo nella fede.
dall'introduzione di Alberto Bigarelli
Il volume affronta il tema della prova/tentazione per il credente. La prova, tema forte del Tempo di Quaresima, come occasione di maturazione della fede.
Il Libro dei Proverbi sembra avere una chiara destinazione pedagogica, formare i giovani a un vero umanesimo che potremmo definire «religioso», che consiste nel comprendere il senso della vita umana, nell'acquistare buon senso, prudenza, cautela, penetrazione, affabilità e pazienza, autocontrollo e ottimismo, fino ad arrivare attraverso una riflessione sull'esperienza a capire che «il principio della vera sapienza è il timore di Dio». Nei «Proverbi di Salomone» il sapiente appare come un vero educatore del popolo di Dio, specie dei giovani. È interessante però notare come nei libri biblici vi sia un'interferenza tra la pedagogia umana e la pedagogia divina: le forme e le istituzioni dell'insegnamento umano vengono trasferite a livello divino, per cui non solo Dio diventa il grande educatore del popolo ma la Sapienza stessa appare già «maestra di vita», «educatrice». La versione greca dei Proverbi è molto diversa dal Testo masoretico e presenta notevoli aggiunte anche molto belle. La maggior parte delle varianti sono intenzionali, ossia frutto di un'interpretazione di tendenza haggadica, cioè narrativa. Il traduttore ebreo accetta di considerare come sua l'eredità greca non soltanto in confronto con la sua più preziosa eredità ebraica, il tesoro delle Scritture, ma mescolato alla stessa pasta del testo che offre ai lettori di lingua greca. La sapienza biblica è il tema del libro dei Proverbi tradotto in greco.
Vengono offerte: l'analisi grammaticale di tutte le forme verbali presenti, e note per un confronto critico fra testo ebraico, testo greco, latino e italiano; infine sono indicati anche i passi paralleli.
Una grande opera in 12 volumi: 8 dedicati all’Antico Testamento, 4 al Nuovo Testamento. Un’edizione ricca di commenti, approfondimenti e illustrazioni, per guidare il lettore nell’interpretazione del libro più complesso e amato di tutti i tempi.
Diretta da Gianfranco ravasi
Con l’aiuto del commento biblico suddiviso su tre livelli di note (spiegazione dei versetti, commento narrativo, commento visivo) e grazie alla guida sapiente di Gianfranco ravasi curatore dell’opera, il lettore viene condotto gradatamente alla scoperta di quel tesoro prezioso che è La Bibbia, aiutato da approfondimenti tematici nella prospettiva familiare (Zattoni - Gillini).
LA BIBBIA PER TUTTI (36 volumi) Ogni volume comprende: l'edizione completa del testo biblico (traduzione CEI); – breve introduzione letteraria e teologica ai singoli libri; – commento articolato sul senso teologico delle varie pericopi; – esesegi condotta su solida base scientifica ma in linguaggio accessibile a tutti; – proposta di quesiti e argomenti per la discussione.
In questo volume si studiano i passi principali dei due libri biblici Proverbi e Siracide con la giusta attenzione alla “lettera”. L’indagine è condotta con rigore e serietà, ma anche con le aperture spirituali e pastorali (soprattutto pedagogiche) che permettono di cogliere il gusto di massime di saggezza antiche e sempre attuali. Proverbi e Siracide sono parenti stretti a motivo della stessa appartenenza alla sapienza biblica che mette al centro l’uomo davanti a Dio e davanti al mondo. Pur con parole diverse (circa duecento anni separano le due opere), la concretezza, ispirata alla medesima esperienza di fede, coniuga fede e ragione, fiducia e timor di Dio, potenzialità e limiti, Parola di Dio e discorsi umani. Testi che hanno tanto da dire all’uomo contemporaneo, che è segnato – forse molto più di quanto egli creda – dalla ricerca del senso della vita e delle regole la attraversano.
Destinatari
* gruppi biblici e di ascolto della Parola di Dio * movimenti e associazioni ecclesiali * utile anche per la meditazione e la preghiera individuale
Autore
Sebastiano PINTO è docente straordinario di Esegesi dell’Antico Testamento presso la Facoltà Teologica Pugliese (Bari) e professore invitato presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma). È membro della redazione della rivista Parole di Vita e fa parte del Settore Apostolato Biblico della Conferenza Episcopale Italiana. Tra le sue pubblicazioni recenti: L’incantatore di serpenti. Il saggio secondo Qoèlet (EMP 2014); Quando la Bibbia sbaglia? (EMP 2015); Io solo il tuo Dio. Il monoteismo nel Pentateuco (2016); Io sono un Dio geloso. Manuale sul Pentateuco e sui Libri storici (2018); In nome di Dio. Dai fondamenti al fondamentalismo (EMP 2018), Il corpo in preghiera nei Salmi (2018).
Il cofanetto propone in un unico CD formato MP3 le cinque conferenze del card. Gianfranco Ravasi, già disponibili in audiocassette, che commentano il libro dei Proverbi e il libro del Siracide:
1. La danza della Sapienza nella creazione. «La Sapienza nelle piazze fa udire la sua voce»;
2. La giornata dell'uomo dei Proverbi. «Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre»;
3. Sapienza e Stupidità si confrontano. «Donna irrequieta è follia»;
4. La grande collezione di riflessioni del Siracide. «Mio nonno Gesù fu spinto a scrivere…»;
5. Storia e creazione nel libro del Siracide. «Facciamo l'elogio dei nostri antenati».
GIANFRANCO RAVASI, del clero ambrosiano, biblista di fama internazionale, autore di opere scientifiche e grande divulgatore, dal 2007 è presidente del Pontificio consiglio della cultura e delle Pontificie commissioni per i beni culturali della Chiesa e di archeologia sacra. È stato creato cardinale da Benedetto XVI nel concistoro del 20.11.2010. Predicatore agli esercizi spirituali in Vaticano nel 2013. Noto esegeta, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana, è autore tra gli altri di due grandi commenti biblici più volte ristampati (Il libro dei Salmi, 3 voll., EDB, Bologna 1983; Il Cantico dei cantici, EDB, Bologna 1992). Le EDB pubblicano sia le registrazioni, sia le rielaborazioni in volume delle Conversazioni bibliche da lui tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano (circa 50 titoli, sull'Antico e sul Nuovo Testamento).