
il tema della gioia, ampiamente diffuso nel nuovo testamento, raggiunge un vertice di rivelazione nel quarto vangelo, nelle lettere giovannee e nell apocalisse a motivo della concentrazione cristologica. Il tema della gioia, ampiamente diffuso nel nuovo testamento, raggiunge un vertice di rivelazione nel quarto vangelo, nelle lettere giovannee e anell'apocalisse a motivo del la concentrazione cristologica. Ogni capitolo di questo libro studia una pericope che presenta il tema della gioia, esamina la sua collocazione e funzione nel contesto immediato e generale del libro, ne mette in luce il legame con l'oper a intera e illustra la sua originalita specifica. Viene poi indicata l'articolazione del brano, viene proposta l'eseg esi dei punti principali e si analizzano gli enunciati riguardanti la gioia, esponendone il significato. La conclusione del libro raccoglie e compendia i risultati conseguiti.attraverso la penetrazione della identita cristiana, a cui la gioia rivelata negli scritti giovannei conduce, si e`guidati alla conoscenza di cristo e, in lui, degli autori divini della gioia salvifica: il padre e lo spirito paraclito; si e`introdotti cioh alla contemplazione del mistero centrale della fede comunicata da dio agli uomini nel suo figlio fatto uomo. La gioia di gesu, che viene comunicata agli uomini, e`una via per comprendere e sperimentare la vita divina immortale che rende gli uomini figli di dio.
Un invito a cercare nella propria vita la gioa della quale parla Gesu e che e nascosta" nei Vangeli. " Queste cose vi ho detto perche la mia gioia sia in voi e lavostra gioia sia piena" (Gv 17,25). Guidato da queste paroleGesu si rivolse agli apostoli dopo l'ultima cena, l'Autore ricerca la sua gioia anche la dove essa non appare. Cosi attraverso discorsi, parabole, miracoli, atteggiamenti, scopriamo la gioia "nascosta" di Gesu, che e la gioia del Regno e che viene partecipata a tutti coloro che entrano a farne parte. "
Giona è uno strano tipo di profeta, un uomo in fuga dal proprio compito e dal proprio destino, refrattario alle richieste del suo Dio. La sua storia mette in scena, in quattro brevissimi capitoli, un'esperienza universale: per ciascuno di noi esiste una chiamata e affrontarla è una delle sfide più importanti della nostra vita.
Il libro di Giona costituisce per i Padri quasi un appuntamento che li costringe a esprimere con chiarezza e profondità, come forse in nessun’altra occasione, il loro pensiero sul tema ermeneutico. Il volume confronta, passo dopo passo, la versione ufficiale italiana del libro di Giona con l’ebraico masoretico, il greco dei Settanta, il siriaco della Peshitta e il latino della Vulgata. Sono inoltre raccolti i commenti di autori latini (Girolamo) greci (Cirillo Alessandrino, Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro, Basilio di Seleucia), siriaci (Ishodad di Merv), medievali (Ruperto di Deutz), riformatori (Lutero e Calvino), moderni (Keller, Wolff, Bernini).
Note sul curatore
Giorgio Sgargi (S. Gabriele di Baricella - BO, 1945), ordinato sacerdote nel 1970, ha svolto il suo ministero in diverse parrocchie della diocesi di Bologna. Oltre ai propri studi teologici, deve il suo amore per la Scrittura a don Umberto Neri e all’esperienza spirituale della «Piccola Famiglia dell’Annunziata», fondata da don Giuseppe Dossetti. Per la serie Biblia ha già curato Gioele, Amos, Abdia (1998) e Lettera ai Colossesi (2000).
L'autore ci accompagna nel libro di Giona. È novella? Forse! Una favola esemplare, necessaria per la crescita. E il valore principe è guardare l'altro con occhio amichevole. È una parabola? Perché no! È capace di mostrare verità essenziali che richiedono un giudizio da parte del lettore. È una caricatura? Vuol ridere e far ridere; sorridendo si dicono verità troppo penose per essere dette seriamente. È una parodia satirica? Precisamente! Riconosce, in mezzo alla fiera delle debolezze umane, una velata amabilità. La storia di Giona è tutto insieme, una tavola psicologica della condizione umana. Giona assomiglia a tutti: trascina alla luce anche quello che nessuno vorrebbe fosse visto, soprattutto la nostra durezza e rigidità, il nostro risentimento. Giona ci serve per l'autoconsapevolezza: è qualcosa di noi che resta indigesto persino a noi stessi.
Del libro profetico di Giona, contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, fa eco la domanda che Dio rivolge al profeta: "non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra?". L'incapacità dei pagani di discernere fra bene e male rinvia al tema della giustizia, che sta alla base dell'ebraismo. Attraverso il commento a questo libro biblico, la riflessione sui concetti di giustizia e colpa, sulla dimensione messianica, sul tema della lamentazione, e l'esposizione delle "novantacinque tesi" su ebraismo e sionismo, i cinque testi (1917-1923) di Scholem qui raccolti fungono da guida per comprendere l'essenza del giudaismo. Pagine che fanno luce sulla prospettiva teologico-filosofica dell'autore, che conduce dall'analisi delle fonti e della storia ebraica allo studio della Qabbalà, la sua fondamentale tradizione mistica.
Attraverso un viaggio avvincente in quel capolavoro di teologia missionaria che è il libro di Giona, emerge con forza, nell'intreccio tra lectio divina e lectio humana, la centralità dell'amore eccedente di un Dio che ama tutto ciò che ha creato, compresi coloro che, come i Niniviti, hanno compiuto il male. Nel libro tutto è «grande» ad esprimere ciò che sovrasta l'uomo, fa paura o scandalizza. La sfida che le autrici vi colgono è quella di ridimensionare la paura e i problemi, imparando a passare dal percepire le cose come grandi e impossibili al diventare grandi e maturi per abbracciare la propria chiamata con gioia e gustarne i frutti.
Il Libro di Giona è stato scritto molto tempo dopo l'epoca a cui si riferisce, in ambiente postesilico e racconta la storia di un ribelle a Dio alla cui volontà deve però sottomettersi, la cui permanenza per tre giorni nel ventre di un pesce ha conosciuto una lettura cristologica nel Nuovo testamento. Il Libro di Tobia, invece, narra la storia di una famiglia di esiliati. A Ninive il giudeo Tobi diventato cieco invia suo figlio Tobia da lontani parenti tra cui vive Sara alla quale un demonio uccide i mariti. Nel viaggio Tobia è accompagnato dall'angelo Raffaele che rende possibile il matrimonio tra Sara e Tobia e al ritorno guarisce Tobi. È un romanzo popolare, debitore della tradizione sapienziale pagana, che esorta alla fedeltà alla Legge, nonostante le avversità dell’esilio.
Destinatari
Per gruppi biblici, per le scuole di teologia.
Autore
GIANNI TRABACCHIN presbitero della diocesi di Vicenza, è docente di sacra Scrittura presso il Seminario di quella città. Da molti anni è delegato vescovile per il diaconato permanente.
Giona è un profeta particolare, che fugge da Dio e dalla missione che gli è stata affidata. Messo alla prova, riallaccia la relazione con il Signore e porta ai "nemici" il messaggio di salvezza. Ma, al momento della loro conversione, non gioisce: non riesce a capire perché il "suo" Dio possa e voglia perdonare. E resta così incastrato in una compassione mancata. La figura e la vicenda di Giona sono capaci di interrogarci in modo vivo ancora oggi sul nostro modo di vivere e di intendere la fede e la misericordia.
Il Libro di Giona si trova tra i libri profetici, ma potrebbe essere collocato anche tra gli scritti sapienziali. Si tratta di un racconto/parabola in cui il profeta recupera il dialogo con Dio. La "conversione" di Dio è il punto focale del libro e l'approdo di tutta la storia.