
Come ha potuto quest'ebrea di appena ventisette anni, resistere dentro ai campi di concentramento alla violenza che abbrutisce e uccide? Il saggio chiarisce i successivi momenti di questo cammino di costruzione di sé: gli incontri, le amicizie, le letture e le prove attraverso cui è maturato fino a sciogliersi in un inno di lode alla vita.
La vita di Etty Hillesum si può racchiudere in uno stupendo verso di Rilke: "Anche se non vogliamo Dio matura". Una vita assai breve, caduta come seme nel solco della storia il 30 novembre 1943, nel campo di concentramento di Auschwitz. Per lunghi anni questo seme è rimasto ben custodito, praticamente sconosciuto fino a quando - nel 1981 - il suo fittissimo diario ed alcune lettere sono stati raccolti, pubblicati e tradotti in varie lingue. Per la forza e l'audacia con cui ha vissuto il suo tempo, Etty è così divenuta inconsapevolmente maestra. Queste pagine, scandite su quaranta tappe, le stesse di un insolito ma coinvolgente cammino quaresimale, conducono alla scoperta del suo amore maturo, adulto che avverte la pienezza donandosi al mondo, nonostante l'urto traumatico con la violenza estrema. Difficile trovare, nella nostra esperienza contemporanea, una introspezione così profonda nel mistero della vita da lei avvertito come enigma: "Siamo noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e mi sento libera. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave".
Il 30 novembre 1943 in una camera a gas di Auschwitz muore, a 29 anni, l’ebrea olandese Etty Hillesum. Ci ha lasciato un diario e delle lettere: pagine di una intensità sconvolgente.
Donna fragile e tormentata, intellettuale inquieta, amante libera e appassionata, inguaribilmente ottimista, ebrea non praticante, solidale con la sofferenza del suo popolo, sa opporre il suo smisurato e disarmato amore all’odio distruttore. Percorrendo un itinerario tortuoso e misterioso raggiunge le vette della mistica.
Questo libro presenta il profilo biografico di Etty, collocandola nel suo contesto e offrendo preziose chiavi di lettura per chi vuol accostarsi ai suoi scritti o li ha già letti.
Secondo lo stile della collana si propongono 15 tappe di un itinerario di preghiera e meditazione a partire dai testi di Etty Hillesum (Diario e Lettere).Ciascun capitolo è dedicato a un tema e aiuta prima a comprendere il messaggio della straordinaria testimone vittima dell'odio nazista, poi a confrontare la nostra vita con le sue parole. Si delinea, così, un itinerario di meditazione e preghiera che parte dalle radici della domanda di senso della vita e giunge a toccare i vertici dell'apertura spirituale. Etty Hillesum morì a 29 anni nel campo di sterminio di Auschwitz. Fu una ragazza normale, ma dopo la sua morte nei suoi scritti si è rivelato un itinerario di spiritualità di straordinaria intensità. Etty non fu un'ebrea praticante, ma condivise il destino del suo popolo; non fu cristiana ma comprese e visse il mistero cristiano della carità come suprema legge e del sacrificio.Fu una donna di speranza e di spirito, nel momento dell'odio e della massima tristezza. Seppe gridare fino all'ultimo giorno la bellezza della vita in faccia al mondo.
«Uno degli aspetti drammatici delle avventure ideologiche del Novecento è stato quello di separare l'anelito alla giustizia sociale dall'esercizio personale della virtù della giustizia: si è verificato così il paradosso di chi ha usato la violenza e l'ingiustizia con la pretesa di realizzare in tal modo una maggiore giustizia. Ed anche oggi uno dei segni di deterioramento del tessuto sociale sta nella crescente incapacità di vivere in modo giusto l'impegno per costruire una società più giusta per tutti. Lo stile della vita pubblica, specialmente in politica, è qui chiamato in causa, come anche l'azione volta a chiedere e dare lavoro, casa e dignità a tutti» (Bruno Forte)
"Il 19 gennaio 2004 la Katholische Akademie in Bayern ha organizzato a Monaco un singolare e straordinario dialogo tra il filosofo Jürgen Habermas e il cardinale Joseph Ratzinger, due tra le più significative figure di intellettuali della scena non solo tedesca, ma internazionale.Il dialogo è stato un evento in sé, per l'incontro e la discussione tra due personalità così singolari e così influenti nel mondo intellettuale dei laici e dei credenti, ma assume una rilevanza ancora maggiore se si analizzano attentamente i contenuti dei due interventi. Tra la tentazione secolarista che bolla ogni forma di cultura religiosa come regressione irrazionale e la tentazione integralista che vuole imporre autoritariamente le verità di un'unica fede religiosa, Habermas e Ratzinger aprono la prospettiva di una società postsecolare in cui laici e credenti scoprano il dialogo non solo come strumento di necessario compromesso, ma come metodo per il ritrovamento di se stessi. La filosofia ritrovi il gusto della "traduzione" e la religione il gusto dell'"intelligenza." (dall'Introduzione di M. Nicoletti)
L'odierna trasformazione inedita della svolta antropologica pone all'elaborazione del "nuovo umanesimo" l'esigenza di articolare un nuovo assetto del religioso in chiave filosofico-teologica. A questa elaborazione contribuisce la ricerca qui presentata, che poggia sullo scavo approfondito e scientifico dei testi del Beato Antonio Rosmini. Da questa attenta analisi emerge una forma propria di metafisica della pro-affezione, che porta all'evidenza l'esperienza della coscienza stessa come originariamente etica perché assolutamente affettiva (e viceversa). Questo approccio, senz'altro originale, in quanto, tra l'altro, approfondimento coerente della teoria della coscienza credente di Pierangelo Sequeri, articola intrinsecamente le connessioni epistemologiche dei saperi e delle scienze, anche umane, e perviene alla ricomprensione della cifra unitaria della mutazione epocale della post-modernità, individuandola nella coscienza morale riflessa, intesa come giudizio speculativo di un giudizio pratico.