
Philippe Chenaux ripercorre le tappe del cammino lungo due secoli, dalla Rivoluzione francese fino al concilio Vaticano II, che ha portato la chiesa cattolica a superare le sue posizioni antigiudaiche. Gli snodi principali della storia europea fanno da sfondo alla ricerca dell’autore su alcuni passaggi cruciali: la soppressione dell’associazione Amici di Israele nel 1928, le motivazioni all’origine dei «silenzi» di Pio XII, la resistenza della Santa Sede alle iniziative del dialogo interreligioso che si moltiplicarono dal secondo dopoguerra e infine le posizioni di Paolo VI. Il risultato è un affresco che mostra aspetti inediti, o illuminati da nuova luce, della storia delle relazioni ebraico-cristiane.
Questo libro, commentando la Parola di Dio della domenica e degli altri giorni festivi, si inoltra nel variegato mondo del sacro confrontandosi con le altre religioni, per scoprire inevitabili diversità come pure somiglianze significative ed elementi comuni. Nel pieno riconoscimento della libertà religiosa, il confronto con le altre espressioni del divino non rischia di relativizzare la sana dottrina o di sfociare in pericolose forme di sincretismo; non si prefigge di proporre una sorta di religione universale, né di cercare accostamenti forzati e improbabili. Al contrario, esso vuole portare ad approfondire il mistero cristiano, perché esso rifulga in tutto il suo splendore. Molti sono gli autori che hanno presentato i loro commenti sulla liturgia della Parola, ma nessuno è giunto a proporre un confronto così articolato e sistematico con gli altri universi del sacro, sia del mondo antico che di quello moderno, comprese le religioni "nuovissime". Per questo l’opera rappresenta un unicum nel suo genere.
Nel web sono presenti, attivi e continuano a proliferare, numerosi siti e blog cultori e propagatori del tradizionalismo cattolico. Un fenomeno che ha interessato l'identità del cattolicesimo a partire dal Concilio Vaticano II e che oggi, grazie all'esplosione dei mezzi di comunicazione messi a disposizione da una sempre crescente tecnologia dell'informazione, è diffuso secondo modalità immediatamente accessibili a qualsiasi cattolico: ai siti istituzionali si sono affiancati blog individuali e social media. Se inizialmente il minimo comune denominatore era la rivendicazione della celebrazione della messa-in-latino, durante il pontificato di Francesco le critiche da parte di questi ambienti si sono trasformate in un assalto senza restrizioni. Attraverso un'analisi dei contenuti di numerosi siti internet, anche di area anglofona, francofona e ispanofona, il lettore è accompagnato all'interno di quella che quantitativamente può essere considerata una minoranza vociante cui i mass media offrono la possibilità di una sovrarappresentazione, eppure si configura come un aspetto significativo del cattolicesimo contemporaneo.
Se ogni giorno prendessimo una frase sola della Parola e durante la giornata provassimo a viverla, dopo 365 giorni sarebbero già 365 passettini da noi compiuti. Desiderare di essere perfetti come il Padre che è nei cieli non è orgoglio, ma è amore. (don Oreste Benzi)
L’esperienza della preghiera è un elemento centrale della teoria e della prassi spirituale, non solo cristiana. D’altra parte, l’avanzata secolarizzazione delle società europee, l’erosione della metafisica classica e l’ambivalente "ritorno" e ri-politicizzazione della religione fanno sì che la preghiera diventi una questione aperta. In questo contesto Isabella Bruckner si propone di reinterpretare il tópos della preghiera sulla scia delle opere di Michel de Certeau (1925-1986) alla luce dell’elaborazione psicoanalitica di Jacques Lacan. Ne emerge così un’approfondita analisi degli studi interdisciplinari del teologo francese, storico e ricercatore sulla spiritualità e la mistica cristiana, identificando nel desiderio (désir) il punto di riferimento essenziale per riconoscere la preghiera come un luogo di confronto del soggetto con la sua mortalità e la sua vulnerabilità, uno strumento per realizzare il desiderio in modo simbolico. Un testo che sfida i paradigmi e genera dibattito, accolto con entusiasmo dal mondo accademico e vincitore del Karl-Rahner-Preis dell’Università di Innsbruck.
Il compito degli intellettuali, e tra questi i teologi, è di dare parola alle evidenze pratiche del vivere, interpretandone aneliti e speranze, drammi e difficoltà, opportunità e fatiche. Questa riflessione sulla coscienza si inscrive nell’attuale cultura, con i rischi e le opportunità legate alla "concentrazione sul soggetto". Contro la tentazione di opporsi a questo tratto tipico della modernità, il testo propone una strada che comincia dalla "svolta antropologica", interpretata nel suo irriducibile profilo morale e credente. La sfida è di pensare il soggetto e il suo agire, la sua identità temporale e narrativa, il suo vissuto intenzionale, le relazioni con gli altri, il suo abitare in questo mondo come in una casa comune e un luogo di fraternità, la sua relazione con l’Origine e la destinazione al compimento. Il volume si articola in una triplice scansione: l’indagine storico-concettuale, la teologia biblica e la teoria del rapporto tra antropologia, morale, teologia e fede cristiana.
Scritta in occasione 60° anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis sull'estrema importanza e attualità dell'educazione nella vita della persona umana, la prima lettera apostolica di Leone XIV chiede alla comunità credente di fermarsi per recuperare con saggezza lo sguardo sulla "cosmologia della paideia cristiana", una visione che a partire dalle logiche evangeliche sa rinnovare sé stessa e ispirare con fecondità tutte le sfaccettature dell'educazione. Scrive il Papa: «Davanti ai tanti milioni di bambini nel mondo che non hanno ancora accesso alla scolarizzazione primaria, come possiamo non agire? Davanti alle drammatiche situazioni di emergenza educativa provocata dalle guerre, dalle migrazioni, dalle diseguaglianze e dalle diverse forme di povertà, come non sentire l'urgenza di rinnovare il nostro impegno? L'educazione è una delle espressioni più alte della carità cristiana. Il mondo ha bisogno di questa forma di speranza».

