
"L'immenso valore del libro si basa sul fatto di essere un testo basilare non solo della letteratura maya, ma anche precolombiana e universale. Non è semplicemente la descrizione di divinità venerate da popoli ormai scomparsi o di personaggi leggendari: è una mitologia che continua ancora oggi a sopravvive nelle credenze e nel linguaggio dei loro discendenti. A parte il suo alto valore estetico, il Popol Vuh si è rivelato una grande finestra attraverso la quale possiamo interpretare la cosmogonia dell'antichità maya, convalidata da dati trovati in altri "testi" precolombiani, come ad esempio in vasi, steli e persino monumenti monolitici."
Il noto biblista cattolico Joachim Gnilka affronta il tema del dialogo tra Islam e Cristianesimo mettendo a confronto Bibbia e Corano. Nella sua lettura, alla ricerca di punti di contatto e di distanza, l’autore esamina la concezione dell’uomo, l’immagine di Dio che rispecchiano, le affermazioni sulla figura e il ruolo di Maometto e di Gesù, le caratteristiche della fede e della morale delineate nei due “testi sacri”.
Un aiuto alla conoscenza reciproca delle due religioni in un saggio che si rivolge a “specialisti” di vari campi: esegesi, dialogo interreligioso, accoglienza di emigrati di religione islamica e a chiunque abbia interesse ad approfondire questo tema sempre più attuale.
Questo breve e sintetico saggio che si basa sulle cronache ebraiche del tempo ci dipinge un impressionante spaccato della tragedia vissuta dagli ebrei per mano di crociati divenuti orda armata. Pagina buia nella storia europea, che vede líaspetto protocoloniale e militare di una vicenda, le Crociate, prevaricare sulle istanze religiose del pellegrinaggio ai Luoghi Santi.
Ma líaffresco a tinte fosche viene in questo caso illuminato dalla forza spirituale di tanti ebrei che al centro della stessa Europa si sacrificarono per difendere la loro fede e la loro identit‡.
Il giudaismo non ha mai incoraggiato il culto dei martiri e ha sempre riaccolto nel suo seno chi non fu disposto al martirio accettando, sotto le violenze, di aderire provvisoriamente ad altro credo, come avvenne anche per alcune comunit‡ che si fecero battezzare di fronte allíarmata di Goffredo di Buglione. Questa non abitudine a enfatizzare il martirio aumenta la commozione del lettore di fronte a una pagina di grande dedizione e spiritualit‡ scritta dagli ebrei perseguitati e martirizzati.
Accanto alla loro luminosa testimonianza, il libro elogia la dedizione di grandi personaggi della Chiesa e delle corti che prestarono aiuto a comunit‡ ebraiche minacciate.
Nel post-concilio il monastero di Camaldoli si è reso protagonista di uno dei più interessanti e riusciti tentativi di rinnovamento della preghiera liturgica comunitaria, per l’attenzione alle intuizioni ricchissime della tradizione gregoriana e la sensibilità alle attese di una orazione calma, comunitaria e profonda, in lingua italiana.
Il Salterio di Camaldoli si propone come sussidio per comunità e gruppi che intendano celebrare con il canto i momenti principali della Liturgia delle ore.
Il ciclo completo si compone di cinque uscite: Avvento (settembre 2005), Natale (settembre 2005), Quaresima (febbraio 2006), Pasqua (febbraio 2006), Tempo ordinario.
Il quinto CD propone un esempio di primi vespri, lodi e secondi vespri del tempo ordinario cantati dai monaci di Camaldoli.
Il libretto contiene i testi dei canti e alcune notizie sull’eremo di Camaldoli, nonché sull’organo utilizzato.
Sommario
I VESPRI. 1. Campane. 2. Offerta dell’incenso n. 13. 3. Inno n. 107: O luce gioiosa. 4. Antifona n. 555 e Salmo n. 556: Come incenso nel tempio del Signore. 5. Antifona n. 560 e Salmo n 561: Il tuo regno, Signore, è regno di tutti i secoli. 6. Antifona e Cantico Fil 2,6-11 n. 563: Gesù è il Signore; Gesù è il Signore. 7. Lettura breve dal Deuteronomio. 8. Brano d’organo - Zipoli, Verso in re minore. 9. Antifona n. 761 e Magnificat n. 762: Nel suo grande amore. 10. Intercessioni n. 251: Fa’ che ascoltiamo. 11. Padre Nostro n. 920. 12. Orazione. 13. Canto finale n. 616: Ave, Maria. 14. Brano d’organo - Zipoli, Canzona in re minore.
LODI. 1. Campane. 2. Preghiera iniziale n. 11: O Dio, vieni a salvarmi. 3. Inno n. 86: Gerusalemme è piena di canti. 4. Antifona e Salmo n. 447: Gesù risorto, sacerdote in eterno. 5. Antifona e Cantico Daniele 3,52-56 n. 452: Degno di lode e di gloria nei secoli. 6. Antifona n. 457 e Salmo n. 460: Tutta la terra canti. 7. Lettura breve dal Vangelo secondo Marco. 8. Brano d’organo - Zipoli, Verso in do maggiore. 9. Antifona n. 695 e Benedictus n. 696: Il nostro Dio. 10. Invocazioni n. 967: Alleluia. 11. Padre Nostro n. 921. 12. Orazione. 13. Canto finale n. 931: A te, Cristo, salvezza del mondo. 14. Brano d’organo - Zipoli, Canzona in do maggiore.
II VESPRI. 1. Campane. 2. Preghiera iniziale n. 11: O Dio, vieni a salvarmi. 3. Inno n. 83: Luce splenda nella notte. 4. Antifona e Salmo n. 611: Tu sei sacerdote in eterno. 5. Antifona e Salmo n. 612: Il popolo beveva acqua dalla roccia. 6. Antifona e Cantico Ap 19 n. 613: Alleluia, alleluia!. 7. Lettura breve Dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Romani. 8. Brano d’organo - Zipoli, Verso in sol minore. 9. Antifona n. 693 e Magnificat n. 694: La grandezza del Signore canterò. 10. Intercessioni n. 251: Kyrie. 11. Padre Nostro n. 920. 12. Orazione. 13. Canto finale n. 617: Sub tuum praesidium. 14. Brano d’organo - Zipoli, Canzona in sol minore.
Attraverso il filo della teshuvah, del "ritorno", del cammino, Neher unisce le esperienze talune note tal altre insospettate, di diversi personaggi, ma si tratta di esperienze tutte attraversate dal "soffio" divino. Man mano, proprio a partire dagli accenni relativi al vissuto di H. Heine, di B. Fondane, di K. Wolfskehl, di F. Rosenzweig e di A. Schönberg, si delineano le molteplici componenti dell'ebraismo che illumina le esistenze di tutti i personaggi citati. Questo libro di Neher non è un trattato di teshuvah, semplicemente mostra come essa, molto spesso, si presenti in modo repentino, folgorante nella vita dell'uomo ebreo.
Mircea Eliade (Bucarest 1907-Chicago 1986) è fra i rappresentanti più noti della storia delle religioni del Ventesimo secolo e fra gli storici delle religioni che hanno più influito sulla cultura del nostro tempo. A vent'anni dalla sua morte continua a far discutere, al punto da essere stato oggetto, in tempi recentissimi, di diversi volumi - riguardanti soprattutto il tema delle sue attività politiche giovanili e la sua idea della storia delle religioni come disciplina autonoma -, ciascuno dei quali ha dato luogo a dibattiti e polemiche giornalistiche. Eppure, una ricostruzione puntuale e completa delle opere, della vita, del pensiero di Eliade, che ne metta in luce il progressivo formarsi chiarendone la rete culturale di riferimento, non è ancora stata effettuata. Questo lavoro propone una ricostruzione delle fasi salienti della biografia intellettuale dello studioso romeno, un'analisi dei concetti chiave del suo pensiero (la comparazione, l'archetipo, l'ermeneutica, il simbolo) e di due componenti basilari della sua formazione: la relazione con il "maestro" Raffaele Pettazzoni e il rapporto con gli esponenti del cosiddetto "pensiero tradizionale". In appendice si trovano la trascrizione, la traduzione e il commento delle lettere scambiate da Eliade con un altro protagonista degli studi religiosi del suo tempo: Károly Kerényi (1897-1973).
Nel 1961 Alejandro Jodorowsky ha seguito in Messico gli insegnamenti del maestro zen Ejo Takata che era solito raccontare storie che Jodorowsky annotava pazientemente nei suoi taccuini. In queste pagine l'autore raccoglie sessanta di quei racconti commentandoli e svelando il significato profondo nascosto in ciascuno di essi. Queste storie, haiku e koan della più classica tradizione zen rendono il discepolo capace di guardare oltre il dito, e ammirare direttamente la bellezza della luna.
L'insistenza del pensiero contemporaneo (Kierkegaard, Jung, Bloch, Barth, ma anche scrittori come Joseph Roth e Morselli) sulla figura di Giobbe deriva dal fatto che, attraverso di lui, ci viene presentato quel lato oscuro del divino, che si offre nell'immagine dell'angoscia e del dolore. Giobbe non è soltanto colui che nell'angoscia ha interrogato Dio, ma colui che nell'angoscia ha coinvolto Dio. La problematica che ne deriva investe in ugual misura il credente e il non credente, tutti coloro che, più o meno coscientemente, si trovano ad affrontare il grande quesito sul senso della sofferenza umana. La traduzione di Amos Luzzatto privilegia, per il rigore filologico e per la cura del commento, il diritto che il lettore non specialista ha di accostare questo grande libro. Il saggio introduttivo di Mario Trevi indaga le molteplici risonanze e le valenze che emergono dal dialogo del lettore con Giobbe. Amos Luzzatto (Roma 1928), già presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, medico e studioso, ha compiuto gran parte dei suoi studi a Gerusalemme, ha partecipato a numerosi convegni nazionali ed internazionali sui temi della cultura ebraica e ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Mario Trevi, studioso di psicologia e in particolare di Jung, si è occupato anche di letteratura.
Conoscere se stessi, controllare le emozioni distruttive, sconfiggere l'egoismo per aprirsi agli altri attraverso l'esercizio quotidiano alla compassione: ecco riassunti i precetti che il buddhismo indica come gli ingredienti fondamentali per un'esistenza più felice. Ma questa è davvero una via percorribile per noi occidentali, costantemente indirizzati a modelli di vita tutti incentrati sulla competizione e il successo? Come possiamo conciliare il percorso suggerito dalla saggezza orientale per raggiungere la serenità interiore con le sfide che la società ogni giorno ci propone? Dopo "L'arte della felicità", il Dalai Lama prosegue nel suo insegnamento, affrontando questi temi in un ambito cruciale: il mondo del lavoro.
Le virtù sono modelli di comportamento: ideali che orientano l'esistenza, illuminandone il senso. L'autore, insistendo sull'aggettivo "quotidiano", mostra come il sostantivo "virtù" si dica in più modi: abnegazione, affabilità, ecumenicità, mitezza, ospitalità, signorilità, tolleranza... Una sorta di breviario che va al di là della tradizionale partizione tra virtù cardinali (fortezza, temperanza, prudenza, giustizia) e teologali (fede, speranza, carità), offrendo i lineamenti di un'etica minima. Minima perché nasce dal vissuto e perché ha la sua stella polare nell'imitatio Christi: Cristo modello per le nostre vicende quotidiane. Un'etica ove, non sottraendosi alle domande serie della vita, traspare la serena spiritualità del magistero di san Filippo Neri.
Scopo del volume è cogliere le peculiarità della tradizione araba e delinearne lo sviluppo, per introdurre il lettore in modo chiaro e conciso alla storia della filosofia nel mondo islamico. Dopo aver illustrato l'importanza delle traduzioni arabe dei filosofi greci, l'autore offre un ritratto dei più autorevoli filosofi arabi letti in Europa. Le pagine finali offrono una panoramica sulle tendenze contemporanee.
In un tempo in cui la religione diventa il pretesto per giustificare azioni criminali e in cui il sospetto divampa tra chi appartiene a fedi diverse, pur avendo radici comuni, la lettura di questo libro ci restituisce la speranza, la certezza cioè, che il credere nella trascendenza sia un messaggio di pace. Al tempo stesso vivere una fede intensamente significa pure raggiungere la pace interiore e trasmetterla al nostro prossimo.