
«Non dobbiamo smettere di credere che "assieme" si può cambiare questo mondo malato, e ritrovare la speranza, la virtù forse più preziosa del nostro tempo, una forma di bene comune». «Spero che questa sintesi del mio pensiero, nella quale ritrovo pienamente quanto da me scritto e detto in questi anni, possa coscientizzare quanta più gente possibile e accelerare così il processo di giustizia ed equità nel mondo», scrive Papa Francesco nell'ampia prefazione del libro. Nel volume Zanzucchi propone una raccolta ragionata e fluida di quanto papa Bergoglio ha detto e scritto su ricchezza e povertà, giustizia e ingiustizia sociale. Una denuncia forte e decisa della speculazione finanziaria e delle rendite che accentuano la distanza tra ricchi e poveri.
Il libro e' una struggente e sorprendente rievocazione dell'infanzia e dell'adolescenza del Papa Benedetto XVI.
Il dibattito acceso dalla pubblicazione di Amoris laetitia non deve sorprendere: i caratteri di originalità che papa Francesco vi ha inserito mettono in discussione punti decisivi dell'odierna proposta pastorale sul matrimonio. Cuore pulsante di questa Esortazione apostolica come del suo Pontificato è l'anelito a una Chiesa «in uscita», al riscoprire il fatto che la fede coincide con l'esistenza stessa resa missione. Nel presente «cambiamento d'epoca» il cristiano vivrà il matrimonio come una realtà irriducibile a questione di coppia: la «Chiesa domestica» si realizzerà grazie alla «comunità», grembo di una «appartenenza evangelizzatrice» che fa del compito del matrimonio-famiglia l'occasione della propria personale maturità umana.
Giovanni Paolo I osservò: «Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole».
Con la «riforma missionaria della pastorale» Francesco chiede al ministro di sottrarsi alla mens “applicativa-casistica” che viviseziona, nell’esistenza, un “dato particolare” dalla “verità universale” implicata nell’agire del soggetto.
Nel discernere «caso per caso» l’atto della per-sona autocosciente dovrà interpretarsi in quanto rivela l’umano dell’uomo nel suo significato universale. Così da mostrarsi, il vero, quale evento che giunge ad evidenziarsi all’au-tocoscienza del ministro.
Presentazione di Matteo Maria Zuppi
Prefazione di Rocco Buttiglione
David Maria Turoldo (Coderno [Friuli] 22 novembre 1916 Milano, 6 febbraio 1992) fu predicatore, liturgista, poeta, iniziatore di attività editoriali, scrittore prolifico, polemista, religioso esemplare ma controverso, resistente e molto altro ancora. Provare a riassumerne la complessa personalità, i molteplici e talvolta contradditori interessi, le straordinarie aperture e le repentine chiusure in un unico volume appare un’impresa affascinante, ma complessa. Molti furono, infatti, le avventure umane, politiche e culturali cui il servita prese parte. Dalla giovanile adesione alla Resistenza al sodalizio con «L’Uomo», fino alla stagione del convento di San Carlo e della Corsia dei Servi, un’esperienza nella quale Turoldo si reinventò promotore di progetti editoriali e organizzatore culturale.Anche dopo l’esilio da Milano,Turoldo continuò instancabilmente la sua azione, attraverso la frequentazione della Firenze di La Pira, l’epopea di Sotto il Monte, l’assidua presenza su periodici e quotidiani nazionali, l’inesausta campagna per la pace e contro il ricorso alla guerra, portata avanti sino al 1991, nell’imminenza della morte, in occasione della prima crisi del Golfo.
Gli anni 1955-1964 della vita di Turoldo, tra l’allontanamento da Milano e l’approdo a Sotto il Monte non hanno, in generale, riscosso una grande attenzione da parte degli osservatori. In questo saggio essi, e soprattutto il soggiorno fiorentino, diventano invece particolarmente importanti nel determinare l’apertura diTuroldo alle tematiche internazionali.
In un tempo in cui Amoris laetitia di Papa Francesco ha portato alla Chiesa un rinnovato impulso per la pastorale della famiglia e in particolare delle famiglie ferite, questo libro vuole offrire un contributo alla realizzazione di adeguati cammini nelle chiese locali. Si tratta della testimonianza di ciò che da vent’anni nella diocesi di Bergamo il gruppo “La Casa” sta svolgendo per e con persone separate, divorziate o risposate. Un racconto degli itinerari di preghiera, formazione e orientamento, arricchito da intense testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle esperienze di separazione, divorzio e magari avvio di una nuova unione, e ha il desiderio di rileggere la propria vita alla luce della fede cristiana, dentro la comunità ecclesiale. Accompagnare, discernere, integrare in una Chiesa che apre le sue porte ai fratelli feriti nell’amore e bisognosi di amore, che a loro volta hanno aperto il loro cuore e chiedono accoglienza e comprensione: questo è lo spirito che anima le iniziative del gruppo “La Casa”, qui testimoniato davvero in modo corale attraverso la rielaborazione di tre suoi animatori.
Camminare, edificare, confessare. Il 14 marzo 2013, a poche ore dalla sua elezione al soglio pontificio, Papa Francesco pronuncia tre parole che sembrano rivoluzionare il metodo del ministero petrino e dischiudono i tratti del suo stile. Parole singole, e non articolate deduzioni, scandiscono da quel momento le tappe di omelie, angelus e catechesi, e formano un dizionario dei termini comuni che consente al credente di fare della propria vita qualcosa di bello e persino di eroicamente santo.
Parole semplici - misericordia, pazienza, perdono, povertà, periferie e persino odore (delle pecore) - svelano così un grande messaggio e ricordano la missionarietà di una Chiesa chiamata «a uscire da se stessa, a guarire dalla malattia dell'autoreferenzialità». Papa Francesco parla anche, con stile politicamente scorretto, ma pastoralmente efficace, di diavolo e tentazione: rispolvera parole antiche, oggi relegate a una prosa ormai lontana. Soprattutto parla di Gesù, della croce, dell'umiltà, della gioia e di una speranza «da non farsi rubare».
Il libro ripercorre gli inizi del ministero petrino di Papa Bergoglio dando spazio alle sue parole e provando a raccontare e a comprendere i punti di riferimento del suo pontificato.
Sommario
Introduzione - Le parole come metodo. 1. Un incipit in tre parole. 2. Esaminare se stessi. 3. Parole performative. 4. Parole, non slogan. 5. Parole facili? 6. L'illusione della familiarità. 7. Contro l'emotivismo. 8. Le parole di Papa Francesco. I. Dalle parole ai fatti. 1. Camminare. 2. Edificare. 3. Confessare. 4. Uscire. 5. Custodire. 6. Perdonare. 7. Unificare. II. Dai fatti alle parole. 1. Curare e guarire i mali dell'anima. 2. La corruzione del cuore. 3. Il cuore sclerotizzato. 4. Il ribaltamento della realtà. 5. Dare «qualcosa in più». 6. Una questione di lealtà. 7. «Peccatori sì, corrotti no». 8. Intermezzo: «essere-per». 9. Obiezioni all'egoismo. 10. Amare i propri doveri. 11. Il dramma del cuore muto. 12. Intelligenze ferite. 13. L'antropologia di Papa Francesco. 14. «Questa è la vita eterna». Postilla - Esercizi di libertà. 1. La libertà in crisi. 2. La beatitudine dell'andare in fretta. 3. «Rischiare la libertà».
Note sull'autrice
Lodovica Maria Zanet, dottore di ricerca, è docente a contratto all'Università Cattolica di Milano, dove lavora al Dipartimento di filosofia. Borsista del Centro universitario cattolico della CEI, collabora a Roma con la Postulazione generale per le cause dei santi della Famiglia salesiana. Ha scritto, tra l'altro, le monografie Decifrare l'esperienza (Mimesis 2009); Immagini del sentire. Atti e abiti, infatuazioni e incantamenti (OCD 2010); Al cuore delle cose, al centro della storia. Cinque meditazioni sul carisma carmelitano (OCD 2012).
Nelle omelie di Santa Marta, divenute ormai il luogo di un magistero umile e feriale, ma anche nell'Evangelii gaudium e nella Gaudete et exsultate, papa Francesco spesso ci mette in guardia dalla tentazione di essere oggi un po' "pelagiani" o meglio "neopelagiani". Cosa vuole dire il Papa con il richiamo a questa antica eresia? Pelagio, monaco cristiano vissuto tra il IV e il V secolo, riteneva l'uomo capace di meritare la salvezza con le sue sole forze, senza l'ausilio della grazia. Rapportata al vivere ecclesiale odierno, questa concezione dell'uomo e del suo rapporto con Dio potrebbe portare la Chiesa a confidare più nelle sue strutture che nel primato della grazia, a cui Francesco ha dato il nome di «misericordia». A questa riduzione del cristianesimo antica, ma sempre nuova, il Papa, come ben dimostra il presente volume, contrappone la centralità del compito «pastorale», con una Chiesa chiamata a favorire in tutti i modi possibili l'incontro fra Cristo e l'uomo e non semplicemente a «regolarlo» con delle norme.
Dio vuole la patria unita e in ordine, dicevano i militari. Dio è dove c'è giustizia sociale, ribattevano gli studenti. Una patria cattolica non può licenziare i lavoratori, gridavano gli operai in sciopero. Pur di ottenere la civiltà dell'amore cara a Dio, rincaravano i gruppi armati, è lecito sacrificare vite nella rivoluzione. Il peronismo è un movimento umanista e cristiano; no, il peronismo è la via attraverso cui il popolo edifica il socialismo. Tutti in nome di Dio, tutti in nome del popolo. Questo libro indaga l'intreccio di storia politica e religiosa in Argentina, dagli anni Sessanta fino all'ultima dittatura militare, e scopre che all'origine della sua storia è il mito di una nazione cattolica. Un mito divenuto presto una camicia di forza; un mito che, nato per unire, ha diviso fino all'odio fratricida: cattolica si proclamava la dittatura del 1966, cattolica e cresciuta nelle parrocchie era la guerriglia, cattolico il peronismo tornato al potere nel 1973, cattoliche le sue fazioni in guerra tra loro, fino al regime cattolico che pretesero di incarnare i militari giunti al potere nel 1976. Solo allora, dinanzi alla tragedia, una parte crescente della Chiesa e degli argentini iniziò a scoprire le virtù della laicità, della democrazia politica e dello Stato di diritto.
Cresciuto in un contesto culturale dove la politica era religione e la religione politica, formatosi in una Chiesa dove Dio, patria e popolo erano tutt'uno, Jorge Mario Bergoglio è sempre stato un politico, ha sempre fatto politica. 'Politica alta', spiega, mai politica di partito. Ma non c'è alta politica senza la politica concreta. Di entrambe si occupa questo libro, che di Bergoglio studia idee e azioni, affinità e ostilità, convinzioni e contraddizioni, successi e fallimenti. Alieno agli intenti apologetici delle sue biografie, estraneo alle diatribe che la sua figura ha generato in seno alla Chiesa, Loris Zanatta ne ripercorre con spirito critico la parabola, dagli inizi a Buenos Aires agli ultimi anni in Vaticano. Il profilo che ne esce è quello di un moderno erede della cristianità antica. Di una cristianità, quella ispanica, in trincea perenne contro i nemici che la erosero e sconfissero, la frammentarono e marginalizzarono: l'illuminismo e il razionalismo, il liberalismo e il capitalismo, Giovanni Calvino e John Locke, la secolarizzazione e la globalizzazione, i nemici eterni ora dichiarati ora occulti. Bergoglio parla oscuro ma ha idee chiare, dissimula gli obiettivi ma non li perde mai di vista, si adatta all'ambiente per meglio conquistarlo. Un gesuita allusivo e flessibile che ama confondere le tracce e mischiare le carte, compiacere tutti senza identificarsi con nessuno, governare con mano di ferro ma farsi piccolo e umile per sedurre e convertire.
Con questo suo libro padre Francesco Zambotti, camilliano e fondatore delle Tende di Cristo, ci accompagna giorno per giorno per riflettere, pensare, agire, grazie ai piccoli pensieri nati dagli interventi di papa Francesco.
“Attraverso le parole di papa Francesco potremo percorrere dei messaggi che ci aiuteranno a vivere meglio le nostre giornate e ad essere un po’ più attenti a quanti sono a noi prossimi” (dalla Presentazione di Fabio Zavattaro, giornalista RAI e vaticanista).
Con il nome di "Madre Teresa di Calcutta", l'albanese Agnes Bojaxhiu è la donna più conosciuta del mondo. Mistica e pratica, ascetica e manageriale, è diventata protagonista universale della carità cristiana. Ha lasciato le comodità e la protezione del convento per indossare il sari delle indiane di infima casta e soccorrere i più poveri dei poveri. Sulle strade e dentro i bassifondi scopre il volto di Cristo negli esseri umani soli e disperati. Attraverso una serie di testimonianze dirette e con l'immediatezza dell'inchiesta giornalistica, F. Zambonini ricostruisce la singolare vicenda controcorrente di Madre Teresa, una matita con la quale Dio continua a scrivere la propria debolezza d'amore per l'umanità del nostro tempo.