
Il Santo Padre Benedetto XVI, sulle orme del suo predecessore, Giovanni Paolo II, attraverso le sue parole pronunciate nelle Giornate Mondiali della Gioventù e in altre particolari occasioni, ha aiutato veramente i giovani di oggi a ritrovare il desiderio di fare, nella e della loro vita, un’autentica esperienza spirituale e di rispondere volentieri alla loro personale vocazione. E questo libro, con la presentazione del vescovo mons. Luigi Negri, ne è una raccolta ed una testimonianza.
Il titolo di questo volume è una felice espressione usata dal Pontefice in occasione dell’incontro con i giovani di Genova e che può essere tranquillamente estesa e rivolta a tutti gli altri ragazzi di ogni parte del mondo. In questa frase si può facilmente intuire l’animo con cui il papa ha voluto incontrare i giovani cattolici: nella parola e nelle fatiche apostoliche del papa è presente Cristo stesso e il suo amore speciale per ogni giovane che si apre alla vita.
Questo è, infatti, l’obiettivo che il Santo Padre vuole raggiungere, rivolgendosi ai giovani che si stanno preparando al grande incontro di Madrid: far conoscere loro la grandezza dell’amore di Cristo. E tale sarà anche il suo stile e il suo modo di porsi nei loro confronti: paterno ma forte, dolce ma chiaro nell’esprimere le esigenze della fede.
Con questa raccolta di studi e riflessioni sul concilio Vaticano II l'autore intende fare memoria di quel grande evento affinché non vada smarrito il tesoro racchiuso nei documenti conciliari e mettere in risalto la portata profetica del concilio stesso, che in gran parte attende ancora di essere realizzato nelle restanti riforme. Sollecitato dalla recente nomina di Francesco a vescovo di Roma, Carlo Ghidelli fa continuo riferimento alle nuove e sorprendenti decisioni di papa Francesco, oltre che al suo magistero affidato per lo più alle omelie quotidiane. In ciò che scrive e propone al Papa, l'autore vuole dar voce a quella corresponsabilità ecclesiale che deriva dalla collegialità episcopale che, a quanto traspare dalle sue parole e dalle sue prime decisioni, sta tanto a cuore al nuovo vescovo di Roma.
Su don Lorenzo Milani è stato scritto molto. La sua figura, infatti, ha scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi. Ma chi è stato davvero don Milani? A tale interrogativo vuole rispondere questo libro di Michele Gesualdi, uno dei primi sei "ragazzi di Barbiana. Dando voce alle vive testimonianze di quanti lo hanno conosciuto direttamente, basandosi anche sulle sue lettere, alcune delle quali inedite, Gesualdi ricostruisce il percorso che ha portato don Milani all'"esilio di Barbiana. La sua narrazione prende il via dagli anni del Seminario, ma si sofferma diffusamente e opportunamente sul periodo in cui don Lorenzo è stato cappellano a San Donato di Calenzano, perché se Barbiana è stato il "capolavoro" di don Milani, Calenzano ne è stata l'officina. È però nel niente di Barbiana, di cui don Lorenzo diviene Priore nel 1954, che si compie il "miracolo" del Milani, quel niente che egli ha fatto fiorire e fruttificare, prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Un libro straordinario e commovente in cui Gesualdi, che ha vissuto in casa con don Lorenzo tutto il periodo di Barbiana, apre il suo cuore e ci svela il vero volto di don Milani: un prete, un maestro, un uomo, un "padre" che ha fatto del suo sacerdozio un dono ai poveri più poveri. «Michele Gesualdi ha incontrato davvero don Milani. Con questo libro ci offre il distillato della sua ricerca e della sua memoria.» (dalla Prefazione di Andrea Riccardi) «A emergere da queste pagine è un don Milani ben diverso da quello stilizzato - a volte stereotipato - di certi testi.» (dalla Postfazione di Don Luigi Ciotti)
Su don Lorenzo Milani è stato scritto molto. La sua figura, infatti, ha scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi. Ma chi è stato davvero don Milani? A tale interrogativo vuole rispondere questo libro di Michele Gesualdi, uno dei primi sei "ragazzi- di Barbiana. Dando voce alle vive testimonianze di quanti lo hanno conosciuto direttamente, basandosi anche sulle sue lettere, alcune delle quali inedite, Gesualdi ricostruisce il percorso che ha portato don Milani all'"esilio- di Barbiana. La sua narrazione prende il via dagli anni del Seminario, ma si sofferma diffusamente e opportunamente sul periodo in cui don Lorenzo è stato cappellano a San Donato di Calenzano, perché se Barbiana è stato il "capolavoro" di don Milani, Calenzano ne è stata l'officina. È però nel niente di Barbiana, di cui don Lorenzo diviene Priore nel 1954, che si compie il "miracolo" del Milani, quel niente che egli ha fatto fiorire e fruttificare, prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Un libro straordinario e commovente in cui Gesualdi, che ha vissuto in casa con don Lorenzo tutto il periodo di Barbiana, apre il suo cuore e ci svela il vero volto di don Milani: un prete, un maestro, un uomo, un "padre" che ha fatto del suo sacerdozio un dono ai poveri più poveri. «Michele Gesualdi ha incontrato davvero don Milani. Con questo libro ci offre il distillato della sua ricerca e della sua memoria.» (dalla Prefazione di Andrea Riccardi) «A emergere da queste pagine è un don Milani ben diverso da quello stilizzato - a volte stereotipato - di certi testi.» (dalla Postfazione di Don Luigi Ciotti)
La figura e gli scritti di don Lorenzo Milani hanno scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi. Ma chi è stato davvero don Milani? A tale interrogativo ha voluto rispondere questo libro di Michele Gesualdi, uno dei primi sei "ragazzi" di Barbiana. Dando voce alle vive testimonianze di quanti lo hanno conosciuto direttamente, basandosi anche sulle sue lettere, alcune delle quali inedite, Gesualdi ricostruisce il percorso che ha portato don Milani all'"esilio" di Barbiana. La sua narrazione prende il via dagli anni del Seminario, ma si sofferma sul periodo in cui don Lorenzo è stato cappellano a San Donato di Calenzano, perché se Barbiana è stato il "capolavoro" di don Milani, Calenzano ne è stata l'officina. È però nel niente di Barbiana, di cui don Lorenzo diviene Priore nel 1954, che si compie il "miracolo" del Milani, quel niente che egli ha fatto fiorire e fruttificare, prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Un libro straordinario e commovente in cui Gesualdi, che ha vissuto in casa con don Lorenzo tutto il periodo di Barbiana, apre il suo cuore e ci svela il vero volto di Milani: un prete, un maestro, un uomo, un "padre" che ha fatto del suo sacerdozio un dono ai poveri più poveri, attraverso la scuola. Prefazioni di Andrea Riccardi e Tomaso Montanari. Postfazione di don Luigi Ciotti.
Documenti, lettere, conferenze e lezioni sull'insegnamento del catechismo per ripensarlo secondo uno schema storico che segue la rivelazione progressiva di Dio agli uomini e avvicina i ragazzi alle fonti bibliche.
È il passaggio “da una pastorale di semplice conservazione ad una pastorale decisamente missionaria” la sfida lanciata da papa Francesco all’inizio del suo pontificato. Una sfida che vale per tutte le strutture ecclesiali e tutti i soggetti pastorali, Curia Romana compresa. Infatti, nel suo discorso programmatico sulla riforma della Curia Romana, tenuto il 22 dicembre 2016 nella Sala Clementina, Francesco ribadisce con forza che tale riforma “non è fine a se stessa, ma è un processo di crescita e soprattutto di conversione”. Quali sono i criteri guida di questa riforma? Quali i risultati già ottenuti e quelli ancora sperati? Ci sono novità effettive a livello di funzionamento dei Dicasteri? Della distinzione delle loro competenze specifiche e del loro coordinamento razionale al servizio del ministero petrino? E la cosiddetta “spiritualità di servizio e di comunione” che cos’è? Come orienta e modernizza il lavoro curiale?
Saggi di: Libero Gerosa, Christoph Hegge, Giorgio Feliciani, Ludger Müller, Juan Ignacio Arrieta, Claudio Luterbacher, Fernando Puig, Francesco Coccopalmerio, Karl-Joseph Rauber, Markus Graulich.
Il valore politico e (inter)religioso del primo viaggio apostolico del papa in un Paese a maggioranza sciita: l'Iraq.
Madre Teresa e Gandhi hanno incarnato i vertici di ciò che l'essere umano può raggiungere. I loro esempi hanno il potere di rischiararci la strada e di farci uscire da una impasse in cui la modernità è caduta, apparentemente senza via di uscita, mostrandoci come l'azione disinteressata e la condotta etica si realizzino a partire da presupposti e da una visione del mondo che - come afferma Panikkar - "è fondamentalmente incompatibile con quella attuale". Seguire il loro esempio è il salutare rischio a cui ci espone la vicinanza con culture diverse o lo studio di personaggi di confine che hanno vissuto in culture altre, proprio oggi che siamo di fronte a un impegno non rimandabile: quello di mettere in dialogo culture provenienti dai diversi angoli del mondo per far nascere un futuro più pacifico, più in sintonia con la natura e in armonia con le istanze profonde dell'essere umano. E il libro di Gloria Germani fa proprio questo, mette in luce il sentiero comune a Madre Teresa e a Gandhi, dall'intuizione che tutto è uno fino alla via per rimettere l'etica al centro della vita, contro l'abbaglio economico della modernità. Con una prefazione e uno scritto di Tiziano Terzani.
Romano Guardini (1885-1968): una delle figure più significative della vita spirituale europea del XX secolo, che ha influenzato generazioni di cristiani prima e dopo il Concilio Vaticano II. I suoi scritti autobiografici mostrano lo stretto intreccio dell'itinerario personale di vita con l'opera della sua esistenza, in particolare durante il nazismo quando rappresentò un faro per la resistenza morale e religiosa alla barbarie. La prospettiva di Guardini si dispiega e si amplia dalla liturgia e dall'ecclesiologia, attraverso la «visione del mondo», rivissuta in rapporto a grandi figure dell'Occidente, fino all'interpretazione de "Il Signore" e fino ai più tardi scritti di critica culturale e antropologia. Emerge il vigore profetico della lettura guardiniana della modernità ("La fine dell'epoca moderna") e delle opportunità e dei pericoli della tecnica ("Lettere dal lago di Como"): un'esistenza cristiana del XX secolo, segnata dalla vicinanza e insieme dall'opposizione contro di esso.
Fisionomia e finalità delle istituzioni accademiche cristiane. Pillay, Rettore della Liverpool Hope University attingendo alla sua esperienza delinea con vivacità, la concezione di università cristiana nel pensiero di Newmann. Promotore e primo rettore dell'Università Cattolica di Dublino, John Henry Newman (1801-1890), con il suo pensiero sulla natura dell'istituzione accademica cristiana e sul concetto di "educazione liberale" che vi si deve impartire, determinò buona parte dello sviluppo delle Università Cattoliche nei decenni successivi. Nel suo pensiero il fine di una istituzione accademica cristiana è: formare personalità mature, frutto di un percorso formativo che coniuga responsabilità civica e un profondo senso di giustizia sociale. Mentre alcune università possono prefiggersi esclusivamente il compito di produrre specialisti nei diversi campi e ritengono che il loro ruolo principale consista nell'educare alla competenza nelle varie discipline, la fondazione cristiana ha tra le sue finalità quella di dare un contributo al progresso umano e culturale della società.