
Profonde e poetiche riflessioni sui testi biblici presenti nelle liturgie festive dell'anno B, dal vangelo secondo Marco.
Profonde e poetiche riflessioni sui testi biblici presenti nelle liturgie festive dell’anno C, dal vangelo secondo Luca. Un aiuto e uno stimolo sia per la preparazione dell’omelia sia per la meditazione comunitaria e personale.
Il pellegrinaggio è uno dei fenomeni più radicati e rilevanti nella storia del cristianesimo. Nel corso dei secoli, generazioni di fedeli hanno provato il desiderio di mettersi in cammino - percorrendo brevi distanze o attraversando interi continenti, impiegando poche ore o lunghi anni - per cercare l'incontro con Dio in luoghi e tempi "speciali". Questa aspirazione ha accompagnato lo sviluppo del cristianesimo seguendone progressi, tensioni e rotture dal tardoantico all'età contemporanea, per giungere fino ai nostri giorni. Adottando una prospettiva storica, il volume analizza motivazioni religiose e spirituali, condizionamenti politici e istituzionali, risvolti sociali ed economici, aspetti materiali e ambientali di una pratica diffusa a livello planetario che, in contesti geografici e cronologici diversi, ha coinvolto, e lo fa tuttora, laici ed ecclesiastici, individui e comunità, masse ed élite.
Licinio Refice, artefice di primo ordine accanto a Perosi della riforma ceciliana, soleva paragonare il lavoro del compositore a quello delle api. Solo Dio crea, diceva, noi "componiamo": siamo come le api che libano il nettare da ogni varietà di fiori e di piante silvestri; il miele che producono però è, per così dire, "personale", e forse non se ne troverebbero due varietà che abbiano lo stesso sapore. Mi è venuto in mente questo pensiero alla lettura della tesi del M° Romagna, elaborata con la perizia e diligenza delle api. Essa può diventare di grandissima utilità non solo per i musicisti di chiesa ma per i vari operatori pastorali, trattando la musica liturgica sotto i profili teologico, biblico, storico documentale e spirituale". (dalla Presentazione di mons. Valentino Miserachs Grau)
Omelie delle feste del Signore
Tempo ordinario
A cura della Piccola Famiglia dell’Annunziata
Introduzione di Bruno Forte
Questo testo, il quinto della serie «Omelie», si colloca in un arco di tempo che va dal 1968 al 1996, anno della morte di Dossetti. Raccoglie le omelie pronunciate da don Giuseppe durante la liturgia eucaristica delle principali solennità e feste del Signore del Tempo Ordinario: Gesù Cristo, re dell’universo; Presentazione del Signore;Annunciazione; Santissima Trinità; Corpus Domini;Trasfigurazione del Signore...
In esse il cuore di don Giuseppe, innamorato di Dio e immerso nell’esperienza spirituale della Trinità, parla per sovrabbondanza di luce, con umile saggezza ed eco di profonda esperienza. I temi dominanti ritornano, quasi a tracciare la «cristologia mistica» del grande Monaco e lettore dei segni del tempo, che fu don Giuseppe: fra tutti, però, è il tema della Trasfigurazione del Signore che sembra dominare.
Che Dossetti amasse in modo peculiare questo fra i «misteri» del Signore è noto: «Il mistero della trasfigurazione è veramente immenso e deve conservarsi la tradizione della nostra Famiglia di dare ad esso un rilievo eccezionale nel corso dell’anno liturgico. Ricordatevelo sempre! ...Vi lascio questo invito come un dolce e gradito deposito per tutto il percorso della nostra comunità» (6 agosto 1992). L’ultima omelia festiva da lui pronunciata, il 6 agosto 1996, fu appunto dedicata alla Trasfigurazione.
Punti forti
Per la prima volta il grande patrimonio spirituale di Dossetti è reso pubblico in una collana articolata secondo la natura degli scritti, proponendosi come un ricco e profondo commento ai testi biblici delle principali feste del Signore del Tempo Ordinario.
Ottimo sussidio per la meditazione.
Destinatari
Cristiani «adulti», quanti vogliono conoscere o approfondire la figura umana e spirituale di Dossetti.
Autore
Giuseppe Dossetti (1913-1996), giurista, canonista, professore di diritto ecclesiastico all’Università di Modena, dirigente politico nella Resistenza, deputato all’Assemblea Costituente e nella I Legislatura, vicesegretario della Democrazia cristiana, lascia la vita politica nel luglio del 1952. Nei mesi successivi promuove un progetto per la formazione, a Bologna, di una biblioteca per la ricerca storica e teologica per laici (Centro di documentazione). Nel 1956, ancora laico, dà vita alla comunità Piccola Famiglia dell’Annunziata, con l’assenso dell’allora arcivescovo di Bologna card. Giacomo Lercaro. Nel 1957 lascia la cattedra universitaria. Nel 1959 viene ordinato sacerdote. Diventa stretto collaboratore, durante il Vaticano II e il postconcilio, del card. Lercaro, fino alla conclusione del suo episcopato bolognese nel 1968. Dal 1968 fino alla morte, avvenuta il 15 dicembre 1996, ha vissuto come monaco nelle comunità della Famiglia da lui fondata, in Italia e in Medio Oriente.
Chiunque si rivolga a Dio con le parole dei salmi sa le difficoltà che questa pratica, sia essa occasionale oppure regolare, porta con sé. Spesso si ha la sensazione di avere a che fare con parole sconosciute, come se stessimo usando una lingua che conosciamo "per sentito dire", ma il cui significato ci rimane precluso. Anche se nei salmi si esprimono esperienze universali, la situazione da cui nasce ogni singola composizione non necessariamente è la nostra. La gioia esuberante che sottende l'espressione di lode o la profonda sofferenza che il linguaggio del lamento fa emergere sono legate a esperienze che non sempre possono essere trasferite o riferite a noi. Ecco allora che, nella prima parte, l'autore affronta alcune domande di carattere generale: quali sono le parole della preghiera? Cosa succede in noi quando preghiamo? In che modo la Chiesa primitiva usava e interpretava i salmi? Poi, nella seconda parte, offre riflessioni sui diversi temi toccati nel Salterio - lode e rendimento di grazie; angoscia, sofferenza e lamento; peccato e perdono; morte e vita... -, dedicando a ciascuno una piccola trattazione. È importante conoscere i salmi in modo non superficiale, così che le loro parole trovino risonanza in noi quando proviamo un'esperienza intensa: allora nuove espressioni verranno ad arricchire il nostro dialogo con il Dio di Gesù. Questa introduzione al Salterio è seguita da un "programma a temi" che illustra il senso dei salmi più usati nella liturgia.
La benedizione e la lode a Dio sono all’origine della preghiera e della liturgia ebraica, e sono divenute anche eredità dei cristiani.
Attraverso una storia di purificazione lunga e dolorosa, la liturgia d’Israele è arrivata a uno stile di relazione con Dio basato sulla benedizione. Ogni tipo di preghiera personale o liturgica non poteva che iniziare e terminare così. Anche Gesù Cristo, da ebreo pio e osservante, pronunciò molte benedizioni. La sua più alta berakah fu durante l’Ultima Cena, che i primi cristiani hanno ereditato e trasmesso nella celebrazione dell’Eucaristia. Con la perdita progressiva della componente ebraica nella chiesa primitiva questa tradizione si è sempre più diluita., ma negli ultimi decenni si è assistito alla riscoperta di questa radice comune tra ebrei e cristiani che ha dato una grande spinta al rinnovamento della stessa liturgia cattolica.
Le riflessioni presentate in questo volume si prefiggono di cogliere alcuni aspetti della celebrazione sacramentale come dato centrale a cui converge tutto il periodo del fidanzamento e da cui fruiscono la vitalità e la fecondità della vita famigliare.
Nell’odierno ambito ecclesiale non è inconsueto doversi confrontare con mentalità e orientamenti contrastanti in merito al modo di concepire e attuare la liturgia. C’è chi sostiene che la liturgia codificata dalla Chiesa dovrebbe essere considerata alla stregua di un semplice canovaccio da adattare alle esigenze del momento e chi la ritiene immodificabile. Altri ancora pensano che la riforma realizzata dopo il Vaticano II sia per se stessa illegittima e fallimentare. Questa situazione di precarietà sembra favorire un atteggiamento di sfiducia nei confronti del Magistero e compromettere la formazione liturgica.
L’Autore della presente riflessione intende dimostrare come la preghiera della Chiesa non possa essere oggetto di manipolazioni arbitrarie e come la vigente forma liturgica sia coerente con lo sviluppo storico della liturgia romana.
«Guardando alla storia bimillenaria della Chiesa di Dio, guidata dalla sapiente azione dello Spirito santo, ammiriamo, pieni di gratitudine, lo sviluppo, ordinato nel tempo, delle forme rituali in cui facciamo memoria dell’evento della nostra salvezza. Dalle molteplici forme dei primi secoli, che ancora splendono nei riti delle antiche Chiese di Oriente, fino alla diffusione del rito romano; dalle chiare indicazioni del Concilio di Trento e del Messale di san Pio V fino al rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II: in ogni tappa della storia della Chiesa la Celebrazione eucaristica, quale fonte e culmine della sua vita e missione, risplende nel rito liturgico in tutta la sua multiforme ricchezza » (Benedetto XVI).
Don Enrico Finotti, nato a Rovereto (TN) nel 1953, dopo il liceo ha seguito gli studi teologici presso il Seminario Diocesano di Trento. Ordinato sacerdote nel 1978, è attualmente parroco a Rovereto. Collabora con l’Ufficio Liturgico Diocesano di Trento nei percorsi di formazione liturgica. È curatore della rivista Liturgia «culmen et fons». Ha tra l’altro pubblicato: L’anno liturgico. Mistero, grazia e celebrazione e La centralità della Liturgia nella storia della salvezza.
RICERCA SULL APPORTO CHE LE SCIENZE UMANE POSSONO OFFRIRE ALLA LITURGIA. Il volume, attraverso i contributi di alcuni specialisti, offre un'approfondita riflessio ne sulle ragioni e sul modo in cui la scienza liturgica dialoga con le scienze umane. La liturgia, alla luce della riforma conciliare, si confronta con la storia, la filosofia, la urano il cammino fatto dalla scienza liturgica e aprono nuov
Il volume, corredato da dettagliati indici di nomi e luoghi, si pone come un nuovo tassello per la comprensione e ricostituzione del variegato mosaico liturgico e sociale dell'abbazia della Novalesa.